(o.t.)Il lavoro è un diritto?

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GeishaBalls
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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#61 Messaggio da GeishaBalls »

Ortheus ha scritto:Quasi dimenticavo una piccola cosa .
Il carbone del sulcis si può tranquillamente utilizzare, ad un costo leggermente superiore da quello che l'Enel e altre aziende che operano nel settore, acquistano altrove.
Specie in Cina.
C'è un piccolissimo particolare.
Centinaia di minatori muoino ogni hanno in Cina ,sepolti nelle lore miniere, a causa della quasi totale assenza dei minimi requisiti di sicurezza.
Ma all'Enel e agli altri non gli frega un cazzo e acquistano quel carbone.
Se ci fosse un minimo di etica quel carbone, quell'alluminio, quell'acciaio, non si acquisterebbe .
Invece per pochi euro a tonnellata di differenza, si affama la propria Nazione.
Quindi aumentare i "diritti", in questo caso la sicurezza dei lavoratori (ma se vogliamo anche quella dell'ambiente, il numero di ore di lavoro o le ferie) aumenta i costi e ci mette in concorrenza impari con chi non ha gli stessi diritti. In un mondo globalizzato per un prodotto standard (o commodity) non è sostenibile.

Ci sarebbe bisogno di un sindacato mondiale per aumentare i diritti dei cinesi. Al momento non la vedo praticabile.

Per il resto le regole devono farle gli stati, le imprese debbono applicarle. I consumatori possono poi premiare che fa di più rispetto al minimo legale. Ad esempio io compro con marchio "fair trade" oppure biologico.

Se mettessero "energia prodotto con carbone del sulcis" ci sarebbe qualcuno disposto a prenderla e pagare di più la bolletta?

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baroccosiffredi
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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#62 Messaggio da baroccosiffredi »

Il punto è che poi il consumatore compra prodotti fabbricati dove la manodopera costa pochissimo, ma li paga ugualmente cifre esagerate, quindi penso non sia nemmeno un problema di costi, in certi settori, ma solamente di margini enormi da parte delle imprese.

tiffany rayne
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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#63 Messaggio da tiffany rayne »

Direi che in una società perfetta il post di Zeta non si può non condividere. Se uno fa il minatore vuol dire che ha il "talento" per fare questo. Cosi come chi è disoccupato lo è per libera scelta.

Ma la nostra società è perfetta? neanche lontanamente si avvicina alla perfezione. Ad esempio nella nostra società il figlio di un parlamentare non farà mai il minatore, il figlio di un operaio ha altissime probabilità di continuare la professione del padre e magari fare il minatore pur avendo lo stesso "talento" del figlio del parlamentare.

Quindi parlare di libera scelta non è sempre giusto, l'ambiente in cui nasci condiziona la tua esistenza. Certo che puoi modificarla, ma devi avere un talento particolare e spiccare in qualche campo per cambiarla. Le persone normali, che poi sono la grandissima maggioranza, che non spiccano per particolare intelligenza e genio alla fine tendono a restare confinati nella propria classe. Se sei nato da famiglia operaia ci resti.

Quindi massima solidarietà ai minatori che protestano, già svolgono un lavoro particolarmente usurante e che si risparmierebbero volentieri, dire che se rimangono disoccupati in fondo se la sono cercata e non dovrebbero dire nulla non mi pare il caso. Si tratta di gente che, magari con altre prospettive lavoratrici e non avesse una famiglia da mantenere, questo lavoro non lo farebbe e potrebbe sopportare qualche mese o anno da disoccupato alla ricerca di un altro lavoro, magari migliore per la propria salute.

Lavorare in miniera mica è cosi divertente. Chi ci lavora non è tipo a cui manca la voglia di lavorare.

Alex Teflon
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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#64 Messaggio da Alex Teflon »

Alla domanda: il lavoro e' un diritto? Io rispondo no. Per fortuna e purtroppo. E guardate che provo tutto sulla mia pelle tutti i giorni. Ma se ho fatto qualcosa di piccolissimo nella mia vita e' perché ci ho provato, ci ho creduto, e me lo godo. Detto ciò per me i minatori del Sulcis andrebbero pensionati. Basta, alla fine costa meno. In merito ai discorsi sull'Italia: secondo voi perché all'estero ci sono più italiani che nel paese? Fate una riflessione. Periodi come questo non sono poi una novità...

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donegal
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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#65 Messaggio da donegal »

In Italia ci sono circa 30.000 sacerdoti e 9.500 insegnanti di religione cattolica il cui stipendio viene pagato dallo stato italiano in forma diretta o indiretta.

Ho letto alcune cose giuste, altre discutibili : mi piacerebbe tanto che si parlasse di più di questi signori il cui stipendio non è e non sarà mai a rischio piuttosto che delle "ragioni o pretese" dei minatori sardi.

Se ciò mi costerà la patente di banale anticlericalotto ("si, ma che c'entra questo col discorso...") me ne farò una ragione.
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Berlino
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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#66 Messaggio da Berlino »

donegal ha scritto:In Italia ci sono circa 30.000 sacerdoti e 9.500 insegnanti di religione cattolica il cui stipendio viene pagato dallo stato italiano in forma diretta o indiretta.

Ho letto alcune cose giuste, altre discutibili : mi piacerebbe tanto che si parlasse di più di questi signori il cui stipendio non è e non sarà mai a rischio piuttosto che delle "ragioni o pretese" dei minatori sardi.

Se ciò mi costerà la patente di banale anticlericalotto ("si, ma che c'entra questo col discorso...") me ne farò una ragione.
Quoto.

Ora io non mi spiego come Richard Dawkins, uno dei più brillanti naturalisti darwiniani ortodossi prolifici autori di pubblicazioni scientifiche di prim'ordine e di meravigliosi libri di divulgazione scientifica, abbia deciso di condurre da molti anni una autentica crociata contro qualunque religione per affermare un sacrosanto diritto a essere atei e a non sopportare più le ingerenze delle religioni nella propria esistenza... ma devo riconoscere che Dawkins come Donegal di ragioni ne hanno tante.

Sorry ma era troppo tempo che non tiravo in ballo il vecchio Richard nel forum ;)
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Parakarro
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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#67 Messaggio da Parakarro »

donegal ha scritto:In Italia ci sono circa 30.000 sacerdoti e 9.500 insegnanti di religione cattolica il cui stipendio viene pagato dallo stato italiano in forma diretta o indiretta.

Ho letto alcune cose giuste, altre discutibili : mi piacerebbe tanto che si parlasse di più di questi signori il cui stipendio non è e non sarà mai a rischio piuttosto che delle "ragioni o pretese" dei minatori sardi.

Se ciò mi costerà la patente di banale anticlericalotto ("si, ma che c'entra questo col discorso...") me ne farò una ragione.
ovviamente quoto.

però credo che il senso del topic non sia come si potrebbero trovare i soldi per salvare il lavoro a quelle persone (o a qualsiasi altra persona che perde il lavoro)

ma Perchè le scelte personali di qualcuno debbano essere pagate dagli altri e perchè ci debba essere sempre qualcuno che risolve i problemi.

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Berlino
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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#68 Messaggio da Berlino »

Mi sono riletto il topic e chiedo scusa per l'intervento parziale un po' del cazzo sopra. Il titolo è di quelli da massimi sistemi che sono quelli che preferisco.

Partirei da una valutazione catastrofista. Il mondo è al collasso. Ma non è tutto uguale. Lo è a macchia di leopardo con isole di benessere oltraggioso e continenti di miseria inimmaginabile. Questi ultimi premono in tutti i modi sulle prime con qualunque mezzo. Lo fanno con migrazioni bibliche, con guerriglie/terrorismi o con pressioni psicologiche e in generale con quante più armi tattiche strategiche operative hanno nel loro arsenale. Gli altri reagiscono anche peggio. A la guerre come a la guerre. Nel nostro codice c'è scritto questo.

Il lavoro è una categoria umana. Una domanda ancora più angosciante sarebbe stata: La vita è un diritto? Da molti punti di vista non c'è nessuna ragione assoulta per considerarli tali. Sono categorie umane di quella che chiamiamo civiltà. Qualcosa a cui ci riferiamo per condividere una strategia evolutiva stabile che consente la convivenza. Ma farla saltare è un attimo.

Gli ultimi anni assomigliano a crisi del passato che hanno prodotto catastrofi. Qualcosa a cui i sistemi viventi reagiscono in modo violento e irrazionale e non c'è nulla da fare. Nuovi equilibri si raggiungono sempre. La politica, ovvero la gestione della cosa pubblica e dei sistemi sociali, dovrebbe essere una soluzione. Se non fosse che è in collisione profonda con una natura sostanzialmente egoista dove la mia espansione può essere limitata solo dalla espansione di qualcun altro.

Le religioni sono servite per controllare questi meccanismi umani e sociali con sistemi di persuasione elementare che hanno facile presa su un gran numero di individui. Le ideologie politiche anche. Ci sono molte altre cose che influenzano i comportamenti individuali e di massa. Qualcuno che conosce bene questi meccanismi c'è sempre. E tra questi chi li sa sfruttare per mantenere condizioni di privilegio o di controllo.

A me sembra evidente (ma posso sbagliare) che la crisi economica globale e italiana in particolare è stata scatenata con un tentativo di controllarla da parte di chi ha molto da perdere. Ma anche se non ci fosse nessun complotto e nessun complottatore un numero significativo di individui si sta comportanto esattamente in quel modo.

Il mondo produce cibo per 11 miliardi di persone ce ne sono 7 e quasi 3 miliardi sono alla fame. Ma non è affatto un paradosso. E' l'emblema del contollo delle risorse da parte di una oligarchia che non ha bisogno di tesseramento o di riconoscimento ideologico o di ritrovarsi a Bilderberg ogni tanto. E' un oligarca anche l'anziano quando non pensa minimamente di lasciare il proprio posto di lavoro per cederlo al figlio. O di avere sacrosanto diritto a una pensione che la toglie al nipote. Non c'è nulla che possa convincerlo a cedere parte del proprio benessere a favore di qualcun altro. Gli individui in stragrande maggioranza si comportano così. Una qualunque simulazione di falchi e colombe secondo la teoria dei giochi darebbe lo stesso risultato.

La penisola semi-infelice italiana è uno schizzo sulla pelle del leopardo. Personalmente sui casi dei minatori sardi sarei per solidalizzare mettendo tutto il peso di profonde diseguaglianze sociali geografiche culturali (quello che volete) sul piatto della bilancia. Ci sono privilegi assurdi (come quello citato da Donegal) che possono essere ridotti per compensare. Non parliamo della casta politica. O di come un certo mondo imprenditoriale abbia avuto pochi scrupoli nell'usare manodopera a basso costo per il proprio vantaggio competitivo. Tutto assolutemente prevedibile e ineluttabile. E nella storia si è ripetuto all'infinito dalle prime schermaglie di shimpanzè nel corno d'Africa a oggi.

Il rischio di questa crisi di transizione è che il riequilibrio passi per una catastrofe come previsto dalla teoria. Uno dei miei ultimi post semi-seri qualche anno fa prima di smettere di scrivere le mie stronzate suonava abbastanza inquietante come: auguro a tutti buona fortuna perché questa crisi non è ancora chiaro dove porta. Penso che tutti dovrebbero avere una propria strategia per quanto le cose si metteranno davvero male. Anche solo toccarsi i coglioni.

La soluzione almeno per me è mantenere un alto livello di coscienza sapendo che la nostra esistenza individuale non è possibile se non in relazione non solo con altri esseri umani ma tutti gli esseri viventi. In questo senso la parola diritto assume per me un significato profondo. Vale il principio che un mio diritto cessa quando entra in conflitto col diritto di qualcun altro. Cosa che per fortuna accade spesso limitandoli considerevolmente. Essere meno stronzi possibile come diceva anche sgrofo. Di gran lunga la migliore etica che sono riuscito a trovare.

Naturalmente mi scuso per la abbondante retorica... c'est moi.
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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#69 Messaggio da Minko1981 »

Ortheus ha scritto:No, Caro Fabrizio, tu parti da un dato sbagliato.

Quei minatori, quegli operai, non vivevano a spalle dello Stato e lavoravano per aziende private.

Aziende private che per impiantare le loro attività in Sardegna (in questo caso), hanno ricevuto aiuti statali e comunitari per centinaia di milioni di euro.
Non ho voglia di rileggere tutti i post per vedere se qualcuno ha già corretto Ortheus, ma vorrei precisare che la miniera del Sulcis non e' di una multinazionale, bensi e' della regione Sardegna, pubblica quindi, e per quanto mi riguarda e' giusto che venga chiusa. Il discorso di SZ col quale si e' aperto il thread (si dice thread?) e' perfetto.
Andrebbero chiusi tutti i carrozzoni come questo, non sono soltanto le societa' pubbliche di servizi come che ne so' Sviluppo Italia ad essere delle cattedrali dell'assistenzialismo clientelare, anche questi sono inutili carrozzoni. Non vedo perche' si debbano vessare i dipendenti in esubero della regione Sicilia o un qualsiasi dipendente del catasto e invece questi che sono inutili come le zanzare debbano essere tollerati e tutelati solo perche' operai.
Sia chiaro, io vorrei che si desse loro l'opportunita' di avere un lavoro dignitoso e giusto, ma la loro lotta e' sbagliata. Ho anche sentito dire da un operaio al TG "io son figlio di un minatore e voglio fare il minatore" e a me che cazzo me ne dovrebbe fregare. Il problema forse e' che sono ignoranti anche se in buona fede, e io nella lotta di classe ci credo poco. Dovrebbero essere altri a decidere in maniera "illuminata" per loro e per tutti.. in remissione dei peccati, fate questo in memoria di me.

Buonanotte
Ultima modifica di Minko1981 il 06/09/2012, 23:36, modificato 2 volte in totale.
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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#70 Messaggio da CanellaBruneri »

Quoto il ragionamento di Berlino, ma , all'atto pratico, noi (e faccio un riferimento generazionale) stiamo abdicando ai nostri doveri di classe dirigente, poichè, paradossalmente siamo sempre più lontani e dedicati al "particulare". Ingegneri, avvocati, architetti, medici, imprenditori, economisti, viviamo nella più totale afasia e non dialoghiamo più. Se ci va bene, scriviamo fatture e basta.

In questo senso non abbiamo il diritto di porci in posizione dialettica con il minatore o con l'operaio Alcoa: non abbiamo nulla da offrire, come sarebbe nostro dovere
"This machine kills fascists" scritto su tutte le chitarre di Woody Guthrie

Ehi, campione, che cosa è il pugilato?..." la boxe...uhm....la boxe è quella cosa che tutti gli sport cercano di imitare" (S. Liston)

"Gli fuma gli fuma, va come gli fuma l'angelomario va, gli fuma , gli fuma, altroche'" (cit. ziggy7)
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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#71 Messaggio da tiffany rayne »

Che poi il minatore e l'operaio mica si arricchisce col carrozzone pubblico. Sono altri che diventano ricchi e che poi ai primi problemi scaricano tutto verso il basso. Il minatore e l'operaio rimane col culo per terra, la classe dirigente con le ville al mare.

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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#72 Messaggio da CianBellano »

CianBellano ha scritto:Salta sempre fuori la retorica sui padroni che schiacciano i lavoratori etc.. etc..
Luttazzi sembra una di quelle cose che scappa quando sollevi una pietra. (Renato Schifani)
se hai tipo 40 anni e stappi lo spumante tutto convinto, senza tradire nemmeno una punta di ironia, ti trovo ridicolo. (Fuente)
Scrivi fistola anale (dboon)
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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#73 Messaggio da tiffany rayne »

CianBellano ha scritto:
CianBellano ha scritto:Salta sempre fuori la retorica sui padroni che schiacciano i lavoratori etc.. etc..
Non è retorica, si tratta di pura verità. La classe padronale fa i suoi interessi, mica beneficenza. Per fare i suoi interessi certe volte schiaccia i lavoratori. Sempre successo e sempre succederà con questo tipo di società.

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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#74 Messaggio da Minko1981 »

Ma poi e' una retorica fallimentare a priori.. in un paese dove i laureati, anche in discipline "alte", son disoccupati, spazio per la solidarieta' agli operai ce n'e' proprio poco.
Che piaccia o no.
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Re: (o.t.)Il lavoro è un diritto?

#75 Messaggio da CanellaBruneri »

Quel che dico, senza alcuna retorica, è che io mi sono impoverito come l'operaio in termini assoluti.

In termini relativi, l'operaio si è impoverito di più per ovvie ragioni.

Questa sarebbe la mia retorica ideologica, wow!
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