Un film su due ragazzi uniti da un tragico destino
L'amicizia no-global
Il dolore di Edo dopo la morte di Giuliani al G8
ROMA " Il destino di Carlo Giuliani e Edoardo Parodi è unito da una tragica fatalità che Daniele Vicari racconterà in un film. La storia di Carlo è nota, morì per un colpo esploso da un carabiniere negli scontri a Genova per il vertice del G8. Era il 20 luglio 2001. Il 2 febbraio dell'anno successivo muore il suo amico del cuore: Edoardo. Nessuno ne parló, se non un trafiletto su un giornale di provincia. Era in Svizzera, aveva partecipato alla manifestazione no-global contro il Forum economico mondiale. Ci fu un'interrogazione parlamentare legata all'uso dei gas nervini da parte della polizia di Zurigo. Ma non c'è mai stata una relazione diretta tra la sua morte, miocardite acuta, e la manifestazione.
Il film, scritto con Virginia Borgi e Massimo Gaudioso (viene da Gomorra), girato in digitale, prodotto da Tilde Corsi (con l'aiuto di Minollo e Vivo Film) e in lavorazione da giugno, si intitola Per una volta dammi retta: corri, e riprende la scritta poetica su un muro di Genova che Edoardo aveva fatto per Carlo. Dopo l'uscita nelle sale ci sarà anche il dvd, che avrà 9 documentari, 9 percorsi individuali del G8: il poliziotto, il manifestante, il medico... «àˆ la storia di un'amicizia, è un film intimista, non politico», dice Vicari ( Il passato è una terra straniera). L'elaborazione del lutto, il dolore della perdita, la gente che dimentica presto quel ragazzo con l'estintore e gli occhi altrettanto spaventati del carabiniere che gli sparó. «La storia di Edo è importante a prescindere dagli accadimenti del G8 e non puó essere raccontata in chiave politica ma esistenziale e sociale. Genova merita un film che racconti dal di dentro ció che accadde, ma non è questo il film». Eppure in filigrana la politica c'è: lontano anni luce dal filone giovanilista, Daniele racconta i sei mesi che separano la morte di Carlo da quella di Edoardo. Carlo si vedrà nelle immagini di repertorio del G8, Edoardo sarà un giovane attore di matrice teatrale, come tutto il cast.
Due ragazzi che militano nei no-global, i politici di professione li tengono a distanza. «Al G8 una nuova generazione si stava affacciando alla politica. Si muovevano all'insegna dello spontaneismo. La morte di Carlo, sotto gli occhi delle telecamere, raggeló questa tendenza». Daniele Vicari viene dalla classe operaia, per non entrare in fabbrica a Roma si iscrisse a Lettere. «Ho le mie idee ma non ho mai amato il cinema d'impegno politico, i film a tesi invecchiano il giorno dopo. Oggi siamo più liberi, possiamo esprimere idee radicali senza quelle dei partiti ». Carlo e Edoardo erano poco più che ventenni. Si conoscevano dalla scuola, «un'amicizia basata sull'indole anarcoide, due spiriti liberi», facevano parte degli sharp, capelli corti come gli skinheads, nè di sinistra nè di destra. Caratteri simili, impetuosi. Gli piaceva ridere, i giullari del gruppo che si riunisce in piazza Manin. Durante il G8 Edoardo non era a Genova. La città era invasa e decise d'andar via, di seguire il Genoa che giocava in trasferta a Como. «Venne a sapere della morte di Carlo in tv. All'inizio dissero che Carlo era spagnolo. Edo vide il corpo a terra: lo riconobbe dalle scarpe. Si sentì male. Impiegó un giorno per tornare a Genova, che era blindata. Era frustrato per non essere stato lì».
Sensi di colpa? «Probabilmente sì. Dobbiamo essere uniti, diceva agli amici, veder morire un amico di quell'età mette un senso straordinario di insicurezza. A Zurigo andó per accompagnare un amico, come per non ripetere l'errore di aver lasciato Carlo da solo. Edo non riusciva a elaborare il lutto, non riconosceva più le cose che aveva intorno, si rese conto che l'11 settembre nei media inghiottì il ricordo dell'amico, lui era bruciato dentro, prese a riempire la città di scritte. Cominció a lavorare, consegnava pacchi nel porto. La storia di Edo è quella di un ragazzo qualunque che viene investito da un evento più grande di lui. Di notte presidiava la piazza Alimonda dove Carlo morì, divenne una specie di altare dei cittadini, faceva fatica a svegliarsi la mattina, era stanco, si tuffó nel calcio come una fuga dal mondo». Due destini da tragedia greca. Ha incontrato i genitori? «Quelli di Carlo no, li ho lasciati in pace; di Edo sì, hanno letto la sceneggiatura. Ricordano la simpatia di Edo. Ci hai fatto ridere, mi hanno detto. La cosa più bella che potessi sentire».
Valerio Cappelli
questo film mi intiressa
conoscendo entrambi (pochissimo carlo e poco edo..)....
ma fare un film su edo, sul suo dolore...bhe siceramente e' una cosa non comune.
mi ricordo bene quanto gg (si avete letto bene..)passo' in piazza alimonda..tanto che io mi fermai per cercare di levarlo da li (con un birra..)
vidi una persona senza piu lacrime..ben lontano dal ragazzo che conoscevo quando facevamo l'ora sostituiva di religione a scuola..
non avendo una grossa confidenza, non mi feci dare i suoi contatti telefonici..l'ambiente che lo circondava,amicizie ed interessi, era molto lontano da mio e mi sarei sentito di troppo..
poi quel trafiletto sul giornale sei mesi dopo lo lessi..
e all'obitorio dove vidi un edo sorridente..quasi sereno e "libero"..gli ricordai che la birra e'ancora li..prima o poi....

E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.