alternativeone ha scritto: ↑09/09/2024, 15:57
Io ci leggo che Hamas ha avuto consensi perché i movimenti laici hanno fallito e purtroppo è stato semplice per loro ergersi a portabandiera di una popolazione allo stremo, e che se Hamas è giustamente considerata "terrorista" per la guerra che porta avanti senza scrupolo alcuno lo stesso si potrebbe fare per Israele che raramente, per non dire mai, distingue obiettivi e vittime militari da obiettivi e vittime civili.
Lo spostamento del baricentro politico dai movimenti laici a quelli islamisti è un dato storico accertato, e non ho certo intenzione di contraddirlo. Il problema delle sue dichiarazioni sono diverse: tende a mettere sullo stesso piano Israele e Hamas, considerandoli entrambi terroristi. Ora, è strano che uno storico teoricamente preparato come lui ometta di dire che se i bombardamenti israeliani sono stati storicamente così sanguinosi è anche perché i miliziani di Hamas tendano a confondersi volutamente con la popolazione civile, mettendo depositi e basi militari un po' ovunque. Ancora, lo storico israeliano non lo dice apertamente ma sembra considerare legittima la difesa del territorio di Hamas, che non è solo difesa altrimenti non si capisce perché sono stati lanciati migliaia e migliaia di razzi nel corso degli anni e soprattutto perché a un certo punto si è deciso di procedere con un vero e proprio attacco terroristico contro civili inermi. In questo modo di porsi, io ci vedo sempre un'applicazione della terribile frase "né con lo Stato, né con le BR" e anche paradossalmente una pesante ignoranza storica e morale.
Negli scorsi giorni comunque letto altre interviste di Pappè su testate come Contropiano e Left, che vorrei postare ma non riesco a ritrovare. Quando riporta i dati che mostrano le difficoltà attuali dell'economia israeliana e la frattura sociale tra sostenitori dell'ultradestra e ala progressista, sembra quasi soddisfatto all'idea che la nazione dove è nato possa spaccarsi in mille pezzi (cosa comunque ai limiti dell'assurdo). Quando parla del rapporto di dipendenza economica tra Israele e USA, sembra che il primo sia una sorta di colonia dei secondi e confonde la dipendenza a livello di forniture militari - che è innegabile - dall'economia in generale (voglio dire, Israele non è esattamente il Paese più povero del mondo). Critica varie volte il "sionismo", riferendosi al modo in cui lo stato di Israele è sorto e augurandosi che si arrivi allo "stato binazionale laico". Sulla carta è una bella soluzione, ma è la più difficile ad applicarsi e sembra non porsi per nulla il problema di come potrebbe essere la convivenza tra milioni di palestinesi musulmani, di cui la gran parte giovani, e milioni di israeliani laicizzati a loro volta composti da ebrei, cristiani, musulmani, atei ecc. I momenti peggiori sono però quelli in cui si augura che si lavori all'idea del suddetto stato binazionale con l'aiuto di Paesi come Cina, Russia e in generale il blocco BRICS. Insomma, definisce la sua nazione "terrorista" ma non sembra porsi il problema che i Paesi leader del "global south" siano peggio: citofonare a uiguri, Taiwan, Zelensky (pagliaccio) e donne e uomini uccisi durante la manifestazioni seguenti la morte di Mahsa Amin.
Insomma al, mi spiace ma forse il suo libro non me lo comprerò. Il perimetro delle mie critiche è il governo Netanyahu e l'ultradestra, non lo stato israeliano nel suo complesso.