Super Zeta ha scritto:
Lo incontrai un giorno in stazione centrale e gli dissi "certo che quell'attacco a manya te lo potevi veramente risparmiare. Perchè non attacchi l'ipocrisia del cinema ufficiale? Tipo i registi che vanno a letto con la protagonista del loro film?" Fece una faccetta e abbozzò
D’altronde, stando alla chicca sociologica rilasciata in quarta di copertina, secondo le parole di Ferrario il porno
‘si presenta come lo specchio oscuro della società contemporanea’. Eh beh, c’è di che meditare…
Dando una nuova occhiata al libro, ho constatato che nemmeno qui si ricordano il nome di Schicchi. Nel passo in cui Ferrario scrive a proposito della visita da Romagnoli alla Touch Me in quel di Budapest, il ‘povero’ Riccardo Schicchi, che sul Corriere della Sera era diventato Gianni, qui viene chiamato Giancarlo (pag.40). Sono giunto alla conclusione che c’è del pirandelliano in tutto ciò.
Nell’introduzione si vira nel politichese: ‘
Non è senza qualche ragione che quasi tutti quelli che “fanno” l’hard siano di destra o conservatori. Nella pornografia si svela la libertà assoluta del sistema borghese: dare un prezzo a tutto (…)’ Un ragionamento che prosegue per qualche riga e che sarebbe interessante porre all’attenzione di un Silvio Bandinelli, tanto per fare un esempio.
Poi a pag.125 Ferrario osserva
‘(…) non mi sono sentito a disagio In mezzo a “quelli del porno”, anche se osservavo perplesso l’interazione tra loro e la mia troupe. In verità, né gli uni né gli altri sapevano bene cosa aspettarsi dall’esperienza. E devo dire che, nei dieci giorni che questi due universi hanno convissuto, non si sono integrati quasi mai’. Amen.
Un passo che mi trova d’accordo è invece quello dedicato ad Aristide Massaccesi/Joe D’Amato, regista che Ferrario avrebbe voluto coinvolgere nel film assieme al ‘pittoresco’ Luca Damiano (Aristide morì tuttavia due giorni prima dell’inizio delle riprese). Su D’Amato Ferrario scrive che i suoi film
‘hanno sempre la struggente intenzione, tra un accoppiamento e l’altro, di raccontare una storia, di spiegare almeno un po’ perché due (o tre o quattro) si mettono a far sesso in una certa maniera’.
Infine, nel capitolo dedicato ad Alex Mantegna intitolato ‘Stallone Rosso ovvero Alex Mantegna, il Porno di Sinistra’ (vedi che uno di sinistra l’abbiamo trovato?) è lo stesso Alex, se ho riletto bene, ad affermare che Joe D’Amato
‘non amava il sesso e nei suoi film si vede’. Pienamente d’accordo. Aggiungerei che, per quanto riguarda il periodo 1980/84, il sesso non piaceva neppure a nessuno degli attori impiegati da Joe, tranne Mark Shanon e pochissimi altri.