hermafroditos ha scritto: ↑20/05/2023, 8:32
pan ha scritto: ↑20/05/2023, 4:15
hermafroditos ha scritto: ↑19/05/2023, 7:41
pan ha scritto: ↑19/05/2023, 4:11
Sapessi a me... Sono passati 24 anni, quando posterò il racconto del reading sembreranno ancora di più.
La G nel 2000 era ancora dicibile e scrivibile, per questa testimonianza del tempo non la toglierò mai in quel racconto.
Spoiler: era indicibile e non scrivibile già nel 2000
Due giurie non sollevarono obiezioni (L'Aquila e Milano). Inoltre "negro" richiama le sonorità ispanofona e lusitofona del sudamerica. Victor a La Habana disse:-Nunca entenderás lo que le pasa a un negro cuando escucha un tambor". Infine 'sta cosa del nero/negro non fa tanto la differenza tra il razzista e il non razzista, quanto tra il sincero e il corretto.
Grazie a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere.
Hai detto tu stesso però che le giurie a questi concorsi non sono affidabili.

Poi una cosa è l'uso della parola "negro" in spagnolo, lingua in cui - sorpresa - significa semplicemente "nero", un'altra è l'uso nella lingua italiana. Poi hai tirato in ballo il portoghese, ma dovresti sapere che l'uso della parola "negro" in quel Paese è essenzialmente legata al passato schiavista.
Comunque credo che tu abbia una visione del mondo più bianca e colonialista di quanto immagini. Siamo tutti figli dello Zio Sam, alla fine.
Quindi secondo te non sapevo che negro in spagnolo significa nero? Essendo un termine polisemico usato come sostantivo significa uomo di colore nero e io ho richiamato le sonorità, non la semiotica. In portoghese esiste preto che è il colore nero, ma ancora nessuno, specie in Brasile, dice preto di un uomo di colore nero. Che poi negro è latino (niger, nigra, nigrum) e in seicento anni di storiogradia romana non c'è un solo accenno al colore nero di personaggi come Massinissa per esempio. Quindi il termine nasce puro e conosce nel tempo due deflessioni di accezione: quella colonialista e quella attuale che la ostracizza in relazione alla deflessione precedente, ma molti popoli non hanno seguito questa prescrizione.
L'ho raccontato ma lo ripeto: il migliore film sul razzismo che ho visto è con Paolo Villaggio pre Fantozzi, dove lui interpreta senza citarlo Giancarlo Gualco, direttore sportivo della leggendaria Ignis Varese che va negli Stati UNiti per comprare un fortissimo cestista nero. Il campione si rivela anche un campione di stronzaggine e gliene fa passare di tutti i colori. Lui è bloccato proprio dal volersi comportare in modo politicamente corretto e il giocatore avverte razzismo proprio in queste cautele che il manager adotta e aumenta la stronzaggine fino al finale quando villaggio sbotta e lo sfancula dandogli del negro di merda. Subito si guardano negli occhi, si abbracciano e lui viene in Italia.
Una lezione che mi è tornata molto utile quando sul lavoro in pronto soccorso ho trovato stranieri di tutti i colori che per saltare le file andavano in direzione sanitaria adducendo di essere discriminati per ragioni etniche.