aó eccone un altro
Occhio ai piani alti dell'imprenditoria capitolina. Perturbazioni si annunciano in direzione nord, sull'asse Roma-Milano-Brescia. Con possibili ripercussioni sui listini. Titoli interessati: Hopa, Bipielle Investimenti, Banca Valori. Tutti dismessi, per un ammontare di 70 milioni di euro. Di cosa si tratta? Della sfrenata attività di Stefano Ricucci, che dopo aver valorizzato quei titoli ha deciso di fare cassa reinvestendoli nel core business immobiliare.
"Ricucci chi?", rispose Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, a chi gli chiedeva se conoscesse l'imprenditore che rastrellava azioni della sua banca. In tanti pensarono a un gioco delle parti. Ma anche Ricucci smentisce, mai visti prima. Sono passati due anni e Geronzi non solo si è dovuto sedere con lui intorno a un tavolo. Ma lo ha dovuto anche ringraziare per avergli assunto nella sua Magiste International il genero Fabrizio Lombardo, bisognoso di nuova collocazione.
Quella frase fu un affronto. Ricucci ci ha messo una pietra sopra. "Pure i grandi qualche volta sbagliano", dice: "Sarebbe ora che i banchieri la smettessero di mettersi sul piedistallo dicendo agli imprenditori tu sì, tu no". Per il resto guarda avanti, al calendario dei suoi business. Immobili e partecipazioni: Capitalia, Bnl, Popolare di Lodi, Hopa, Bipielle investimenti, Banca Valori, Meliorbanca, Lazio calcio. Un portafoglio da 700 milioni di euro sulla cui effettiva proprietà non cessano le maldicenze. Soprattutto dopo l'assalto a Capitalia e Bnl, che Ricucci condurrebbe per conto di chissà chi.
Ma come nasce la fortuna di Ricucci? àˆ un prestanome o un vero capitano d'industria? "Sono il figlio di un autista dell'Atac che dai 14 anni lavora senza l'aiuto di nessuno". Questo afferma Ricucci con un eloquio emancipato a fatica dalla cadenza romanesca. Anche su questo si ironizza. Così come sul suo fidanzamento con l'attrice Anna Falchi e la fresca laurea in economia ("Tesi sui derivati e le Opa") conseguita a San Marino in una di quelle università americane sulla cui severità pochi scommettono.
Finite le medie a San Cesareo, paesotto dei Castelli, Ricucci decise che non avrebbe più chiesto soldi nè aiuto ai genitori. "E a chi poteva raccomandarmi mio padre? Non conosceva nessuno, era un lavoratore, uno 'sfigato'". E si mise a vendere bibite e a fare il cameriere. Voleva comprarsi una Vespa. E Vespa fu. Poi, si iscrisse all'Istituto per odontotecnici dell'Eastman, Policlinico di Roma. Frequentava, arrotondando l'impegno scolastico con la pratica in uno studio dentistico della periferia, Centocelle: "Pulivo i locali, spiavo i medici, imparavo". Finiva tardi, risaliva sul pullman, tornava a casa, poi sui libri a studiare. Prese il diploma e venne assunto come odontotecnico all'Eastman a un milione 200 mila lire al mese.
Con il pomeriggio libero si trovó una seconda occupazione. Di solito sono i dentisti che assumono gli odontotecnici. In questo caso è Ricucci che recluta i cinque medici alle cui dipendenze lavora la mattina. E pagandoli a percentuale, li mette a lavorare in due studi dentistici che apre a San Cesareo e Palestrina. Lavora anche lui, ma si dedica soprattutto alle pubbliche relazioni. A sentirlo, gli affari prosperano a tal punto che dopo un anno e mezzo si licenzia dall'Estman, apre un altro studio nella vicina Carchitti, allargandosi fino a Frattocchie al laboratorio industriale Smile (176 dipendenti) che gli forniva i materiali.
"Ho rimesso i denti a tutti i Castelli", si vanta. I proprietari di Smile gli propongono di entrare in società . Gli danno il 10 per cento, ma in pochi mesi Ricucci conquista la maggioranza. Morale: "A 23 anni", racconta, "fatturavo già 6 miliardi".
Cinque anni di lavoro peró non spiegano i miliardi accumulati. Qualcuno gli ha dato i soldi? I politici lo hanno aiutato? àˆ la fase più oscura dell'ascesa di Ricucci. Nessun favore, spiega lui: "Non penserete mica che in quel periodo abbia fatto solo lodontotecnico?".
Infatti, mentre armeggia con trapani e dentiere, racconta di aver trovato il tempo anche per battezzare il suo primo immobile. Un italian dream? "'Na tragedia", chiosa lui: "àˆ che il mattone è stata sempre la mia grande passione". La madre Gina aveva ereditato un terreno: era una specie di discarica, divenne edificabile con un miracoloso cambio di piano regolatore. Aveva 19 anni, con tanta faccia tosta Ricucci si presenta al proprietario dell'immobiliare Magnolia '78 dicendogli di voler costruire in società . Dove la sua metà era rappresentata dal terreno. Incassó un diniego, ma si vide proporre in cambio tre appartamenti.
"Guadagnai così 249 milioni", gongola adesso. Destinati ad aumentare perchè, con gli immobili ancora in costruzione, li rivende a 376 milioni. "E senza tirare fuori una lira", precisa.
Innescato il meccanismo, parte in una cavalcata in crescendo. Prende i 376 milioni e va da un altro piccolo costruttore, Gino Mistura, che a Zagarolo sta edificando un centro commerciale. Anche lì, sulla carta, Ricucci compra 10 negozi. Prezzo? Lui dice un miliardo, Mistura ricorda solo 500 milioni. Prima che siano terminati, peró, Ricucci li rivende per 2 miliardi 150 milioni. Liquida Mistura e si presenta a Roberto Ponzo che costruisce a Finocchio. Sempre sulla carta acquista cinque negozi e 16 appartamenti per 2 miliardi 250 milioni. Una parte li affitta, il resto lo rivende a 3 miliardi 600. Così dice di aver fatto i miliardi il giovane Ricucci che a 27 anni, dopo essersi sposato, fonda la sua immobiliare Magiste (sulla quale è in corso una verifica della Guardia di finanza) allargando gli orizzonti imprenditoriali: centri commerciali e villini a San Cesareo, Zagarolo e Grottaferrata, 60 appartamenti a Finocchio, altri 112 a Frascati. Con un infortunio: l'avventura nella società di costruzione Cosport (dentro ci sono i principali imprenditori di San Cesareo), finita pignorata.
Di essa Ricucci, oltre che azionista è stato anche amministratore delegato. Ma mentre gli altri soci bruciano nel fallimento i loro patrimoni personali, lui si tira fuori. Nel '96 Ricucci liquida gli studi dentistici e sbarca a Roma. Ricorrendo ai finanziamenti delle banche, ancora centri commerciali e appartamenti (Talenti), palazzi di pregio ai Parioli e a piazza Venezia, l'apertura chiavi in mano di 150 sportelli bancari, una sua specialità . Tutto messo a reddito con perizia. "Contratti di locazione, minimo 12 anni, senza diritto di recesso", questa la ricetta. I suoi inquilini? Grandi assicurazioni (Generali) e le banche, praticamente tutte, in ogni parte d'Italia.
Arriviamo al 2001. Separatosi, con un figlio, Edoardo, Ricucci coltiva altre ambizioni: entrare nella grande finanza: "Solo così sei veramente rispettato". Cosa fa? Va da Chicco Gnutti e vende alla sua Fingruppo una fetta degli immobili Magiste. Qualcuno lo pilota nell'operazione? Magari Capitalia? No, "Mi sono consigliato da me". Siamo a marzo, incassa 340 miliardi, acquista una quota di Hopa, il 5 per cento della Investimenti immobiliari lombardi e un pacchetto di Banca Valori: "Partecipazioni che ora vendo, non sono più strategiche per il gruppo", rivela.
Totale dello shopping, 150 miliardi. Ai quali aggiunge quelli spesi per la Popolare di Lodi (4,99 per cento). "Ho guadagnato molto", spiega Ricucci: "Quando Gnutti vende Telecom a Tronchetti Provera la partecipazione Hopa raddoppia". àˆ in quei mesi che fiorisce l'amore con la Falchi e cresce il suo appetito per le banche capitoline. Rastrella azioni fino a comunicare il possesso del 5 per cento di Capitalia e del 3,6 di Bnl. I circoli finanziari s'interrogano: chi è l'intruso e per chi lavora?
"Dietro Ricucci c'è solo Ricucci e la sua Magiste International", ripete l'interessato. Ma dietro questa Magiste, società lussemburghese posseduta da un misterioso The Libra Trust dell'isola di Guernsey, chi si nasconde? Banche, soldi stranieri? Ricucci mostra l'atto costitutivo del trust. I cui beneficiari risultano Ricucci stesso, il figlio Edoardo, gli altri discendenti eventuali e, a sorpresa, addirittura la Croce Rossa.
fonte...
Biografia -
Figlio di un autista di autobus, cresce a Santa Maria Maggiore ed inizia a lavorare come cameriere, seguendo contemporaneamente un corso di odontotecnica. Diplomatosi, svolge l'attività di odontotecnico a Roma.
Nel frattempo comincia la sua attività imprenditoriale acquistando e cedendo terreni agricoli e immobili nella capitale. A detta di Ricucci, questa attività è potuta iniziare grazie a un terreno agricolo di famiglia divenuto edificabile che lui avrebbe venduto ottenendo così il capitale iniziale da cui è partito per costruire il suo impero immobiliare, sempre basato sul meccanismo dell'acquisto e rivendita di terreni e immobili.
Entra nel mondo della finanza italiana reinvestendo 100 milioni di euro di plusvalenze in alcune grandi casseforti, come Hopa (1,4%), Banca Popolare di Lodi (0,9%), Reti Bancarie (1%), Investimenti Immobiliari Lombardi (0,4%) e Banca Valori (1%). Continuando con le speculazioni, giunge a detenere il 5% circa di Capitalia, venduta nel 2003 con un guadagno di 120 milioni di euro.
Sposato una prima volta con una compagna di scuola ha divorziato e ha sposato nel 2005 l'attrice Anna Falchi.
L'ascesa nel mondo finanziario -
Secondo alcuni osservatori critici, le straordinarie fortune accumulate da Ricucci nasconderebbero una qualche forma di finanziamento misteriosa, ipotesi che l'immobiliarista romano ha sempre smentito. La Magiste International, società madre di tutte le attività di Ricucci, ha sede in Lussemburgo e risulta posseduta da un trust con sede in un paradiso fiscale, l'Isola di Guernsey.
Nell'estate del 2005 appare su tutti i giornali quando annuncia - violando un elementare principio di correttezza e di saggezza - di essere in possesso di quote sempre maggiori di RCS, la società editrice del Corriere della Sera. Il fatto è stato considerato straordinario in quanto il personaggio era precedentemente conosciuto esclusivamente agli addetti ai lavori. Il Corriere è infatti considerato la roccaforte del salotto buono, il gruppo delle più grandi aziende italiane (Fiat, Mediobanca, Generali) che ne detengono il controllo e quello di Ricucci è stato visto come un tentativo goffo di rompere un equilibrio del sistema capitalistico italiano. Un'OPA sulla società non è stata tuttavia mai lanciata, a differenza di quanto annunciato dal consulente Livolsi e lasciato intendere dallo stesso Ricucci. àˆ stato inserito nel gruppo dei furbetti del quartierino, espressione coniata da Ricucci e intercettata, che indica il gruppo di imprenditori e banchieri italiani coinvolti negli scandali finanziari del 2005 (Fiorani, Consorte, Coppola, Statuto e Ricucci).
Durante le indagini della magistratura, una serie di intercettazioni telefoniche sullo stesso Ricucci sono apparse sui maggiori quotidiani, dando popolarità al linguaggio estremamente vernacolare e popolare - e talvolta triviale - con cui Ricucci trattava giganteschi affari finanziari.
L'arresto -
A seguito d'indagini sulla "scalata" all'RCS, Ricucci è stato arrestato nel pomeriggio del 18 aprile 2006 con le accuse di aggiotaggio e rivelazione del segreto d'ufficio. Gli vengono inoltre contestate anche le ipotesi di bancarotta fraudolenta, false fatturazioni ed occultamento di scritture contabili. Il 13 luglio successivo, il Tribunale di Roma ne ha disposto la scarcerazione. Il 13 luglio dello stesso anno La Consob, l'organismo di controllo sulla Borsa, ha multato la Magiste intenational di 290.000 euro per ripetute violazioni alla normativa che tutela i mercati nel caso Antonveneta.
giovani quando vi dicono che ci vogliono master ... MBA bocconiani ... oltre la laurea .. quando vi diranno che dovete metterci sudore e sangue ...
fate notare loro che i potenti qui in italia hanno lauree in scienze politiche e diplomi odontotecnici
e che voi ben potreste aspirare a diventare Presidenti della Repubblica...
e quando vi dicono che occorre l'inglese ...
rispondete loro che i potenti nemmeno in italiano sanno parlare ...
almeno le intercettazioni hanno mostrato il ricco eloquio di tali elementi
"aó passame la palla che devo annà a segnà "
i potenti...
dategli una nuova velina in sposa...
dategli altre copertine sui giornali...
altra pubblicità ...
altro tavolo riservato al privè del billionaire per Mr. Ricucci e Signora

Voi date poca cosa dando cio' che possedete. E'quando donate voi stessi che donate veramente.
-Kahlil Gibran-