Svizzera, summit sulla pace (o su come continuare la guerra) in Ucraina
Presso il Burgenstock Resort, l’oasi dei vip nei pressi di Lucerna, è iniziata la conferenza sulla pace in Ucraina dove Vladimir Zelensky vuole consolidare il supporto all’Ucraina, definendo questo evento come “il primo passo verso la “pace giusta” (per “giusta” ovviamente si intende esclusivamente la considerazione delle posizioni dei vertici ucraini).
La Russia non è stata invitata al tavolo dove si parlerà di come risolvere il conflitto in cui è coinvolta. Ancora una volta verranno fatti i conti senza l’oste.
Il presidente ucraino sperava di riunire quanti più possibile capi di Stato, ma la risposta è stata inferiore alle aspettative (saranno presenti 92 paesi su 160 invitati, di cui 57 saranno rappresentati da presidenti e primi ministri). È attesa la Meloni, insieme ai vertici di Germania, Francia, Gran Bretagna, Olanda e Polonia, ossia coloro che già garantiscono costantemente il pieno sostegno a Kiev. Al posto di Biden ci sarà Kamala Harris, grande assente la Cina. A rappresentare gli Emirati Arabi, Israele, India, Brasile e Sud Africa ci saranno rappresentanti di rango inferiore ai ministri.
Per non dare l’impressione della solita salsa “occidentale” all’evento, Zelenskij avrebbe voluto cogliere questa occasione per allargare gli orizzonti e far sedere accanto a sé quei Paesi che solitamente non si espongono sulla questione ucraina, alludendo ad un diffuso isolamento della Russia, ma l’obiettivo non è stato centrato.
Ad anticipare l’apertura delle discussioni sulla “pace” in Svizzera ci ha pensato ieri Putin, proponendo le sue condizioni per la risoluzione del conflitto, chiedendo lo status neutrale dell’Ucraina e la rinuncia di Kiev alle regioni di Lugansk, Donetsk, Zaporozhye e Kherson (territori già per considerevole parte sotto controllo russo). Si tratta di condizioni più pesanti (per Kiev) rispetto a quelle del 2022, ma che potrebbero ulteriormente cambiare se dovesse continuare la guerra, considerati i cambiamenti sul campo.
Secondo il cancelliere tedesco Olaf Scholz le proposte russe “non sono serie”, mentre Borrel continua ad affermare che “l'aggressore non può dettare le condizioni per il cessate il fuoco". Zelensky ha invece parlato di “ultimatum a cui non si può fidare”.
Nonostante l’Ucraina continui a perdere terreno e centri abitati sulla linea del fronte, i vertici del Paese continuano a ribadire di non essere disposti a considerare compromessi sulla sovranità e l'integrità territoriale.
Considerata la linea di Kiev e dei suoi partner occidentali, le discussioni in Svizzera più che sulla pace saranno incentrate su come proseguire la guerra.

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