Cambiamo film, stavolta ‘Il Trucido e lo Sbirro’, stesso regista e stesso anno. Cercate di fermare il film dopo circa 68 minuti, la vedete la ‘lucciola’ seduta sul muretto del lungotevere al centro dell’inquadratura? È la stessa mora di prima, esatto. Ebbene, questa donna - ci dice la critica specializzata nel settore - è stata la prima in Italia a girare una scena di doppia penetrazione, il suo nome è Guia Lauri Filzi. Un nome che ci riporta agli albori del cinema hard italiano quello di Guia, presente in tantissime pellicole porno del periodo 1980-84 ma attiva nel cinema già diversi anni prima come abbiamo appena constatato, con diverse comparsate uncredited in film di genere, poliziottesco ma non solo (si pensi al Comencini di ‘La Donna della Domenica’ così come a ‘Gola Profonda Nera’)
Sorbole che romagnola! - viene da dire rispolverando il titolo di una commedia erotica di quel 1976: tratti mediterranei e sguardo seducente, la Guia è infatti nativa di Cervia e, apprendiamo dal volume ‘Luce Rossa’, vanta trascorsi giovanili come hostess e intrattenitrice televisiva. La voglia di far cinema evidentemente ce l’ha, ecco giustificate le molteplici minuscole apparizioni in svariate pellicole a luci bianche. Ma c’è di più. La ragazza infatti si rende disponibile in quei tempi pionieristici per le performance di sesso destinate agli inserti porno con cui molti film venivano all’epoca distribuiti per il mercato estero. In pratica, Guia Lauri fa già porno prima dell’alba ufficiale del porno italiano (1980) barcamenandosi nel limitato metraggio di quelle brevi scene avulse dai contesti delle pellicole in cui venivano astutamente aggiunte da tutto un apparato di produttori, registi e operatori cinematografici per far aumentare il pubblico in sala (di questo specifico argomento avremo modo di parlare diffusamente in un futuro articolo).
Perchè lo faceva? Puro piacere, pare. È risaputo presso gli appassionati che Guia non aveva necessità economiche tali da fare porno per esigenze alimentari - condizione questa molto frequente nelle biografie di altre sue colleghe contemporanee - ragion per cui la sua scelta di aderire attivamente alla pornografia filmata è stata quanto mai libera, consapevole e dettata da ragioni passionali. ‘È un lavoro come un altro’ ha dichiarato in modo pacificato e disincantato, un periodo della sua vita ben circoscritto che ha avuto un inizio ed un termine assolutamente sereni, senza l’ombra di traumi professionali o personali.

Ma come ci appare Guia nelle tante pellicole condivise al fianco delle varie Marina, Sabrina Mastrolorenzi, Laura Levi? Molto disinibita, eccitata ed eccitante. Chi scrive non l’ha mai ritenuta depositaria di particolare bellezza, ma molto sensuale, quello sì, sempre estremamente partecipe, passionale e dotata di uno sguardo magnetico, voglioso ed arrapante. Per quanto nella sua filmografia abbia interpretato molte tipologie di donne - tra gli altri, vedova ‘consolabile’ in ‘La Zia Svedese’, moglie pruriginosa in. ‘Sesso Allegro’, borghesuccia ascoltatrice dell’audace Ilona in ‘Cicciolina Amore Mio’, addirittura preside in ‘Porcellone e Porcellini’ - il suo archetipo è quello della ricca signora dell’alta borghesia, annoiata e viziosa, dedita ai piaceri della carne più sfrenati in contesti lussuriosi. Guia ha il physique du role per questa parte, possedendo una grazia altera non comune e presentandosi spesso agli occhi dello spettatore impellicciata e ben curata.
‘Era una ninfomane - afferma il regista Antonio D’Agostino in ‘Luce Rossa’ - faceva l’hard proprio perché le piaceva‘ dichiarazione, questa, che ci conferma lo spirito ludico del fare porno della nostra, attività per altro svolta alla luce del sole, senza sotterfugi familiari. E proprio questa sua ninfomania sarebbe stato il lasciapassare alla prima storica scena di dp italiana, come scrivevamo sopra: avviene nello spassoso film parodia ‘Bath Man dal Pianeta Eros’ diretto da Antonio D’Agostino nel 1982, in cui a deflorare Guia pensano Pino Curia e Paolo Gramignano. Prima dell’arrivo in salotto dei due maschi (inspiegabilmente entrano dalla finestra evitando la porta aperta) la Lauri ovviamente si è scaldata bene con l’aiuto di un grosso cetriolo (si notino le mani, come sempre ingioiellate, le dita smaltate, il fiore tra i capelli e la gradevole lingerie) ma la voglia è rimasta davvero tanta, per cui via al ritmo di samba! In realtà il pompino somministrato a Gramignano segue una tempistica rarefatta, tipica delle scene di Guia, che alterna l’atto del succhiare a frequenti evoluzioni in punta di lingua: un sesso da godere, non da consumare.

In ‘La Casa delle Hostess’, hard dalle pretese letterarie spesso consuete a Dudy Steel (1983), la nostra, in evidente stato di calore, si fa trastullare dal ‘buon’ Curia con un aspirapolvere, che Pino provvede a infilarle in ogni dove (‘attenzione’ poi ricambiata da lei, che provvede ad aspirargli i testicoli). Da non dimenticare comunque anche certe liaisons saffiche come quelle incluse in ‘Dolce Gola’, unico hard di Paola Montenero per la regia di Bruno Gaburro (1980), dove Paola intrattiene Guya penetrandola con una banana.
Va detto che la nostra Guia, pur presenziando come pornoattrice fin da tempi non sospetti, quando si affaccia alla luce rossa non è più giovanissima, ma ben oltre la trentina. La sua maturità però le dona quel quid di vissuto e vizioso che contribuisce a rafforzarne il fascino, a mio parere. In poche parole, laddove non l’assiste più l’età, le viene ampiamente in soccorso il suo savoir faire ‘agée’ che ce la rende comunque una intrigante milf, diremmo oggi.
Che poi le sue aspirazioni fossero da cinema ‘normale’ può starci - lo afferma lei stessa in un’intervista concessa al settimanale L’Europeo del Maggio 1980 - concludendo tuttavia con un ‘però non mi lamento’ che alla fine fa da contraltare a questo suo intenso trascorso hard. Trascorso che trova il suo epilogo non prima di aver girato alcune pellicole in Grecia, uscite in Italia con i titoli ‘I Caldi Peccati’, ‘Voglia di’, ‘A Doppio Gusto’ tra gli altri. Qui la freschezza fisica è relativamente più cagionevole, ma, mi sia concesso, il livello di inturgidimento generato dalla non più fresca Lauri del tardo 1983 è ben al di sopra di tante altre promesse non mantenute del porno di ieri e di oggi. Tra le altre cose, in ‘Voglia di’ (titolo greco ‘Diakopes Kai Party Me ouza’) possiamo ammirare anche un altro ‘talento’ italiano d’allora, quell’Antonella Simonetti generosissima che ha reso indimenticabile un titolo come ‘Teresa Altri Desideri’ (imperdibile esempio di hard ruspante di Bruno Vani, 1983).

E proprio con un film di Bruno Vani, ‘Dyane’, Guia saluta i set a luci rosse all’età di 41 anni, nel 1984. Del resto, come ha dichiarato ad Andrea Napoli, ‘E’ stata una parentesi di qualche anno, e non volevo esagerare’. Parole sagge ed avvedute: se anche Marina Lotar o altre avessero gestito meglio quella delicata fase delle loro vite, si sarebbero evitati tristi casi umani.
Ciò detto, la romagnola s’è dunque riscoperta signora non più scandalosa di provincia (per tentare un velleitario adattamento del titolo di un film con Selen di molti anni dopo: corsi e ricorsi…), dedita alla gestione di una boutique di moda prima e all’ufficio pubbliche relazioni di alcune grandi case editrici poi. A noi piace ricordarla come la maliarda padrona di casa che dà ospitalità a Moana Pozzi/Valentina, intrattenendo con lei una relazione saffica…altri tempi.
P.S. in base a quanto visto e a quanto approfondito, mi sento di concordare nel concedere a Guia Lauri il titolo di ‘prima donna aver ricevuto una doppia penetrazione nel cinema a luci rosse italiano’, almeno per quanto ne sappiamo a tutt’oggi e quanto è stato rigorosamente esaminato nel volume ‘Luce Rossa’ da Andrea Napoli e Franco Grattarola. Nondimeno concordo con la recensione presente nel ‘Dizionhard’ uscito nel 2003, laddove l’autore scrive ‘(…) la vediamo [Guia] in piedi tra Curia e Gramignano e in alternato assistiamo ad un’inquadratura in dettaglio di una dp (…) Si tratta quindi, a quanto ci risulta, dell’unica scena anale della tardona (sic). Che i cazzi siano quelli di Gramignano e Curia è certo, dato che non ci sono quei cambi di qualità fotografica tipici degli inserti (…) Che si tratti di Guia è infine comprovato dalla nota cicatrice sulla chiappa sinistra‘ (recensione del film ‘Bath Man nel Pianeta Eros’, pag. 37)