I FIGLI SON PIEZZ E CORE
La casa è in via Castel Roncolo. A ogni passaggio di auto, le finestre si illuminano. A ogni scalpiccio, segue un soprassalto. C’è troppo silenzio e fa troppo freddo qui per riuscire a immaginare una mattanza. Ma è questo il posto. Una villetta liberty divisa in appartamenti. Per venticinque giorni c’è stato un solo sospettato per la scomparsa dei coniugi Laura Perselli e Peter Neumair, due insegnanti in pensione: quel sospettato da ieri mattina è rinchiuso nel carcere di Bolzano in isolamento. È il figlio maggiore della coppia, Benno Neumair, 30 anni, noto per i muscoli da culturista e per le poche parole. Si è sempre dichiarato innocente. Non ha confessato. Ma quando i suoi avvocati, all’una di giovedì notte, hanno saputo che stava per scattare il provvedimento di fermo, ha deciso di costituirsi piuttosto che farsi venire a prendere.
In un comunicato stampa di cinque righe, così la procura definisce la svolta: «A seguito di alcuni recenti elementi acquisiti». Prove scientifiche, a quanto parrebbe. Il comandante dei Ris è stato avvistato a Bolzano giovedì. Insomma: macchie di sangue. Tracce che legherebbe la fine dei genitori alle mani del figlio. Le poche frasi di Benno Neumair sono adesso, quindi, ancora più importanti, le ha concesse a un giornalista di «Chi l’ha visto?»: «In famiglia non tutti sono d'accordo sul divulgare la nostra vita privata. In questo momento sono la persona sbagliata a cui chiedere interviste, sono esaurito. Ho cani poliziotto e Ris in casa a tutte le ore. Non ce la faccio. Io sono stato l’ultimo a vedere i miei genitori».
Laura Perselli e Pete Neumar sono scomparsi la sera del 4 gennaio. Qualcuno ipotizzava un incidente stradale, ma la Volvo V70 era davanti a casa. Poi, appena controllati i tabulati telefonici, ecco un particolare: i telefoni di entrambi si erano spenti alle 21 di quella sera. E Benno Neumair? Insegnante di matematica alle Medie, figlio tornato a casa dopo insuccessi universitari e problemi con gli anabolizzanti, dove si trovava in quel momento? lo ha spiegato lui stesso davanti ai pm: «Quella sera sono andato da un’amica che si chiama Martina, abita a Ora. Prima di arrivare da lei, mi sono fermato a ascoltare la musica in auto davanti al laghetto ghiacciato, vicino a Vadena. Ho fatto tardi anche perché non riuscivo a trovare la strada. Con Martina ci siamo sentiti al telefono. Ho dormito da lei, ma alle 6 sono tornato a Bolzano per portare fuori il cane». Le indagini non sono state altro che questo: seguire ogni metro di quel viaggio. Andata e ritorno.
La Volvo dei genitori è stata inquadrata dalle telecamera della discarica di «Ischia Frizzi», vicino al laghetto ghiacciato. Sì: il telefono di Benno Neumair è stato agganciato da quella cella telefonica. Ma è rimasto spento dalle 21.32 alle 21.57. Perché? Quando è arrivato a casa dell’amica Martina - si sono conosciuti all’inizio di dicembre - ha fatto una doccia. E qui, ecco il colpo di scena: il giorno successivo ai rilevi del Ris, la ragazza chiama l’avvocato Federico Fava. «Siamo andati a consegnare i vestiti di Benno Neumair che lei si era offerta di mettere in lavatrice, li ha fatti girare a 30 gradi assieme alla sua roba sporca. È stato un gesto di cortesia a cui inizialmente non ha fatto caso, ma quando ha capito quello stava succedendo…». È successo che il giorno 12 gennaio Benno Neumair è stato fermato all’autolavaggio mentre con un’amica strofinava i sedili con acqua ossigenata. È successo che i carabinieri hanno trovato una macchia di sangue del padre, sul parapetto del ponte sull’Adige, vicino al laghetto ghiacciato. Da quel giorno sono incominciate le ricerche: manichini a simulare il lancio, sommozzatori a scandagliare il fondale. È successo che i carabinieri sono tornati nella casa di via Castel Roncolo a contare gli attrezzi ginnici di Benno Neumair: mancherebbero dei pesi.
Il figlio era a casa di un amico. Non ha più detto una parola. L’avvocato Flavio Moccia gli ha vietato di guardare la televisione e di leggere i giornali. «In 45 anni di carriera non ho mai visto una condanna così preventiva», si era sfogato con noi la sera prima della svolta. «La nostra Costituzione è sotto i piedi. Questo non è giustizialismo, è colpevolismo. Non è corretto quanto sta succedendo. Benno è un ragazzo gentile e generoso. Voi non usate mai il condizionale».
È vero: ogni giorno almeno tre dirette dal ponte con il riepilogo degli indizi contro l'unico indagato. «I vicini sentivano litigare». «Anche la sorella, in Germania, era preoccupata». «I genitori alle volte erano costretti a chiudersi in camera per paura». Ipotesi anche sul movente: forse soldi che Benno Neumair doveva restituire, forse l’uso dell’auto, forse la frustrazione per non essere riuscito a essere all’altezza delle aspettative. Dovrebbe essere già oggi l’udienza di convalida. Lui probabilmente, si avvarrà della facoltà di non rispondere. I silenzi in questa tragedia sono sempre stati di molto superiori alle parole. Mentre il figlio passava il primo giorno in carcere e i corpi dei genitori ancora si trovavano, si è celebrato un funerale. Quello della nonna materna. In chiesa non c’era nessuno. Nessuno al camposanto.
