[OT] Signore e signori: la guerra.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Risparmiano sulle scarpe?
Dopo le indagini, gli telefonano le troie
Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
beh a giudicare dalla foto hanno tutte delle discrete gambe ,non ho visto nessun polpaccione che uccide la poesia
- Enrico Pallazzo
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Con la rielezione di Lukashenko molto probabile che verrà accelerato il processo di annessione della Bielorussia nella Russia.dostum ha scritto: ↑03/08/2020, 4:01Nella capitale Minsk arrivano mezzi militari carichi di soldati. Lo sostiene il canale Telegram Nexta Live, riconducibile al giornalista bielorusso Stepan Putilo. Secondo il giornalista, sulle strade di Minsk sono stati avvistati camion militari. La destinazione è l’unità militare 5448 dislocata in via Mayakovskij a Minsk. Sempre secondo Nexta Live, da tutto il territorio di Bielorussia a Minsk vengono inviate truppe del Ministero dell’Interno, paracadutisti e guardie di frontiera. Il 9 agosto prossimo in Bielorussia sono in agenda le presidenziali. Il presidente in carica Aleksandr Lukashenko corre per il sesto mandato consecutivo -![]()
Attivisti filoeuropeisti supportati dalle solite ngo sono sul piede di guerra, Lukashenko già ha messo ko alcuni candidati.
Vediamo se lui e la Russia sapranno prevenire questi tumulti che potrebbero portare ad una nuova Ucraina.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Credo sia giunto il momento di salutare Lukashenko e la Bielorussia non allineata.
Le democrazie occidentali si staranno facendo le seghe in questo momento.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Per il momento è il turno di Beirut ad esser "democratizzata"Enrico Pallazzo ha scritto: ↑10/08/2020, 0:18Credo sia giunto il momento di salutare Lukashenko e la Bielorussia non allineata.
Le democrazie occidentali si staranno facendo le seghe in questo momento.

Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Come al solito gli imperialisti americani mentre cianciano di democrazia e diritti umani commettono le peggio schifezze
governo ad interim della Bolivia ha annunciato la militarizzazione di almeno tre grandi città (La Paz, Cochabamba e Santa Cruz) per contrastare i blocchi stradali organizzati da giorni dalla Confederazione operaia boliviana e da militanti di gruppi vicini al Movimento al socialismo dell'ex presidente Evo Morales. Lo ha reso noto il ministro della Presidenza, Yerko Nunez.

governo ad interim della Bolivia ha annunciato la militarizzazione di almeno tre grandi città (La Paz, Cochabamba e Santa Cruz) per contrastare i blocchi stradali organizzati da giorni dalla Confederazione operaia boliviana e da militanti di gruppi vicini al Movimento al socialismo dell'ex presidente Evo Morales. Lo ha reso noto il ministro della Presidenza, Yerko Nunez.

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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Maidan Bielorusso 1943

Le stesse bandiere oggi usate da chi protesta a Minsk

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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Lukashenko ha commesso sicuramente degli errori flirtando con americani e tedeschi ma va difeso con la massima decisione
Bielorussia: i comunisti si confermano Partito di governo
Con 250 delegati riuniti nella capitale Minsk, si è svolto il 13° Congresso del Partito Comunista di Bielorussia (KPB) . L’assise si è aperta con la relazione politica del Primo Segretario Alexei Sokol, il quale ha dichiarato che “i comunisti riconoscono che la Bielorussia in quanto Stato sovrano è prezioso per il proprio carattere sociale”. In effetti la Bielorussia è uno dei pochi Stati ex-sovietici che, caduto il socialismo nel biennio 1989/1991, ha mantenuto ampie garanzie sociali e un netto intervento pubblico nel sistema economico. In particolare nella sanità e nell’educazione le privatizzazioni non hanno fatto danni come negli altri paesi tornati al capitalismo. La crisi mondiale attuale – ha spiegato infatti Sokol – “prova che in assenza di risorse petrolifere e di gas, solamente una adeguata ridistribuzione delle spese sociali è capace di garantire la stabilità delle istituzioni”.
No alla NATO e all’UE. Sì alla sovranità!
Continuando nella sua relazione, di fronte ai delegati del KPB, Sokol ha condannato l’aggressività della NATO che continua a interferire negli affari interni ai paesi che non obbediscono ai diktat euro-atlantici e ha tirato il campanello d’allarme sulla “psicosi anti-comunista” che si sta diffondendo nel Paese tramite le ONG fintamente “progresisste” finanziate dall’UE e dagli USA. ONG che sono poi alla base delle cosiddette “rivoluzioni colorate” e degli embarghi economici che colpiscono molte nazioni regolarmente etichettate come “dittature” dalla stampa borghese europea e americana.
La priorità del KPB, nella fase attuale, è piuttosto quella di mobilitare tutte le forze che ambiscono a mantenere l’ordinamento sovrano del governo di Minsk: “non permetteremo di destabilizzare la situazione: i comunisti rappresentano lo sviluppo, la pace e naturalmente l’indipendenza del nostro Paese”, ha concluso il Primo Segretario comunista.
La sinistra europeista contro i comunisti
Ma chi sono le forze avverse? Le accuse del KPB, oltre che contro ai gruppuscoli anarchici e trotzkisti, sono rivolte in particolare contro un partito che fino al 2009 portava anch’esso il nome di “comunista” ma che cambiò in seguito la denominazione in Partito Bielorusso della Sinistra (“Mondo Giusto”). Quest’ultimo, guidato da Sergey Kalyakin, è la sezione locale del Partito della Sinistra Europea, ha una impostazione “liberal”, insiste sui diritti civili piuttosto che sui diritti sociali, ed è filo-europeista. Il suo obiettivo è rovesciare il Presidente Lukashenko, ma non è mai riuscito a entrare in parlamento e, anzi, nell’ultimo decennio ha costantemente perso consensi nelle varie competizioni elettorali. Se nel 2008 raccoglieva ancora quasi 130mila voti (2,3%), nel 2012 essi erano già scesi a 98mila, nel 2016 a 72mila e nel 2019 i risultati erano ormai crollati a poco meno di 38mila voti (0,7%). E nonostante il “movimentismo” e la propaganda divisiva fomentata da Kalyakin a sinistra, ben diversa è stata la sorte toccata al KPB che, se nel 2012 dopo alti e bassi, raccoglieva “solo” 141mila voti (2,7%), alle ultime elezioni del 2019 ha toccato il tetto dei 559mila suffragi (10,6%) eleggendo così 11 deputati e 17 senatori.
L’opposizione vuole imporre il liberismo!
I candidati dell’opposizione, naturalmente sostenuti dai governi occidentali, stanno provando a diminuire il controllo statale sull’economia bielorussa e nel contempo insistono per poter importare prodotti industriali, giudicati più “competitivi”, soprattutto dall’Unione Europea. Riforme che di fatto sono processi di liberalizzazione del mercato e di dipendenza economica dall’estero.
L’elezione nel 1994 di Alexandre Lukashenko, che non ha mai rinnegato l’eredità sovietica, ha finora impedito che questo programma liberista prendesse piede. E’ questo che caratterizzata la Bielorussia rispetto agli altri paesi che, dopo la dissoluzione dell’URSS e del campo socialista, si sono ritrovati nelle mani di multinazionali e oligarchi.
Il KPB ha deciso quindi di impegnarsi in una campagna comune al fianco del Komsomol (la Gioventù Comunista) ma anche di altri partiti e dei sindacati a favore del programma del Presidente uscente, Lukshenko che il 9 agosto prossimo si ricandiderà con il supporto anche di tre partiti di centro-sinistra come il Partito Patriottico di Nikolai Ulakhovich, il Partito Agrario di Mikhail Rusy e il Partito Repubblicano del Lavoro e della Giustizia di Vasil Zadnyaprany.
Il KPB – che già oggi è rappresentato anche nell’équipe di governo – sostiene infatti che, sotto la presidenza di Lukashenko, in questi anni lo Stato abbia promosso “i valori della giustizia sociale, del lavoro, della condivisione” e che il Paese oggi “dispone di un sistema di garanzie sociali forti per i bambini, le giovani famiglie, i portatori di handicap e i poveri”. Ecco perché il prossimo 9 agosto 2020 voterà per un nuovo mandato del Presidente uscente.

Bielorussia: i comunisti si confermano Partito di governo
Con 250 delegati riuniti nella capitale Minsk, si è svolto il 13° Congresso del Partito Comunista di Bielorussia (KPB) . L’assise si è aperta con la relazione politica del Primo Segretario Alexei Sokol, il quale ha dichiarato che “i comunisti riconoscono che la Bielorussia in quanto Stato sovrano è prezioso per il proprio carattere sociale”. In effetti la Bielorussia è uno dei pochi Stati ex-sovietici che, caduto il socialismo nel biennio 1989/1991, ha mantenuto ampie garanzie sociali e un netto intervento pubblico nel sistema economico. In particolare nella sanità e nell’educazione le privatizzazioni non hanno fatto danni come negli altri paesi tornati al capitalismo. La crisi mondiale attuale – ha spiegato infatti Sokol – “prova che in assenza di risorse petrolifere e di gas, solamente una adeguata ridistribuzione delle spese sociali è capace di garantire la stabilità delle istituzioni”.
No alla NATO e all’UE. Sì alla sovranità!
Continuando nella sua relazione, di fronte ai delegati del KPB, Sokol ha condannato l’aggressività della NATO che continua a interferire negli affari interni ai paesi che non obbediscono ai diktat euro-atlantici e ha tirato il campanello d’allarme sulla “psicosi anti-comunista” che si sta diffondendo nel Paese tramite le ONG fintamente “progresisste” finanziate dall’UE e dagli USA. ONG che sono poi alla base delle cosiddette “rivoluzioni colorate” e degli embarghi economici che colpiscono molte nazioni regolarmente etichettate come “dittature” dalla stampa borghese europea e americana.
La priorità del KPB, nella fase attuale, è piuttosto quella di mobilitare tutte le forze che ambiscono a mantenere l’ordinamento sovrano del governo di Minsk: “non permetteremo di destabilizzare la situazione: i comunisti rappresentano lo sviluppo, la pace e naturalmente l’indipendenza del nostro Paese”, ha concluso il Primo Segretario comunista.
La sinistra europeista contro i comunisti
Ma chi sono le forze avverse? Le accuse del KPB, oltre che contro ai gruppuscoli anarchici e trotzkisti, sono rivolte in particolare contro un partito che fino al 2009 portava anch’esso il nome di “comunista” ma che cambiò in seguito la denominazione in Partito Bielorusso della Sinistra (“Mondo Giusto”). Quest’ultimo, guidato da Sergey Kalyakin, è la sezione locale del Partito della Sinistra Europea, ha una impostazione “liberal”, insiste sui diritti civili piuttosto che sui diritti sociali, ed è filo-europeista. Il suo obiettivo è rovesciare il Presidente Lukashenko, ma non è mai riuscito a entrare in parlamento e, anzi, nell’ultimo decennio ha costantemente perso consensi nelle varie competizioni elettorali. Se nel 2008 raccoglieva ancora quasi 130mila voti (2,3%), nel 2012 essi erano già scesi a 98mila, nel 2016 a 72mila e nel 2019 i risultati erano ormai crollati a poco meno di 38mila voti (0,7%). E nonostante il “movimentismo” e la propaganda divisiva fomentata da Kalyakin a sinistra, ben diversa è stata la sorte toccata al KPB che, se nel 2012 dopo alti e bassi, raccoglieva “solo” 141mila voti (2,7%), alle ultime elezioni del 2019 ha toccato il tetto dei 559mila suffragi (10,6%) eleggendo così 11 deputati e 17 senatori.
L’opposizione vuole imporre il liberismo!
I candidati dell’opposizione, naturalmente sostenuti dai governi occidentali, stanno provando a diminuire il controllo statale sull’economia bielorussa e nel contempo insistono per poter importare prodotti industriali, giudicati più “competitivi”, soprattutto dall’Unione Europea. Riforme che di fatto sono processi di liberalizzazione del mercato e di dipendenza economica dall’estero.
L’elezione nel 1994 di Alexandre Lukashenko, che non ha mai rinnegato l’eredità sovietica, ha finora impedito che questo programma liberista prendesse piede. E’ questo che caratterizzata la Bielorussia rispetto agli altri paesi che, dopo la dissoluzione dell’URSS e del campo socialista, si sono ritrovati nelle mani di multinazionali e oligarchi.
Il KPB ha deciso quindi di impegnarsi in una campagna comune al fianco del Komsomol (la Gioventù Comunista) ma anche di altri partiti e dei sindacati a favore del programma del Presidente uscente, Lukshenko che il 9 agosto prossimo si ricandiderà con il supporto anche di tre partiti di centro-sinistra come il Partito Patriottico di Nikolai Ulakhovich, il Partito Agrario di Mikhail Rusy e il Partito Repubblicano del Lavoro e della Giustizia di Vasil Zadnyaprany.
Il KPB – che già oggi è rappresentato anche nell’équipe di governo – sostiene infatti che, sotto la presidenza di Lukashenko, in questi anni lo Stato abbia promosso “i valori della giustizia sociale, del lavoro, della condivisione” e che il Paese oggi “dispone di un sistema di garanzie sociali forti per i bambini, le giovani famiglie, i portatori di handicap e i poveri”. Ecco perché il prossimo 9 agosto 2020 voterà per un nuovo mandato del Presidente uscente.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Riesplode il confitto Azero-Armeno, stavolta sembra che la cosa sia più seria e non le solite scaramucce.
Entra in gioco anche la Turchia che sta bombardando con i suoi caccia NATO postazioni armene e, cosa ancora da confermare, starebbe trasferendo 4000 jihadisti dalle zone occupate (con il beneplacito UE e USA) in Siria in Azerbaijan cercando di trascinare nel pantano anche la Russia, storico alleato armeno.
Entra in gioco anche la Turchia che sta bombardando con i suoi caccia NATO postazioni armene e, cosa ancora da confermare, starebbe trasferendo 4000 jihadisti dalle zone occupate (con il beneplacito UE e USA) in Siria in Azerbaijan cercando di trascinare nel pantano anche la Russia, storico alleato armeno.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
dostum ma se ti piace tanto la bielorussia perché non vi ci trasferisci?
La verginità è un ottima cosa perché capisci meglio cosa è vero e cosa invece è falso.
Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
The World at War in 2020

https://www.statista.com/chart/21652/co ... -reported/
include però anche gli scontri interni (messico, thailandia, etc)

https://www.statista.com/chart/21652/co ... -reported/
include però anche gli scontri interni (messico, thailandia, etc)
La verginità è un ottima cosa perché capisci meglio cosa è vero e cosa invece è falso.
Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Sarò ingenuo ma IMHO la grande e generosa unione europea










poi se lo fanno loro va bene
La Catalogna resta senza presidente. Torra deposto dal tribunale spagnolo
Il capo della Generalitat sollevato dal Tribunale Supremo di Madrid: “E’ repressione”. Si era rifiutato di togliere degli striscioni indipendentisti dagli edifici pubblici. Proteste a Barcellona
Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Pochi sanno – o ricordano – che le proteste di Hong Kong sono iniziate a causa di un assassino, il quale, grazie a quanto avvenuto in questa tormentata città, ora è un uomo libero.
La rivolta che ha incendiato Hong Kong, oggi sedata da Pechino, è iniziata a causa di Chan Tong-kai, il quale, dopo aver ucciso la fidanzata a Taiwan, nel 2018, aveva trovato rifugio presso la città vicina.
Fuga a Hong Kong
Hong Kong non aveva alcun accordo di estradizione con Taiwan, così che l’assassino, pur condannato a Taipei, ha potuto godersi tranquillamente la sua libertà, nonostante il suo crimine fosse particolarmente odioso: la vittima, infatti Poon Hiu-wing, aveva solo 19 anni ed era incinta.
Libertà breve, in realtà, perché presto era caduto nelle maglie della giustizia di Hong Kong, accusato di riciclaggio e per questo condannato a 19 mesi di reclusone.
Il suo arresto non era passato inosservato a Taipei, che subito ne aveva chiesto l’estradizione per scontare la pena ben più dura che lo aspettava nelle prigioni di Taiwan.
Ma non c’era alcuna legge di estradizione che consentisse di accogliere la richiesta. Da qui la decisione di Carrie Lam, governatore di Hong Kong, di chiedere al parlamento della città autonoma l’introduzione di una norma in tal senso.
L’estradizione e il principio “Una Cina”
Il problema è che, nonostante sia spesso identificata come uno Stato indipendente, Taiwan è parte della Cina, ciò secondo principio “Una Cina” che il mondo ha riconosciuto attraverso diversi trattati internazionali (1).
Così era impossibile introdurre una legge che permettesse l’estradizione verso Taiwan e non verso Pechino.
Proprio quest’ultima possibilità ha incendiato la piazza, che ha agitato lo spettro di indebite ingerenze di Pechino nelle vicende di Hong Kong.
Proteste che hanno trovato presto il sostegno interessato dell’Occidente, in particolare gli Stati Uniti, che hanno colto al volo l’opportunità per creare criticità all’antagonista globale.
Un mero escamotage, come si è visto in seguito, quando cioè le autorità di Hong Kong hanno congelato il disegno di legge.
Non più dirette a contrastare la norma controversa, le proteste hanno preso un indirizzo indipendentista, col supporto, anche militare, degli Usa (con militare si intende il supporto logistico, sia di intelligence che digitale, che ha avuto un ruolo fondamentale nella gestione delle manifestazioni – coordinamento, social e selezione degli obiettivi).
Il risultato è stato che Hong Kong ha conosciuto mesi di devastanti scontri sociali. La perla d’Oriente, l’hub finanziario della Cina, ne è uscito prostrato sia a livello economico-finanziario, con una depressione aggravata dalla successiva pandemia, sia a livello sociale.
La rivolta che ha incendiato Hong Kong, oggi sedata da Pechino, è iniziata a causa di Chan Tong-kai, il quale, dopo aver ucciso la fidanzata a Taiwan, nel 2018, aveva trovato rifugio presso la città vicina.
Fuga a Hong Kong
Hong Kong non aveva alcun accordo di estradizione con Taiwan, così che l’assassino, pur condannato a Taipei, ha potuto godersi tranquillamente la sua libertà, nonostante il suo crimine fosse particolarmente odioso: la vittima, infatti Poon Hiu-wing, aveva solo 19 anni ed era incinta.
Libertà breve, in realtà, perché presto era caduto nelle maglie della giustizia di Hong Kong, accusato di riciclaggio e per questo condannato a 19 mesi di reclusone.
Il suo arresto non era passato inosservato a Taipei, che subito ne aveva chiesto l’estradizione per scontare la pena ben più dura che lo aspettava nelle prigioni di Taiwan.
Ma non c’era alcuna legge di estradizione che consentisse di accogliere la richiesta. Da qui la decisione di Carrie Lam, governatore di Hong Kong, di chiedere al parlamento della città autonoma l’introduzione di una norma in tal senso.
L’estradizione e il principio “Una Cina”
Il problema è che, nonostante sia spesso identificata come uno Stato indipendente, Taiwan è parte della Cina, ciò secondo principio “Una Cina” che il mondo ha riconosciuto attraverso diversi trattati internazionali (1).
Così era impossibile introdurre una legge che permettesse l’estradizione verso Taiwan e non verso Pechino.
Proprio quest’ultima possibilità ha incendiato la piazza, che ha agitato lo spettro di indebite ingerenze di Pechino nelle vicende di Hong Kong.
Proteste che hanno trovato presto il sostegno interessato dell’Occidente, in particolare gli Stati Uniti, che hanno colto al volo l’opportunità per creare criticità all’antagonista globale.
Un mero escamotage, come si è visto in seguito, quando cioè le autorità di Hong Kong hanno congelato il disegno di legge.
Non più dirette a contrastare la norma controversa, le proteste hanno preso un indirizzo indipendentista, col supporto, anche militare, degli Usa (con militare si intende il supporto logistico, sia di intelligence che digitale, che ha avuto un ruolo fondamentale nella gestione delle manifestazioni – coordinamento, social e selezione degli obiettivi).
Il risultato è stato che Hong Kong ha conosciuto mesi di devastanti scontri sociali. La perla d’Oriente, l’hub finanziario della Cina, ne è uscito prostrato sia a livello economico-finanziario, con una depressione aggravata dalla successiva pandemia, sia a livello sociale.
- SoTTO di nove
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Lo posto qui perchè per noi una roba del genere è come fare la guerra.

Dòni, sa tirìa e cul indrìa, la capela la'n va avantei / Donne, se tirate il culo indietro, la cappella non va avanti. BITLIS
Quando la fatica supera il gusto e ora di lasciar perdere la Patacca e attaccarsi al lambrusco. Giacobazzi
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