Drogato_ di_porno ha scritto:Il grande risultato dell'intervento Nato in Libia? L'avvento della sharia
http://www.loccidentale.it/node/110981
PS.: che siano borghesi lo testimonia il fatto che sono una minoranza
e cmq c'era una forte divisione tribale oltreche sociale
Divisione che probabilmente si accentuerà:
http://temi.repubblica.it/limes/la-guer ... dafi/28321
La fine di Gheddafi ha segnato anche la fine di un’era per la Libia moderna, e quella della guerra così come è intesa in senso tradizionale. Gli ex ribelli, ora rivoluzionari, hanno cambiato la loro posizione nel giro di tre mesi: da area di potere minoritaria a veri padroni del paese.
Come in tutte le guerre civili l’epilogo è stato tragico. Il modo disumano con cui sono stati giustiziati Gheddafi e il figlio Muatassim rimarrà come un segno indelebile sulla nuova Libia, insieme alle migliaia di persone detenute in carceri improvvisate in tutto il paese. Quale Libia poi uscirà da questa guerra civile non lo sa ancora nessuno. Mahmoud Jibril ha parlato di elezioni in otto mesi: una data poco credibile e un mero slogan pubblicitario.
Paesi molto più sviluppati a livello di società civile e di interesse alla politica, come la Tunisia, ci hanno messo più tempo per andare alle urne. In Libia invece non esiste società civile né una classe di intellettuali. Pochissimi leggono libri o giornali. Tripoli non ha un teatro o un cinema. Ma la cosa più grave è che la popolazione, per la stragrande maggioranza, non ha nessuna cognizione di cosa siano la politica e il multipartitismo, nè ovviamente di cosa sia una democrazia.
Se è vero che Seif al-Islam è riuscito a fuggire in Niger insieme ad altre centinaia di miliziani, nei prossimi mesi la situazione potrebbe essere ancora instabile, soprattutto nel sud della Libia. I rapporti con i Tuareg sono da anni consolidati e la zona di confine tra i due paesi è porosa e poco controllata. Seif è stato dichiarato dalle tribù dei Ghaddafa, dei Warfalla e da quelle a loro alleate come il naturale detentore del potere in Libia.
La pacificazione del territorio e la fine della guerra sancita ufficialmente a Bengasi (e non a Tripoli, la capitale) non faranno finire il conflitto interno. Prova ne è che dopo Zuwarah, nelle zone di Riqdalin e Shaltan, fino a pochi giorni fa i Thuwar, i rivoluzionari, erano continuamente presi di mira da miliziani e civili lealisti.
La Libia non è stata pacificata. Non lo è neanche Tripoli, dove i sostenitori del Colonnello sono usciti, armi alla mano, nuovamente da Abu Slim il 14 ottobre scorso. Anche altri quartieri della capitale sono ‘irrequieti’. Riguardo la morte del Rais i lealisti tacciono.
Se passeranno a una lotta clandestina di stampo terroristico, dipende da se siano riusciti o meno a creare una rete capace di operare a Tripoli e in altre città. Ma il problema della spartizione del potere tra milizie e tribù uscite vincitrici dal conflitto potrebbe determinare giochi di alleanze nuove tra coloro che saranno delusi o verranno tagliati fuori dalla divisione di cariche e prebende nel nuovo assetto del paese.
Misurata e Zintan non vogliono le tribù che fino all’ultimo hanno sostenuto Gheddafi, e vogliono avere un peso maggiore rispetto ai confratelli di Bengasi, bloccati per mesi sul fronte di Brega e accusati di non aver fatto la guerra quanto loro. Chi è entrato a Tripoli e ha conquistato Bani Walid e Sirte, pagando il prezzo più alto in termini di vite umane, sono sempre loro, le milizie più agguerrite e armate del paese.
I was having fish n chips with my dad this week. He had cod, I had plaice. He said: good cod! I said, space is the plaice! - Sun Ra