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[O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
ci riesce ci riesce


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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
E' ufficiale siamo dei masochisti


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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
è un po' vanitoso (fa il pavone)
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
Lo preferisco quando sorride

Che Denti Aguzzi che hai!
E' per aiutarvi meglio.
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
"Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore." Ennio Flaiano
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
Abbiamo vissuto l'Edonismo Reaganiano.
Ora godiamoci il Pragmatismo Draghiano.
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
ASSE ROMA BERLINO
Draghi-Merkel asse europeo anti sovranisti
L'occasione è la seconda giornata del Global solutions summit, con Mario Draghi e Angela Merkel che dialogano a distanza in videoconferenza. Un confronto nel quale i due si trovano a condividere una piena sintonia su molti dossier chiave, con la cancelliera tedesca che ha parole di elogio verso il premier italiano. «Con il Global health summit di venerdì scorso a Roma - spiega - Draghi ha dimostrato molto chiaramente che il G20 è pronto per lavorare insieme sulle questioni globali». Poi, rivolgendosi direttamente all'ex numero uno della Bce, aggiunge: «Posso assicurare il mio pieno sostegno per un G20 sotto la tua leadership».
Apprezzamenti, ci mancherebbe, che potrebbero anche rientrare nelle sempre rigide regole del bon ton della diplomazia. Ma che non sono passati inosservati, anche in considerazione del fatto che a Bruxelles - e in alcune cancellerie europee - Draghi è considerato uno dei possibili candidati a prendere il posto della Merkel come voce forte dell'Ue. La donna che ha fatto la storia non solo della Germania ma anche dell'Europa moderna, infatti, dovrebbe uscire di scena a settembre, quando si terranno le elezioni tedesche. E a quel punto anche Emmanuel Macron sarà costretto a distogliere l'attenzione da una visione globale per occuparsi di una campagna elettorale interna che si annuncia lunga, visto che in Francia si voterà fra meno di un anno e la partita non è scontata. Insomma, uno scenario nel quale Draghi riesca a ritagliarsi un suo spazio non è affatto campato in aria. Non solo per il suo curriculum - dalla Banca d'Italia a Palazzo Chigi, passando per la Bce - o per la stima di cui gode in Europa e presso la nuova amministrazione americana. Ma anche per la perfetta conoscenza della macchina burocratica di Bruxelles, con cui ha avuto a che fare negli otto anni in cui è stato alla guida della Banca centrale europea. Una caratteristica, quest'ultima, che ha contribuito a fare proprio le fortune della Merkel.
Così, anche con questa lente va letta la forte sintonia tra i due e l'approccio che sta seguendo Draghi in queste sue prime uscite internazionali. Con il premier mai piegato sulle questione interne e sempre concentrato su temi di più ampio respiro. «Negli ultimi anni abbiamo assistito a un'interruzione nel processo di globalizzazione. In molti Paesi, i cittadini hanno abbracciato il sovranismo come risposta alle loro ansie politiche ed economiche. E la pandemia ha colpito un mondo sempre più diviso», ha detto Draghi aprendo il suo intervento. Per poi sottolineare che la crisi dovuta al Covid-19 ci ha detto che «è possibile risolvere problemi globali solo con soluzioni globali». Una conferma della sua visione europea e multilaterale, con l'impegno ad aprire un dialogo con la Cina («conta per il 17% del Pil globale, ma anche per il 30% delle emissioni di gas») con cui bisogna «preservare uno spazio di dialogo e cooperazione» ma «senza passi indietro sui nostri valori democratici». E, in quest'ottica globale, per sconfiggere la pandemia bisogna «farlo ovunque». Per questo, insiste il premier, «garantire che i Paesi più poveri abbiano accesso ai vaccini è un imperativo morale». Anche per una ragione pratica, «se vogliamo egoistica». Perché «finché la pandemia infuria, il virus può subire mutazioni pericolose che possono minare anche la campagna di vaccinazione di maggior successo».
Esattamente sulla stessa linea la Merkel, convinta che «i problemi globali» possano «essere risolti solo a livello globale». Insomma, «il multilateralismo non si può dare per scontato e servono soluzioni comuni».
Una sintonia suggellata anche da un breve siparietto quando i due rispondono contemporaneamente a una domanda sulle diseguaglianze di genere. Interviene la moderatrice che, su invito della Merkel, passa la parola a Draghi. Il premier sorride: «Sono abbastanza sicuro che Angela ne sappia di più su questo argomento e che darà una risposta migliore».

Draghi-Merkel asse europeo anti sovranisti
L'occasione è la seconda giornata del Global solutions summit, con Mario Draghi e Angela Merkel che dialogano a distanza in videoconferenza. Un confronto nel quale i due si trovano a condividere una piena sintonia su molti dossier chiave, con la cancelliera tedesca che ha parole di elogio verso il premier italiano. «Con il Global health summit di venerdì scorso a Roma - spiega - Draghi ha dimostrato molto chiaramente che il G20 è pronto per lavorare insieme sulle questioni globali». Poi, rivolgendosi direttamente all'ex numero uno della Bce, aggiunge: «Posso assicurare il mio pieno sostegno per un G20 sotto la tua leadership».
Apprezzamenti, ci mancherebbe, che potrebbero anche rientrare nelle sempre rigide regole del bon ton della diplomazia. Ma che non sono passati inosservati, anche in considerazione del fatto che a Bruxelles - e in alcune cancellerie europee - Draghi è considerato uno dei possibili candidati a prendere il posto della Merkel come voce forte dell'Ue. La donna che ha fatto la storia non solo della Germania ma anche dell'Europa moderna, infatti, dovrebbe uscire di scena a settembre, quando si terranno le elezioni tedesche. E a quel punto anche Emmanuel Macron sarà costretto a distogliere l'attenzione da una visione globale per occuparsi di una campagna elettorale interna che si annuncia lunga, visto che in Francia si voterà fra meno di un anno e la partita non è scontata. Insomma, uno scenario nel quale Draghi riesca a ritagliarsi un suo spazio non è affatto campato in aria. Non solo per il suo curriculum - dalla Banca d'Italia a Palazzo Chigi, passando per la Bce - o per la stima di cui gode in Europa e presso la nuova amministrazione americana. Ma anche per la perfetta conoscenza della macchina burocratica di Bruxelles, con cui ha avuto a che fare negli otto anni in cui è stato alla guida della Banca centrale europea. Una caratteristica, quest'ultima, che ha contribuito a fare proprio le fortune della Merkel.
Così, anche con questa lente va letta la forte sintonia tra i due e l'approccio che sta seguendo Draghi in queste sue prime uscite internazionali. Con il premier mai piegato sulle questione interne e sempre concentrato su temi di più ampio respiro. «Negli ultimi anni abbiamo assistito a un'interruzione nel processo di globalizzazione. In molti Paesi, i cittadini hanno abbracciato il sovranismo come risposta alle loro ansie politiche ed economiche. E la pandemia ha colpito un mondo sempre più diviso», ha detto Draghi aprendo il suo intervento. Per poi sottolineare che la crisi dovuta al Covid-19 ci ha detto che «è possibile risolvere problemi globali solo con soluzioni globali». Una conferma della sua visione europea e multilaterale, con l'impegno ad aprire un dialogo con la Cina («conta per il 17% del Pil globale, ma anche per il 30% delle emissioni di gas») con cui bisogna «preservare uno spazio di dialogo e cooperazione» ma «senza passi indietro sui nostri valori democratici». E, in quest'ottica globale, per sconfiggere la pandemia bisogna «farlo ovunque». Per questo, insiste il premier, «garantire che i Paesi più poveri abbiano accesso ai vaccini è un imperativo morale». Anche per una ragione pratica, «se vogliamo egoistica». Perché «finché la pandemia infuria, il virus può subire mutazioni pericolose che possono minare anche la campagna di vaccinazione di maggior successo».
Esattamente sulla stessa linea la Merkel, convinta che «i problemi globali» possano «essere risolti solo a livello globale». Insomma, «il multilateralismo non si può dare per scontato e servono soluzioni comuni».
Una sintonia suggellata anche da un breve siparietto quando i due rispondono contemporaneamente a una domanda sulle diseguaglianze di genere. Interviene la moderatrice che, su invito della Merkel, passa la parola a Draghi. Il premier sorride: «Sono abbastanza sicuro che Angela ne sappia di più su questo argomento e che darà una risposta migliore».

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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
Mi autocito perché il problema pare essere stato risolto con un emendamento proposto da un senatore del PD: https://www.money.it/concorsi-pubblici- ... osa-cambiaFloppy Disk ha scritto: ↑03/05/2021, 18:01La riforma dei concorsi proposta da Brunetta potrebbe avere dei problemi di incostituzionalità, in quanto privilegerebbe i candidati con titoli superiori a quelli minimi richiesti dal concorso e con esperienza di lavoro. Di fatto si andrebbero a sfavorire i candidati più giovani (diplomati, neolaureati ecc.) andando contro l'obiettivo della riforma stessa che sarebbe fare il tanto auspicato turnover della PA.
Un ottimo articolo che sintetizza i vari problemi è questo: https://www.altalex.com/documents/news/ ... iu-giovani
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
Perché Brunetta potrebbe diventare presidente del Consiglio al posto di Draghi
Se Mario Draghi dovesse diventare il nuovo presidente della Repubblica, secondo la legge il ministro Renato Brunetta diventerebbe il presidente del Consiglio pro tempore
È partito il toto Quirinale. Circolano diversi i nomi sulla stampa sul nuovo inquilino del Colle, in previsione del fatto che Sergio Mattarella rifiuterebbe un secondo mandato. In diverse occasioni il capo di Stato ha fatto intendere che non farà il bis come il suo predecessore Giorgio Napolitano, e nella rosa di candidati che potrebbero succedergli c’è l’attuale presidente del Consiglio.
Mario Draghi al Quirinale: cosa succede dopo Sergio Mattarella
Il premier Mario Draghi potrebbe, dopo essere riuscito a ottenere una maggioranza molto ricca in Parlamento, potrebbe essere indicato da deputati e senatori come nuovo presidente della Repubblica.
Il mandato di Sergio Mattarella scadrà a gennaio 2022, mentre l’attuale legislatura, la XVIII, finirà nel 2023. Salvo crisi di governo o lo scioglimento delle Camere, dunque, il presidente del Consiglio dovrà cessare il suo mandato anticipatamente.
Nel nostro ordinamento, come nella maggior parte delle democrazie, ricoprire le due cariche contemporaneamente è impossibile per via della divisione dei poteri, e Mario Draghi dovrà lasciare Palazzo Chigi.
Si aprirebbero così nuovi scenari. Il primo sarebbe quello delle nuove elezioni. Considerata la situazione attuale e la vicinanza con la fine naturale della legislatura, questa possibilità appare la più remota.
L’altra, la più probabile, è che Mario Draghi, subito dopo il suo insediamento al Quirinale, apra le consultazioni con l’attuale maggioranza alla ricerca di un nuovo presidente del Consiglio.
Mario Draghi presidente della Repubblica: chi prende il suo posto di premier
Ma chi sarebbe il capo del Governo in quel momento? La legge prevede che uno o più ministri possano ricoprire la carica di vicepresidente del Consiglio, che prende temporaneamente il posto del premier in caso di sue dimissioni.
Gli ultimi vicepremier, in ordine cronologico, sono stati Luigi Di Maio e Matteo Salvini, durante il primo esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Con il bis dell’avvocato del popolo, però, non è stato nominato alcun vicepresidente del Consiglio, e questo è avvenuto anche con il governo Draghi.
La legge numero 400 del 1988 prevede che in assenza della nomina di un vicepresidente del Consiglio la supplenza del premier spetta, “in assenza di diversa disposizione da parte del presidente del Consiglio dei ministri, al ministro più anziano secondo l’età”.
Nello scenario ipotizzato, e in generale in caso di dimissioni di Mario Draghi, dunque, la supplenza spetterebbe a Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, classe 1950. A 71 anni è il componento dell’esecutivo più anziano e diventerebbe il presidente pro tempore in attesa di una nuova nomina.

Se Mario Draghi dovesse diventare il nuovo presidente della Repubblica, secondo la legge il ministro Renato Brunetta diventerebbe il presidente del Consiglio pro tempore
È partito il toto Quirinale. Circolano diversi i nomi sulla stampa sul nuovo inquilino del Colle, in previsione del fatto che Sergio Mattarella rifiuterebbe un secondo mandato. In diverse occasioni il capo di Stato ha fatto intendere che non farà il bis come il suo predecessore Giorgio Napolitano, e nella rosa di candidati che potrebbero succedergli c’è l’attuale presidente del Consiglio.
Mario Draghi al Quirinale: cosa succede dopo Sergio Mattarella
Il premier Mario Draghi potrebbe, dopo essere riuscito a ottenere una maggioranza molto ricca in Parlamento, potrebbe essere indicato da deputati e senatori come nuovo presidente della Repubblica.
Il mandato di Sergio Mattarella scadrà a gennaio 2022, mentre l’attuale legislatura, la XVIII, finirà nel 2023. Salvo crisi di governo o lo scioglimento delle Camere, dunque, il presidente del Consiglio dovrà cessare il suo mandato anticipatamente.
Nel nostro ordinamento, come nella maggior parte delle democrazie, ricoprire le due cariche contemporaneamente è impossibile per via della divisione dei poteri, e Mario Draghi dovrà lasciare Palazzo Chigi.
Si aprirebbero così nuovi scenari. Il primo sarebbe quello delle nuove elezioni. Considerata la situazione attuale e la vicinanza con la fine naturale della legislatura, questa possibilità appare la più remota.
L’altra, la più probabile, è che Mario Draghi, subito dopo il suo insediamento al Quirinale, apra le consultazioni con l’attuale maggioranza alla ricerca di un nuovo presidente del Consiglio.
Mario Draghi presidente della Repubblica: chi prende il suo posto di premier
Ma chi sarebbe il capo del Governo in quel momento? La legge prevede che uno o più ministri possano ricoprire la carica di vicepresidente del Consiglio, che prende temporaneamente il posto del premier in caso di sue dimissioni.
Gli ultimi vicepremier, in ordine cronologico, sono stati Luigi Di Maio e Matteo Salvini, durante il primo esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Con il bis dell’avvocato del popolo, però, non è stato nominato alcun vicepresidente del Consiglio, e questo è avvenuto anche con il governo Draghi.
La legge numero 400 del 1988 prevede che in assenza della nomina di un vicepresidente del Consiglio la supplenza del premier spetta, “in assenza di diversa disposizione da parte del presidente del Consiglio dei ministri, al ministro più anziano secondo l’età”.
Nello scenario ipotizzato, e in generale in caso di dimissioni di Mario Draghi, dunque, la supplenza spetterebbe a Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, classe 1950. A 71 anni è il componento dell’esecutivo più anziano e diventerebbe il presidente pro tempore in attesa di una nuova nomina.

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Re: Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
Osservandola, perfino Ratzinger si convincerebbe di quanto sia necessario l'uso dei contraccettivi ( Matt Z Bass ).
Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
Quello che mi gusta è l'innata modestia e semplicità del personaggio
Mario Draghi al Quirinale dopo Sergio Mattarella? Macché, sarà il re dell'Universo
quale sarà il destino di Mario Draghi? L’ex banchiere centrale dell’Unione Europea ha deciso di accettare l’incarico da Presidente del Consiglio pochi mesi fa, ma già si stanno ipotizzando numerosi scenari per il suo futuro. L’argomento viene affrontato nella puntata del 2 giugno di Agorà, programma di Rai3 condotto da Luisella Costamagna che per il suo dibattito ospita in studio Carlo Puca, giornalista di Panorama, Simona Sala, direttrice del Giornale Radio Rai, Claudio Cerasa, direttore de Il Foglio e i due esponenti politici Claudio Mulè e Roberta Pinotti.
Ovviamente è normale fare pronostici sul futuro del Quirinale, in primo luogo perché Mattarella e Draghi stanno spendendosi molto per questa fase, e poi perché le elezioni del Presidente della Repubblica sono diverse da tutte le altre. Però per quello che riguarda il Partito Democratico non comincerei il toto-nomi, per rispetto di Mattarella e Draghi”, la posizione della Pinotti, che si tira fuori dalle discussioni. Secondo gli altri in studio l’ipotesi più probabile è quella di vedere Draghi al Quirinale alla scadenza del mandato di Sergio Mattarella, che ha già fatto sapere di non voler proseguire nell’incarico in quanto necessità di riposo. Con Draghi al Colle non è automatico che si vada ad elezioni anticipate: lo scenario ipotizzato ad Agorà, che trova quasi tutti concordi, è quello di una figura di alto profilo del Governo che vada ad occupare la poltrona di Premier. I nomi che si fanno sono quelli di Daniele Franco e Marta Cartabia, rispettivamente ministro dell’Economia e della Giustizia.
Analizzate le varie ipotesi sul tavolo Puca apre un altro fronte: “Credo ci sia una sola possibilità affinché Draghi non vada al Quirinale ed è un cambio di marcia dell’Europa. Finisce l’epoca della Merkel e degli altri e Draghi diventa quello che deve governare l’Europa. È difficile perché si cambia nel 2023 e il tutto andrebbe chiuso prima dell’elezione al Quirinale. Draghi a Palazzo Chigi non rappresenta solo l’Italia, ma anche l’Europa, non è lì per caso”. Interviene la Costamagna: “Dopo l’Europa cosa c’è? Il mondo?”. “C’è il mondo, c’è il Fondo Monetario Internazionale, non è che ci sono tanti leader del mondo, ‘avoja’ a posti che ci sono. Draghi non è una riserva della Repubblica, ma dell’Universo” l’analisi di Puca e la Costamagna chiude il discorso con il sorriso: “Re dell’Universo”.
La Balorda Commedia

Mario Draghi al Quirinale dopo Sergio Mattarella? Macché, sarà il re dell'Universo
quale sarà il destino di Mario Draghi? L’ex banchiere centrale dell’Unione Europea ha deciso di accettare l’incarico da Presidente del Consiglio pochi mesi fa, ma già si stanno ipotizzando numerosi scenari per il suo futuro. L’argomento viene affrontato nella puntata del 2 giugno di Agorà, programma di Rai3 condotto da Luisella Costamagna che per il suo dibattito ospita in studio Carlo Puca, giornalista di Panorama, Simona Sala, direttrice del Giornale Radio Rai, Claudio Cerasa, direttore de Il Foglio e i due esponenti politici Claudio Mulè e Roberta Pinotti.
Ovviamente è normale fare pronostici sul futuro del Quirinale, in primo luogo perché Mattarella e Draghi stanno spendendosi molto per questa fase, e poi perché le elezioni del Presidente della Repubblica sono diverse da tutte le altre. Però per quello che riguarda il Partito Democratico non comincerei il toto-nomi, per rispetto di Mattarella e Draghi”, la posizione della Pinotti, che si tira fuori dalle discussioni. Secondo gli altri in studio l’ipotesi più probabile è quella di vedere Draghi al Quirinale alla scadenza del mandato di Sergio Mattarella, che ha già fatto sapere di non voler proseguire nell’incarico in quanto necessità di riposo. Con Draghi al Colle non è automatico che si vada ad elezioni anticipate: lo scenario ipotizzato ad Agorà, che trova quasi tutti concordi, è quello di una figura di alto profilo del Governo che vada ad occupare la poltrona di Premier. I nomi che si fanno sono quelli di Daniele Franco e Marta Cartabia, rispettivamente ministro dell’Economia e della Giustizia.
Analizzate le varie ipotesi sul tavolo Puca apre un altro fronte: “Credo ci sia una sola possibilità affinché Draghi non vada al Quirinale ed è un cambio di marcia dell’Europa. Finisce l’epoca della Merkel e degli altri e Draghi diventa quello che deve governare l’Europa. È difficile perché si cambia nel 2023 e il tutto andrebbe chiuso prima dell’elezione al Quirinale. Draghi a Palazzo Chigi non rappresenta solo l’Italia, ma anche l’Europa, non è lì per caso”. Interviene la Costamagna: “Dopo l’Europa cosa c’è? Il mondo?”. “C’è il mondo, c’è il Fondo Monetario Internazionale, non è che ci sono tanti leader del mondo, ‘avoja’ a posti che ci sono. Draghi non è una riserva della Repubblica, ma dell’Universo” l’analisi di Puca e la Costamagna chiude il discorso con il sorriso: “Re dell’Universo”.
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UE. Italia troppo debito

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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?
Solo due anni fa Librandi (all'epoca nel PD, ora IV) se la prendeva con Marcozzi (M5S) sui danni del "governo del popolo"; ora PD, IV, Lega e M5S stanno nello stesso governo. La politica italiana è questa e forse lo è sempre stata, solo che i personaggi attuali sono peggiori di quelli del passato (perché il popolo è peggiorato, ovviamente).
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