[O.T.] Crisi economica

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super_super
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3076 Messaggio da super_super »

cicciuzzo ha scritto:l'Italia è messa male, il resto del mondo non mi pare messo così meglio..... forse il Nord Europa è veramente un'isola "quasi" felice, però ci sarà un motivo se c'è un numero di suicidi elevatissimo......
Basta con questa leggenda del numero di suicidi elevatissimo nel nord europa :

http://en.wikipedia.org/wiki/Suicide_rate

ci si suicida più frequentemente in Francia che in Scandinavia

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cicciuzzo
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3077 Messaggio da cicciuzzo »

sarà, ma io in Norvegia ho zero voglia di andarci a vivere, magari a Cannes un pò di più
Il sentimento più sincero rimane sempre l'erezione

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super_super
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3078 Messaggio da super_super »

cicciuzzo ha scritto:sarà, ma io in Norvegia ho zero voglia di andarci a vivere, magari a Cannes un pò di più
gusti io andrei in Norvegia , certo non in uno dei paesetti sperduti

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Capitanvideo
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3079 Messaggio da Capitanvideo »

Nessun governo e il paese va
La formula magica del Belgio

I partiti incapaci da oltre un anno di trovare un’intesa. Ma amministrazione ed economia funzionano
C’è un paese nel cuore di quest’Europa sofferente che se la cava meglio degli altri. Il suo deficit pubblico è in netto miglioramento: era del 4,6 nel 2010, è del 3,6 nel 2011, sarà del 2,8 nel 2012. La sua crescita è superiore alla media: nel 2010 era stata del 2 per cento contro l’1,7 della zona euro, nel primo trimestre di quest’anno è stata dell’1 per cento contro lo 0,8 e il trend continua. Crolla la Grecia, trema l’Italia, persino la Francia sente franare il terreno sotto i piedi e la Germania cammina sulle uova. Ma il Belgio no, offre cifre virtuose e comportamenti diligenti. Quelli della Standard&Poor’s sono frustrati: avevano pronto il pollice verso, ma hanno dovuto rimettere la mano in tasca. Qual è il segreto del Belgio? Semplice, vien da dire: è senza governo dalla bellezza di 452 giorni. Una vacanza di potere che neanche l’Iraq dopo la guerra, che ce ne mise 289 per formare un esecutivo. Il Belgio è dunque acefalo, ma non per questo paralizzato. Nessun ictus istituzionale, nessuna paresi della macchina pubblica, nessun meccanismo fuori controllo. Le pensioni vengono regolarmente pagate, le immondizie puntualmente (quasi) raccolte, i malati normalmente curati e rimborsati, l’ordine pubblico decentemente garantito. I treni sono un po’ in ritardo, ma questo da sempre. Che il buon governo corrisponda a nessun governo?

In verità un governo c’è, guidato dal signor Yves Leterme. Sta lì dal 13 giugno del 2010, che fu giorno di elezioni politiche. Avrebbe dovuto curare gli “affari correnti” per qualche settimana in attesa di un esecutivo pienamente politico, figlio legittimo delle urne. Come si sa, la situazione s’imballò: nelle Fiandre il partito separatista fiammingo N-Va aveva sfiorato il 30 per cento, e gli altri non trovavano un punto di mediazione. Mentre Yves Leterme fungeva da “reggente”, si apriva un negoziato parallelo che dura tuttora, affidato all’intelligenza politica di Elio Di Rupo, socialista vallone di origini italiane. Sotto la sua guida, ogni tanto si ritrovano attorno ad un tavolo otto leader di partito. Senza fretta, per carità.
La settimana scorsa, per esempio, la riunione è saltata perché il verde Jean Michel Javaux, che è anche sindaco dell’amena cittadina di Amay, doveva imperativamente partecipare al consiglio comunale: si trattava di votare l’acquisto di una nuova macchina per i vigili e di un nuovo computer, mica bubbole. Di Rupo ha ancora una mesetto per concludere. Dopodiché, o partorisce un nuovo esecutivo di cui sarà il primo ministro (il primo vallone francofono da 32 anni a questa parte, e anche il primo omosessuale dichiarato al vertice di un paese europeo), oppure si torna alle urne.

Come si vede, non è che manchi il governo in senso stretto. Manca piuttosto il gioco politico dei partiti, confinato da un anno e mezzo nella stanza degli otto leader. Di conseguenza manca il conflitto parlamentare in tutta la sua gloria, che in Italia conosciamo bene. La reggenza di Yves Leterme sarà anche un vulnus per la democrazia belga, ma comporta alcuni vantaggi. Primo: le spese ministeriali sono ridotte al minimo. Secondo: il primo ministro reggente lavora al riparo dalle baruffe parlamentari tra valloni e fiamminghi, può quindi operare in base al buonsenso e non al punto minimo di mediazione. Terzo: lo stesso Leterme è esentato dall’adozione di misure di carattere elettoralistico, e ha potuto presentare una finanziaria non inquinata (per intendersi, priva di assatanati emendamenti localistici o corporativi: anche questi in Italia li conosciamo bene).

Nel contempo il premier può svolgere senza patemi i compiti di competenza del governo federale, reggente o meno che sia: ha presieduto l’Unione europea nel secondo semestre dell’anno scorso, e ha anche spedito qualche F-16 in Libia con l’approvazione unanime del parlamento.Esteri e difesa, infatti, come la sicurezza sociale, il 95 per cento della fiscalità, gli indirizzi economici, le telecomunicazioni, insomma tutto ciò che tocca l’“interesse nazionale”, è di competenza del governo centrale. Il resto, è bene sapere, è affidato ad altri cinque governi, regionali e comunitari. È il federalismo che tiene in piedi il corpaccione belga, o quantomeno che gli assicura un’agevole sopravvivenza da 452 giorni. Non lo mette al riparo, invece, da una possibile evaporazione statuale e politica di tipo jugoslavo, pur in assenza di conflitto armato. Evitarlo sarebbe compito delle forze politiche, per ora in naftalina. Ma questa è un’altra storia, né amministrativa né contabile.

da Il Fatto Quotidiano dell’8 settembre 2011
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3080 Messaggio da Kronos »

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Re: [O.T.] Crisi economica

#3081 Messaggio da tiffany rayne »

La crisi del capitalismo è dovuta al fatto che c'è poco capitalismo nel mondo.

I paladini del capitalismo tirano fuori sempre questa storia.

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Capitanvideo
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3082 Messaggio da Capitanvideo »

tiffany rayne ha scritto:La crisi del capitalismo è dovuta al fatto che c'è poco capitalismo nel mondo.

I paladini del capitalismo tirano fuori sempre questa storia.
Cosa c'entra il capitalismo col fallimento degli stati?

Anche il debito pubblico e' capitalista?
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3083 Messaggio da Parakarro »

Capitanvideo ha scritto:
tiffany rayne ha scritto:La crisi del capitalismo è dovuta al fatto che c'è poco capitalismo nel mondo.

I paladini del capitalismo tirano fuori sempre questa storia.
Cosa c'entra il capitalismo col fallimento degli stati?

Anche il debito pubblico e' capitalista?
se serve per finanziare ditte private in crisi, banche che sperperano e aziende che sbagliano... SI SI E ANCORA SI!

Ricorda "non c'è peggior comunista di un capitalista in crisi"

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Capitanvideo
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3084 Messaggio da Capitanvideo »

Parakarro ha scritto: se serve per finanziare ditte private in crisi, banche che sperperano e aziende che sbagliano... SI SI E ANCORA SI!

Ricorda "non c'è peggior comunista di un capitalista in crisi"
Ma su questo sono d'accordissimo. E non dire che non ne parlo mai, non faccio altro che sparare contro salvataggi di aziende e banche (contro silvio e Alitalia ad esempio)
Cmq spesso gli aiuti alle aziende in crisi hanno ben poco di capitalista, nascondono solo la volontà di mantenere l'occupazione a fondo perduto. Geniale.

Cmq ricordati anche le pensioni retributive agli statali, la burocrazia (oltre 4 milioni di stipendi), gli amortizzatori sociali, i 100 miliardi alla sanità ecc ecc....

Fino a quando la gente non si renderà conto che non crei ricchezza stampando carta straccia la situazione sarà questa.

Per fortuna manca poco. Forza Tasman.
Ultima modifica di Capitanvideo il 10/09/2011, 23:29, modificato 1 volta in totale.
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3085 Messaggio da Capitanvideo »

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Re: [O.T.] Crisi economica

#3086 Messaggio da Mr. G »

Tasman ha scritto:
Parakarro ha scritto:Immensa stima per chi ha il coraggio di andarsene
Ormai è ufficiale: Parto per laTasmania il 15 Gennaio 2012 con mia figlia (16 anni) . La iscrivo in una scuola Australiana,le farò da tutor,la casa me la trovano i miei amici Australiani. Stò preparando i documenti,spero di essere abbastanza forte per affrontare tutto questo.Stò male a pensarci,ma ormai è una scelta obbligata.
Ho 45 anni,una piccola impresa di trasporti dal 1994,a oggi,dire che mi sono rotto i coglioni,è un eufemismo. Devo pensare al futuro di mia figlia,mi costerà lacrime e sangue,ma, mai come adesso è giusto provare a ricominciare da zero. Mi viene da piangere,e non stò scherzando.
Ti auguro tantissima fortuna Taz :wink:


______________________________________________________________________


Passo questo articoletto, di Franco Berardi

IL LUNGO PURGATORIO CHE CI ATTENDE

“L’operaio tedesco non vuol pagare il conto del pescatore greco.” dicono i pasdaran dell’integralismo economicista. Mettendo lavoratori contro lavoratori la classe dirigente finanziaria ha portato l’Europa sull’orlo della guerra civile. Le dimissioni di Stark segnano un punto di svolta: un alto funzionario dello stato tedesco alimenta l’idea (falsa) che i laboriosi nordici stiano sostenendo i pigri mediterranei, mentre la verità è che le banche hanno favorito l’indebitamento per sostenere le esportazioni tedesche. Per spostare risorse e reddito dalla società verso le casse del grande capitale, gli ideologi neoliberisti hanno ripetuto un milione di volte una serie di panzane, che grazie al bombardamento mediatico e alla subalternità culturale della sinistra sono diventati luoghi comuni, ovvietà indiscutibili, anche se sono pure e semplici contraffazioni. Elenchiamo alcune di queste manipolazioni che sono l’alfa e l’omega dell’ideologia che ha portato il mondo e l’Europa alla catastrofe:

Prima manipolazione:
riducendo le tasse ai possessori di grandi capitali si favorisce l’occupazione. Perché? Non l’ha mai capito nessuno. I possessori di grandi capitali non investono quando lo stato si astiene dall’intaccare i loro patrimoni, ma solo quando pensano di poter far fruttare i loro soldi. Perciò lo stato dovrebbe tassare progressivamente i ricchi per poter investire risorse e creare occupazione. La curva di Laffer che sta alla base della Reaganomics è una patacca trasformata in fondamento indiscutibile dell’azione legislativa della destra come della sinistra negli ultimi tre decenni.

Seconda manipolazione:
prolungando il tempo di lavoro degli anziani, posponendo l’età della pensione si favorisce l’occupazione giovanile. Si tratta di un’affermazione evidentemente assurda. Se un lavoratore va in pensione si libera un posto che può essere occupato da un giovane, no? E se invece l’anziano lavoratore è costretto a lavorare cinque sei sette anni di più di quello che era scritto nel suo contratto di assunzione, i giovani non potranno avere i posti di lavoro che restano occupati. Non è evidente? Eppure le politiche della destra come della sinistra da tre decenni a questa parte sono fondate sul misterioso principio che bisogna far lavorare di più gli anziani per favorire l’occupazione giovanile. Risultato effettivo: i detentori di capitale, che dovrebbero pagare una pensione al vecchietto e un salario al giovane assunto, pagano invece solo un salario allo stanco non pensionato, e ricattano il giovane disoccupato costringendolo ad accettare ogni condizione di precariato.

Terza manipolazione:
Occorre privatizzare la scuola e i servizi sociali per migliorarne la qualità grazie alla concorrenza. L’esperienza trentennale mostra che la privatizzazione comporta un peggioramento della qualità perché lo scopo del servizio non è più soddisfare un bisogno pubblico ma aumentare il profitto privato. E quando le cose cominciano a funzionare male, come spesso accade, allora le perdite si socializzano perché non si può rinunciare a quel servizio, mentre i profitti continuano a essere privati.

Quarta manipolazione:
I salari sono troppo alti, abbiamo vissuto al disopra dei nostri mezzi dobbiamo stringere la cinghia per essere competitivi. Negli ultimi decenni il valore reale dei salari si è ridotto drasticamente, mentre i profitti si sono dovunque ingigantiti. Riducendo i salari degli operai occidentali grazie alla minaccia di trasferire il lavoro nei paesi di nuova industrializzazione dove il costo del lavoro era e rimane a livelli schiavistici, il capitale ha ridotto la capacità di spesa. Perché la gente possa comprare le merci che altrimenti rimangono invendute, si è allora favorito l’indebitamento in tutte le sue forme. Questo ha indotto dipendenza culturale e politica negli attori sociali (il debito agisce nella sfera dell’inconscio collettivo come colpa da espiare), e al tempo stesso ha fragilizzato il sistema esponendolo come ora vediamo al collasso provocato dall’esplodere della bolla.

Quinta manipolazione:
l’inflazione è il pericolo principale, al punto che la Banca centrale europea ha un unico obiettivo dichiarato nel suo statuto, quello di contrastare l’inflazione costi quel che costi.
Cos’è l’inflazione? E’ una riduzione del valore del denaro o piuttosto un aumento dei prezzi delle merci. E’ chiaro che l’inflazione può diventare pericolosa per la società, ma si possono creare dei dispositivi di compensazione (come era la scala mobile che in Italia venne cancellata nel 1984, all’inizio della gloriosa “riforma” neoliberista). Il vero pericolo per la società è la deflazione, strettamente collegata alla recessione, riduzione della potenza produttiva della macchina collettiva. Ma chi detiene grandi capitali, piuttosto che vederne ridotto il valore dall’inflazione, preferisce mettere alla fame l’intera società, come sta accadendo adesso. La Banca europea preferisce provocare recessione, miseria, disoccupazione, impoverimento, barbarie, violenza, piuttosto che rinunciare ai criteri restrittivi di Maastricht, stampare moneta, dando così fiato all’economia sociale, e cominciando a redistribuire ricchezza. Per creare l’artificiale terrore dell’inflazione si agita lo spettro (comprensibilmente temuto dai tedeschi) degli anni ’20 in Germania, come se causa del nazismo fosse stata l’inflazione, e non la gestione che dell’inflazione fece il grande capitale tedesco e internazionale.

Ora tutto sta crollando, è chiaro come il sole. Le misure che la classe finanziaria sta imponendo agli stati europei sono il contrario di una soluzione: sono un fattore di moltiplicazione del disastro. Il salvataggio finanziario viene infatti accompagnato da misure che colpiscono il salario (riducendo la domanda futura), e colpiscono gli investimenti nella istruzione e nella ricerca (riducendo la capacità produttiva futura), quindi immediatamente inducono recessione. La Grecia ormai lo dimostra. Il salvataggio europeo ne ha distrutto le capacità produttive, privatizzato le strutture pubbliche demoralizzato la popolazione. Il prodotto interno lordo è diminuito del 7% e non smette di crollare. I prestiti vengono erogati con interessi talmente alti che anno dopo anno la Grecia sprofonda sempre più nel debito, nella colpa, nella miseria e nell’odio antieuropeo. La cura greca viene ora estesa al Portogallo, alla Spagna, all’Irlanda, all’Italia. Il suo unico effetto è quello di provocare uno spostamento di risorse dalla società di questi paesi verso la classe finanziaria. L’austerità non serve affatto a ridurre il debito, al contrario, provoca deflazione, riduce la massa di ricchezza prodotta e di conseguenza provocherà un ulteriore indebitamento, fin quando l’intero castello crollerà.

A questo i movimenti debbono essere preparati. La rivolta serpeggia nelle città europee. In qualche momento, nel corso dell’ultimo anno, ha preso forma in modo visibile, dal 14 dicembre di Roma Atene e Londra, all’acampada del maggio-giugno di Spagna, fino alle quattro notti di rabbia dei sobborghi d’Inghilterra. E’ chiaro che nei prossimi mesi l’insurrezione è destinata a espandersi, a proliferare. Non sarà un’avventura felice, non sarà un processo lineare di emancipazione sociale.
La società dei paesi è stata disgregata, fragilizzata, frammentata da trent’anni di precarizzazione, di competizione selvaggia nel campo del lavoro, e da trent’anni di avvelenamento psicosferico prodotto dalle mafie mediatiche, gestite da criminali come Berlusconi e Murdoch.

L’insurrezione che viene sarà un processo non sempre allegro, spesso venato da fenomeni di razzismo, di violenza autolesionista. Questo è l’effetto della desolidarizzazione che il neoliberismo e la politica criminale della sinistra hanno prodotto nell’esercito proliferante e frammentato del lavoro.
Nei prossimi cinque anni possiamo attenderci un diffondersi di fenomeni di guerra civile interetnica, come già si è intravisto nei fumi della rivolta inglese, ad esempio negli episodi violenti di Birmingham. Nessuno potrà evitarlo, e nessuno potrà dirigere quell’insurrezione, che sarà un caotico riattivarsi delle energie del corpo della società europea troppo a lungo compresso, frammentato e decerebrato.
Il compito che i movimenti debbono svolgere non è provocare l’insurrezione, dato che questa seguirà una dinamica spontanea e ingovernabile, ma creare (dentro l’insurrezione o piuttosto accanto, in parallelo) le strutture conoscitive, didattiche, esistenziali, psicoterapeutiche, estetiche, tecnologiche e produttive che potranno dare senso e autonomia a un processo in larga parte insensato e reattivo.
Nell’insurrezione ma anche fuori di essa dovrà crescere il movimento di reinvenzione d’Europa, ponendosi come primo obiettivo l’abbattimento dell’Europa di Maastricht, il disconoscimento del debito e delle regole che l’hanno generato e lo alimentano, e lavorando alla creazione di luoghi di bellezza e di intelligenza, di sperimentazione tecnica e politica.
La caduta d’Europa (inevitabile) non sarà un fatto da salutare con gioia, perché aprirà la porta a processi di violenza nazionalista e razzista. Ma l’Europa di Maastricht non può essere difesa.
Compito del movimento sarà proprio riarticolare un discorso europeo basato sulla solidarietà sociale, sull’egualitarismo, sulla riduzione del tempo di lavoro, sulla redistribuzione della ricchezza, sull’esproprio dei grandi capitali, sulla cancellazione del debito, e sulla nozione di sconfinamento, di superamento della territorialità della politica.
Abolire Maastricht, abolire Schengen, per ripensare l’Europa come forma futura dell’internazionale, dell’uguaglianza e della libertà (dagli stati, dai padroni e dai dogmi)

E’ probabile che il prossimo passaggio dell’insurrezione europea abbia come scenario l’Italia.
Mentre Berlusconi ci ipnotizza con i suoi funambolismi da vecchio mafioso, eccitando l’indignazione legalitaria, Napolitano ci frega il portafoglio. La divisione del lavoro è perfetta. Gli indignati d’Italia credono che basti ristabilire la legalità perché le cose si rimettano a funzionare decentemente, e credono che i diktat europei siano la soluzione per le malefatte della casta mafiosa italiana. Dopo trent’anni di Minzolini e Ferrara non ci dobbiamo meravigliare che si possa credere a favole di questo genere. Il Purgatorio che ci aspetta è invece più complicato e lungo.
Dovremo forse passare attraverso un’insurrezione legalitaria che porterà al disastro di un governo della Banca centrale europea impersonato da un banchiere o da un confindustriale osannato dai legalitari.
Sarà quel governo a distruggere definitivamente la società italiana, e i prossimi anni italiani saranno peggiori dei venti che abbiamo alle spalle. E’ meglio saperlo. Ed è anche meglio sapere che una soluzione al problema italiano non si trova in Italia, ma forse (e sottolineo forse) si troverà nell’insurrezione europea.


Franco Berardi “Bifo”
Fonte; http://www.facebook.com/
10.09.2011

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Re: [O.T.] Crisi economica

#3087 Messaggio da Capitanvideo »

Beh da Bifo non mi aspettavo certo elementi condivisibili, porello, tuttavia qualcosa di giusto la dice, nel mucchio di fesserie:

Intanto parla di neoliberismo e nemmeno sa cosa sia, probabilmente per lui anche Berlusconi e' liberista.

riducendo le tasse ai possessori di grandi capitali si favorisce l’occupazione. Perché? Non l’ha mai capito nessuno. I possessori di grandi capitali non investono quando lo stato si astiene dall’intaccare i loro patrimoni, ma solo quando pensano di poter far fruttare i loro soldi. Perciò lo stato dovrebbe tassare progressivamente i ricchi per poter investire risorse e creare occupazione. La curva di Laffer che sta alla base della Reaganomics è una patacca trasformata in fondamento indiscutibile dell’azione legislativa della destra come della sinistra negli ultimi tre decenni.

Si parte in quarta, con una arrampicata che nemmeno Jennifer Jordan:
Sostiene che tassando i patrimoni l'imprenditore preferisca creare imprese.
L'imprenditore crea impresa quando ha senso, ovvio che con le regole attuali (tassazione al 60% solo i pazzi o i cinesi aprono aziende) uno investe il meno possibile. Io non assumo nessuno, ma sto valutando di aprire una filiale in Francia visto che per due anni non pago un cazzo.
Quello che dice lui non funzionerebbe nemmeno se ti tassassero il patrimonio al 90%. Nel caso i soldi vanno all'estero.

prolungando il tempo di lavoro degli anziani, posponendo l’età della pensione si favorisce l’occupazione giovanile. Si tratta di un’affermazione evidentemente assurda. Se un lavoratore va in pensione si libera un posto che può essere occupato da un giovane, no? E se invece l’anziano lavoratore è costretto a lavorare cinque sei sette anni di più di quello che era scritto nel suo contratto di assunzione, i giovani non potranno avere i posti di lavoro che restano occupati. Non è evidente? Eppure le politiche della destra come della sinistra da tre decenni a questa parte sono fondate sul misterioso principio che bisogna far lavorare di più gli anziani per favorire l’occupazione giovanile. Risultato effettivo: i detentori di capitale, che dovrebbero pagare una pensione al vecchietto e un salario al giovane assunto, pagano invece solo un salario allo stanco non pensionato, e ricattano il giovane disoccupato costringendolo ad accettare ogni condizione di precariato.

Qui avrebbe ragione, se non che non ricordo nessuno che abbia detto che bisogna prolungare l'età lavorativa per creare occupazione. Ma dove l'ha sentita? Casomai si ammette che lo si fa per risparmiare sulla pensione. Poi che la pensione al vecchio la paghi l'imprenditore da dove esce? Si pagano i contributi e al raggiungimento dell'età la pensione la paga lo Stato. Anzi, per l'imprenditore spesso e' meglio, visto che puo' assumere giovani con contratti vergognosi, mentre il vecchio aveva tutti i suoi bei diritti acquisiti.

Occorre privatizzare la scuola e i servizi sociali per migliorarne la qualità grazie alla concorrenza. L’esperienza trentennale mostra che la privatizzazione comporta un peggioramento della qualità perché lo scopo del servizio non è più soddisfare un bisogno pubblico ma aumentare il profitto privato. E quando le cose cominciano a funzionare male, come spesso accade, allora le perdite si socializzano perché non si può rinunciare a quel servizio, mentre i profitti continuano a essere privati.

Anche qui qualcosa di vero in un discorso confusionario (ma si fa ancora le canne a 60anni?)
LE migliori scuole al mondo sono quelle private, qualcuno gli dica che la Bocconi non e' nemmeno tra le prime 200 università al mondo.
Ovvio che la maggior parte di noi preferisca che alcuni servizi rimangano pubblici (scuola, assistenza sanitaria) ma non perche' migliori, solo perche' e' giusto che tutti possano usufruirne.
Che la liberalizzazione e la concorrenza peggiorino la qualità e' barzelletta. Ovvio che ci voglione regole ben precise, altrimenti l'imprenditore se ne approfitterebbe.

I salari sono troppo alti, abbiamo vissuto al disopra dei nostri mezzi dobbiamo stringere la cinghia per essere competitivi. Negli ultimi decenni il valore reale dei salari si è ridotto drasticamente, mentre i profitti si sono dovunque ingigantiti. Riducendo i salari degli operai occidentali grazie alla minaccia di trasferire il lavoro nei paesi di nuova industrializzazione dove il costo del lavoro era e rimane a livelli schiavistici, il capitale ha ridotto la capacità di spesa. Perché la gente possa comprare le merci che altrimenti rimangono invendute, si è allora favorito l’indebitamento in tutte le sue forme. Questo ha indotto dipendenza culturale e politica negli attori sociali (il debito agisce nella sfera dell’inconscio collettivo come colpa da espiare), e al tempo stesso ha fragilizzato il sistema esponendolo come ora vediamo al collasso provocato dall’esplodere della bolla.

Anche qui discorsi confusi.
E' vero che tutti (io no) viviamo al di sopra delle nostre possibilità, Stato e cittadini, questo e' il risultato di manipolazione sociale, di bombardamento mediatico, per cui se non hai l'auto nuova, se non vai in ferie, se non compri l'ultimo capo di moda sei un pezzente.
Questo ha creato una falsa economia che sta implodendo. La scuola austriaca lo dice da 70 anni che sarebbe finita così. L'agonia del capitalismo e' iniziata nel 1913 con la FED

La Banca europea preferisce provocare recessione, miseria, disoccupazione, impoverimento, barbarie, violenza, piuttosto che rinunciare ai criteri restrittivi di Maastricht, stampare moneta, dando così fiato all’economia sociale, e cominciando a redistribuire ricchezza. Per creare l’artificiale terrore dell’inflazione si agita lo spettro (comprensibilmente temuto dai tedeschi) degli anni ’20 in Germania, come se causa del nazismo fosse stata l’inflazione, e non la gestione che dell’inflazione fece il grande capitale tedesco e internazionale.

Si, fuma roba buona, lo contattero':

Secondo lui stampare carta straccia vuol dire creare ricchezza :lol:
L'ìnflazione e' la tassa piu' iniqua del mondo, peggio dell'IVA. A stampare moneta ci guadagna solo lo Stato, le banche e chi ne e' strettamente a contatto, cioe' i primi percettori della nuova massa monetaria.
Questa massa monetaria non farà altro che far lievitare i prezzi, e chi ci rimette saranno i poveracci (noi) che vedremo i prezzi piu' alti con i salari vecchi. Col tempo aumenteranno anche i salari, ma nel frattempo abbiamo pagato di piu', e così via.
Il nazismo e' nato per una serie di fattori, tra i piu' significativi c'e' l'umiliazione di un popolo costretto a vedersi fregare le ricchezze.

Nell’insurrezione ma anche fuori di essa dovrà crescere il movimento di reinvenzione d’Europa, ponendosi come primo obiettivo l’abbattimento dell’Europa di Maastricht, il disconoscimento del debito e delle regole che l’hanno generato e lo alimentano, e lavorando alla creazione di luoghi di bellezza e di intelligenza, di sperimentazione tecnica e politica. :lol:

Compito del movimento sarà proprio riarticolare un discorso europeo basato sulla solidarietà sociale, sull’egualitarismo, sulla riduzione del tempo di lavoro, sulla redistribuzione della ricchezza, sull’esproprio dei grandi capitali, sulla cancellazione del debito, e sulla nozione di sconfinamento, di superamento della territorialità della politica. :lol:

Fantastico cazzo, torniamo indietro di 100 anni, altri milioni di morti ole'.

Abolire Maastricht, abolire Schengen, per ripensare l’Europa come forma futura dell’internazionale, dell’uguaglianza e della libertà (dagli stati, dai padroni e dai dogmi)


Insomma, uno mi toglie il lavoro, la grana, la voglia di migliorarmi, creare, crescere, produrre e significa libertà? :lol:

Ogni tanto ci si fanno 4 risate con sti nostalgici del terrore.
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TeNz
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3088 Messaggio da TeNz »

mah guarda sul fatto che nascerà un nuovo nazismo o fascismo europeo , io ne sono certo.
è solo questione di tempo.
nell'avatar il cesena ai playoff 2024-25.

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Re: [O.T.] Crisi economica

#3089 Messaggio da Capitanvideo »

TeNz ha scritto:mah guarda sul fatto che nascerà un nuovo nazismo o fascismo europeo , io ne sono certo.
è solo questione di tempo.
Ma anche no. Ci manca solo quello.

Per fortuna i coglioni sono pochissimi.

Certo la politica non aiuta, anzi, crea tensione.
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”

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VolpeGrigia
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3090 Messaggio da VolpeGrigia »

Secondo me, dato il malcontento crescente, più che verso il fascismo si andrà verso l'anarchia... e non so cosa sarebbe peggio... meglio far scorta di cartucce cal.12...
VolpeGrigia é un uomo che odora di muschio e cuoio, fuma la pipa e arrotola funi nei piccoli moli...
Insomma, é un uomo che sa vedere e guardare, guardare e capire le storie del mare...un uomo che sa capire il momento, godere la vita, giocare col vento... (Steiner)

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