Credo che quasi nessuno conosca gli ITS e che gli iscritti siano pochi. Quì ho trovato un articoletto a mio avviso condivisibile. https://stefanoferre.it/perche-its-pochi-studenti/}}Tristan ha scritto: ↑04/04/2023, 22:20Tu come ti spieghi che le aziende italiane non sfruttino un serbatoio di formazione di manodopera specializzata creato solo per loro e dopo 7 anni creiamo 100 volte meno specializzati rispetto ai tedeschi? (1\100)[Scopri]SpoilerAllora, sono tutti discorsi che possono starci ma hanno il limite, secondo me, di essere troppo parziali e soprattutto di non avere una visione di insieme strutturale, nell'articolo riportato, sempre secondo me, puoi intravedere una buona fetta dei nostri problemi e anche dei motivi per cui non abbiamo nemmeno voglia di risolverli ti dico come la vedo io:Salieri D'Amato ha scritto: ↑04/04/2023, 19:57}}Tristan ha scritto: ↑04/04/2023, 17:42Salieri, il fancazzismo....dei ragazzi o dei governi e politici tutti e di tutti i colori?
(Quindi in definitiva nostro più che dei nostri figli)
Copiamo le soluzioni ma le applichiamo come dei coglioni...come è stato per il RdC per capirci
La formazione in Germania e le differenze con gli ITS
Gli ITS sono nati nel nostro paese nel 2010 ispirati dai Fachochschulen, ma il modello tedesco è ancora parecchio distanteperchè il "signora mia...sti giovini che non fanno nulla..." fa tanto, ma tanto, anziani davanti ai cantieri...[Scopri]SpoilerDal mondo
10 MAR 2022
Lorenzo Garbarino
Guardare ai modelli di successo è un primo passo, positivo, per costruire un ambiente di formazione efficiente. Non è un caso dunque che la Germania sia il primo Paese a cui prestare attenzione per la professionalizzazione degli studenti.
Gli stessi ITS, d’altronde, sono frutto di una proposta che ricalca l’offerta tedesca degli Fachochschulen. Traducibili come scuole professionalizzanti di alto livello, consistono in corsi specializzati nell’insegnamento di competenze lavorative. I Fachochschulen si caratterizzano per il forte connubio tra formazione teorica e pratica, che implementi le conoscenze acquisite in precedenza negli Istituti tecnici.
Studio finalizzato all’occupazione
Tuttavia, l’errore che spesso accompagna chi riadatta i modelli è guardare troppo da vicino l’esempio della Germania, senza considerare il quadro completo. Tra la scuola e il mondo del lavoro in Italia risulta più netta una mancata corrispondenza tra le caratteristiche professionali richieste dalle imprese e quelle possedute dai lavoratori.
Una criticità lontana dall’esempio teutonico, che dispone di un sistema capace di offrire una preparazione costante al mondo del lavoro. In ogni passo del percorso scolastico, lo studio è sempre finalizzato al futuro sbocco professionale. Questo obiettivo comporta un confronto continuo tra istituti e aziende. Il collegamento permette ai giovani diplomati di entrare direttamente nel mondo del lavoro o di specializzare, solo allora, le proprie competenze nei cosiddetti Fachochschulen. Un percorso che gli studenti considerano quasi naturale, se si confrontano i dati riportati nel 2015 nelle loro scelte accademiche. In Germania, agli 1,7 milioni di studenti universitari, facevano in quell’anno da contraltare quasi 900mila studenti che avevano optato per questo genere di istituti.
Il divario italiano degli ITS
Numeri incomparabili con il settore degli ITS in Italia. Una questione che già nel 2018 era stata sollevata dall’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Oltre a pagare un’esistenza ancora relativamente breve, essendo nati di fatto solo nel 2010, gli Istituti Tecnici Superiori scontano una destinazione molto più ristretta tra le scelte finali degli studenti. Nel 2017, a due anni di distanza dal rapporto tedesco, il divario era ancora abissale. Secondo il portale Indire, l’Italia contava 8.589 studenti impegnati in un percorso ITS. Meno di un centesimo rispetto alla Germania.
Differenze tali sono dovute probabilmente a una conoscenza ancora ristretta di questa offerta professionale, da parte degli studenti, una volta terminato il ciclo scolastico. I Fachochschulen infatti sono visti come una naturale continuazione di un percorso che, in Italia, risulta di maglie più larghe, ma a volte poco chiare, nelle scelte dei giovani italiani.
A differenza del sistema tedesco, inoltre, gli ITS si caratterizzano per un periodo di formazione più breve. I diplomi degli Istituti Tecnici Superiori prevedono un percorso di formazione della durata tra i due e tre anni. In Germania, invece, i Fachochschulen contemplano una durata di quattro anni, di cui due previsti sotto forma di stage in un’impresa.
In sintesi, paragonare il modello italiano e tedesco presenta numerose incongruenze, che siano a livello di permeazione nei due sistemi scolastici, di partecipazione effettiva degli studenti o anche solo di conoscenza della proposta educativa offerta. La strada aperta dagli ITS in Italia apre uno scorcio a una esperienza comunque di successo. L’obiettivo dell’occupazione è raggiunto dall’80% dei diplomati entro un anno, ma a dodici anni dalla costituzione, un traguardo ancora da raggiungere è l’allargamento effettivo della platea.
Domandatevi solo una cosa...abbiamo milioni di NEET perchè sono fancazzisti o perchè la differenza tra non lavorare e lavorare sottopagati (rispetto al costo della vita) e\o sfruttati è minima?
Certo la risposta non è semplice come dire che sono i giovani che non vogliono lavorare...E un po' dei governi, ovviamente. Fai percorsi formativi orientati ai posti di lavoro disponibili, non lasciare tutto al caso![Scopri]SpoilerIl fancazzismo dei ragazzi è ovviamente frutto e colpa dei genitori, cioè nostra, dell'educazione che gli abbiamo fornito, del modello di riferimento e del fatto che riteniamo che debbano avere tutto senza fare niente.
E' una cosa che aumenta di generazione in generazione.
E il modello scolastico proposto segue questo ... chiamiamolo lassismo. E non da ora. Tutti devono andare a scuola e soprattutto passare, gli ostacoli vanno eliminati e un diplomino non si deve negare a nessuno. E dopo perchè non devono prendersi la laura, magari online e trovarsi il posto fisso da laureato? Senza sapere un cazzo di niente.
Oh, poi è chiaro che il ragazzo intelligente e determinato, che farà il suo bravo scientifico, classico, ITIS o altro che sia, avrà il suo percorso, universitario o meno che sia, acquisirà le competenze necessarie ed entrerà nel mondo del lavoro dalla porta principale.
E che oggi le famiglie mirano a far fare un percorso scolastico di presunta eccellenza ai figli senza tenere minimamente conto delle loro aspirazioni o capacità. Creando così una massa di disagiati senza nessuna skills spendibile se non improbabili titoli di studio, e lasciando scoperti posti di operai, tecnici, artigiani che potevano tranquillamente ricoprire.
Poi che in questo contesto ci sia offerta di lavoro sottopagato o sfruttato ci stà, come c'è sempre stato quando l'offerta supera la domanda.
Ma ripeto, a fronte di questo, vi sono numerosissime aziende che cercano disperatamente personale qualificato, con retribuzioni in linea, e non lo trovano. Tanti studenti di scuole professionali o tecniche vengono cercati e opzionati dalle aziende ancora prima di concludere il ciclo scolastico. Sai quante persone sento dire che il figlio, appena diplomato, ha avuto l'imbarazzo della scelta nello scegliere la ditta per cui lavorare, anche se mezzi somari.
Poi ci sono quelli che hanno fatto il liceo delle scienze applicate, il coreutico, il vattelapesca con curvatura sportiva, ecc. che sono a spasso o si prendono una qualsiasi laura non spendibile a 26/28/30 anni e si girano i pollici, perchè mica possono andare a fare il cameriere o lavorare nei campi. E se chiedi il perchè, in attesa di trovare un lavoro più consono, ti diranno sempre che li avrebbero sottopagati, che toccava lavorare sabato e domenica, che dovevano stare 8 ore in piedi ...
Ma ripeto, la colpa non è loro, ma nostra!
Sul "circolo dell'ignoranza", voluta, invece mi riallaccio a miei vecchi discorsi. Più il popolo e ignorante, per quanto in possesso di diploma o laurea, meglio è per chi ti governa. Chiederai pane e circo e non romperai i coglioni su questioni più elevate e concettuali.
Dall'articolo sopra
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In Germania, agli 1,7 milioni di studenti universitari, facevano in quell’anno da contraltare quasi 900mila studenti che avevano optato per questo genere di istituti.
Nel 2017, a due anni di distanza dal rapporto tedesco, il divario era ancora abissale. Secondo il portale Indire, l’Italia contava 8.589 studenti impegnati in un percorso ITS. Meno di un centesimo rispetto alla Germania.
Una criticità lontana dall’esempio teutonico, che dispone di un sistema capace di offrire una preparazione costante al mondo del lavoro. In ogni passo del percorso scolastico, lo studio è sempre finalizzato al futuro sbocco professionale. Questo obiettivo comporta un confronto continuo tra istituti e aziende. Il collegamento permette ai giovani diplomati di entrare direttamente nel mondo del lavoro
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[Scopri]SpoilerIo ti dico la mia poi vedi tu se ti convince.
Come SISTEMA gli istituti its sono oro..per la singola azienda, col nostro sistema e per come siamo noi, non sono così appetibili perchè in un attimo spazzano tutta la parte del nero, dei trucchetti contrattuali, dei praticanti a vita, del busta e fuori busta... situazioni queste che trovi senza nemmeno dover indagare...ti basta aprire un qualunque giornale di annunci, chiamare e te lo dicono anche a telefono molti: sia del nero, sia degli orari falsati, sia del fuoribusta sia degli straordinari etc etc
io personalmente ti posso dire che dopo la crisi del 2008 ho visto ben più di uno mandare affanculo il datore di lavoro che con la scusa della crisi faceva il furbo e faceva molti di questi magheggi e alla stessa maniera ti posso dire che buona parte di questi si stupirono di come da precari la loro vita non ebbe cambi drastici della propria vita.
Lo stesso è successo con la pandemia e la grande quantità di auto-licenziamenti alla ripresa nel post-pandemia (il famoso lavorare per vivere o vivere per lavorare) i giovani spesso hanno semplicemente meno esigenze, se hanno una base familiare non sono obbligati ad accettare sfruttamento, stress, umiliazione etc etc
è lo stesso che è accaduto col RdC che con meno di 500 euro di media ha distrutto il mercato del lavoro per il solo fatto di non aver permesso più il ricatto dei datori di lavoro (a meno che tu mi dica che erano tutti furbetti i 3 milioni di percettori).
A tutto ciò aggiungici che negli ultimi 20 anni gli stipendi "regolari" non sono aumentati a differenza di quasi tutto il resto d'Europa e non vedo come si possa negare un sistema clientelare e rapace nei confronti dei dipendenti che , tra le altre cose sono quelli che pagano le tasse, e poi fare finta che nero, evasione, riciclaggio e oltre 100 miliardi di evasione siano cose non collegate.
(rileggiti in questo stesso topic la difesa strenua di evasori esaltati come imprenditori salvatori della patria)
In definitiva, ci sarà il fancazzismo ma io vedo molto più un sistema che protegge chi lo usa furbescamente ed illegalmente per creare un diffusissimo sfruttamento e aggiramento delle regole contrattuali e pure alla luce del sole con l'avallo di gran parte del sistema politico con l'apoteosi di questo governo in pochi mesi(basterebbe dire tassisti, balneari, depenalizzazione dell'evasione e il discorso sarebbe chiuso immediatamente).
Detto tutto ciò scommetto 100 euro che nessuno degli strenui difensori della diplomata all'alberghiero manderebbe i figli a fare un lavoro NON SVILENTE come quello delle campagne.
Che per me è conferma del tratto fascista e truffaldino di questi appelli a far fare i camerieri e gli agricoltori ai giovani fancazzisti che lo sono solo perchè non accettano quello che i loro genitori e nonni erano obbligati ad accettare.
PS
l'80% degli studenti its tedeschi trova lavoro entro un anno dal diploma
Per dire anche io, se non me lo ricordavi tu, neppure ricordavo degli ITS, sebbene ne avessi letto della creazione al tempo.
D'altronde sembrano una foglia di fico per darci una patina di modernità e innovazione sul versante lavorativo scolastico a livello europeo, un modo per finanziare realtà clientelari che hanno creato questi poli e favorire altre realtà industriali su cui sono tarati specifici ITS. Per il resto bene che rimangano nicchie semisconosciute, perchè altrimenti vanno ad intaccare gli iscritti e le entrate delle facoltà universitarie, le cui baronie sono molto legate con la politica.