porno & HIV - una sfida dimenticata
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Per conto mio, magari più controlli sulla propria salute, ma nei film, sempre, solo ed esclusivamente senza.In data 2002-04-11 10:26, Nova scrive:
OK, non è colpa di nessuno. Intanto stabiliamo se i film vanno girati con o senza il preservativo. La mia opinione rimane sempre la stessa. Voi?
KISS KISS
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A proposito dell'argomento "Porno & HIV" ho voluto approfondire il tema con l'ausilio di un mio amico medico che mi ha rivelato cose a mio avviso poco piacevoli.
Il virus dell'HIV viene scoperto non prima di un periodo medio di 6 mesi da quando viene contratto.
Mi risulta che sui set hard venga richiesto un certificato di sieronegatività che non deve essere antecedente i 30gg dalla data delle riprese.
Se ad esempio un attore o un'attrice contraggono malauguratamente il virus oggi, fanno l'esame fra 40gg ( ovviamente negativo ) e vanno sul set dopo 50 gg, possono avere la possibilità di trasmettere il virus al partner ( o sbaglio? ).Tutto ció mi sembra piuttosto rischioso. Mi piacerebbe conoscere il parere di altri esperti oltre che naturalmente quello degli addetti ai lavori. Salutoni a tutti.
Il virus dell'HIV viene scoperto non prima di un periodo medio di 6 mesi da quando viene contratto.
Mi risulta che sui set hard venga richiesto un certificato di sieronegatività che non deve essere antecedente i 30gg dalla data delle riprese.
Se ad esempio un attore o un'attrice contraggono malauguratamente il virus oggi, fanno l'esame fra 40gg ( ovviamente negativo ) e vanno sul set dopo 50 gg, possono avere la possibilità di trasmettere il virus al partner ( o sbaglio? ).Tutto ció mi sembra piuttosto rischioso. Mi piacerebbe conoscere il parere di altri esperti oltre che naturalmente quello degli addetti ai lavori. Salutoni a tutti.
Non vorrei dire una minchiata, ma sieropositivo è una cosa, malato di AIDS è un altra.In data 2002-08-27 22:43, robi scrive:
A proposito dell'argomento "Porno & HIV" ho voluto approfondire il tema con l'ausilio di un mio amico medico che mi ha rivelato cose a mio avviso poco piacevoli.
Il virus dell'HIV viene scoperto non prima di un periodo medio di 6 mesi da quando viene contratto.
Mi risulta che sui set hard venga richiesto un certificato di sieronegatività che non deve essere antecedente i 30gg dalla data delle riprese.
Se ad esempio un attore o un'attrice contraggono malauguratamente il virus oggi, fanno l'esame fra 40gg ( ovviamente negativo ) e vanno sul set dopo 50 gg, possono avere la possibilità di trasmettere il virus al partner ( o sbaglio? ).Tutto ció mi sembra piuttosto rischioso. Mi piacerebbe conoscere il parere di altri esperti oltre che naturalmente quello degli addetti ai lavori. Salutoni a tutti.
Zogg
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Re: porno & HIV - una sfida dimenticata
Inquietante Risultato Elettorale negli USA ,l'elettorato americano dimostra propensione al Rischio
La California ha deciso: l’uso del preservativo non sarà obbligatorio nell’industria del porno. Nella notte che ha visto eleggere Donald Trump nuovo presidente degli Stati Uniti, gli elettori americani sono stati anche chiamati a votare su altri 154 quesiti in 35 Stati, su temi come l’uso della marijuana, la pena di morte, il salario minimo e le tasse. In California c’era la tanto discussa Proposition 60, che prevedeva per gli attori di film porno di indossare il preservativo. I produttori avrebbero dovuto pagare per le vaccinazioni e i test degli attori, e sarebbero stati ritenuti responsabili del mancato utilizzo dei profilattici. Ma tutto questo non diventerà realtà: con circa il 54 per cento ha vinto il fronte di quei californiani che hanno voluto lasciare tutto come è adesso.
Rocco Siffredi, lei è contrario all’utilizzo dei preservativi nei film porno. Come commenta la scelta degli elettori californiani?
«Secondo me ha prevalso la libertà. Alla fine fare l’attore porno è un lavoro, non siamo noi a dover far educazione sessuale. Se fosse passato questo divieto sarebbe stato un problema enorme. E per fortuna la gente l’ha capito. Non si capisce perché se c’è gente che vuole vedere quel tipo di film venga considerato come una cosa sbagliata o vietata. E’ una bella soddisfazione»
Al di là del Proposition 60, quali problemi può comportare all’attore l’utilizzo del preservativo sul set?
«Immaginiamo le scene di sesso estremo con più partner. In molte situazione sarebbe addirittura doloroso per gli attori. Però uno potrebbe dire: d’accordo, dobbiamo farlo. Allora ci organizziamo, troviamo qualche accorgimento. Ma i veri problemi sono altri».
E quali?
«Sono gli viewers. Gli attori dopo un po’ potrebbero anche abituarsi così come avviene nella vita normale. Però quello che si aspettano i nostri spettatori non è di vedere quello che avviene nel loro quotidiano, non è il nostro ruolo fare prevenzione. E’ come se lei mi dicesse che in un action movie non devo far vedere le uccisioni o le scene di violenza. Noi sappiamo bene che nella vita reale bisogna prendere le precauzioni, ma i film porno fanno altro. Noi sappiamo che la vita vale molto di più che un rapporto sessuale, ma gli attori hanno un altro ruolo. Perché la gente, quando guarda un film porno, non vuole pensare alla realtà, vuole sognare».
La normativa mancata non chiedeva necessariamente che il preservativo si vedesse nelle scene, ma che se ne potesse dimostrarne l’utilizzo. Dal punto di vista di un regista esistono degli “accorgimenti” da utilizzare?
«In passato si sono cercate delle soluzioni, come i preservativi molto trasparenti o sottili. Ma alla fine è un rischio: con una legge come quella i produttori rischierebbero di venire denunciati dagli stessi attori che possono dire: mi si è rotto il preservativo e allora posso essermi contagiato. Una legge non è solo una questione di sicurezza».
In che senso?
«Vuole sapere la mia opinione? Era una legge falsa. La questione del preservativo è unicamente una scusa. Da un lato si può pensare che dietro questa legge ci sia una lobby di aziende produttrici di preservativi. Dall’altra c’è una persona che ha dichiarato guerra al porno, Michael Weinstein, che insieme ad altre persone hanno tenato di iniziare una crociata contro la pornografia: avevano anche detto che se i produttori si fossero spostati in Nevada, loro avrebbero le stesse richieste in quello Stato. Una vera e propria battaglia per togliere la libertà di guardare il porno».
Ma anche se ci fossero altri Stati che seguono l’esempio della California, l’industria del porno potrebbe sempre produrre all’estero...
«Non è così semplice. Un mio produttore americano mi ha detto che se noi realizziamo i film in Europa, per essere legali negli Stati Uniti, avremmo dovuto avvalerci di un documento di un avvocato che dica che quel film non è stato girato in California. E quella verifica, quel documento costa sui 5mila dollari. Inoltre bisogna specificare una cosa: la legge parlava di film prodotti e venduti in California. Dunque parliamo di dvd. Ma c’è Internet, ossia il mondo intero. Anche perché, oggi come oggi, il dvd non vale più nulla».
E quindi?
«Quindi mi viene da pensare che questa proposta, questo divieto sia nato per un obiettivo ben più grande e questo sia il primo passo. Non so bene che cosa ci sia dietro, ma so che è stato il tentativo di una bella crociata».
Ora come ora gli attori con cui lavora o che ha prodotto a quale tipo di controlli si sottopongono?
«Prima di tutti bisogna essere maggiorenni. Con almeno due documenti che lo provino. Poi bisogna aver effettuato almeno cinque test (Hiv, Clamidia, Gonorrea, Sifilide ed Epatite) da effettuare ogni 21 giorni, negli Stati Uniti ogni 15 giorni. Da fare sempre nello stesso istituto. Noi ne abbiamo uno a Praga, uno a Budapest e uno a San Pietroburgo. Non accettiamo degli esami fatti in istituti privati. Non ricordo che qualcuno in Europa si sia ammalato sul set. Negli Stati Uniti qualche attore si è ammalato perché qualche bastardo che ha preso l’Hiv fuori dal set ha voluto fare la cattiveria di sfogare la sua rabbia contagiando altre persone».
E se la maggior parte dei produttori decidessero di far film usando i preservativi?
«Diciamo questo: ci sono almeno una decina di produttori che li usano, ma solo una guadagna, gli altri stentano. Questo perché produce e vende alle televisioni di tutto il mondo, dove vengono trasmessi solo film con preservativi. Per gli altri non ci sarebbe mercato».
Ha mai pensato di inserire un messaggio al fondo del film dove invita/ricorda agli spettatori di usare il preservativo?
«Siamo onesti: sarebbe come inserire un messaggio tipo “Non uccidete” al fondo di un action movie dove il protagonista fa stragi in tutte le scene».
E come “testimonial”?
«Guardi, ovunque io vado. Nei locali, nelle discoteche, alle feste. Appena mi danno un microfono la cosa che ripeto più spesso è quello di usare il preservativo. Ripeto: abbiamo ben presente che la vita reale è una cosa seria, noi facciamo film».
La California ha deciso: l’uso del preservativo non sarà obbligatorio nell’industria del porno. Nella notte che ha visto eleggere Donald Trump nuovo presidente degli Stati Uniti, gli elettori americani sono stati anche chiamati a votare su altri 154 quesiti in 35 Stati, su temi come l’uso della marijuana, la pena di morte, il salario minimo e le tasse. In California c’era la tanto discussa Proposition 60, che prevedeva per gli attori di film porno di indossare il preservativo. I produttori avrebbero dovuto pagare per le vaccinazioni e i test degli attori, e sarebbero stati ritenuti responsabili del mancato utilizzo dei profilattici. Ma tutto questo non diventerà realtà: con circa il 54 per cento ha vinto il fronte di quei californiani che hanno voluto lasciare tutto come è adesso.
Rocco Siffredi, lei è contrario all’utilizzo dei preservativi nei film porno. Come commenta la scelta degli elettori californiani?
«Secondo me ha prevalso la libertà. Alla fine fare l’attore porno è un lavoro, non siamo noi a dover far educazione sessuale. Se fosse passato questo divieto sarebbe stato un problema enorme. E per fortuna la gente l’ha capito. Non si capisce perché se c’è gente che vuole vedere quel tipo di film venga considerato come una cosa sbagliata o vietata. E’ una bella soddisfazione»
Al di là del Proposition 60, quali problemi può comportare all’attore l’utilizzo del preservativo sul set?
«Immaginiamo le scene di sesso estremo con più partner. In molte situazione sarebbe addirittura doloroso per gli attori. Però uno potrebbe dire: d’accordo, dobbiamo farlo. Allora ci organizziamo, troviamo qualche accorgimento. Ma i veri problemi sono altri».
E quali?
«Sono gli viewers. Gli attori dopo un po’ potrebbero anche abituarsi così come avviene nella vita normale. Però quello che si aspettano i nostri spettatori non è di vedere quello che avviene nel loro quotidiano, non è il nostro ruolo fare prevenzione. E’ come se lei mi dicesse che in un action movie non devo far vedere le uccisioni o le scene di violenza. Noi sappiamo bene che nella vita reale bisogna prendere le precauzioni, ma i film porno fanno altro. Noi sappiamo che la vita vale molto di più che un rapporto sessuale, ma gli attori hanno un altro ruolo. Perché la gente, quando guarda un film porno, non vuole pensare alla realtà, vuole sognare».
La normativa mancata non chiedeva necessariamente che il preservativo si vedesse nelle scene, ma che se ne potesse dimostrarne l’utilizzo. Dal punto di vista di un regista esistono degli “accorgimenti” da utilizzare?
«In passato si sono cercate delle soluzioni, come i preservativi molto trasparenti o sottili. Ma alla fine è un rischio: con una legge come quella i produttori rischierebbero di venire denunciati dagli stessi attori che possono dire: mi si è rotto il preservativo e allora posso essermi contagiato. Una legge non è solo una questione di sicurezza».
In che senso?
«Vuole sapere la mia opinione? Era una legge falsa. La questione del preservativo è unicamente una scusa. Da un lato si può pensare che dietro questa legge ci sia una lobby di aziende produttrici di preservativi. Dall’altra c’è una persona che ha dichiarato guerra al porno, Michael Weinstein, che insieme ad altre persone hanno tenato di iniziare una crociata contro la pornografia: avevano anche detto che se i produttori si fossero spostati in Nevada, loro avrebbero le stesse richieste in quello Stato. Una vera e propria battaglia per togliere la libertà di guardare il porno».
Ma anche se ci fossero altri Stati che seguono l’esempio della California, l’industria del porno potrebbe sempre produrre all’estero...
«Non è così semplice. Un mio produttore americano mi ha detto che se noi realizziamo i film in Europa, per essere legali negli Stati Uniti, avremmo dovuto avvalerci di un documento di un avvocato che dica che quel film non è stato girato in California. E quella verifica, quel documento costa sui 5mila dollari. Inoltre bisogna specificare una cosa: la legge parlava di film prodotti e venduti in California. Dunque parliamo di dvd. Ma c’è Internet, ossia il mondo intero. Anche perché, oggi come oggi, il dvd non vale più nulla».
E quindi?
«Quindi mi viene da pensare che questa proposta, questo divieto sia nato per un obiettivo ben più grande e questo sia il primo passo. Non so bene che cosa ci sia dietro, ma so che è stato il tentativo di una bella crociata».
Ora come ora gli attori con cui lavora o che ha prodotto a quale tipo di controlli si sottopongono?
«Prima di tutti bisogna essere maggiorenni. Con almeno due documenti che lo provino. Poi bisogna aver effettuato almeno cinque test (Hiv, Clamidia, Gonorrea, Sifilide ed Epatite) da effettuare ogni 21 giorni, negli Stati Uniti ogni 15 giorni. Da fare sempre nello stesso istituto. Noi ne abbiamo uno a Praga, uno a Budapest e uno a San Pietroburgo. Non accettiamo degli esami fatti in istituti privati. Non ricordo che qualcuno in Europa si sia ammalato sul set. Negli Stati Uniti qualche attore si è ammalato perché qualche bastardo che ha preso l’Hiv fuori dal set ha voluto fare la cattiveria di sfogare la sua rabbia contagiando altre persone».
E se la maggior parte dei produttori decidessero di far film usando i preservativi?
«Diciamo questo: ci sono almeno una decina di produttori che li usano, ma solo una guadagna, gli altri stentano. Questo perché produce e vende alle televisioni di tutto il mondo, dove vengono trasmessi solo film con preservativi. Per gli altri non ci sarebbe mercato».
Ha mai pensato di inserire un messaggio al fondo del film dove invita/ricorda agli spettatori di usare il preservativo?
«Siamo onesti: sarebbe come inserire un messaggio tipo “Non uccidete” al fondo di un action movie dove il protagonista fa stragi in tutte le scene».
E come “testimonial”?
«Guardi, ovunque io vado. Nei locali, nelle discoteche, alle feste. Appena mi danno un microfono la cosa che ripeto più spesso è quello di usare il preservativo. Ripeto: abbiamo ben presente che la vita reale è una cosa seria, noi facciamo film».
MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
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