Capitanvideo ha scritto:
C'è questo legge non scritta per cui gli arbitri italiani sono i migliori o tra i migliori al mondo.
dunque, per me è sbagliata a monte qualsiasi, e dico qualsiasi affermazione così perentoria.
Per un discorso esperienziale, non si possono fare medie che non siano teoriche nè pretendere che quella media teorica valga sempre: chiunque può avere problemi fisici o di altra natura ed incorrere in una giornata no, in qualsiasi campo.
Detto ciò, è un'affermazione contestabile soprattutto se proiettata al futuro: quelli che consideravo i migliori (da conoscitore discreto del sistema, o se preferite, da appassionato per varie ragioni) o hanno finito, o stanno per finire.
Il ricambio non esiste, perché ci sono state delle politiche tutt'altro che condivisibili ma soprattutto tutt'altro che lungimiranti.
Quindi se non si è contenti oggi (a prescindere delle ragioni di tifo, che ci rendono tutti più o meno dei bambinelli ipocriti), la cosa può solo peggiorare.
Non credo che il VAR, strumento auspicabile ma limitato da protocolli ridicoli e dato in mano a gente secondo me poco preparata al mezzo (con l'eccezione di pochi, tra i quali Irrati) possa più di tanto migliorare la situazione. Ritengo quindi che il peggioramento sarà inesorabile. Detto questo, mi fa più tristezza altro, ad esempio la morte dei gattini.
Parliamo pur sempre di una società in cui manca la cultura sportiva, in cui le mamme gridano contro l'arbitro coetaneo del figlio o contro gli avversari dei figli, in cui in terza categoria un arbitro sedicenne o diciassettenne ha alte probabilità di prendere un cazzotto tra le risate generali e con sporadiche prese di posizione non solo dei mezzi di comunicazione, ma degli stessi dirigenti che li mandano al massacro per poi fare di quei tafferugli il proprio biglietto da visita per ottenere la PROPRIA visibilità. Questo è un mondo che mi fa schifo, pena e nausea, miste. Ma è anche un mondo che vedo da molto vicino.
In altri paesi c'è altra cultura sportiva? Anche questa, presa come legge, rischia di essere una barzelletta. Fuori dagli stadi degli impassibili anglosassoni ci si cartella e ci si tira l'acido in faccia, se quella è cultura sportiva io sono Adolf Hitler, sì ragazzi, sono sopravvissuto fino ad oggi in incognito eheheh. Comunque gli stereotipi sono sempre delle semplificazioni, non solo quelli negativi (che fanno incazzare solo perché offendono, non perché sono sbagliati) che quelli positivi (che invece vengono presi per buoni come consolatori palliativi della realtà).
L'arbitro è un ruolo scomodo, scomodissimo ed in alcuni casi persino impossibile, bisogna solo fischiare tre volte ed uscire scortati dai carabinieri. Ci sono arbitri che ci mettono del loro per rafforzare questa contrapposizione vecchia come il mondo, con l'arroganza dei deboli o dei prevenuti, o perché la violenza (che non è forza, ma isteria) è la strada più facile, esattamente come la violenza di un giudizio non meditato o non mediato dall'osservazione o non rafforzato da esempi equanimi. Ci sono arbitri, come in tutte le categorie, poco bravi o poco motivati, e dovrebbero smettere perché questo non è un mondo che perdona i piccoli errori di un giudice, figurarsi l'incapacità, la superficialità e la maleducazione invece infangano l'onorabilità anche degli altri arbitri che vanno correre tutti i giorni e si aggiornano sul regolamento, che tolgono tempo a famiglie ed amici, e al sonno, per due soldi, veramente due, di rimborsi chilometrici e valange insulti da parte di gente che si sente legittimata da 5 euro di biglietto a potersi sfogare in ogni modo che gli viene in testa.
In serie A i soldi sono altri, mai paragonabili a quelli dei calciatori, che invece al minimo screzio col pubblico si sentono in dovere di dare adito a qualsiasi reazione ed insulto; l'arbitro che reagisce con un insulto, invece, viene radiato per sempre, senza appello. Giustamente, perché chi lo fa non è un arbitro, è uno come gli altri, un coglione con poco cervello e delle palle piccole piccole. Per ora mi fermo qui, che ce n'è già a sufficienza.
Ritengo invece che l'Italia resti ai vertici, a livello teorico eh, a livello di assistenti arbitrali (detti volgamente: guardalinee, o "segnalinee" dispregiativamente, per assimilarli a chi getta il gesso per segnare le linee perimetrali)