Se lo leggi prometto che faccio il calco del mio cazzo e lo invio a tua moglie. Quindi se non leggi i racconti per te, fallo almeno per lei...
racconti erotici: fantasia e realtà
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà
Amicus Plato,
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà
Ma il calco resterebbe a prendere la polvere come tutti gli altri di gomma che abbiamo nell'armadio.
Re: racconti erotici: fantasia e realtà
Un sussultorio d’emozioni … oggi 12 ore filate nemmeno a mangiare ma comunque abbastanza felice … convegni cause studio ed incontri professionaliGargarozzo ha scritto: ↑10/11/2023, 8:07Stai dicendo che l'avvocato è, per il detenuti, quello che è il movimento sussultorio per il cazzo dentro agli orifizi!
Comunque io “adoro” Garga dalla prima ora … il suo stile polivalente ed oggi ho pure guardato troppo un figo capelluto ed imbraccialato sentendomi un po’ Herma!
Ahaha ahahah
Voi date poca cosa dando cio' che possedete. E'quando donate voi stessi che donate veramente.
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà
Garga, con questi racconti mi convinco sempre di più, sei fottutamente geniale e anche un po' pazzo.
Una cosa mi perplime, come fai a sapere che odore ha lo sperma putrefatto di un cinghiale in agonia?
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà
Ti dirò, i racconti porno/erotici non sono il mio genere, ma rinchiudere questo tuo nel suddetto genere è riduttivo.Gargarozzo ha scritto: ↑10/11/2023, 1:29In effetti... poi non so se è il tuo genere
Che ti dicevo?Ma nessuno altro legge i racconti del Garga?
Ti ripeto, me ne basta uno, ma certo...
Te lo avevo scritto, quando hai infilato dentro il vicepresidente Edoardo in quel modo, mi hai incuriosito tantissimo.
Secondo me leggono anche altri, ma sono vecchi pigroni e non hanno voglia di scrivere due righe in questo topic, vecchi bacucchi.
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"I lesbo sono migliori se leggermente asimmetrici" Gargarozzo
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà
L'unico momento di "creatività" è al mattino, a quest'ora sono completamente sfinito da tutte le cagate della giornata.
Se scrivo qualcosa, sarà domani
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà
ma e' la Egonu ! 

Chi non ha mai posseduto un cane, non sa cosa significhi essere amato ( Arthur Schopenhauer )
" Ste sgallettate che non sanno fare un cazzo e non partoriscono un concetto nemmeno sotto tortura
sono sacchi a pelo per il cazzo " ( Cit. ZETA )
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà
fiona may!
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà
Incesto e disincesto
La famiglia Divini era una famiglia un po' porcella. Edmondo, il padre, si svegliava ogni mattina ai pompini della figlia, Marcella, e la moglie Giovanna subito si affrettava a leccarle la figa e il buco del culo, era un rito quotidiano. Il figlio Piergiacomo, ancora piccolo ma ampiamente nell'età del consenso (aspettò di arrivare a quell'età, in modo da poter essere inserito in questo racconto e non mettere nella merda i propri genitori), si faceva della gran seghe e sborrava quasi sistematicamente sul dorso della nonna Carla, che strisciava per terra (era schiava di sua figlia Marcella). La sborra giovanile di suo nipote le curava le piaghe purulente, e il dottor Markome (informato della situazione) approvava e incoraggiava ad insistere con quella cura.
Come direbbe Pippo Baudo, si trattava quindi di una famiglia davvero felice, di quelle che al "mulino bianco" gli fanno un baffo (staliniano).
Ma come sempre accade in questi casi, oscure nuvole iniziavano ad addensarsi all'orizzonte. Quell'oasi di pace e serenità non sarebbe durata a lungo.
Non mi va, infatti, di dire come successe (non ne ho voglia e non sono cazzi vostri) ma, come un fulmine a ciel sereno (anche se le nuvole nere erano all'orizzonte) arrivò la peggiore delle notizie possibili. Sì cari miei, proprio quello che pensate: per quanto orribile fosse scoprirlo, dovettero accettare di non essere parenti. E quindi, Edmondo non era padre di Marcella e tantomeno di Piergiacomo (che quindi non fece in tempo a crescere e ad incularsi il padre), Giovanna neppure, e non era neppure figlia di Carla, che quindi non era nonna di Giangiacomo e tantomeno di Marcella. Per la disperazione di Pippo Baudo, quella non era per niente una famiglia felice: non era più una famiglia e la felicità evaporò come una pozzanghera di sborra in mezzo al deserto del Sahara.
Senza parentela non c'è incesto e senza incesto il sesso divenne un'attività irrilevante. La vita non aveva più sapore per l'ex famiglia Divini, che perse ogni velleità di porcellaggine. Non mangiavano più, malgrado lo zelante dottor Markome andasse di persona a prescrivere cure, a imboccarli, a dargli motivazione, a chieder loro di succhiargli il cazzo o di farsi leccare il buco del culo. Una volta riuscì persino a far leccare tra di loro l'anziana Carla e la giovane Marcella, ma le due porche, non più unite da alcun vincolo familiare, produssero un atto lesbico abulico e di pessima qualità. Neppure Adinolfi le avrebbe condannate.
Pochi giorni dopo, don Giampiero giunse in quella casa ad elargire un'estrema unzione collettiva. Con le lacrime negli occhi e gli umori vaginali di Marcella e Carla sulle mani, il dottor Markome constatò amaramente i decessi.
"Ed ora, che cazzo facciamo?", chiese don Giampiero a Dio.
Markome scuro in volto guardò fuori dalla finestra di quella casa maledetta, ed una visione inaspettata sembrò portare un raggio di luce in quel tetro pomeriggio di morte. Una trans, molto bella, passava da quelle parti canticchiando una canzone di Patty Pravo.
Era il messaggio che il prete aspettava da Dio. E dopo un cenno d'intesa, il prete ed il dottore andarono incontro alla nuova amica.
La famiglia Divini era una famiglia un po' porcella. Edmondo, il padre, si svegliava ogni mattina ai pompini della figlia, Marcella, e la moglie Giovanna subito si affrettava a leccarle la figa e il buco del culo, era un rito quotidiano. Il figlio Piergiacomo, ancora piccolo ma ampiamente nell'età del consenso (aspettò di arrivare a quell'età, in modo da poter essere inserito in questo racconto e non mettere nella merda i propri genitori), si faceva della gran seghe e sborrava quasi sistematicamente sul dorso della nonna Carla, che strisciava per terra (era schiava di sua figlia Marcella). La sborra giovanile di suo nipote le curava le piaghe purulente, e il dottor Markome (informato della situazione) approvava e incoraggiava ad insistere con quella cura.
Come direbbe Pippo Baudo, si trattava quindi di una famiglia davvero felice, di quelle che al "mulino bianco" gli fanno un baffo (staliniano).
Ma come sempre accade in questi casi, oscure nuvole iniziavano ad addensarsi all'orizzonte. Quell'oasi di pace e serenità non sarebbe durata a lungo.
Non mi va, infatti, di dire come successe (non ne ho voglia e non sono cazzi vostri) ma, come un fulmine a ciel sereno (anche se le nuvole nere erano all'orizzonte) arrivò la peggiore delle notizie possibili. Sì cari miei, proprio quello che pensate: per quanto orribile fosse scoprirlo, dovettero accettare di non essere parenti. E quindi, Edmondo non era padre di Marcella e tantomeno di Piergiacomo (che quindi non fece in tempo a crescere e ad incularsi il padre), Giovanna neppure, e non era neppure figlia di Carla, che quindi non era nonna di Giangiacomo e tantomeno di Marcella. Per la disperazione di Pippo Baudo, quella non era per niente una famiglia felice: non era più una famiglia e la felicità evaporò come una pozzanghera di sborra in mezzo al deserto del Sahara.
Senza parentela non c'è incesto e senza incesto il sesso divenne un'attività irrilevante. La vita non aveva più sapore per l'ex famiglia Divini, che perse ogni velleità di porcellaggine. Non mangiavano più, malgrado lo zelante dottor Markome andasse di persona a prescrivere cure, a imboccarli, a dargli motivazione, a chieder loro di succhiargli il cazzo o di farsi leccare il buco del culo. Una volta riuscì persino a far leccare tra di loro l'anziana Carla e la giovane Marcella, ma le due porche, non più unite da alcun vincolo familiare, produssero un atto lesbico abulico e di pessima qualità. Neppure Adinolfi le avrebbe condannate.
Pochi giorni dopo, don Giampiero giunse in quella casa ad elargire un'estrema unzione collettiva. Con le lacrime negli occhi e gli umori vaginali di Marcella e Carla sulle mani, il dottor Markome constatò amaramente i decessi.
"Ed ora, che cazzo facciamo?", chiese don Giampiero a Dio.
Markome scuro in volto guardò fuori dalla finestra di quella casa maledetta, ed una visione inaspettata sembrò portare un raggio di luce in quel tetro pomeriggio di morte. Una trans, molto bella, passava da quelle parti canticchiando una canzone di Patty Pravo.
Era il messaggio che il prete aspettava da Dio. E dopo un cenno d'intesa, il prete ed il dottore andarono incontro alla nuova amica.
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà
Più surreale di così...