[O.T.] Devo entrare in analisi?

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Salieri D'Amato
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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2596 Messaggio da Salieri D'Amato »

Efficaci indubbiamente, risolutivi non proprio; i farmaci a quanto so non guariscono definitivamente, ma curano solo i sintomi, senza eliminare il problema alla radice.
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OSCAR VENEZIA
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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2597 Messaggio da OSCAR VENEZIA »

A sensazione gli psichiatri hanno in genere la faccia da pazzi pure loro , spesso con i capelli dritti o scompigliati o lunghi e disordinati.
Gli psicologi , a parte qualche professionista ben inserito. li vedo un po’ precari e sfigatelli

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balkan wolf
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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2598 Messaggio da balkan wolf »

Salieri D'Amato ha scritto:
10/06/2022, 14:26
Efficaci indubbiamente, risolutivi non proprio; i farmaci a quanto so non guariscono definitivamente, ma curano solo i sintomi, senza eliminare il problema alla radice.
Ovvio sal i disturbi sono permanenti. Una farmacoterapia permanente sopprime permanentemente o almeno credo. Una lunga e faticosa psicoanalisi dovrebbe, in teoria, “risolvere” senza poter curare.

Nota

Sono ferrato sul bipolare e non su tutti i disturbi di personalità.

Ps

Ci prende psicofarmaci? Cosa se posso chiedere.
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Floppy Disk
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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2599 Messaggio da Floppy Disk »

pan ha scritto:
10/06/2022, 7:05
Floppy Disk ha scritto:
08/06/2022, 17:11
Aspetta però: non conosco del tutto la tua storia ma se il farmaco era sbagliato la colpa era dello psichiatra che te lo ha prescritto e non dello psicologo, o no?
Per il resto non si tratta di santificare, ma capire dove arrivano le colpe del terapeuta e dove cominciano i limiti del paziente. Ripeto, il Papero è un narratore inaffidabile: non lo è apposta ma inaffidabile rimane. Poi ogni storia è diversa e ogni medico è diverso, e questo riguarda anche altri ambiti della medicina.
[Scopri]Spoiler
Approfitto di questo intervento per provare a chiarire alcuni punti. Nel campo dei disordini mentali il concetto di colpa è molto più sfuggente che in altri campi terapeutici. Le diagnosi, per esempio, non hanno nulla di oggettivo in quanto derivano da dati statistici sui quali si è trovato un accordo tra le diverse e numerosissime scuole, Infatti il volumone che le raccoglie di chiama Diagnostic Statistic Manual (DSM). Se solo gli si dà un'occhiata, si comprende subito che le sovrapposizioni dei sintomi sono talmente intricate che anche un algoritmo andrebbe in tilt. Anche la terapia farmacologica risente di questo stato dell'arte: non è che ad ogni diagnosi corrisponde uno schema terapeutico preciso come in oncologia (per fare l'esempio dell'opposto). Esistono solo alcune classi di farmaci (ansiolitici, antidepressivi, neurolettici, stabilizzatori dell'umore) che possono essere impiegati in pratica in qualunque gruppo di pazienti. Sono tutti farmaci in grado di colpire sintomi e, con l'eccezione degli antidepressivi in certe forma di depressione, nessuno di essi è in grado di risolvere il problema alla radice, come fa l'antibiotico con l'infezione batterica. Cosa è allora che fa la buona farmacoterapia? L'esperienza del prescrittore che comprende anche il saper prevedere o vedere prestissimo il tipo di risposta del singolo paziente, perché anche questa varia moltissimo da caso a caso. Naturalmente anche la prescrizione implica la relazione e il modo con cui si dà il farmaco è importantissimo, riuscendo a volte a realizzare una sinergia tra parola, gesto e farmaco stesso.

Posso dire che la narrazione inaffidabile (del Sè) è la rappresentazione più efficace del "caso Paperinik" che mi sia capitata di leggere in questo forum che pure se ne occupa da 20 anni! La sua terapeuta lo sa e ha indossato l'abito da stronza che indossa con i pazienti più ardui che gli possano capitare.

Altro punto (di balkan) su cui dissento è quello degli psicologi visti come medici di serie C. Ma siccome lo intriga la psicanalisi (che con gaia scienza attribuisce a Nietzsche piuttosto che a Freud; avrei capito ma non condiviso se avesse detto Schopenhauer), devo ricordare che proprio la psicanalisi è stata praticata e sviluppata con successo non solo da psicologi, ma anche da laureati in Lettere (Cesare Musatti) in Giurisprudenza (Emilio Servadio) e in filosofia (Massimo Recalcati). Se proprio vogliamo trovare una colpa degli psicologi è quella di aver vietato per via politica a metà degli anni 90 la pratica della psicoterapia a chi non è laureato in Psicologia o in Medicina e non abbia seguito gli appositi corsi quadriennali.

Per oggi mi fermo.
Ottimo intervento e ottimi spunti e concetti, ti ringrazio di averlo condiviso.
Salieri D'Amato ha scritto:
10/06/2022, 14:26
Efficaci indubbiamente, risolutivi non proprio; i farmaci a quanto so non guariscono definitivamente, ma curano solo i sintomi, senza eliminare il problema alla radice.
Esatto. Non so se esistano eccezioni a questa regola, ma di solito il paziente ha bisogno di una psicoterapia fatta in una certa misura per risolvere i suoi problemi alla radice o comunque riportarli ad una dimensione in cui non gli causino troppa sofferenza. Tuttavia, come dice pan, la psicologia è una branca della medicina, già di per sé scienza non esatta, parecchio delicata proprio perché interviene nella sfera più intima delle persone per definizione, ossia quella mentale. Quando si ha un problema più o meno rilevante e si va in terapia, si finisce per rimettere in discussione la propria sfera di valori e per certi aspetti la propria visione della Realtà, e questo cambiamento è quasi sempre traumatico, o comunque crea sofferenza. Le parole del Papero nel suo ultimo post sono problematiche: poiché la psicoterapia non sta funzionando e a suo dire rappresenta l'ultima spiaggia, si sta rassegnando a vivacchiare il resto della sua vita nell'attuale stato di sofferenza. Quando Diablo in passato di fronte a discorsi del genere ipotizzava in maniera un po' brusca che questo sia dovuto al fatto che il Papero tutto sommato non si trova così male in questa situazione, credo sbagli. Il Papero ci sta male, malissimo, ma il cambiamento lo spaventa ancora di più e quindi preferisce la sofferenza attuale ad una sofferenza maggiore futura con un'ipotetica ma non sicura guarigione.

Parlando in generale, lo stesso terapeuta è un essere umano con limiti, preconcetti e difetti, che però ha il vantaggio rispetto al suo paziente di stare un po' meglio di lui. Questa frase fra l'altro non la sto usando a caso ma è proprio quello che mi disse una volta un mio amico psicologo che esercita la sua professione da vari anni e ha visto pazienti e situazioni di tutti i tipi. Fra l'altro una volta mi ha anche detto con la massima tranquillità di aver sofferto in gioventù di attacchi di panico e di aver avuto fasi nella sua vita in cui svalutava sé stesso e le sue capacità. Insomma, quando Desmond e balkan parlano del fatto che gli psichiatri e gli psicologi spesso sono persone assai problematiche, ovviamente generalizzano ma non si può dire che vadano lontanissimo dalla verità.
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balkan wolf
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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2600 Messaggio da balkan wolf »

Pomeriggio in fase mista con cazzata evitata.
La fase mista non è normalità ma mania e depressione lievi, alternate o contemporanee ( concetto difficile da rendere a parole ). Oggi, per farla breve, provavo pochissimo piacere nelle attività ed ero irrequieto. Mi sale una scimmia da coca/porno che king kong scansati proprio!… flash di pompini nitidissimi, calcoli mentali, pianiFICAzione, ricostruzione del numero del pusher con giochini di logica e evocazione memorica, pensiero permissivo, difese abbassate. Insomma una vera merda.
Il rischio è cedere subito senza combattere e personalmente ho capito che prima devi usare l’intelligenza e poi la volontà potenziata dalla prima. Arsenale comportamentista ( vedete che non sono totalmente contro gli psicologi? ): visione d’insieme con visualizzazioni grafiche dell’effetto e riduzione a matematica della situazione. Combattimento anti craving: puro sforzo di volontà, distrazione mentre sale prepotente e resistenza ( la scimmia dura Mezz’ora ).
Tutta roba imparata al serd e perfezionata personalmente.
È andata bene ma, più lo stato misto è marcato, più le difese sono basse.
Nell’ultimo periodo ero più a up e down, la contemporaneità è una brutta bestia.

Ps

Ho anche qualche giramento di testa, probabilmente psicosomatico.
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Juan Burrasca
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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2601 Messaggio da Juan Burrasca »

Ho sempre pensato che se avessi una bella cifra di soldi messi da parte, un'occhiata da un psicologo me la farei fare...

...anche se, con tutti quello che avete scritto, mi spaventa un pò magari in futuro farmi seguire da uno specialista, insomma per lo meno non buttare via i soldi...

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Desmond
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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2602 Messaggio da Desmond »

Salieri D'Amato ha scritto:
10/06/2022, 14:26
Efficaci indubbiamente, risolutivi non proprio; i farmaci a quanto so non guariscono definitivamente, ma curano solo i sintomi, senza eliminare il problema alla radice.
Gli antidepressivi stanno al depresso come la stampella sta a uno con il menisco rotto...

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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2603 Messaggio da Floppy Disk »

Juan Burrasca ha scritto:
10/06/2022, 18:51
Ho sempre pensato che se avessi una bella cifra di soldi messi da parte, un'occhiata da un psicologo me la farei fare...

...anche se, con tutti quello che avete scritto, mi spaventa un pò magari in futuro farmi seguire da uno specialista, insomma per lo meno non buttare via i soldi...
Dipende dall'entità del tuo disagio. Se non la sopporti o comunque ti crea malessere uno psicologo può esserti utile, perché no. Però nel caso cercarlo bene, fatti consigliare dai tuoi amici o conoscenti oppure, se vuoi tenere la cosa per te, leggi bene le recensioni su Internet nei siti di medicina. Insomma, fatti un'idea prima per non sprecare eventualmente i soldi, anche se ovviamente fai sempre in tempo a cambiare.
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Juan Burrasca
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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2604 Messaggio da Juan Burrasca »

Negli ultimi anni mi sono successe delle cose in cui ho capito che se non cambiavo, almeno in parte, non andavo da nessuna parte e perciò mi sono dato delle linee guida che "cerco" di seguire:

-Accettare se stessi.
-Smettere di lamentarsi sempre
-Essere più propositivi
-Se possibile, tentare di "convertire" situazioni negative in positive
-Impegnarsi il più possibile nel lavoro
-Avere una visione della realtà migliore (insomma non per forza sempre vedere il peggio)

Sono "dettami" che mi sono autoimposto e che cerco sempre di seguire.

In certi aspetti mi sento più soddisfatto in altri no...

Rimane il problema della visione del porno, sesso e/o amore (non strettamente correllati).

Insomma certe volte mi lamento che sono "solo" ma allo stesso tempo non faccio niente per "attivarmi" o avere iniziativa nel cercare una relazione.

Insomma non capisco se sto bene da "solo" o no.

Vedo certe coppie felici di innamorati e io mi sento come se fossi un "alieno" rispetto a loro.

Mi sento molto attrato dalle donne ma allo stesso tempo è come se non avessi interesse a propormi a loro, a cercare di corteggiare...

Però allo stesso tempo ci sono giorni che mi devasto di seghe guardando il porno, guardare contenuti "xxx" certi giorni è una cosa che non posso fare a meno...

Comunque mi rivelo: sono più o meno coetaneo del Papero e in passato comunque ho avuto una sorta di relazione con una ragazza che probalbimente mi ha fatto capire alcune cose...

Salve a tutti.

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balkan wolf
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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2605 Messaggio da balkan wolf »

Desmond ha scritto:
10/06/2022, 19:02
Salieri D'Amato ha scritto:
10/06/2022, 14:26
Efficaci indubbiamente, risolutivi non proprio; i farmaci a quanto so non guariscono definitivamente, ma curano solo i sintomi, senza eliminare il problema alla radice.
Gli antidepressivi stanno al depresso come la stampella sta a uno con il menisco rotto...
Ne hai mai presi?

Io grazie a quella che, non a torto, chiami stampella sono uscito da una fase depressiva e, con un uso quotidiano, non ci sono ancora tornato… col cazzo che smetto di prenderli!
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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2606 Messaggio da legionofdoom »

Funzionano fino ad un certo punto. Non sono farmaci "miracolosi" che li prendi e dalla sera alla mattina non hai più depressione, ansia o stress che sia.
Bisogna fare un percorso per cercare di capire la vera causa del problema che ci ha portato alla depressione, all'ansia sociale, alla psicosi o alla dipendenza, e cercare di cambiare tutto cio' che non va in noi, e cambiare determinati atteggiamenti per evitare possibili ricadute.

Bisogna però volerlo.......veramente.
Perché se non siamo noi i primi a cambiare i nostri modi di pensare o di fare e di voler cambiare la nostra vita, possiamo prendere e provare tutti i farmaci di questo mondo, ma nessun farmaco al mondo ti cura la depressione o l'ansia sociale, se stai sempre chiuso in casa o eviti qualsiasi contatto con il mondo esterno.

La psicoterapia e' sicuramente un'ottima opzione. Ma ci sono anche la meditazione e il Buddismo che non sono da sottovalutare.

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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2607 Messaggio da Paperinik »

Gli psicofarmaci a dispetto del nome non sono farmaci ma stabilizzatori dell'umore, dei semplici salvagente insomma.

Ho provato un po' a mettere a fuoco alcuni pensieri chiave:

- la vita come prigione: non mi sento libero, senza potere, scelta, possibilità, la vita me la decidono gli altri o gli eventi. Non posso cambiare lavoro, non posso fare cose, raggio di azione strettamente limitato, volontà sopraffatta
- io sono il mio lavoro: ho svolto diversi lavori e relativi ambienti, commesso, pellettiere, operaio..40 ore a settimana dentro un ambiente marcio ti marchiano e una volta uscito la giornata è pressoché finita. Di solito mi stendo a letto appena tornato a casa, svuotato. Se stai in un ambiente marcio sei tu stesso il marcio. Quando ero commesso ricordo che ero più ottimista e sereno..vabbè che ero più giovane, era il 2006...ora che sono un operaiaccio sfruttato e quasi mobbizzato in una ditta senza via di fuga, è come se fossi morto
-distimia: sono spariti tutti i piaceri e tutto ha lo stesso sapore. Anni fa mi piaceva leggere, se volevo andavo a giro anche in bicicletta..adesso non faccio più nulla, le cose che prima mi piacevano non mi dicono più nulla e non trovo motivazione per fare cose. Uscendo sono sopraffatto dai pensieri e non riesco a godere di nulla. E' da ragazzino che non mi faccio una vacanza...
-ipocondrie: l'idea di ammalarmi mi tormenta, non sono particolarmente attento alla salute ma vivo col pensiero che un giorno mi ammalerò di qualcosa anche di grave, mi vedo in futuro con qualche malattia anche grave e già alcuni sintomi che ho mi inquietano (astenia, psoriasi e varie irritazioni cutanee...). L'idea che il mio corpo mi tradisca fra una settimana o fra 30 anni mi tormenta.

Mi chiedo chi possa aiutarmi... :roll:
"E' impossibile", disse il cervello.
"Provaci!", sussurrò il cuore.
"Vai via, brutto!", urlò la ragazza.

06/06/2019 FIRENZE LIBERA
https://www.youtube.com/watch?v=0Zp9AmCfWbI

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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2608 Messaggio da Desmond »

balkan wolf ha scritto:
10/06/2022, 19:23
Desmond ha scritto:
10/06/2022, 19:02
Salieri D'Amato ha scritto:
10/06/2022, 14:26
Efficaci indubbiamente, risolutivi non proprio; i farmaci a quanto so non guariscono definitivamente, ma curano solo i sintomi, senza eliminare il problema alla radice.
Gli antidepressivi stanno al depresso come la stampella sta a uno con il menisco rotto...
Ne hai mai presi?

Io grazie a quella che, non a torto, chiami stampella sono uscito da una fase depressiva e, con un uso quotidiano, non ci sono ancora tornato… col cazzo che smetto di prenderli!
Sì, li ho usati, una mano santa. Li considero farmaci salvavita.

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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2609 Messaggio da OSCAR VENEZIA »

Al di là della depressione e delle patologie gli psicologi servono anche per valutare carattere e personalità a fini non terapeutici.
Mi convince di più la scuola iunghiana ed i 16 tipi di personalità che propone, l’approccio basato su estroversione ed introversione variamente mescolate.
E’ una preferenza intuitiva non scientifica , l’invidia del pene e tutto il caravanserraglio di trovate froidiane a livello epidermico non mi convincono, ci sarà del vero ma costruirci sopra la psicologia umana mi sembra esagerato.

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Re: [O.T.] Devo entrare in analisi?

#2610 Messaggio da Floppy Disk »

Paperinik ha scritto:
10/06/2022, 22:41
- la vita come prigione: non mi sento libero, senza potere, scelta, possibilità, la vita me la decidono gli altri o gli eventi. Non posso cambiare lavoro, non posso fare cose, raggio di azione strettamente limitato, volontà sopraffatta
Una scelta ce l'hai sempre. Non ti piace il tuo lavoro o comunque l'ambiente in cui ti trovi? Cambialo. Hai paura che così facendo rimani disoccupato e non sai dove sbattere la testa? È comprensibile, ma se l'alternativa è deprimersi ulteriormente fino a logorarsi allora tanto vale rimanere a casa senza fare nulla. Tanto in Italia tra famiglia, sussidi e aiuti vari non muore di fame quasi nessuno, al contrario di altre realtà. Se poi hai dei risparmi da parte tanto meglio: puoi usarli per tirare avanti mentre fai ordine nella tua mente per capire dove impiegarti. Mi pare che tu abbia detto spesso di non avere un profilo professionale particolarmente pregiato, ma non sei certo l'unico e non riesco a credere che dalle tue parti la fabbrica dove lavori sia l'unica opzione.
Paperinik ha scritto:
10/06/2022, 22:41
- io sono il mio lavoro: ho svolto diversi lavori e relativi ambienti, commesso, pellettiere, operaio..40 ore a settimana dentro un ambiente marcio ti marchiano e una volta uscito la giornata è pressoché finita. Di solito mi stendo a letto appena tornato a casa, svuotato. Se stai in un ambiente marcio sei tu stesso il marcio. Quando ero commesso ricordo che ero più ottimista e sereno..vabbè che ero più giovane, era il 2006...ora che sono un operaiaccio sfruttato e quasi mobbizzato in una ditta senza via di fuga, è come se fossi morto
No Papero, non lo sei. In Fight Club Edward Norton a un certo punto esplicita proprio questo concetto: tu non sei il tuo lavoro, non sei la quantità di soldi che hai in banca. Partendo dal presupposto che il concetto stesso di valore personale è indefinibile e quindi andrebbe scartato, pensare di essere il proprio lavoro è ancora più assurdo, soprattutto perché il lavoro è come un semplice mezzo per tirare avanti ma la vita vera è fuori dall'ufficio o dalla fabbrica. Per quanto riguarda il sentirsi morto dentro il posto di lavoro, ribadisco che se soffri così tanto dovresti andartene.
Paperinik ha scritto:
10/06/2022, 22:41
-distimia: sono spariti tutti i piaceri e tutto ha lo stesso sapore. Anni fa mi piaceva leggere, se volevo andavo a giro anche in bicicletta..adesso non faccio più nulla, le cose che prima mi piacevano non mi dicono più nulla e non trovo motivazione per fare cose. Uscendo sono sopraffatto dai pensieri e non riesco a godere di nulla. E' da ragazzino che non mi faccio una vacanza...
Questo continua a sembrarmi un sintomo della depressione, ma come ho detto in passato non voglio insisterci sopra perché non ti è stata ufficialmente diagnosticata.
Paperinik ha scritto:
10/06/2022, 22:41
-ipocondrie: l'idea di ammalarmi mi tormenta, non sono particolarmente attento alla salute ma vivo col pensiero che un giorno mi ammalerò di qualcosa anche di grave, mi vedo in futuro con qualche malattia anche grave e già alcuni sintomi che ho mi inquietano (astenia, psoriasi e varie irritazioni cutanee...). L'idea che il mio corpo mi tradisca fra una settimana o fra 30 anni mi tormenta.
Mi pare che Woody Allen una volta disse, non ricordo se in un film o in un'intervista, che aveva passato gran parte della sua vita ad aver paura di cose che poi non gli erano mai successe. Mi pare che diversi mesi fa, quando soffristi degli attacchi di panico, ti facesti un gran numero di analisi da cui non emerse nessun problema fisico. Insomma, lascio a te le conclusioni.
Paperinik ha scritto:
10/06/2022, 22:41
Mi chiedo chi possa aiutarmi... :roll:
So che è una frase abusatissima, ma il primo ad aiutarti devi essere proprio tu. Però devi volerlo, e anche fortemente, perché cambiare sé stessi e superare certi scogli interiori è faticosissimo, ma alla lunga dà vantaggi o quantomeno lenisce la sofferenza.

Per inciso, una domanda: ma di tutti questi pensieri e riflessioni che fai sul forum ne parli alla terapeuta? E se sì, che ti risponde? Perché, parliamoci chiaro, qui sul forum siamo tutti più o meno tuttologi perché non ci confrontiamo con una persona vera ma con un avatar e ci sentiamo in diritto di tirare le nostre conclusioni, ma di base non possiamo certo aiutarti noi.
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