(OT) Vita da single

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marziano
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Re: (OT) Vita da single

#391 Messaggio da marziano »

VolpeGrigia ha scritto:
Magari riuscissi a trovare una ragazza che mi accetti per quello che sono... in fondo brutto non sono (neanche Brad Pitt), ho un lavoro sicuro, ho un pò di proprietà immobiliare (vabbè è suolo agricolo non so se conta), ho un sacco di interessi, sono laureato, posso parlare di tanti argomenti... vedo di contro un sacco di coglioni truzzi a carico dei genitori con la ragazza storica e non capisco dove sbaglio... forse è perchè non amo andare a ballare tipo o stare in mezzo alla confusione o andare in città a fare casino durante le partite boh...

Il fatto che dicevo dei preliminari è anche perchè con il sesso si andrebbe a creare il sostrato per andare oltre (l'attrazione fisica è importante, errore che feci con la mia ex che non mi piaceva tanto per via del poco seno e i peli dove non doveva averli ma ci stetti più diù di un anno per affetto e ahimè abitudine)
quoto precisando che, almeno io, non ho bisogno di bombare per capire se c'è attrazione fisica che è davvero importantissima (nel senso che se manca l'è dura).
semmai è quella che mi attrae e che mi parte un miglio prima e in secondo momento, avvicinandomi all'oggetto (conoscendolo meglio), che verifico se, appunto, è una con cui mi trovo bene, ecco. non credo alla dicotomia amicizia/sesso nella misura in cui vorrei ben anche che mia moglie o il suo equivalente fosse anche la mia migliore amica (ovv. non nel senso dell'amicizia maschile, intesa come compagnoneria (tira il dito etc), ma intesa nel senso di duratura compagnia al destino).
La verginità è un ottima cosa perché capisci meglio cosa è vero e cosa invece è falso.

Ragest
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Re: (OT) Vita da single

#392 Messaggio da Ragest »

Antonchik ha scritto:
Per questo ti riconsiglio la rilettura de "Il Libro di Giobbe", facendo particolare attenzione alla pacata ribellione retorica, non armata, pacifista (ahitè!) dell'uomo, già disceso grazie all'intervento di Satana che recita la parte del demiurgo indiretto, verso il collerico dio del Vecchio Testamento.
La conclusione distrugge tutto: la redenzione della situazione attraverso un intervento superiore nella forma e nella conoscenza che gratifica il valoroso di quei beni o affetti, che da valoroso, ha dovuto ripudiare, suo malgrado e con sopportazione saggia dell'inevitabile. Non ci siamo, secondo me. Ne nasce una falsa morale, del resto in linea con tutta l'etica proto-cristiana, per cui vi è sempre salvezza nella fede; vi è sempre miglioramento umano prima di tutto nella sofferenza; c'è valore nella negazione del pensiero proprio che, umanamente, è debole anzi debolissimo. Accettare e sottomettersi è sintomo di immenso valore; purchè ciò sia fatto in nome di un criterio di riscatto eterno dell'anima, che si specchia in una fede dogmatica. Giobbe doveva morire. Da valoroso doveva negarsi la vita con tutto ciò che aveva già perso.

Un valoroso, non può semplicemente non essere e da queste infinite negazioni logiche, derivare il suo stato immanente nella realtà, nella vita, nel senso del suo destino, di esistere in maniera superiore o differente da lresto. Deve essere in un modo suo, accettiamo questa particolarità indivuduale, ma essere. Chi vuole emergere o semplicemente distinguersi dal "non", non è mai stato e mai sarà. Non avrà mai il passo danzate e l'occhio ridente, di chi invece si è abbastanza sporcato nella vita. Per questo combatterò sempre ogni valoroso, come qui inteso.. Non c'è valore ad essere valorosi.

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Re: (OT) Vita da single

#393 Messaggio da scb »

Finalmente li concetto helmuttiano del "valoroso" sta subendo un degno processo di analisi in questo topic. Ringrazio Anton e Ragest per l'apporto ad un tema troppo spesso ripetuto come un mantra e proprio per questo motivo trascurato dai più, me compreso.
Per il mio ego può bastare che SCB mi citi nella sua firma, tutto il resto è noia.
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Antonchik
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Re: (OT) Vita da single

#394 Messaggio da Antonchik »

Ragest ha scritto:
Antonchik ha scritto:
Per questo ti riconsiglio la rilettura de "Il Libro di Giobbe", facendo particolare attenzione alla pacata ribellione retorica, non armata, pacifista (ahitè!) dell'uomo, già disceso grazie all'intervento di Satana che recita la parte del demiurgo indiretto, verso il collerico dio del Vecchio Testamento.
La conclusione distrugge tutto: la redenzione della situazione attraverso un intervento superiore nella forma e nella conoscenza che gratifica il valoroso di quei beni o affetti, che da valoroso, ha dovuto ripudiare, suo malgrado e con sopportazione saggia dell'inevitabile. Non ci siamo, secondo me. Ne nasce una falsa morale, del resto in linea con tutta l'etica proto-cristiana, per cui vi è sempre salvezza nella fede; vi è sempre miglioramento umano prima di tutto nella sofferenza; c'è valore nella negazione del pensiero proprio che, umanamente, è debole anzi debolissimo. Accettare e sottomettersi è sintomo di immenso valore; purchè ciò sia fatto in nome di un criterio di riscatto eterno dell'anima, che si specchia in una fede dogmatica. Giobbe doveva morire. Da valoroso doveva negarsi la vita con tutto ciò che aveva già perso.

Un valoroso, non può semplicemente non essere e da queste infinite negazioni logiche, derivare il suo stato immanente nella realtà, nella vita, nel senso del suo destino, di esistere in maniera superiore o differente da lresto. Deve essere in un modo suo, accettiamo questa particolarità indivuduale, ma essere. Chi vuole emergere o semplicemente distinguersi dal "non", non è mai stato e mai sarà. Non avrà mai il passo danzate e l'occhio ridente, di chi invece si è abbastanza sporcato nella vita. Per questo combatterò sempre ogni valoroso, come qui inteso.. Non c'è valore ad essere valorosi.
La seconda parte del tuo post rappresenta un'ideale ("combatterò sempre ogni valoroso"), e quindi una mezza verità, che come sappiamo, sta nel mezzo.

Per quanto riguarda la prima, che Giobbe doveva morire, lo dici tu.

Io direi che Giobbe, comportandosi come avversario sconfitto, vince su tutta la linea. Alimentando tralaltro il seme del sospetto presente in Yavhè. Il sospetto che l'uomo avesse una marcia in più, il sospetto instillato proprio dal Dubbio (Satana), e che ha scatenato tutto.

E' proprio un comportamento dettato dalla coscienza quello di Giobbe, un comportamento amorale, che non necessariamente viene dalla ragione. Il "più giusto tra tutti gli uomini" si trova di fronte al "re sopra tutte le fiere superbe" (immagine che suggerisce incoscienza), e deve salvarsi il culo.

"Ecco io son ben piccino: che ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca."

Perchè Quentin Tarantino non ne ha fatto un remake?
Guarda attentamente, poichè ciò che stai per vedere non è più ciò che hai appena visto.

Ho vissuto per molto tempo nell'oscurità perché mi accontentavo di suonare quello che ci si aspettava da me, senza cercare di aggiungerci qualcosa di mio.

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Re: (OT) Vita da single

#395 Messaggio da Ragest »

Antonchik ha scritto:
Ragest ha scritto:
Antonchik ha scritto:
Per questo ti riconsiglio la rilettura de "Il Libro di Giobbe", facendo particolare attenzione alla pacata ribellione retorica, non armata, pacifista (ahitè!) dell'uomo, già disceso grazie all'intervento di Satana che recita la parte del demiurgo indiretto, verso il collerico dio del Vecchio Testamento.
La conclusione distrugge tutto: la redenzione della situazione attraverso un intervento superiore nella forma e nella conoscenza che gratifica il valoroso di quei beni o affetti, che da valoroso, ha dovuto ripudiare, suo malgrado e con sopportazione saggia dell'inevitabile. Non ci siamo, secondo me. Ne nasce una falsa morale, del resto in linea con tutta l'etica proto-cristiana, per cui vi è sempre salvezza nella fede; vi è sempre miglioramento umano prima di tutto nella sofferenza; c'è valore nella negazione del pensiero proprio che, umanamente, è debole anzi debolissimo. Accettare e sottomettersi è sintomo di immenso valore; purchè ciò sia fatto in nome di un criterio di riscatto eterno dell'anima, che si specchia in una fede dogmatica. Giobbe doveva morire. Da valoroso doveva negarsi la vita con tutto ciò che aveva già perso.

Un valoroso, non può semplicemente non essere e da queste infinite negazioni logiche, derivare il suo stato immanente nella realtà, nella vita, nel senso del suo destino, di esistere in maniera superiore o differente da lresto. Deve essere in un modo suo, accettiamo questa particolarità indivuduale, ma essere. Chi vuole emergere o semplicemente distinguersi dal "non", non è mai stato e mai sarà. Non avrà mai il passo danzate e l'occhio ridente, di chi invece si è abbastanza sporcato nella vita. Per questo combatterò sempre ogni valoroso, come qui inteso.. Non c'è valore ad essere valorosi.
La seconda parte del tuo post rappresenta un'ideale ("combatterò sempre ogni valoroso"), e quindi una mezza verità, che come sappiamo, sta nel mezzo.

Per quanto riguarda la prima, che Giobbe doveva morire, lo dici tu.

Io direi che Giobbe, comportandosi come avversario sconfitto, vince su tutta la linea. Alimentando tralaltro il seme del sospetto presente in Yavhè. Il sospetto che l'uomo avesse una marcia in più, il sospetto instillato proprio dal Dubbio (Satana), e che ha scatenato tutto.
Non è una mezza verità è il mio modo di essere, assolutamente valido, per me, e imponibile a tutti come lo è il credo del valoroso, che proprio per il semplice fatto di non essere si vuole affermare in ogni consesso: umano-relazionale, civile, economico. Due facce di una stessa medaglia sfregiata, ma che risplendono alla luce del gioco delle vite. Tutte e due imponibili in un polemos che non deve avere fine, solo divenire.

Giobbe doveva morire perchè non ha mai combattuto sul piano della comprensione della sua situazione e si è arreso al gioco di altri (non è stato dunque valoroso nell'azione volontaria e propositiva), che lo usano come utile strumento per verificare tesi e postulati che vanno oltre l'intellegibilità umana (non è valoroso nemmeno per scherzo della ragione, cioè per la scelta degli dei, ovvero per quello che più tardi chiameranno religione). Queste tesi sono sempre valide, senza contraddizione o mezze misure. Gli esseri supremi hanno tutto dalla loro parte: l'assolutezza di un ragionamento eternamente corrispondente al vero, anche quando negano la semplicità della vita a chi, per sua natura come l'uomo, nasce nudo e infelice. Che lo facciano da un dolore provocato dal dubbio, poco importa. Hanno la ragione di verificare la tenuta della fede di chi non può mai difendersi e, nonostante ciò, accetta la sofferenza con spirito di sacrificio. Sacrificio a cosa, però: Povero uomo che sopporti la tua esistenza ridotta a niente nelle cose più strategiche, per il semplice fatto che non comprendi. Negandosi la vita, avrebbe riaffermato la totale indipendenza dalla volontà di superiori che ama (Dio) e che ripudia (Satana). Avrebbe mostrato, che il dubbio degli dei era perfettamente in linea con la loro mediocre invidia "umana, troppo umana". Tanto valoroso da "non essere mai rancoroso verso la sorte avversa" che poi, alla fine, non completa il suo "non" con la negazione stessa della vita? Per il rispetto del dono divino? E poi il "mito mostra che..." tanta sottomissione porta alla redenzione di ciò di cui è stato privato, con quantità superiori e qualitativamente apprezzabili. Inaccettabile siffatta conclusione. Non c'è valore e Giobbe non è un valoroso.

Non sono piccino, sono un uomo e dispongo dell'esistere come meglio credo. Mi salvo e paro il culo, togliendomi la vita: perchè a voi, dei iperuranici, rimanga la mediocrità del dubbio della mia superiorità, ovvero la concreta certezza della mia reale superiorità.

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Re: (OT) Vita da single

#396 Messaggio da Helmut »

Ragest ha scritto:Accettare e sottomettersi è sintomo di immenso valore
Non sempre.
Il valoroso é tale anche quando sa ribellarsi: alle avversità, al destino cinico, a una società ingiusta.

Ma accetta l'imponderabile, l'impossibile, le forze superiori a lui. :o
"Innalzare templi alla virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio."

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Re: (OT) Vita da single

#397 Messaggio da Ragest »

Helmut ha scritto:
Ragest ha scritto:Accettare e sottomettersi è sintomo di immenso valore
Non sempre.
Il valoroso é tale anche quando sa ribellarsi: alle avversità, al destino cinico, a una società ingiusta.

Ma accetta l'imponderabile, l'impossibile, le forze superiori a lui. :o
Appunto non c'è valore ad essere valorosi.
Troppo meccanico, ora accettare, ora combattere, ora sottomettersi, ora reagire. Prima "non", poi "può": la costante è che non è lui a tenere il filo della sua scelta; aspetta sempre un evento altro da se.
La vita a cui si oppone nelle cose semplici (alle avversità, al destino cinico, a una società ingiusta), hanno lo stesso valore delle forze a lui non conoscibili.
Un valoroso è dunque una risposta ad una situazione esterna, non è mai una presa di coscienza interna alienata dai contesti tangibili o inconoscibili. Non è un valoroso: è uno che non ha capito che deve vivere per morire. I suoi valori non sono valorosi.

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Re: (OT) Vita da single

#398 Messaggio da Helmut »

Ragest ha scritto:Un valoroso è dunque una risposta ad una situazione esterna, non è mai una presa di coscienza interna alienata dai contesti tangibili o inconoscibili. Non è un valoroso: è uno che non ha capito che deve vivere per morire. I suoi valori non sono valorosi.
Nulla di più sbagliato.
Il valoroso é uno che vive per vivere.
E se le gioca tutte. :o
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Re: (OT) Vita da single

#399 Messaggio da scb »

Helmut ha scritto:
Ragest ha scritto:Un valoroso è dunque una risposta ad una situazione esterna, non è mai una presa di coscienza interna alienata dai contesti tangibili o inconoscibili. Non è un valoroso: è uno che non ha capito che deve vivere per morire. I suoi valori non sono valorosi.
Nulla di più sbagliato.
Il valoroso é uno che vive per vivere.
E se le gioca tutte. :o
Forse arrivate a conclusioni diverse semplicemente perchè date un valore diverso alla vita e al vivere :o
Per il mio ego può bastare che SCB mi citi nella sua firma, tutto il resto è noia.
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Re: (OT) Vita da single

#400 Messaggio da Ragest »

Helmut ha scritto:
Ragest ha scritto:Un valoroso è dunque una risposta ad una situazione esterna, non è mai una presa di coscienza interna alienata dai contesti tangibili o inconoscibili. Non è un valoroso: è uno che non ha capito che deve vivere per morire. I suoi valori non sono valorosi.
Nulla di più sbagliato.
Il valoroso é uno che vive per vivere.
E se le gioca tutte. :o
No, deve vivere perchè deve morire. Unico evento esterno inevitabile, almeno apparentemente. Se è la morte esterna da me, allora io attendo la morte senza essere un valoroso. Ma la morte, nella sua presenza concreta, dà senso al suo essere. Di vivere non gliene deve fregare niente. Non aspetto il male per morire; io sono già la mia morte. Io decido, perchè ho imparato ad essere.
Si gioca tutto? no, solo quello che gli si presenta davanti nella sua personale cronologia, che poi un manipolo di falsi professori, gli ha detto chiamarsi vita. Non emerge di sua ragione e volontà da se stesso, dagli altri, dal mondo: un problema esterno lo porta o a "non fare" o a "fare" e in entrambi i casi sarà un valoroso 8troppo facile e meccanico); è inutile, è una marionetta mossa, ancora, da mille superstizioni. Non è un valoroso. Non ha valore di suo. Non sceglie mai.

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Re: (OT) Vita da single

#401 Messaggio da ziggy7 »

Pimpipessa ha scritto:

volpe?????

non "andare oltre i preliminare" ?????' è questo il massimo a cui aspiri????? :evil: :evil: :evil:

non vorresti una ragazza con cui condividere gioie, vacanze, prime volte, momenti di dolcezza, passione ...
ma anche qcuno con cui confrontarsi, una spalla quando sei giù...una persona in grado di farci vedere l'altro lato della medaglia...

insomma una compagna .... :roll:
mi sa che il problema non sta tanto nel "non vorresti"...
c è sempre tanta musica nell' aria -- a cup of tea would restore my normality-- “Non vi è alcuna strada che porta alla pace: la pace è la via” nulla contro l'utente Tenz

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Re: (OT) Vita da single

#402 Messaggio da ziggy7 »

Helmut ha scritto:
Ragest ha scritto:E non venite a dirmi che bisogna essere valorosi.
E invece bisogna proprio esserlo.

Il valoroso si distingue, e le donne di questo se ne accorgono.
Il valoroso è paziente, si autocontrolla;
non è invidioso,
non si vanta,
non si gonfia,
non manca di rispetto,
non cerca il suo interesse,
non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità.
Il valoroso crede, spera, sopporta e non molla mai.
e gode di una discreta dose di brezza notturna garantita...a quanto ho capito
c è sempre tanta musica nell' aria -- a cup of tea would restore my normality-- “Non vi è alcuna strada che porta alla pace: la pace è la via” nulla contro l'utente Tenz

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Re: (OT) Vita da single

#403 Messaggio da Antonchik »

Ragest ha scritto:
Antonchik ha scritto:
Ragest ha scritto:
Antonchik ha scritto:
Per questo ti riconsiglio la rilettura de "Il Libro di Giobbe", facendo particolare attenzione alla pacata ribellione retorica, non armata, pacifista (ahitè!) dell'uomo, già disceso grazie all'intervento di Satana che recita la parte del demiurgo indiretto, verso il collerico dio del Vecchio Testamento.
La conclusione distrugge tutto: la redenzione della situazione attraverso un intervento superiore nella forma e nella conoscenza che gratifica il valoroso di quei beni o affetti, che da valoroso, ha dovuto ripudiare, suo malgrado e con sopportazione saggia dell'inevitabile. Non ci siamo, secondo me. Ne nasce una falsa morale, del resto in linea con tutta l'etica proto-cristiana, per cui vi è sempre salvezza nella fede; vi è sempre miglioramento umano prima di tutto nella sofferenza; c'è valore nella negazione del pensiero proprio che, umanamente, è debole anzi debolissimo. Accettare e sottomettersi è sintomo di immenso valore; purchè ciò sia fatto in nome di un criterio di riscatto eterno dell'anima, che si specchia in una fede dogmatica. Giobbe doveva morire. Da valoroso doveva negarsi la vita con tutto ciò che aveva già perso.

Un valoroso, non può semplicemente non essere e da queste infinite negazioni logiche, derivare il suo stato immanente nella realtà, nella vita, nel senso del suo destino, di esistere in maniera superiore o differente da lresto. Deve essere in un modo suo, accettiamo questa particolarità indivuduale, ma essere. Chi vuole emergere o semplicemente distinguersi dal "non", non è mai stato e mai sarà. Non avrà mai il passo danzate e l'occhio ridente, di chi invece si è abbastanza sporcato nella vita. Per questo combatterò sempre ogni valoroso, come qui inteso.. Non c'è valore ad essere valorosi.
La seconda parte del tuo post rappresenta un'ideale ("combatterò sempre ogni valoroso"), e quindi una mezza verità, che come sappiamo, sta nel mezzo.

Per quanto riguarda la prima, che Giobbe doveva morire, lo dici tu.

Io direi che Giobbe, comportandosi come avversario sconfitto, vince su tutta la linea. Alimentando tralaltro il seme del sospetto presente in Yavhè. Il sospetto che l'uomo avesse una marcia in più, il sospetto instillato proprio dal Dubbio (Satana), e che ha scatenato tutto.
Non è una mezza verità è il mio modo di essere, assolutamente valido, per me, e imponibile a tutti come lo è il credo del valoroso, che proprio per il semplice fatto di non essere si vuole affermare in ogni consesso: umano-relazionale, civile, economico. Due facce di una stessa medaglia sfregiata, ma che risplendono alla luce del gioco delle vite. Tutte e due imponibili in un polemos che non deve avere fine, solo divenire.
Permettimi di risponderti nuovamente.

Un modo di essere, non è imponibile, perchè è essenzialmente unico ed univoco. Il problema è che un modo di essere lega inevitabilmente a mezze verità, dato che la Verità perfetta delle cose si presenta soltanto in assenza dell'individuo, quando i limiti (il corpo, o la mente, ad esempio) che lo caratterizzano come unicità vengono a mancare.

Un credo, un ideale, invece, a sua volta è distante dalla verità in sè perchè presuppone delle rinunce, dei compromessi, riguardo all'unicità individuale ma crea un altro set di limiti (la bandiera, o la razza, ad esempio) in favore di un sistema di valori che raduni un collettivo. Nel caso delle tavole di Mosè ad esempio assistiamo alla nascita di un patriarcato (sempre strettamente associato ai credo) che supera il paganesimo e si riunisce sotto l'unico Cielo di Yavhè (con la proeizione dell'ombra su Satana).

Tralaltro non credo che il valoroso sia nell'ambito del non essere. Il valoroso esiste, e proprio per questo è in potenza di agire. Ma non agisce determinate emozioni; nel caso suddetto perchè Yavhè è collerico e vendicativo. L'umanità sceglie chiaramente: sgusciata via dall'uroboro dei culti matriarcali, si affida all'uroboro paterno, abbandonandosi, come valoroso, alla cosiddetta "sindrome di Isacco".
Ragest ha scritto:Giobbe doveva morire perchè non ha mai combattuto sul piano della comprensione della sua situazione e si è arreso al gioco di altri (non è stato dunque valoroso nell'azione volontaria e propositiva), che lo usano come utile strumento per verificare tesi e postulati che vanno oltre l'intellegibilità umana (non è valoroso nemmeno per scherzo della ragione, cioè per la scelta degli dei, ovvero per quello che più tardi chiameranno religione). Queste tesi sono sempre valide, senza contraddizione o mezze misure. Gli esseri supremi hanno tutto dalla loro parte: l'assolutezza di un ragionamento eternamente corrispondente al vero, anche quando negano la semplicità della vita a chi, per sua natura come l'uomo, nasce nudo e infelice. Che lo facciano da un dolore provocato dal dubbio, poco importa. hanno la ragione di verificare la tenuta della fede di chi non può mai difendersi e, nonostante ciò, accetta la sofferenza con spirito di sacrificio. Sacrificio a cosa, pero: Povero uomo che sopporti la tua esistenza ridotta a niente nelle cose più strategiche, per il semplice fatto che non comprendi. Negandosi la vita, avrebbe riaffermato la totale indipendenza dalla volontà di superiori che ama (Dio) e che ripudia (Satana). Avrebbe mostrato, che il dubbio degli dei era perfettamente in linea con la loro mediocre invidia umana. Tanto valoroso da "non essere mai rancoroso verso la sorte avversa" che poi, alla fine, non completa il suo "non" con la negazione stessa della vita? Per il rispetto del dono divino? E poi il "mito mostra che..." tanta sottomissione porta alla redenzione di ciò di cui è stato privato, con quantità superiori e qualitativamente apprezzabili. Inaccettabile siffatta conclusione. Non c'è valore e Giobbe non è un valoroso.

Non sono piccino, sono un uomo e dispongo dell'esistere come meglio credo. Mi salvo e paro il culo, togliendomi la vita: perchè a voi, dei iperuranici, rimanga la mediocrità del dubbio della mia superiorità, ovvero la concreta certezza della mia reale superiorità.
Qui non sono per nulla d'accordo.

Il presupposto errato che macchia la tua analisi, pregiata dal punto di vista della capacità argomentativa, è il discorso sull'omniscienza.

Yavhè non agisce a partire dall'omniscienza, perchè è semplicemente incosciente, e quindi nella sua brama di lodi sperticate non ha bisogno di essere previdente. Difatti si comporta proprio come un incosciente!

Andrei piano col definire l'azione di Satana coperta dall'omniscienza, visto che egli stesso è l'ombra (derivata dal dubbio) di Yavhè. Se lo consideriamo da un punto di vista narrativo, e cioè come un personaggio dotato di individualità, egli parte da una posizione di omniscienza, ma potrebbe essere anche il risultato di una semplice attività logica (e tutti sanno che la logica l'ha inventata lui) al servizio di una grande lungimiranza, perchè sa che per battere Yavhè e vincere la scommessa, deve porre l'uomo in una situazione in cui sia costretto al salto di coscienza (qui Satana fa il bravo figlio). E quale miglior metodo del dolore come allenamento per la coscienza?

Uccidendosi, avrebbe violato un comandamento, consegnandosi nelle mani del collerico dio, dandogli la soddisfazione che cercava e rassicurandolo (sono io il più forte). Avrebbe vinto il dio veterotestamentale su tutta la linea, anche perchè, svanito il dubbio, anche Satana avrebbe perso.

Ammettendo la sua inferiorità Giobbe eleva la sua coscienza al di sopra di quella di Yavhè.

E lascia tralaltro a quest'ultimo un desiderio (prima invidia), spinto giù negli antri più bui del suo essere, di farsi uomo.
Guarda attentamente, poichè ciò che stai per vedere non è più ciò che hai appena visto.

Ho vissuto per molto tempo nell'oscurità perché mi accontentavo di suonare quello che ci si aspettava da me, senza cercare di aggiungerci qualcosa di mio.

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Re: (OT) Vita da single

#404 Messaggio da dboon »

ma si e' andati a finire a Giobbe

:gomma: :gomma:

valoroso la prossima volta prova a usare
questo

http://www.morenasex.net/html/cderotico/cderotico.html

per me e' un pacco

:DDD
"Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore." Ennio Flaiano
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi

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Re: (OT) Vita da single

#405 Messaggio da Ragest »

Antonchik ha scritto:.
Sulla onniscenza: è evidente che Yavhè e Satana lo sono. Tanto in senso assoluto, quanto relativo a Giobbe. E spiego.
Il Dio che da la vita non cerca le lodi, le conosce già. Crea la vita e la necessità che hanno i mortali di esistere e conservarsi (stringe, dunque, l'umanità nella morsa del bisogno prorpio nell'espressione del maggior atto d' amore? non è dunque amore... ma poi l'agiografia evangelica risolverà tutto, con il sacrificio sulla croce), sono lodi immanenti nell'agire di Dio. Pretende una ennesima prova di fede a chi, si presuppone non possa fare altro. Conosce già il risultato. L'altro, Satana conosce come instillare il dubbio nell'uomo e pretende di farlo in chi si presuppone, non possa resistergli. Tutti e due sono ad un livello di comprensione infinitamente superiore. Già sanno in maniera assoluta. Già avvelenano l'esistenza a Giobbe che non sceglie, fino a quando non si presenta la necessità della stessa. La malattia stessa è un segno della loro onniscenza. Giobbe si ammala e sopporta tutto. La malattia è segno dell'onniscenza perchè la perdita dei beni è accettabile e rientra negli errori dell'uomo, ma la malattia è figlia di un disegno troppo superiore. E lì Giobbe non si ribella, proprio perchè cvapisce che si confronta con ciò che è infinitamente superiore. Quindi l'uomo si deve piegare, per forza di cose (Satana); no deve sopportare (Yavhè)? Giobbe non aveva precedentemente scelto nulla: i suoi valori non esistevano; credeva prima della prova e crederà dopo e per questo sarà ricompensato. Non è un valoroso. Se avesse scelto di vivere per morire, avrebbe deciso di non consegnarsi nelle mani del collerico Dio, bensì nelle vane promesse di Satana; o forse di essere semplicemente se stesso di fronte all suo orizzonte di vita, cioè la negazione della stessa. Infrangere un comandamento, ecco il valoroso. Che poi è l'argomentazione del valoroso alla Helmut: Lo fa perchè sceglie, sua sponte, di terminare con assoluta autonomia il regalo di Dio: termiina quello che ha di divinità in lui, e magari abbraccia Satana, o più semplicemente si riconsegna alla sua divinità. se stesso. In entrambi i casi, non capisce cosa si agita sopra e dentro di lui. L'inferiorità di Yavhè resta solo teorica: rimane sempre il dubbio se fosse uno scherzo della ragione, la prova, o la voglia di riaffermare la superiorità della copscienza delle divinità. Giobbe sopravvive alla sua scelta senza valore. Invece di essere a se stesso Dio, giudice e giustiziere. E non sarebbe stata una scelta logica, quindi satanica. Sarebbe stato un atto di prima nascita per Giobbe. Così condanna l'uomo a vivere di un valore che non è valore.




Sulla prima parte.
Una verità assoluta esiste: è quella dell'uomo che ha già scelto. La sua affermazione è sempre esclamativa e non attende mai risposte contrarie. L'uomo si afferma e se ricerca amore è solo perchè vuole vedere se la verità assoluta che ha scoperto è già presente nel sensibile in cui vive. cerca una falsificazione, ma poi come nei peggiori e dleteri processi gnoseologici, si accontenta di una verosomiglianza. Del resto, ogni pezzo della nostra storia occidentale è volta alla comprensione della natura per la sua dominazione. Non abbiamo mai compreso quanta verità assoluta possa esserci in essa, abbiamo capito che esiste e desideriamo impadronircene per tendere alla morte; ma ogni porzione di conoscenza terrena, spinge quella metafisica verso il dimenticatoio. Un uomo che sceglie è, dunque, Dio a se stesso. I valori delle agenzie di socializzazione che devono controllare le sue scelte per impedire che poi, i singoli, manifestino forme di disfunzionalità sociale o devianza comportamentale, deprimono questa ricerca di Verità assoluta. Ma non la sopprimono mai del tutto. Un'umanita che sceglie ciò che non comprende è un'umanità che non ha fatto una scelta, non è libera. Si impone, la sovrastruttura relazionale, di essere la mia verità a me stesso, perchè non posso lasciare aperta la partita per la ricerca della verità assoluta. Ma il vero valoroso ha già scelto, non attende di subire le conseguenze delle situazione esperibili o infinitamente superiori. Inoltre non vedo Satana come un ombra nata dal dubbio di Yavhè: lo vedo come una coscienza pari a quella del creatore, in quanto perfetto esempio dell'autonomia del suo contrario. Satana stesso potrebbe esistere perchè ha scelto di essere a se stesso Dio; la codificazione della liturgia del male, ce lo fa vedere come altro e perfettamente contrario a Dio, ma non è così. Una metainterpretazione, utile a scopo storico, ma non ontologico.

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