
Quando nell’estate del 1975 Radley Metzger stava facendo casting per il suo nuovo film a luci rosse - il quarto - ancora non sapeva di essere incappato nella gallina dalle uova d’oro. Si trattava d’una ventenne, tale Jennifer Baker. Bel corpo, lineamenti raffinati ma non ancora affinati, un quid di glamour che si sposava perfettamente all’idea di ‘porno chic’ perseguita dal regista nei film precedenti, concetto che avrebbe trovato nel nuovo lavoro la sua definitiva consacrazione. Jennifer Baker, dunque - o almeno così lui credeva che si chiamasse - sarebbe stata la protagonista di ‘Society’ - questo il titolo provvisorio dato da Metzger al film in fieri. Certo bisognava mandarle tutto uno script con le scene previste, farle prendere familiarità con i testi, ma in quella figura delicatamente maliziosa si celava un immenso potenziale da ’sgrezzare’ e si, ne sarebbe venuto fuori qualcosa di grosso.
La macchina si mise in moto. Per prima cosa la presunta Jennifer doveva essere fatta trasferire a New York, centro operativo delle riprese. E fu fatto, in pompa magna. Da lì si sviluppa una storia - quella del film ‘The Opening of Misty Beethoven’ - che, oltre a regalare un capolavoro di hard cinematografico, concederà a Metzger - o Henry Paris, se preferite usare il suo alias porno - un incredibile calvario di grattacapi finanziari, giuridici e professionali per gli anni a venire. E tutto questo grazie a lei, Jennifer. Anzi Susan, Susan Jensen. O ancora, Constance Money, una e trina. Lo racconteremo.

Quello che segue è un pezzo che scrissi per Videoimpulse nell’Ottobre 2003, si tratta di un approfondimento della vicenda che lega Constance Money ad un film da considerare manifesto del porno-chic a tutti gli effetti, dunque pellicola fondamentale in una ideale filmografia essenziale di cinema hard. Il perchè e il per come lo potete leggere, appunto, sotto.
Successivamente riavvolgeremo il nastro compiendo un flashback per ripercorrere, passo dopo passo, il ‘dietro le quinte’ del film, la parte più ‘meschina’ se vogliamo, ovvero tutta la sgradevole vicenda umano-finanziaria che il regista si trovò a gestire per via di quella bellissima attrice che si, gli aveva permesso di girare un capolavoro, ma a quale prezzo…restate sintonizzati. Anzitutto sveliamo il lato ‘pubblico’ della questione…

Una ragazza in ginocchio, i capelli raccolti in due code, intenta a masturbare due membri maschili rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra, succhiandone poi un terzo di fronte ai suoi occhi: questa la scena madre dell’apprendistato sessuale che la giovane Misty, prostituta solitamente dedita a squallide sveltine in cinema porno, si trova a dover affrontare in una delle pellicola fondamentali del porno-chic anni Settanta, ‘The Opening Of Misty Beethoven’.
L’apprendista che nel film viene iniziata ai piaceri del sesso più sfrenato e fantasioso dal Pigmalione Jamie Gillis è una giovane americana debuttante nel mondo delle luci rosse, una castana acqua e sapone col look da vicina di casa ma non priva di un fascino acerbo: Susan Jensen il suo nome, un gran bel corpo la sua credenziale. Similmente a Marilyn Chambers, e a differenza della già esperta Linda Lovelace, la Jensen è a tutt’oggi risultata ‘vergine’ in ambito pornografico prima dell’interpretazione di ‘Misty Beethoven’. Alla pubblicità del sapone Ivory Snow della giovane Chambers, Susan rispondeva con alcuni scatti sexy, servizi fotografici per riviste databili 1974, che ne facevano un bocconcino per il giovane cinema hard statunitense. Accadde dunque che Susan, ventenne, ebbe il suo battesimo di fuoco l’anno successivo, quasi senza aspettarsi quello che si profilava come un vero e proprio film a luci rosse (‘All’inizio credevo sarebbe stato un film soft’ dichiarerà in seguito).Il nome del regista di questo debutto assoluto era e rimane a tutt’oggi di massimo rispetto: Radley Metzger, re incontrastato del porno-chic tutto glamour e lustrini. La sceneggiatura, con un tantino di presunzione, intendeva essere una libera rivisitazione del ‘Pigmalione’ di George Bernard Shaw con palesi riferimenti al classico cinematografico di George Cukor ‘My Fair Lady’ (1964).

Scrive Alberto Pezzotta, critico de Il Corriere Della Sera: ‘Al 1976 risale quello che è considerato il capolavoro porno di Metzger, ‘The Opening Of Misty Beethoven’ (ne esiste anche una versione italiana doppiata, uscita su cassetta Blue Movie che si interrompe qualche secondo prima del finale). Su tutti i repertori di film hard riceve in genere il massimo dei voti (…) L’idea, semplice ed efficace, è quella di girare ‘Il Pigmalione’ in versione hard: in un cinemino porno di Pigalle lo scrittore Seymour Love (Jamie Gillis) conosce una goffa e schizzinosa prostituta, Dolores Beethoven detta Misty (Constance Money), specializzata in seghe e poco altro. Con un’amica (Gloria Leonard) scommette che la trasformerà in una raffinata professionista, facendole vincere il titolo di ‘femmina dell’anno’. L’addestramento avviene con falli di gomma di ogni dimensione e stuoli di maggiordomi-stallieri: Misty si allena a provocare orgasmi in sincronia ed altre prodezze, finché è pronta per affrontare il jet set, da New York a Roma.’Un’iniziazione di tutto rispetto alle gioie del saper soddisfare uno o più uomini contemporaneamente, mediante una consumata perizia nelle pratiche di eccitazione più disparate: questo l’accattivante filo narrativo del film, ambientato baroccamente presso un’alta società disinibita e voluttuosa, dedita a notti brave fatte di party fetish e incontri viziosi.

Il ruolo dell’educatore di Susan/Misty viene affidato a Jamie Gillis, consumata pornostar maschile affidabile e professionale, già interprete di svariate pellicole erotiche ai limiti dell’hard. Un attore, Gillis, di cui Metzger si era già servito in un altro suo classico porno, ’The Private Afternoon Of Pamela Mann’ (1974). Il regista newyorkese ne conserva un ottimo ricordo: ‘Era un gran professionista e prendeva il suo lavoro con estrema serietà. Inoltre è un attore molto preparato, ha studiato recitazione, cosa abbastanza rara per un attore hard. Ricordo che quando arrivammo a Roma per girare ‘Misty Beethoven’ molte persone gli chiesero l’autografo’.
Le riprese del film si svolsero all’insegna della tensione tra il regista e l’attrice protagonista, all’inizio imbarazzata nell’adottare pienamente le ‘fatiche’ della prostituta in carriera Misty: a questo proposito, se Metzger ricorda che ‘la Jensen la ribattezzai Constance Money perché era sempre pronta a chiedermi denaro’, Susan non risponde per il sottile: ’Non ero ben disposta verso quel film, Henry Paris (pseudonimo spesso adottato nei flani da Metzger) non mi piaceva, in più non fui mai pagata e mai mi fu fatto firmare qualcosa (…) Quell’uomo è malato. Chiunque è pronto a schizzare qualcuno con della ricotta per dieci ore al giorno lo fa certamente per qualcosa che va oltre la lavorazione di un film’. A parziale riabilitazione della pellicola la donna aggiunge però che ‘Misty Beethoven è risultato un buon lavoro perché reale in tutto ciò che c’è dentro. Il mio apprendimento sessuale di donna è stato proprio come quello del personaggio Misty, goffo e sgraziato’.

Ad avvicinare ancor più realtà e finzione intervenne la relazione sentimentale che la Jensen iniziò con Gillis durante le riprese: ‘Jamie mi colpì sessualmente – ammette ancora Susan – certo avemmo una strana relazione, è un tipo capriccioso…’ Da questa lavorazione turbolenta e tutt’altro che pacifica, ‘The Opening Of Misty Beethoven’ ricevette nel 1975 il primo premio al ‘Festival del Cinema Erotico’: un successo assoluto, di grosse proporzioni, che proiettò per sempre la pellicola nello sparuto gruppo di cult movies del pubblico delle luci rosse più esigente. Le riviste Hustler e Screw accolsero trionfalmente il film urlando ‘Hollywood Porn is here!!!’
Un debutto di tale portata farebbe lecitamente pensare alla nascita di una nuova stella del cinema pornografico: invece, Susan Jensen detta Constance Money avrà ben poca eco negli anni successivi. Sarà, certo, una delle poche pornostar immortalate nel mitico paginone centrale di Playboy, tuttavia la sua produzione filmica a luci rosse si limiterà a poche altre pellicole oltre a quella descritta, che per altro non avranno la stessa qualità e lo stesso successo commerciale dell’esordio. Tra queste ricordiamo altri due film di Metzger, ‘Barbara Broadcast’ (1977) e ‘Maraschino Cherry’ (1978) in cui a rubare lo sguardo non è la Jensen ma le raffinatissime Annette Haven e Gloria Leonard. Curiosa è invece la brevissima parentesi di Susan nel cinema ‘normale’, un’apparizione in ’10’ di Blake Edwards (1979) per la quale non venne neppure accreditata.

L’allontanamento dal porno sarà volontario, un vero e proprio taglio netto. Le seguenti dichiarazioni della stessa attrice sono illuminanti in proposito:
‘Il mio scrittore preferito è Jerry Kozinski. Lessi un suo libro dopo aver girato ‘Misty Beethoven’ e probabilmente questo ha salvato la mia vita. Ero molto depressa dopo quel film, quel libro mi portò via’.
‘Aver fatto questi film ha intaccato i miei rapporti sociali: ecco perché mi sono ritirata. Un ragazzo con cui fossi uscita avrebbe potuto ritrovarsi una mia cassetta ad una festa per soli uomini. Per molti è difficile aver a che fare con questo’.
‘Mia madre era alzata una notte, scoprì quello che facevo guardando la tv via cavo col suo compagno’
‘Un paio di volte a New York dei ragazzi si avvicinarono a me tirandosi giù le mutande. Una volta stavo cenando, arrivò questo tipo e tirò fuori il suo cazzo proprio di fronte a noi. Fortunatamente, non tutti sono così…’
Il pallido porno-canto del cigno di Susan, ‘A Taste Of Money’ datato 1982, decretò il suo definitivo ritiro in Alaska per dedicarsi alla gestione di un ristorante.
Per contribuire a tener sveglio il ricordo di Constance Money presso il pubblico delle luci rosse accorreranno negli anni Ottanta le solite compilation succhiasangue con i loro collage di scene estrapolate dai film originali. Ancora oggi può capitare di vedere una ragazza castana concedersi in un ambiente kitsch: quella è Misty Beethoven, quello era il porno dei padri fondatori.
Continua...