REYKJAVIK - Addio a Bobby Fischer, primo e unico statunitense a conquistare il titolo di campione di scacchi, entrato nella storia per la sua sfida con il russo Boris Spassky. Fischer, che aveva 64 anni, è deceduto in Islanda in seguito a una malattia non meglio precisata. La notizia della sua morte è stata data dalla radio islandese.
Da molti esperti di scacchi era considerato il più grande giocatore di tutti i tempi. Soprattutto dopo che nel 1972 aveva battuto Spassky strappandogli il titolo mondiale al termine di una sfida che calamitó l'attenzione dei media di tutto il mondo. Nato negli Stati Uniti, viveva in Islanda dopo la disavventura con le autorità giapponesi che lo hanno tenuto per otto mesi in stato di fermo per aver utilizzato un passaporto americano non valido. Nel marzo del 2005 il parlamento islandese, l'Althing, aveva acconsentito a riconoscergli cittadinanza per "ragioni umanitarie", perchè, a suo giudizio, era stato sottoposto a trattamenti ingiusti da parte dei governi giapponese e statunitense.
La scelta dell'Islanda non è stata casuale: la storica partita con Spassky del 1972, giocata quando lo scacchista americano aveva 29 anni, si era svolta proprio a Reykjavik e si era caricata di significati simbolici in piena guerra fredda fra Washington e Mosca. In seguito Fischer si era peró rifiutato di difendere la corona contro il sovietico Anatoli Karpov (1975), incorrendo nella squalifica della Federazione internazionale degli scacchi. Da allora non aveva più giocato incontri ufficiali fino alla sfida-spettacolo in due fasi (la prima a Sveti Stefan, in Montenegro, la seconda a Belgrado) del settembre 1992 di nuovo contro Spassky (il quale intanto aveva preso la cittadinanza francese).
Le autorità americane gli avevano proibito di andare in Jugoslavia, allora sotto embargo dell'Onu. Successivamente è stato incriminato per avere violato l'embargo: rischiava, se fosse tornato negli Usa, fino a dieci anni di carcere. Per questo si oppose alla estradizione negli Usa al momento del fermo in Giappone e chiese asilo politico in Islanda.


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