Calciatori di poche parole
"Ho cominciato a giocare senza pensarci. Sarò onesto, un anno ci ho pensato ma poi, crescendo come calciatore, ho capito certe cose e mi sono detto che la cosa più importante è vincere con la mia squadra.Per me un grande giocatore deve rendere più forti quelli che giocano con lui.Dopo 20 anni di gioco ho deciso di ritirarmi dal calcio professionistico. È stato un viaggio incredibile e vorrei ringraziare tutti i tifosi, i compagni di squadra, i dirigenti del Monaco, della Juventus, dell’Arsenal, del Barcelona, dei New York Red Bulls e, naturalmente, della Nazionale francese, che hanno reso gli anni trascorsi nel mondo del calcio così speciali. L'Arsenal è il mio club quando l'ho lasciato, una parte di me è morta. Ho pianto, e non mi è capitato spesso di farlo, neanche da ragazzino. Quando arrivai alla Juve avevo un problema alla schiena, ma volevo giocare subito.Non giocai le prime tre partite con Marcello Lippi, lui voleva che giocassi attaccante. Poi, lui lasciò ed arrivò Ancelotti, e io cominciai a giocare tutte le partite. All'inizio non benissimo ma, dopo il match di Roma, cominciai a segnare, fare assist.Accadde qualcosa con Moggi, non voglio entrare nei dettagli, che non mi piaceva. Qui uscì il mio carattere, perchè io sono un ragazzo onesto e, per me, si trattava di una cosa irrispettosa. Probabilmente, se non fosse stato per questo, avrei continuato a giocare per la Juventus. Ma dopo quella mancanza di rispetto, dissi loro che non volevo più giocare lì, e così lasciai. Quando sono arrivato in Inghilterra, non avvertivo nessun tipo di cambiamento, dal punto di vista calcistico. Mi allenavo e basta, poi le sedute sono quasi simili, nei grandi club, c’era poca differenza fra Juve e Arsenal, anche se avevo le gambe pesanti, a Torino avevano esagerato con la preparazione fisica. Poi, è iniziato il campionato. Nella prima giornata abbiamo giocato contro il Leicester, e appena iniziata la gara, mi sono accorto come il pubblico sia straordinario. Me ne avevano parlato, ma non potevo immaginare una cosa del genere. Il mio ingresso in campo è stato accolto da una vera e propria ovazione. Un’emozione unica, soprattutto per uno come me, che aveva giocato a Montecarlo, con lo stadio quasi deserto. Ci hanno sostenuto per 90 minuti, anche quando eravamo in svantaggio, francamente senza di loro non credo che avremmo potuto rimontare. Questa è una grande differenza fra il calcio inglese e quello italiano, da voi c’è un grande incoraggiamento, un grande pubblico solo se la squadra vince, mi ricordo che, nel mio breve periodo in Italia l’Inter era in difficoltà, ed i tifosi non l'hanno certo trattata con i guanti.Nulla del genere può accadere, in Inghilterra rispettano moltissimo i loro giocatori, non si sognerebbero mai di minacciarli. Anzi, più le cose vanno male, più la gente ti incoraggia, mentre a Torino, con Lippi, ci fischiavano persino agli allenamenti.In Inghilterra, quando sbagli un passaggio, un tiro, il pubblico applaude, canta il tuo nome, e in quel momento ti viene la voglia di lottare solo per loro, per ripagarli. In Italia, se sbagli un tiro, ti fischiano. Ci sono dei giocatori con le spalle grosse,che riescono a superare ogni tipo di ostacolo, ma non tutti sono fatti allo stesso modo. E’ stata durissima, incassavo di quelle botte, pazzesco! Ogni volta che avevo la palla, mi facevano volare, e mi chiedevo dove sarei atterrato…Da parte mia, andavo a fare dei falli inutili solo per vendicarmi. Sulle palle alte, mi dovevo proteggere con i gomiti, sennò, ero un uomo morto. Spesso vedo dei giocatori che mettono la testa là dove io non metterei neanche il piede.A volte mi sorprendevo nel fare dei falli cattivi, e mi aspettavo una reazione da parte dell’avversario, invece niente, si alzava come se niente fosse accaduto. Spesso sembrava una gara fra bulli di periferia, loro adorano tutto questo, se ci sono tre falli in un secondo di gioco, per loro è il massimo. Paradossalmente, è un atmosfera che ci trascina. In Italia o in Spagna un fallo del genere lo vedi una volta all’anno, qui ci sono ogni santo giorno. Loro però la chiamano generosità, con un fallo cattivo vogliono dimostrare di essere, come dire, “presenti”. L’arbitro, ogni tanto, faceva vedere un cartellino giallo, mentre in qualsiasi altro paese espellerebbe il giocatore. La cosa strana è che in allenamento accade la stessa cosa. Nei miei primi giorni, Keown mi massacrava, pensavo che ce l'avesse con me, poi ho capito che per loro ogni palla vale una lotta, senza differenze fra partite e allenamenti.Il mio stile di gioco era più vicino a quello inglese, perché appena avevo la palla mi mettevo a correre verso la porta, come ai tempi dell’infanzia.È arrivato il momento di intraprendere un altro percorso, una carriera diversa, e sono lieto di annunciare che, dopo essere tornato a Londra, mi unisco alla famiglia di Sky Sport. Spero di condividere intuizioni, osservazioni ed esperienze vissute nel corso degli anni trascorsi sui campi, conoscendo diversi compagni di squadra. Ho dei ricordi incredibili,ho vissuto un’esperienza meravigliosa.Spero vi siate divertiti a guardarmi almeno quanto io lo sono stato in campo."
Si Titì, ci hai fatto divertire, eccome. Chapeau.