@kapedag
Non usare la tua ottima dialettica per capovolgere il senso di un discorso.
kapedag ha scritto:Unclescrooge ha scritto:
Semplicemente rispetto .... quello in cui credo.
Non mi identifico nel "vostro" pensiero ma capisco il "vostro" pensiero.
Capirlo non vuol però dire consentirlo, almeno nell'ambito dove la mia responsabilità è chiamata in causa.
Rispettare quello in cui si crede è il minimo, pretendere che diventi un credo per gli altri è diverso.
Capire il pensiero altrui, spesso, non vuole dire rispettarlo; non conosco unc.. e qundi non so come la pensi.
Non consentire nell'ambito delle proprie responsabilità può essere un dovere - e qui concordo. Oppure un piacere, quando si traduce in un interpretazione del rispetto di quello in cui si crede - e qui dissento.
Io ho scritto qualcosa di molto differente da come lo hai riportato tu.
Ho detto che capisco e rispetto il "vostro" credo ma non sono tenuto a consentirlo né a farlo diventare il "mio".
Soprattutto non provo piacere o dispiacere ad applicare una regola.
La regola la applico perché è stata stabilita, codificata e resa tale da chi mi paga.
Quando non riterrò corretta tale regola la contesterò al mio datore di lavoro o smetterò di fare quel mestiere.
Il limite, come già detto, scatta quando il credo di qualcuno cozza con le regole del padrone di casa, che io e i miei colleghi rappresentiamo.
Se io nei miei viaggi di lavoro entro in una moschea, non posso pretendere che il muezzin tolleri che io entri con le scarpe.
Ci sono due scelte...
O non ci entro se voglio tenere le scarpe o accetto che benché capisca che non sono musulmano e sappia che in una chiesa cattolica sia permesso di entrare con le scarpe, nella migliore delle ipotesi quello possa leggermente irritarsi.
O forse tu, kapedag, lasci che uno sconosciuto entri in casa tua e faccia quello che gli pare?