racconti erotici: fantasia e realtà 

Scatta il fluido erotico...

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lukax30
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#256 Messaggio da lukax30 »

fib62 ha scritto:Già letti, il primo su ALF ed il secondo lo ho visto ora da un altra parte, pur non amando io le situazioni paradossali trattate, i miei complimenti.
Sisi, ho sempre scritto su ALF, qualche altro racconto l'ho prestato in giro...
Comunque e' tutta robba mia!! (tanto i diritti mica me li paga nessuno hahahah)

Grazie del complimento! :DDD

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lider maximo
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#257 Messaggio da lider maximo »

lider maximo ha scritto:Un amore di cipolla
[Scopri]Spoiler
Anna, intenta a tagliare la cipolla, non faceva altro che pensare a lei, l’ospite, la sua amica era sempre nei suoi pensieri, d’altronde aveva passato con lei momenti gioiosi, tristi, malinconici, si erano passati i primi fidanzatini, si erano divise tutto, dalla infanzia, passando per la giovinezza fino alla matura età, ma a lei Anna, arrivata ad un certo punto tutto questo non le bastava più, voleva, desiderava che l’amica fosse un qualcosa che andasse oltre, un qualcosa di più profondo.

Dopo mezz’ora la sua cipolla era ancora lì, non sapeva esattamente cosa fare, come tagliarla, affettarla, è la colpa era tutta sua, non di Anna, del suo desiderio che s’era appena palesata sull’uscio. Molla l’oggetto, ancora da vivisezionare, si sistema la sua folta entità ricciologica con la mano destra ancora pregna, l’accoglie e lei, Francesca le stampa un sorriso, poi un bacio sulla sua guancia.
Anna ha come un sussulto, di slancio la prende a sé, l’abbraccia, così energicamente che i suoi turgidi capezzoli si scontrano con quelli del suo desiderio oramai palese. Un abbraccio che sembra interminabile.

Si distaccano, l’entità ricciologica si accorge che dalla camicetta bianca del suo desiderio spuntano 2 anime tumide. Non riesce a staccare il suo languido sguardo da quello splendore. Rinsavisce, il ricordo della vivisezione è ancora vivido nella sua mente, si ricorda che deve terminare quello che ha sempre sognato.

Francesca si accorge che è tutto in alto mare, insiste per darle una mano.
Alla fine Anna accetta il suo aiuto. Prendono insieme il coltello, la fu cipolla bisogna finirla e in fretta, la carne macinata per il sugo non può aspettare in eterno.

Il desiderio della entità riccio logica le fa vedere come si prende in mano, come si impugna. Le raccomanda che se deve essere vigorosa va preso con tutte e 5 le dita, stretto con forza, se si deve agire con delicatezza sono sufficienti una presa morbida distaccando possibilmente il pollice e allungando l’indice.
Lei osserva, i suoi occhi brillano di gioia, possiedono una luce mai vista.

Avvicina la mano alla sua, con dolcezza, non c’è bisogno di agire con vigore, il grosso è stato fatto. Francesca la guarda con la coda dell’occhio, si accorge che c’è qualcosa di strano, ma lei fa finta di niente, la lascia fare. Lei sta sotto, l’entità riccio logica sopra, con la mano.
Si avvicinano, sono a stretto contatto l’una con l’altra. Il ventre di Anna poggia sulla natica destra di Francesca, i movimenti sono lenti, quasi impercettibili, c’è da finire un lavoro d’altronde, e le parti del corpo interessate sono altre.
Ma questo non impedisce all’entità ricciologica di godersi il momento tanto desiderato, tanto sospirato.

La cipolla (fu, quasi estinta) la tiene la sua morosa, che sente oramai il fiato sul collo di Anna. E’ un calore intenso, che si propaga dalla parte esterna del lobo dell’orecchio e si diffonde su tutta la nuca, scoperta dalla sensuale coda. I brividi che provoca sono indescrivibili, è una emozione intensa, completamente nuova e sono sempre più vicine quando dalle sue provocanti e carnose labbra Francesca domanda:

“Anna, ma che shampoo hai usato oggi?”

....to be continued....
A questo punto l’Entità si scioglie tutta, rompe gli indugi, molla il coltello e infila la sua calda lingua nelle sue candide labbra. E’ un tripudio di emozioni. Francesca si ritrova completamente in stato di incoscienza, con la sua bocca invasa da tutti i suoi umori, i suoi odori, la sua saliva penetra senza freni e non vorrebbe risvegliarsi da questo splendido stato per nessuna ragione al mondo.

Ben presto si ritrovano sdraiate per terra, sul pavimento, i loro corpi si intrecciano, si toccano, continuano a confondersi le loro lingue, in un attimo si ritrovano quasi completamente nude, l’una a contatto con l’altra, sembrano una cosa sola, inscindibile.
Ho detto quasi, poiché mancano gli indumenti ultimi, quelli per il quale si è disposti a fare qualsiasi cosa, ad uccidere. Ora è proprio Francesca che si trova sopra L’Entità ricciologica. Sta succhiando la punta della lingua, che non si arrende, ne vuole ancora, ancora, ma piano piano scende, prima sul mento, poi il collo viene invaso dal calore che permea ogni centimetro, ogni millimetro della sua pelle.

Adesso è Anna ad essere in stato ipnotico, completamente in estasi, anche l’orecchio, precisamente il lobo, assaggia cotanto ardore, ma il culmine deve ancora arrivare.
Infatti il suo Desiderio è già sul reggiseno, lo scosta, vede la sommità della mammella tutta calda, tutta pronta per essere presa. La lingua va avanti e indietro mentre col pollice e l’indice sinistro strizza il suo gemello, lo stringe sempre con più forza, scatenando un piacere confinante col dolore che rischia di far perdere i sensi. Ma Francesca si ferma, rallenta, evita lo sconfinamento, sta agendo come una maestra, vuole far raggiungere all’Entità la sommità dell’Eden.
Perciò continua, manca l’ultima salita verso il Monte di Venere, deve ancora scollinare, e si apriranno le porte del Paradiso.
Con i denti le sfila l’ultimo pezzo di stoffa rimastole, e si ritrova davanti un torrente in piena, un groviglio di piacere, ed è tutto merito suo.

La sua fica bagnata possiede un clitoride appena sporgente, il grande labbro destro è poco più in fuori del sinistro, ma quello che si vede e nota è la sua voglia di essere presa, leccata, penetrata.
Dopo aver inamidato il suo indice, con esso tocca l’estremità del suo sesso, il clitoride appena sfiorato causa un scossa di godimento in lei, talmente violenta da stupire se stessa. Ma dopo quell’attimo di smarrimento, riprende a stimolarlo, stavolta tocca al pollice tale onore, lo sfregamento e così delicato all’inizio, quanto è intensa la sua pienezza, i fiumi di piacere sgorgano che è una meraviglia, tant’è che non vi è il bisogno di altra saliva per trapassare cotanta bellezza.
Prima un dito, poi due, dentro e fuori, dentro e fuori, prima lentamente saggia la sua eccitazione, per un secondo sfila le sue dita pregne del suo liquido, le lecca per saggiarne il sapore e aumentarne la sua di eccitazione, le infila di nuovo dentro. Ora il movimento è più intenso, sempre dentro e fuori, dentro e fuori, sempre più velocemente, si accorge che la sua fica è cosi madida di piacere da essere in grado di accogliere un altro dito. A questo punto, rallenta, torna leggermente indietro per fare spazio all’anulare che puntualmente si insinua senza resistenza, facendo sobbalzare la sua adorata che emette un sospiro con una punta di dolore. Ma è sempre il godimento a prevalere.

Francesca riprende a penetrare, dentro e fuori, dentro e fuori, mentre continua a pungolare il clitoride, la sua punta sempre più dura, sempre più turgida, sta diventando una realtà tutta da succhiare. Non ci pensa due volte, avvicina le sue calde labbra e comincia a leccare quella assoluta estremità, il sapore delle umidità è talmente intenso che, mentre continua a penetrare ardentemente con le sue bollenti dita, affonda tutta la bocca in quel torpore e succhia, succhia, succhia voracemente la passione della sua adorata.

Il culmine è lì, Anna è fuori controllo, i movimenti e le palpitazioni sono sempre più vicine, la penetrazione è sempre più continua e violenta, ed ecco che arriva il momento tanto atteso, tanto sospirato. L’Entità ricciologica non si contiene più, il suo dimenarsi è traumatico e sconvolgente, la mente non riesce più a controllare il suo corpo, perso nei meandri dell’estremo godimento, è stata raggiunta la sommità dell’Eden. Finalmente!

Il suo Desiderio, è lì che la guarda attonita e gonfia di esaltazione per averle provocato cotanto sfinimento, la sue labbra ed il suo mento sono piene della sua gloria, si avvicina a lei, infila le dita bagnate di piacere nella bocca dell’Entità, le bagna le sue labbra, le succhia a sua volta e, di nuovo, insinua la lingua nella sua, oramai colma di liquido vaginale.

Dopo che si sono calmate le acque e diminuite le violente palpitazioni, Anna si ricorda di dover finire quello per cui aveva iniziato la serata. E rivolgendosi al suo Desiderio:
“Cazzo, c’è da finire la cipolla!”.
“No, ancora! Ma vuoi farlo veramente? Dai su, ti do una mano se mi offri del buon vino, che hai esattamente?”. Replica soddisfatta dell’Entità ricciologica tutta esausta e umidiccia.
“Ma certo volentieri. Ho del Sassicaia e “Merlo della Topanera”, cosa preferisci?”.

The end.
#ALLEGRIOUT(dal calcio) non è importante, è l'unica cosa che conta.

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lukax30
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#258 Messaggio da lukax30 »

Un po' così

Sono dal barbiere sto leggendo uomo-sposo di settembre, l'edizione piu' corposa dopo quella di maggio, quest'anno va di moda il fucsia e io ho le unghie opache, forse dovro' andare dall'estetista prima del solito o forse darci sopra un po' di acetone togliere tutto e sperare riprendano un po' di colorito sano, detesto quelle dei casalinghi tutte rovinate dal bio-presto.
Sfrego due unghie tra di loro e si stacca un'altra scheggia di decorazione: Tulipani rossi su fondo verde "campagna di Milwaukee a fine Marzo" raccolgo il pezzettino, smadonno, Dio sa quanto vanno all'ora le nails-artists e ora dovro' rifare tutto.
Mario mi e' seduto a fianco, aspetta le extension mentre sfoglia il giornale corrucciato, in testa la stagnola sta dando gli ultimi ritocchi ai colpi di sole.
"Guarda qua", dice leggendo in seconda pagina "hanno violentato un altro pover'uomo, e' tutta colpa della pubblicita'che danno in tivu', sempre uomini mezzi nudi col pacco in mostra, sembra impossibile che non riescano a vendere un'automobile senza farti vedere un uomo col pizell0 al vento"
Il giornale a lettere giganti dice "ENNESIMO UOMO VITTIMA DEL BRANCO" e continua con: "Drogato di viagra e preso dal gruppo" per poi finire in un inquietante racconto di violenza ordinaria su tre colonne.
Tony il barbiere annuisce sconfortato: "Le donne son tutte uguali pensano solo al sesso! Lo conoscete Carlo no? Ecco sua moglie l'hanno vista caricare gigoli sulla tangenziale, e' una poco di buono, Carlo soffre di emicrania serale e sua moglie crede che menta, pensate che e'costretto a fingere l'0rgasm0!"
"Che donna insensibile!" dice Mario, ormai non ci si meraviglia piu' di nulla, tipo tutti sti ragazzini che a 16 anni si fanno regalare l'allungamento del pene e poi li vedi girare con le tard0ne benestanti!"
"A 16 anni??!! pensa te!" sbotto incredulo "io non ho osato mettere il push-up per i mar0ni fino ai venti e il wonder-caz fino a 25!" Dico "dove andremo a finire!?"
Tony il barbiere mi torce i bigodini e mi spruzza la lozione sulle ciocche "A proposito di Wonder-caz" dice "mi sono preso l'ultimo in Lycra da calzed'omino, quello che ci fa la pubblicita' Alberto Angela, non hai idea di quanto sia comodo"
Alza il grembiule e ci mostra il pacco, effettivamente sembra un sacco piu' grosso, addirittura da maialacci da film porn0, un po' troppo sfrontato per i miei gusti, troppo uomo-oggetto.
"WOW!" dico se uno non lo sapesse direbbe che hai fatto una pene-plastica adittiva.
"Ohhhh" dice Mario sgranando gli occhi invidioso, "bella forma, quanto c'hai dato?"
Tony il barbiere abbassa la voce, se sua moglie viene a sapere quanto spende nelle sue uscite di shopping sfrenato gli toglie la carta di credito, "150 euro" mormora guardandosi furtivo alle spalle, sia mai che sua moglie rientri prima del tempo dal cantiere, magari perche' ha rotto di nuovo la betoniera, ci da sempre di quelle pacche manesche.
"E poi ho preso anche queste" dice facendoci vedere delle decollete col tacco alto, "Jimmi Chu".
Lo invidio a morte, ma dopotutto lui si e' sposato, ha una donna lavoratrice che si spacca la schiena sotto la betoniera e lo vizia...e infatti Tony se la tiene stretta, lo immagino passargli sotto il naso quel fuorimisura pacco da gigolo, lei che si scalda e gli si avventa contro.
Continuo a sfogliare il giornale ma sento un'erezione che mi preme, non e' niente male la moglie di Tony, tornita dalla cazzuola e bruciata dal sole.
Aspetto che finisca Mario poi usciamo e c'incamminiamo verso Giacomo l'estetista, mi devo far togliere i peletti nella zona inguine e dall'asta del pisellin0, devo riprendere il corso di nuoto e voglio sentirmi a posto, giusto giusto mi sono preso un costume tanga ai saldi, un modello Tarzan tigrato che se non fosse stato per Mario non avrei mai comprato. "sembri uno gigolo della tangenziale" mi ha detto ammiccante, anche se ho l'impressione che con quella roba adosso le femmine mi spoglieranno con gli occhi e mi tocchera' stare tutto il tempo sotto il pelo dell'acqua.

"Non passeremo mica per il parco?" Chiedo a Mario vedendolo prendere la scorciatoia.
"Beh e' giorno" dice lui sicuro "chi vuoi che ci molesti?"
Mario e' sempre cosi sicuro, il contrario di me, mia madre e' da una vita che insiste perche' eviti certi posti e me ne guardi bene da molti altri.
Se ci metti che le madri son sempre gelose e protettive verso i propri maschietti, che ci tengono che ti preservi puro fino al matrimonio e non passi per un ragazzaccio pieno di trascorsi poco edificanti per il buon nome del casato, altro che nascer donna come mia sorella "Vai e fatti onore!" la incitano i miei "fattene piu' che puoi che tutto fa esperienza!"
Passiamo per il parco e manco a dirlo un gruppetto di ragazzine minorenni ci urla dietro sconcerie: VENITE QUA CHE VE LA TIRIAMO DIETRO...
CHE NE DITE DI UN'0RGETTA!!?? NA ROBA IN SEI!!??
C'INFILIAMO TUTTE SULLE VOSTRE ASTE!!!!
VI DIAMO IL KUL0!!
Qualcuna scende dal motorino e ci rincorre burlona inscenando un coito grottesco.
Mario allunga il passo, io abbasso gli occhi e ci sto dietro, non si sa mai con ste ragazzine inf0jate magari finiamo vi0lentati, un altro articolo su tre colonne a riempire i quotidiani:
"Storditi col viagra e presi al parco" roba da leggere dal barbiere e commentare mesti, il nostro unico luogo protetto per soli maschi.
Svoltiamo verso la statua di Mazzini, loro ci inseguono, sono a pochi passi da noi e sembrano pazze ubriache, urlano e parlano male, una ci afferra, un'altra si cala i pantaloni e ci dice "la volete questa?" mentre con le mani si tocca in mezzo alle gambe.
Quasi non ho il coraggio di guardare, mi metto le mani davanti agli occhi ma poi spio per i buchetti e lei e' la con la sua volgarissima vulva depilata di fuori, per loro un evidente invito sessuale, per me e Mario invece un sacco di paura e di schifo.
"Stacci distante" urla Mario menando le mani all'aria, io mi aggrappo alla sua camicetta scheggiandomi le unghie "campagna di Milwaukee a fine marzo" e sento la pipi' calda che mi scende per le gambe, il wonder-caz nuovo tutto inzuppato.
"Ti prego lasciaci stare" grido e finalmente vedo una vigilantes avvicinarsi tastandosi il manganello sulle mani, stringiamo la borsa e corriamo via mentre la ragazzina rimette dentro quell'orribile cosa e scappa a sua volta.
"Te l'ho detto che era una cazzata passare per il parco" dico a Mario "non lo voglio fare mai piu'!"
Le cose meno raccomandabili al mondo sono le donne malintenzionate, se le conosci le eviti per tempo.
La settimana scorsa sono uscito con la Marisa, sembrava una diversa, una tutta gentile e raffinata, mi ha portato a cena e quando siamo arrivati al ristorante il tavolo era coperto di rose rosse, le mie preferite. Lei era cosi' charmosa, una ragazza piena di fascino, sara' stato per la Porsche nuova ma mi sentivo proprio preso, una di quelle persone che ti mettono a tuo agio.
Invece poi si e'rivelata una falsa, tentava di sedurmi per portarmi a letto, ne di piu' ne di meno.
Una maledetta ingannatrice, aprofittatrice e vigliacca.
E'finita, anzi non e' neppure cominciata.
Tutta dolce e carina fino in camera e poi la sfacciata voleva darmi subito il kul0!
Ma dico: al primo appuntamento!!??
insistente pure!!
Allora le dico "va bene, ok, pero' ce l'hai almeno qualche coadiuvante, tipo del gel effetto seta della Hatu', qualcosa per non sbucciarmi LUI, l'organo dell'amore? insomma qualcosa per invaselinarmi il pisellin0?"
E lei mi risponde scocciata: "Macche' vaselina! Non son mica una verginella! guarda nel mio comodino che c'e'il barattolo del sabbione". E' finita che mi sono escoriato tutto il pisellin0 e ho dovuto pure fingere l'0rgasm0 per finirla subito.
Chiudo uomo-sposo e osservo Tony sforbiciare, e' da un po' che mi sento confuso, mi guardo intorno leggo le istruzioni sullo shampoo, gli ingredienti del gel ayurvedico i componenti della crema lisciante.
"Tony, ma si puo' sapere che cazzo mi hai messo in testa?"

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fiatAGRI
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#259 Messaggio da fiatAGRI »

Per la seconda volta mi hanno incluso un una raccolta di racconti. Visto l'argomento trattato volevo condividere con voi la nascita del lavoro.

Dovendo passare dei file da un pc ad un altro, tempo fa, mi venne prestata una penna usb da un tipo che da ora in poi chiameremo Tizio.

Tizio è un famoso rattuso (trad: uomo che ci prova spudaratamente con le donne), e nella sua penna aveva salvato le conversazioni che faceva nella chat in cui bazzicava. Aprendo la penna il mio occhio è immediatamente caduto sulla cartella denominata "Le mie conversazioni" e conoscendo Tizio, come resistere?
Presi i file mi servivano provvedo a copiare la cartella, restituisco la penna a Tizio e vado a leggermi il contenuto dei file.
La chat più lunga e avventurosa Tizio la intrattiene con una parrucchiera di Roma, separata.

Che strategia adotta Tizio per far colpo su di lei? Si inventa una figlia ventenne che riempie lui, padre vedovo e impacciato, di preoccupazioni (Tizio non ha una figlia, non è vedovo, è banalmente fidanzato). La figlia a quanto pare frequenta brutte compagnie e lavorerebbe in un club ambiguo. Il povero Tizio sfoga le sue paturnie sulla sciampista facendo filtrare dai discorsi l'idea di un rapporto morboso con la figlia che lui ama tanto ma che non sa gestire.
Morale della storia dopo un mese di questa manfrina (mi sono letto qualcosa come un centinaio di pagine di word per capire come finiva) due arrivano a dirsi veementi zozzerie e a masturbarsi in cam.

Questa conversazioni si sono rivelate una miniera d'oro poi quando è uscito il termine per consegnare il racconto.
Ridotte le pagine a 12, ho compattato la vicenda, aggiunto una sottotrama che facesse da legame ed in tre giorni il lavoro era pronto. La cosa meravigliosa è stata poter utilizzare le loro conversazioni (e i concetti) in maniera fredda e distaccata. Non sarei mai e poi mai riuscito a scrivere quello che la sciampista e Tizio hanno partorito. M A I.
In un momento di timidezza ho censurato le cose più scabrose (nel racconto il rapporto quasi incestuoso di Tizio con la figlia immaginaria è stato eliminato). Per quattro pagine su sei si parla quasi solo di porcate ma a quanto pare è piaciuto...
Il link alla mia pagina subscribestar, se volete sostenere il mio lavoro come illustratore zozzo qui potete:
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#260 Messaggio da xxxlk »

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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#261 Messaggio da xxxlk »

Premetto che è la prima volta che scrivo una storia del genere e se ho scritto cavolate o sbagliato qualcosa non linciatemi ve ne prego :)


Mancavano poche ore all'appuntamento con Marco ed ero tutta elettrizzata all'idea di poter passare una serata di sano sesso spensierato con il mio tromba amico personale.
Mi aveva detto di prepararmi e indossare un bel vestitino che la serata mi avrebbe regalato una gradita sorpresa.
Ero proprio curiosa ed eccitata all'idea, chissà in cosa avrebbe in cosa avrebbe consistito il regalo di cui mi aveva parlato, ma poco importava: L'unica cosa che desideravo era il cazzo di Marco e che mi scopasse fino a farmi venire dal piacere.
In preda all’euforia e al desiderio, decisi di indossare un vestitino nero molto scollato con delle scarpe con tacco dodici e mi diressi all'appuntamento.
Il ritrovo era sempre il solito, alle nove a casa sua dove non ci sarebbero stati alcun tipo di discussione ma solamente una bella e sana scopata, il tutto, senza essere coinvolti sentimentalmente: I noti vantaggi dell’essere tromba amici.
Mentre parcheggiavo l'auto potevo sentire la voglia dentro di me aumentare sempre più fino a quasi diventare incontrollabile e scesi dall'auto pensando già al suo cazzo che sfondava la mia figa.
Avevo l'acquolina in bocca e già potevo sentire le mie calde labbra bagnarsi.
Suonai il campanello e in un attimo mi trovai difronte Marco.
«Ti stavo aspettando.» mi salutò prendendomi per mano e fissandomi con quei suoi due occhioni azzurri che avevano stregato il cuore di tantissime donne, ma non il mio.
«Ti aspetto al solito posto.» gli risposi facendogli l'occhiolino con il mio sguardo da cerbiatta e mi diressi in camera da letto.
Marco sorrise e restò fermo, probabilmente ad ammirare il mio corpo da dietro.
Arrivai in camera e mi sdraiai sul letto.
Appoggiai la testa al cuscino e con una mano inizia a sfiorarmi la fica che chiedeva a gran voce il cazzo del mio amico.
«Marco! Dove sei?!» gli chiesi ad alta voce mentre le dita scivolavano dentro le mie calde labbra.
«Ho voglia di giocare! Dove sei?» chiesi nuovamente cominciando ad ansimare.
«Eccomi mia dea!» mi rispose sbucando completamente nudo mentre si massaggiava il cazzo.
«Avevi voglia di me o di lui?» mi chiese indicandosi il membro e ridendo compiaciuto di ciò.
«Di entrambi.» gli dissi divaricando le gambe il più possibile per invitarlo ad accomodarsi dentro di me.
Ma non mi accontentò subito e restò in piedi a fissarmi mentre continuava a masturbarsi.
«Ti prego…» lo implorai ansimando sempre più.
Finalmente mi diede ascolto e si inginocchiò sul letto.
Appoggiò la punta del suo cazzo alla mia carne in fiamme e mi penetrò con estrema violenza.
Ebbi un sussulto di dolore che subito dopo si tramutò in un piacere inebriante.
Portai entrambe le mani sul suo petto come per dirgli di fare piano, ma sapeva benissimo che non era quello che volevo e continuò a spingere con estrema forza il suo cazzo duro come il marmo nella mia fica completamente bagnata.
I suoi colpi affondavano dentro di me come se le mie labbra fossero di burro.
A ogni colpo che dava corrispondeva un mio urlo di piacere. Le mani continuavano a stare appoggiate sui suoi addominali perfetti, ogni volta che scivolava dentro di me cercavo di frenarlo ma subito dopo ne volevo sempre di più.
«Scopami! Più forte!» gli ordinai con una smorfia di piacere che solcava il mio volto.
Mi prese le gambe sollevandole in alto e si portò i miei piedi sul viso.
Sentivo i suoi colpi affondare sempre più mentre la sua lingua leccava i miei talloni.
Stavo godendo tantissimo, sentivo il suo cazzo scivolare dentro e fuori di me sempre più forte e il piacere mandarmi in estasi.
Le mie urla inondavano tutta la stanza mentre il mio stallone continuava a spingere il suo cazzo dentro di me e mi leccava i piedi.
Poi, mentre continuava a spingere smise di leccarmi.
Diede qualche colpo più forte e poi si fermò sdraiandosi sul letto.
«Saltaci sopra.» mi ordinò indicandomi il suo cazzo enorme.
«Non mi comandare, chiaro?!» gli risposi sapendo che mi piaceva quando faceva così.
Sorrise, sapendo benissimo che era ciò che volevamo entrambi, e così saltai sopra il suo cazzo e iniziai saltare con forza, ero ingorda e non ero sazia.
Lui mi guardava mentre facevo tutto io.
«Hai un corpo da urlo.» mi disse ammirando le mie tette che saltavano incontrollate.
«Lo noti solo oggi?!» risposi fissandolo negli occhi.
«Sei pronta per la sorpresa?» mi chiese evitando di rispondere alla mia domanda.
«Ehi! Che fai? Cambi discorso?!» gli chiesi fermandomi.
«No! E continua a cavalcarmi.» ordinò mentre prese tra le sue mani le mie tette.
Obbedii al mio stallone e ripresi a muovermi sopra di lui.
Lentamente e sinuosa mi portai le mani tra i capelli mentre sentivo il suo cazzo sfondare la mia figa bollente.
A un tratto sentii un respiro alle mie spalle e il letto sulla quale stavo cavalcando il mio uomo si mosse leggermente.
Non feci neanche in tempo a voltarmi che mi trovai un uomo che non avevo mai visto prima dietro di me.
Questo era completamente nudo e inginocchio alle mie spalle.
Mi voltai verso Marco e lo guardai a metà tra l'eccitato e il confuso.
«Sorpresa!» mi disse sorridendo.
In men che non si dica mi trovai un cazzo estraneo nell’ano, il quale mi penetro con estrema violenza.
Ebbi un sussulto.
Il dolore iniziale lasciò posto al piacere e iniziai a urlare mentre sentivo due cazzi che mi sfondavano alternandosi l'uno con l'altro dentro di me.
«Ti piace come sorpresa?» mi chiese Marco mentre sfondava la mia figa e mi strizzava le tette.
«Oh dio! Si!» esclamai in preda all'estasi e iniziai a muovermi cercando di non perdere neanche un pizzico del piacere che i loro cazzi mi volevano dare.
Li volevo tutti e due per me.
«Hai un culo che è una favola.» mi disse l'uomo alle mie spalle.
Con la schiena andai a sbattere contro i pettorali del mio scopatore sconosciuto.
Le sue mani presero le mie tette mentre la sua lingua iniziò a bagnarmi il collo.
«Scopami, più forte.» gli chiesi ansimando completamente inebriata dal piacere.
L'uomo alle mie spalle non rispose e mi infilò la sua lingua bollente in bocca e le nostre lingue si scontrarono sconvolte dal piacere.
Chiusi gli occhi e vidi la scena davanti a me: Marco, sdraiato sul letto che mi spaccava la figa bagnata mentre il suo amico mi stringeva il corpo mentre mi sfondava il culo e mi baciava ficcandomi la sua lingua in gola.
Stavo godendo come poche volte nella mia vita, che gran sorpresa che mi aveva fatto Marco.
Aprii gli occhi e iniziai a muovermi con forza volendone sempre di più. Il letto cigolò e le mie urla di piacere si fecero sempre più forti.
Poi Marco e il suo amico si fermarono.
«Girati.» mi ordinò Marco.
«come?!» gli chiesi con la voce tremolante dal piacere.
«Girati, voglio il tuo culo per me.» mi disse.
Mi voltai e mi sedetti nuovamente sul cazzo di Marco, questa volta gli diedi il mio ano il quale venne violato immediatamente, per la seconda volta in pochi minuti.
Urlai fortissimo e iniziai a saltare sul suo cazzo mentre il suo amico mi prese le gambe e le divaricò per bene.
Le mie labbra chiedevano a gran voce il suo cazzo.
Urlai sempre più mentre sentivo il cazzo di Marco scivolare e fermarsi in fondo al mio ano.
Ero un fiume in piena, presi il suo amico per i fianchi e lo spinsi verso di me con forza.
Il suo cazzo picchiò su una mia coscia prima di scivolare dentro le mie labbra bollenti.
Mi feci sfondare da i miei due stalloni mentre cavalcavo i loro cazzi con estrema passione.
Il suo amico mi infilò nuovamente la lingua in bocca. Ero in estasi e avevo perso il controllo del mio corpo, oramai ero in balia della loro passione, entrambi spingevano contemporaneamente.
Smisi di baciare il mio stallone che mi stava sfondando la figa.
«Continuate, vi prego!» urlai sempre più desiderosa e vicina al limite.
Entrambi spinsero con tutte le forze che avevano in corpo tanto da farmi saltare in preda all'orgasmo più puro.
Poi, si fermarono un'istante.
L'amico di Marco si alzò dal letto sfuggendo dalla mia presa e lasciando in astinenza le mie labbra desiderose di altro cazzo.
Marco si alzò dal letto tenendomi in braccio, il suo cazzo era ancora dentro di me.
Iniziò a farmi saltare sopra di lui, in piedi in fondo al letto.
Le gambe erano divaricate e mentre sentivo il suo cazzo sfondarmi il culo il suo amico si mise dinanzi a me e mi infilò il suo membro bollente nella mia fica.
Loro due erano in piedi con io al centro dei loro pensieri che saltavo sui loro cazzi avvinghiata a loro.
Era bellissimo tutto ciò, mi voltai verso Marco e ci baciammo con passione mentre i miei stalloni continuavano a farmi saltare sopra i loro membri bollenti.
Sentii alcuni colpi più violenti e il liquido caldo di Marco mi invase il culo.
Pochi attimi dopo anche il suo amico mi inondò col suo seme caldo.
Sentii un brivido di piacere percorrere il mio corpo.
Ero in balia del piacere più assoluto.
Baciai entrambi più volte dandogli un po' della mia lingua mentre restavo avvinghiata ai loro colpi e man mano i loro cazzi si sgonfiavano dentro di me.
Ritornai a casa col sorriso stampato in volto.

Bravo Marco, è stata una sorpresa stupenda.

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fib62
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#262 Messaggio da fib62 »

Antefatto al racconto precedentemente postato ... Le origini


Molto tempo fa, per il tramite di un social network molto noto, inutile citarlo quello, allaccio rapporti e scambi di conversazioni con una ragazza, qualche mese di chiacchiere più o meno futili, i soliti ciao cosa fai, come stai ed altre inutilità simili, poi un giorno cade la maschera, complice un' immagine visualizzata per errore, immediatamente oscurata, in cui lei si mostrava alle prese con un giocattolo dalle discrete dimensioni scopro che in realtà, arrotonda incontrando amici, per così dire generosi.
Non sono tipo da scandalizzarmi, ho un ventennio di punteraggio alle spalle,di escort, loft e semi prof ne ho conosciute a decine, che sarà mai, una più una meno.
Passa altro tempo, nuove conversazioni senza capo ne coda, anche se frequenti sono i miei richiami a quelle immagini ed al piccolo paradiso che mi avevano promesso.
Passa altro tempo, ho un progetto che mi assorbe tuttora anima e corpo e mi ha portato a non pensare più molto ne a Lei ne ad altre.
Poi una sera, complice una trasferta di lavoro mi trovo ad essere più o meno dalle sue parti, ma non mi sfiora neppure lontanamente il pensiero di lei. Mi collego però al network di cui sopra, dopo poco lei mi contatta apostrofandomi per averla trascurata da troppo tempo, ha ragione da vendere e lo so, ma tanté, glisso, la prendo un po' in giro come sempre, le solite quattro chiacchiere senza costrutto, le solite cose, poi un colpo di genio,
improvviso. Perchè non vedersi la sera successiva ? ma no, ma si, sono impegnata, posso solo tardi, per me è lo stesso, andata, ci si vedrà la sera successiva per approfondire la conoscenza, parlare e poi chi lo sa, nulla di previsto ne tanto meno di scontato.
Trascorrono le 24 ore stabilite, arrivo nel luogo convenuto e sono spaventosamente in ritardo rispetto ai miei programmi e progetti, ho solo pochi minuti rispetto al suo arrivo.
Il tempo per una veloce doccia, per i rendiconti di fine giornata lavorativa per poi potermi dedicare solo a Lei.
Mentre litigo con la connessione dell' hotel che non c'è verso di far funzionare, bussano alla porta ed ho un tuffo al cuore, è Lei.
Rischiando una sincope vado ad aprirle. " Ciao, ciao entra .... " non riesco a dire altro, ogni parola mi si strozza in gola, è davvero bellissima, molto più di quanto mi aspettassi o le foto viste lasciassero trasparire.
Vent'anni di attività come punter e di abitudine ai rapporti pay vanno a farsi benedire in una frazione di secondo, rischio l'innamoramento istantaneo.
Tentiamo entrambi di rompere il ghiaccio, ci sediamo sulla sponda del letto a parlare del più e del meno, qualche minuto così ed in quella stanza comincia a fare un gran caldo.
Il tempo passa veloce, troppo veloce e faceva caldo, tanto caldo ... gli abiti hanno cominciato ad essere di troppo, faceva troppo caldo.
Per pudore, per privacy, per rispetto nei suoi confronti anche se non leggerà mai queste le mie parole, non scenderò nei particolari, ma lascio alla fantasia di chi mi legge l'immaginarli.
Un' incontro durato un paio d'ore o poco più, due ore di passione, dove nulla che in qualche modo potesse ricordare anche lontanamente un rapporto condizionato da una transazione economica c'era. Non si è fatto sesso, si è fatto l'amore come se si fosse amanti consumati, sensazioni stupende che ancor oggi restano stampate nella memoria in modo indelebile.


Ma tutte le favole finiscono a mezzanotte, ed a mezzanotte quella porta si è purtroppo riaperta, ed il mio dolce angelo di una sera ha ripreso il volo, lasciandomi spossato, felice ed ansioso di ripetere quanto prima un incontro che nella mia carriera di punter non ha avuto eguali.

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dboon
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#263 Messaggio da dboon »

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marziano
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#264 Messaggio da marziano »

ogni tanto capitano situazioni così

Perché tu mi sia piaciuta subito è facile dire: 17 anni più giovane di me, slanciata, mora, vestita da alternativa, un seno gentile ricompensato da gambe lunghe e appetitose. Ma c'è anche il tuo profilo greco, occhi neri e riccioli che mi intrigano, specialmente quando sorridi, con quei denti bianchi che sembra tu sia stata appena dal dentista. E quindi mentre mi blateri delle tue cazzate che non ascolto minimamente penso che dovresti sedermici sul cazzo che ormai mi preme dentro i pantaloni e che ti vorrebbe tanto conoscere, parlarti, toccarti, penetrarti e sborrarti addosso. In bocca, su quelle labbra, tra quei denti. E invece no, stai in piedi e mi racconti cazzate e intanto il cazzo è sempre più duro e mi preme contro l'elastico stretto delle mutande, magari te ne sei pure accorta, puttana, ridacchi, mentre sento che si indurisce sempre di più. Non posso stare in piedi e infatti sto seduto, coprendo l'erezione con la giacca e la tazza di caffè. E te ne stai lì in piedi. Continui a blaterare e mi chiedo che succederebbe se ora mi inginocchiassi tra le tue gambe e cominciassi a leccartela prima attraverso i leggings neri che da puttana zoccolaccia indossi soprattutto perché fan vedere il tuo culo perfetto e anche un po' il profilo della tua fighetta. Magari non te ne accorgeresti neppure, così preoccupata a raccontarmi cazzate di terzo grado d'ufficio, chi se le incula le puttanate che mi racconti. Ti chiederei poi ti abbassarti i leggings e quindi potrei finalmente assaporare la tua figa che probabilmente hai depilata, sennò ti si vedrebbe il pelo attraverso i leggings. Non so che dire. Te ne vai. Vado in bagno con un cazzo duro con il marmo e con la scusa di fare una cagata fotonica mi sego guardandomi un porno nello smartphone. Tanto xhamster ha anche la sezione leggings. E mi immagino di sborrarti dentro. Puttana.

con in mente lei:

Immagine

fonte: http://www.visiogeist.com/blog/item/maschilismo
La verginità è un ottima cosa perché capisci meglio cosa è vero e cosa invece è falso.

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MauroG
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#265 Messaggio da MauroG »

bella storia, bel racconto lukax, scritto bene, scorrevole e simpatico, complimenti!!
Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non é cosi. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene. (Tyler Durden, Fight Club)

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pensieriosceni
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#266 Messaggio da pensieriosceni »

Salve,
a me piace scrivere storie d'incesto. Ne posto qui una, sperando sia il thread giusto.

Salve, sono Antonio, ho 25 anni. Studio all'università e per farlo, cinque anni fa, sono dovuto partire dalla mia cittadina e spostarmi nella città dove frequento gli studi, che dista 150 km da casa.
Lì, a casa, mi aspettano mamma Agata, che è una bella signora di 50 anni, simpatica, alta e procace, e mia sorella Maria che ha 17 anni e frequenta il 4° anno del liceo scientifico.
Mia madre lavora come segretaria in una azienda che produce materiali in alluminio, si è separata da mio padre quando io avevo 13 anni e Maria era una bambina di appena 5.
Lei ci ha cresciuti tirandoci su bene, senza viziarci e senza permettere ai tanti parenti di farlo.
Essendo stati abbandonati così presto da nostro padre io e Maria siamo cresciuti molto uniti. Un essere uniti un po' strano però il nostro, perché non intendo significare che si sia andati d'amore e d'accordo ma bensì il contrario, e cioè che ci siamo trattati come cani e gatto, e anche adesso che siamo grandi le cose non sono cambiate.
Quindi per ''essere cresciuti molto uniti'' intendo che ci siamo sempre 'fatti a pezzi'. Però guai a tenerci lontani e guai se qualcuno dava fastidio ad uno di noi due, in quel caso l'altro accorreva subito in suo aiuto, per poi però riprendere a fare guerra alla prima occasione.
Un pretesto che ho sempre usato per divertirmi a fare intossicare di rabbia mia sorella è stato quello del suo aspetto fisico. Godevo come un matto a prenderla in giro perché da piccola era cicciottella, la chiamavo con vera esagerazione: 'palla di lardo' ed in altri modi altrettanto ignobili, oppure 'scrofa', 'obesa' e via dicendo. Insomma non perdevamo occasione per punzecchiarci, litigare e ringhiarci l'un l'altra proprio come se fossimo cane e gatto.
Nonostante io fossi più grande di lei di otto anni (che sono tantissimi quando si è ragazzi) non mi sono mai dimostrato più maturo e non ho mai lasciato correre, anche se sia nostra madre che altri adulti mi ripetevano di avere più pazienza perché lei era più piccola e il più delle volte mi invitavano a lasciare andare. Io invece non solo non sorvolavo quando lei era in vena di cercare la lite ma addirittura ero io stesso a stuzzicarla, perché ci godevo a vederla arrabbiarsi, disperarsi e piagnucolare.
Bene, Maria naturalmente col tempo si è sviluppata e il corpo si è sfilato e slanciato, le curve si sono mantenute morbide e le sono cresciute un bel paio di tette (porta una terza abbondante) ed ha anche il culo bello sodo. Oltre a studiare va a pallavolo e gli allenamenti hanno contribuito a plasmarle un fisico mozzafiato che la rende la gnocca più desiderata e seguita della sua classe, anche se devo dire che ho visto altre due sue compagne che reggono bene il confronto con lei.
Nonostante sia da tutti considerata una ragazza dal cuore d'oro, dolce, simpatica e molto socievole io le rimarco sempre quanto sia odiosa, stronza, immatura ed insignificante. Adesso che siamo grandi evitiamo di mostrare in pubblico quanto andiamo in disaccordo però quando siamo a casa è un continuo litigare e disprezzarci, e nostra madre ci mette del suo, un po' cercando di fare da paciere ma un po' anche inserendosi nei nostri litigi e mettendosi dalla parte di uno di noi, non facendo che aumentare il rancore nell'altro.
Io, dall'età di 11/12 anni, con lo sviluppo puberale ho iniziato a sfogare questo rancore chiudendomi in bagno o nascondendomi in un angolo della casa e tirandomi delle seghe rabbiose.
Ricordo ancora la prima volta. Avevo preso un sonoro ceffone da nostra madre perché avevo così preso in giro mia sorella sul suo essere cicciona e goffa da farla mettere a piangere, le ho poi fatto il verso dicendole che grugniva anche come un maiale.
Nostra madre quella sera era particolarmente nervosa perché dopo tante insistenze un collega di lavoro, un suo corteggiatore, l'aveva convinta a portarla fuori a cena e lei, tutta agitata, girava per le stanze cambiandosi al volo perché aveva fatto tardi al lavoro restando imbottigliata nel traffico.
Quando è arrivata da me a darmi lo schiaffo (che mi ha fatto letteralmente girare la faccia) si stava mettendo la camicetta e indossava solo il reggiseno a coprirle la parte sopra. L'ho vista arrivare con la mano protesa ma non mi sono riparato perché sono rimasto incantato nel vedere le sue tette belle prosperose così in mostra ballare oscenamente.
Ecco da chi ha preso mia sorella nell'avere due poppe da far girare la testa. Nostra madre è una bella donna, una procace Milf molto desiderabile anche adesso, che ai tempi di quel ceffone aveva sì e no quarant'anni ed era (come anche adesso con dieci in più) un bel pezzo di femmina lasciata troppo presto dal marito.
Appena rifilatomi quello schiaffone si è messa le mani sul petto a coprirsi le tette mentre la camicetta completamente aperta le volteggiava alle spalle. Aveva un'espressione sconcertata quanto me, forse si era resa conto solo dopo di cosa aveva fatto; uscire con quel collega l'aveva innervosita parecchio. Io intanto ero rosso sia dalla umiliazione subita che per l'imbarazzo e l'incredulità di trovarmela mezza nuda e con due tette quasi sbattute in faccia, e sono corso in camera mia fumante di rabbia. Mi sono rannicchiato in un angolo scoprendomi un'erezione che montava tra le gambe e con quella stessa rabbia (mischiata all'eccitazione per la scena appena vista) ho preso a smanettarmi immaginando di sborrare furiosamente su quelle tette grosse e morbide.
Tra me e me la etichettavo come troia, puttana e pompinara (era solo la rabbia per il ceffone a farmi uscire quelle parole, in realtà lei non aveva mai dato adito a quelle situazioni e dopo l'uscita di scena di nostro padre non si era concessa nessun flirt con nessuno) poi all'immaginare che quelle tette erano le stesse mordicchiate e ciucciate da me e mia sorella quando ci allattava sono venuto nei pantaloni ed immediatamente agli sbuffi rabbiosi si è sostituito un profondo senso di vergogna che però durava sempre poco. Infatti da allora un morboso, insano e scabroso sentimento di odio/amore che sguazzava nel desiderio incestuoso si è impossessato di me, diretto verso mia madre e poi verso mia sorella che vedevo crescere e diventare prima una bella ragazzina poi una vera gnocca degna della madre.
Questo sentimento depravato l'ho nutrito costantemente grazie all'atmosfera che ha regnato in casa, specie da quell'episodio.
Posso onestamente dire che l'ambiente di casa è stato l'humus ottimale in cui ho coltivato questa perversione. Una perversione non soltanto mia, visto come si sono poi evolute le cose.

CAP. 2
Adesso sono sul treno che, ogni 2/3 settimane, mi riporta a casa dall'università ed il cazzo è così duro ed impaziente di sborrare che a circa metà percorso sono costretto a chiudermi nella toilette e smanettarlo. E per godere come piace a me chiamo mia madre e mia sorella per una telefonata di gruppo tramite l'app di Skype distogliendole dai loro impegni e costringendole a sentire i miei gemiti, i grugniti e le frasi oscene rivolte a loro.
"Uhmmm, sì belle troie, immaginate che ora stia a sborrarvi sulla faccia e sui vestiti... Sul tuo bel tailleur rosso, mammina. Quello che hai indosso ora, in ufficio... Uhmmm...".
Poi giro il cellulare verso il basso inquadrando la mia cappella turgida ed enorme che butta una serie di schizzi di sborra nella tazza del cesso. Maria accenna ad una risatina, le esce una specie di squittio e si mette la mano sulla bocca, mentre nostra madre guarda verso l'alto con l'espressione di chi usa una benedetta pazienza e seccata sbotta che, come ci ha sempre ripetuto, non dobbiamo disturbarla con le nostre perversioni quando è al lavoro.
"Specialmente tu... porco depravato di merda!", dice rivolta a me, poi rincara la dose: "tu anzi non dovresti permetterti proprio di mostrarti così con tua madre. Sei disgustoso... mi fai schifo!".
Io non rispondo ma ostento un atteggiamento di sufficienza e chiudo la chiamata. Che sono un porco e un depravato me lo dice spesso, anche che sono disgustoso non perde occasione per rimarcarlo, e adesso che sono a casa e lei è appena rientrata dall'ufficio ecco che può buttarmi in faccia le sue rimostranze e sfogare il nervoso che le ho fatto venire con l'episodio della sborrata.
Io sono appena uscito dalla doccia, mi sono frizionato per bene il corpo con una lozione fresca e tonificante e mi stravacco sul divano con addosso l'accappatoio di spugna lasciato sfacciatamente aperto.
Mia sorella è all'allenamento di pallavolo e non rincasa prima delle sette; mia madre gira nervosamente per casa poi, con uno sforzo che le traspare dalla voce, mi chiede cosa voglio per cena.
"Ordinerò le pizze, dopo. Tu stappa una bottiglia di vino," rispondo.
Appena entrata camminava spedita sui suoi tacchi eleganti poi mi ha visto, in accappatoio e con la minchia di un buon venticinque centimetri che mi pendeva tra le gambe, l'ha notata attraverso l'apertura dell'accappatoio, si è bloccata, ha deglutito, si è fatta tutta rossa in faccia e avrebbe voluto incenerirmi con gli occhi carichi d'odio, e chissà cos'altro.
Si è controllata e a muso duro ha ripreso a muoversi per casa mentre io la seguo con la coda dell'occhio dal divano.
Si è levata la giacca del tailleur ed è rimasta con la camicetta nera smanicata. Dalla scollatura vedo il solco delle tette (tenute su da un reggiseno rinforzato) e dal tessuto sottile della camicetta vedo il disegno del reggiseno, che sostiene quelle grosse tette, e del gonfiore dei capezzoli che premono.
In momenti come questo inizio subito a pensare che quei capezzoli grossi e puntuti li ho avuti in bocca e succhiati; vedo le mie tenere labbra da poppante appiccicate a quei turgidi capezzoli e nell'immaginarmi a succhiarli goloso il cazzo mi si fa duro.
Penso che lei l'abbia fatto apposta, prima ad insultarmi e trattarmi di merda (davanti a mia sorella), poi a fulminarmi con quello sguardo rancoroso e disgustato, e poi gironzolandomi attorno con quella camicetta che non fa altro che risaltare quelle minnazze da urlo.
Mi dico: sì, è proprio 'na troia, ed ecco che il mio cazzo è ora in tiro, dritto verso l'alto e nerboruto. Si erge pulsante ed io decido che è il momento buono e mentre mia madre mi passa per l'ennesima volta vicino scosto l'accappatoio mostrando spudoratamente la mia mazza svettante. Lei ha un sussulto e mi guarda sbalordita e scandalizzata, io mi alzo e l'afferro per i fianchi, larghi e morbidi e la stringo. Lei si dimena mollandomi una sberla che mi riporta alla mente l'episodio di anni addietro.
"Non mi fanno più paura i tuoi schiaffi, mammina. Anzi, mi eccitano...", le dico mentre assorbo il colpo, poi la strattono e la tengo stretta cingendola con un braccio.
Con l'altra mano le strappo i primi bottoni della camicetta allargandole la scollatura, poi la affondo fra le sue tette che prendo a tastare con irruenta e smodata avidità.
"Ma cosa fai! Non toccarmi! Sei pazzo... tu sei pazzo! Fermati!...", continua a protestare dibattendosi.
"Uhm, sì mi piace quando fai così... Sì mi piace proprio...", le sussurro forzando la presa.
Ci pieghiamo in avanti, lei è prigioniera della morsa del mio braccio che la cinge con forza e decisione mentre la mano, dopo averle palpato le tette che ora pendono nude e oscene fuori dal reggiseno, si infila sotto la gonna frugando con ingordigia tra le sue cosce e le mutande che trovo bagnate! Fa tanta scena ma la porca si eccita allora!
Infoiato ancora di più da questa scoperta tocco la sua bella peluria, dopo averle scostato le mutande, e sento lo spacco carnoso della fica. Le dita si infilano con facilità trovando le pareti calde e bagnate. Sta troia fa tanto la sostenuta ed invece freme all'idea che suo figlio la tocchi, la palpi, la tratti come una puttana in calore.
La sua resistenza va scemando e così il tono con cui mi intimava di smettere. Adesso si limita a dei "no... sei pazzo... sei pazzo...", con la voce sempre più arresa e languida. Gli strattoni con cui si è dimenata cercando, o fingendo, di resistermi sono ora dei movimenti che (anche se con timidezza) accompagnano i miei.

CAP 3
Succede tutto in maniera naturale. Io e mia madre stiamo l'uno dietro all'altra, la cingo con un braccio lungo il fianco e ho infilato l'altra mano tra le sue cosce. Ha la camicetta aperta con le tette di fuori che ballano oscene, la gonna tirata su mette in mostra le cosce tornite. Si vedono le autoreggenti con la balza decorata e le mutandine scostate che rivelano un curato cespuglietto di peli (come piace a me).
E' proprio una cagna eccitante sta donna!
"Chissà quanti uomini fai arrapare a lavoro, eh... troia!" Glielo sussurro rabbioso, l'idea che davvero risulti arrapante agli occhi degli operai in fabbrica e dei dirigenti mi trasmette una scarica di gelosia ed eccitazione che avverte anche lei.
"Sei geloso eh?...," mi sorprende e spiazza con quella domanda, poi aggiunge: "sei geloso che altri uomini si eccitino pensando a tua madre. Ti rende pazzo di rabbia l'idea che vogliano scoparmi in tanti, eh! E l'idea che anche io voglia farmi scopare da loro, che ti fa?".
Mi sorprende la sua impertinenza, mi sorprende vedere e sentire quanto mia madre sappia atteggiarsi ad essere così troia, così sfacciata e scandalosa. Sentirla parlare così e istigarmi con quel tono di sfida fa montare ancor di più la mia gelosia ma anche la mia eccitazione.
"Mi fa impazzire di rabbia l'idea che altri vogliano scoparti, mammina," le dico, "e poi non sono il solo depravato di questa casa...", continuo: "...a quanto sento me li hai trasmessi tu i geni della depravazione."
"No, certo che non sei il solo... e aspetta che arrivi tua sorella...", risponde lei sempre più maliziosa, e quell'accenno a mia sorella mi lascia di stucco. Con un flash ho l'immagine di mia madre e mia sorella avvinghiate e intente a darsi piacere lesbico leccandosi, palpandosi e slinguando come due ninfomani. E con questo il mio cazzo raggiunge la punta massima dell'erezione.
All'idea che loro due si mettano a fare le lesbiche la mia verga si tende al punto di farmi provare un doloroso piacere. Emetto dei rantoli di eccitazione, alito sul collo di mia madre mentre tolgo la mano dalla sua fica. Ho le dita bagnate dei suoi umori, lei ansima ormai arresa allo scandaloso piacere che è imminente, io porto quella stessa mano alla base del mio cazzo e lo guido facendo scorrere la cappella lungo il solco delle sue chiappe e fino alla fessura della fica. Incontro la sua peluria che mi solletica la cappella mentre lei nel sentirla dura e grande quanto una noce premerle fra le grandi labbra sussulta e si lascia andare ad un "oh, sssì... dai lo voglio...", poi stende le braccia appoggiandosi allo schienale del divano e si piega a novanta gradi per permettere l'entrata del mio cazzo nella sua bella fregna colante.
Ora la mia bella mamma è una cagna in calore senza più freni inibitori. Muove il bacino ed inarca la schiena spingendosi col culo verso di me, così da farsi entrare il più possibile il mio cazzo, il cazzo del figlio a cui solo un'ora prima ha dato del porco, disgustoso, depravato di merda. E adesso è lì, a novanta gradi, ad incitare suo figlio a scoparla come una cagna!
"Dillo ora che sono un porco e che ti faccio schifo! Dillo, mamma, dai! Lo vuoi il mio cazzo?", le dico facendole attendere la penetrazione.
"Sì figlio lo voglio cazzo! Lo voglio!", risponde spazientita, scossa dai fremiti della voglia, con il tono di chi è consapevole e disposta ad umiliarsi per ricevere ciò che brama ed allo stesso tempo rabbiosa per vedersi così arrendevole. Io incalzo: "Avanti, dimmi che ti faccio schifo... Dillo che ti disgusto...".
"Mi fai schifo!!! Sì che mi fai schifo, depravato di merda!!! Contento? Ora fottimi! Fotti questa troia di mamma che vuole il tuo cazzone nella fica... Scopami, figlio mio! Fottimi fottimi fottimi!!!".
E' al culmine del desiderio e dopotutto lo sono anch'io, quindi smetto di torturarla nel farla attendere, prendo un bel respiro e la penetro. Infilo il mio randello bello duro nella fica di mia madre e inizio a scoparla senza freni. Lei spinge col bacino incitandomi a infilarlo di più perché lo vuole tutto dentro fino alla base.

CAP 4
MIA SORELLA CI SCOPRE MA E' UNA TROIA PURE LEI!!!
Stiamo scopando da un po', ed io da dietro le palpo le tette che ballano pendendo e con i capezzoli gonfi per l'eccitazione quand'ecco che mia sorella spunta dalla soglia di casa, mentre chiude la porta alle sue spalle.
Maria ci fissa incredula e sbigottita, con la bocca aperta, mentre nel salotto, oltre al suono sordo prodotto dal mio bacino che sbatte sul culo morbido di mamma, si sente il mugolio di nostra madre e, con la voce rotta dal godimento, il suo incitarmi: "Oooh sì dai, così... così... come una cagna... come una cagna, sì! Mi sento una cagna e lo voglio tutto dentro il tuo cazzo enorme...".
Quando spingo per infilarglielo dentro il più possibile lei acuisce i gemiti di dolore e piacere insieme.
Ho un randello lungo e grosso che riscuote sempre successo con le ragazze che lo provano, e non di rado con le signore più mature. Anzi, a dire il vero sono molto più infoiate e vogliose loro del mio cazzo, soprattutto quelle che hanno sulle spalle venti o trentanni di rapporti matrimoniali ormai spenti hanno i più voraci appetiti sessuali. E così è anche per mia madre che a cinquantanni, e con più di dieci passati senza un partner, ha un sacco di voglie porche represse da liberare, e la foga con cui spinge a colpi di reni ed inarca la schiena per farsi sfondare la fica da una nerchia tanto possente dà proprio l'idea di quanto fosse in astinenza di cazzo e di quanta brama di recuperare possiede.
Se ne rende conto anche mia sorella che dopo gli istanti di iniziale sbalordimento ci guarda con un sorrisetto intrigato (un sorriso che rivela chissà quali programmi) e commenta: "Wow, mammina, ma che ardore che ci metti! Non pensavo che avessi così tanta voglia di cazzo...".
Lo dice con una vocina maliziosa mentre lascia cadere a terra il borsone d'allenamento e si avvicina. Si è legata attorno ai fianchi la giacca della tuta ed ha indosso la maglietta con il logo della palestra, una cotonina aderente, leggera e quasi trasparente che mette in risalto quel po' po' di tette che si ritrova.
Si avvicina con movenze sinuose e sbarazzine come una gatta che vuole divertirsi col topo prima di metterselo in bocca e riprende: "Che ne avessi tanta voglia ci può stare, dopo tanti anni di astinenza, hai rinunciato a darla troppo presto, mammina. Ma che arrivassi al punto di farti ingroppare addirittura da tuo figlio! Non è da semplici troie. E' proprio da depravate!"
Nostra madre, nonostante un profondo imbarazzo, non si sfila il mio cazzo dalla fica (che io continuo a martellare con decisione) e si lascia scopare. Accoglie nell'utero le stantuffate della mia mazza e sussulta e geme ad ogni mio colpo, ed io continuo a palparle le tette con avidità.
Mia sorella inizia a bersagliare nostra madre con commenti sempre più pesanti ed osceni. Credo lo faccia perché indispettita dal fatto che io e mamma abbiamo continuato a scopare, mentre lei si aspettava che , una volta apparsa e averci sorpresi a fottere come selvaggi, e dalla profonda umiliazione e vergogna le avremmo permesso di ricattarci per questa scandalosissima scoperta. ci saremmo rimasti di sale
Invece no, io non permetto a quella stronza di Maria di ottenere ciò che si aspetta. E mentre nostra madre è combattuta tra la voglia di lasciarsi scopare fino all'orgasmo e l'andarsi a chiudere in bagno, imbarazzatissima e mortificata, io guardo in faccia mia sorella ed impettito e con l'espressione strafottente le dico: "Senti come gode, sorellina... E' così presa dai miei colpi che non gliene frega un cazzo di quello che blateri... Dai mamma facci sentire come godi...", e così dicendo aumento l'intensità dei colpi nella sua fregna sempre più bagnata e lei reagisce mugolando con più ardore.
"Su mammina diglielo che ti piace il mio cazzo! Diglielo per bene!", gongolo verso mia sorella che ricambia con uno sguardo carico d'odio mentre nostra madre, sempre ansimando di piacere, le conferma che sì: il mio cazzo le sta piacendo da impazzire ed ora che lo sente tutto dentro a sfondarla non vuole farlo uscire se prima non la riempie di sborra.
"Wow, sentito sorellina? Mamma sì che ne capisce. Ora che ha provato il mio bastone non lo molla più. E come darle torto. No sorellina? Ma sì che lo sai quanto è lunga la mia minchia... E scommetto che fremi dalla voglia di godertela pure tu."
Assecondo con immenso piacere il desiderio di mamma e continuo imperterrito a stantuffare nella sua fica. Quando sono all'apice dell'orgasmo libero tutta la mia sborra dentro di lei che lancia un gemito carico di lussuria, perversione e soddisfazione nel farsi inondare le viscere dallo sperma caldo del figlio. Io sfilo il mio cazzo dalla fregna di mamma che si rilassa sul divano, sfatta ma soddisfatta, e lo dirigo verso mia sorella Maria che ha continuato a fissare il nostro amplesso con uno sguardo accigliato e rancoroso.

CAP 5
Ho l'uccello ancora in tiro, una bella minchia di venticinque centimetri e con una cappella grossa, rossa e pulsante che avanza verso di lei, si avvicina dritto alla sua faccia, visto che si è seduta anche lei sul divano, e mi fermo con la punta del cazzo a pochi centimetri dalla sua bocca.
Respira nervosamente e sento il suo fiato scorrermi sull'asta, è combattuta tra la rabbia che vorrebbe farle rifiutare sdegnata il mio incalzante invito e la sua voglia di infilarsi 'sta nerchia dura in bocca, insalivarla per bene e poi emulare la madre prendendolo tutto dentro la fica.
"Allora, sorellina... Non dirci che non ti interessa... Si vede benissimo che muori dalla voglia di ingoiarlo tutto, il cazzo del tuo fratellone... su dai, dai succhiamelo...", le dico mentre agito l'asta davanti il suo muso.
L'odore selvaggio del mio cazzo, quello pungente della mia sborra e degli umori di nostra madre impregnano l'aria, ed a mia sorella (che se lo trova svettante sotto il naso) gli effluvi arrivano più forti e testimoniano la depravazione che si è consumata nel nostro salotto.
Quell'odore di sesso depravato e incestuoso che le penetra nelle narici è un potente richiamo che la porta a cedere ed a spalancare la bocca prendendo il mio cazzo. Anche nostra madre per incitarla a prenderlo in bocca le sussurra: "Dai tesoro, non farti pregare, hai visto che manganello duro ha tuo fratello tra le gambe? E' fantastico credimi, tuo padre non mi hai fatto godere come c'è riuscito tuo fratello...". E mentre le sussurra queste parole con dolcezza si sporge verso Maria e le infila la mano dentro gli aderentissimi leggings e sotto le mutande, emettendo un "Oooh" e guardandola compiaciuta nel sentire la fica della figlia già bene allagata.
"Wow, tesoro, ma sei bagnatissima! Allora che aspetti? Succhiaglielo un po' e poi apri 'ste gambe e fatti sfondare anche tu... Dai, che se tentenni ancora me lo riprendo io quel cazzo e mi faccio sfondare un altro po'!".
Mentre me lo succhia chiude gli occhi e sul volto le si disegna un'espressione di vero piacere. Succhia con ardore, le guance le si infossano e la troia assapora oltre alla consistenza dura del mio cazzo anche la sborra, mia e di nostra madre, che si è appiccicata lungo tutta l'asta. Quando però commetto la leggerezza di passarle una mano sui capelli per una innocente distratta carezza, lei spalanca gli occhi e fissandomi dal basso verso l'alto mi lancia uno sguardo carico di odio, senza però sognarsi di sfilarsi la mia grossa minchia dalla bocca, la puttana. E così continua a ciucciarmelo con voracità senza levarsi quell'odioso cipiglio dalla faccia. Succhia come se volesse inghiottirlo davvero e questo sentirmi tirare la muscolatura e le terminazioni nervose del cazzo mi portano ad una veloce nuova sborrata che le rifilo copiosa tutta nel palato, mentre le stringo la testa tra le mani, dando inoltre dei colpi col bacino per svuotarmi tutto il fluido possibile.

CAP 6
MI SVUOTO I COGLIONI SBORRANDO IN GOLA A MIA SORELLA
Mi sono svuotato i coglioni nella bocca di mia sorella che reagisce dimenando il capo e liberandosi dalla mia presa, ma solo dopo aver inghiottito tutto deglutendo soddisfatta (la porca golosa!).
Mi allontana scalciando e fingendosi disgustata mi urla: "Sei un grandissimo figlio di puttana!!!".
"Che schifooo!!! Mamma, mi ha sborrato in gola!!!", si passa il dorso della mano sulla bocca e borbotta piagnucolante a nostra madre che le risponde: "Su, dai... neanche quando fate del buon sesso riuscite a non accapigliarvi! E poi, tutto sto tuo disgusto non l'ho visto mentre succhiavi il cazzo a tuo fratello e ti ingoiavi tutta la sua sborra!".
Io annuisco sogghignando e poi con un cenno del capo indico nostra madre che, mentre mia sorella me lo succhiava, si è mollemente adagiata sul grembo della figlia ed ha preso ad accarezzarle il ciuffo ben curato di peli ed a leccarle la fica dopo averle abbassato i leggings a metà cosce.
Ora mamma e figlia si guardano negli occhi, si sorridono languide e avvicinano le loro bocche prendendo a baciarsi e a slinguarsi come due lesbiche in calore, facendomelo tornare subito duro.
Fisso compiaciuto quel quadretto osceno, quello schioccare appiccicoso di labbra carnose, quel frugarsi voluttuoso di lingue a cui segue l'arrapante rumore del risucchio. Fisso ste due lesbiche che, oltre a limonare e accarezzarsi lascive, mi guardano golose il cazzo che svetta di nuovo pulsante e voglioso. Guardare mia madre e mia sorella che si baciano stravaccate sul divano, che infilano le mani sotto gli indumenti e si palpeggiano eccitate come due cagne in calore mi fa montare una nuova potente erezione. Sono in piedi davanti a loro due che divertendosi mi offrono il loro spettacolo osceno, stuzzicate anche dal vedere quanto il mio cazzo prenda vigore.
"Bene bene, le puttane di casa hanno ancora voglia del mio randello," dico portandomi le mani chiuse a pugno sui fianchi e gonfiando il petto in una posa virile, mentre la mia minchia si tende sempre più.
"Eh sì figliolo, e non c'è donna che non potrebbe biasimarci." Risponde la mamma.
"Col cazzone che ti ritrovi sfido qualunque femmina a non farsene ingolosire... Io, ad esempio, l'ho appena preso eppure ho già voglia di sentirlo di nuovo dentro, a sfondarmi ancora la fessa. Uhmmm...," rilascia il mugolio tipico di chi pregusta qualcosa di desiderato e prelibato ma poi aggiunge: "adesso però è giusto che lo prenda tua sorella, che ancora non l'ha provato. Su dai...", si rivolge a Maria che intanto ha preso a leccare e succhiare i capezzoli che svettano duri e puntuti dalle grosse tette di nostra madre, fuoriuscite dalle coppe del reggiseno.
"Per una volta metti da parte la viscerale antipatia per tuo fratello, e fatti sfondare dalla sua verga bella forte. Vedrai che non te ne pentirai."
Maria fissa nostra madre negli occhi con l'espressione tollerante, come se accettasse solo per farla contenta. Io ne prendo atto e sfilo i leggins a mia sorella, poi la afferro per i polpacci e me li avvinghio ai fianchi.
CAP 7
Ho adesso la sua fica bella gonfia davanti, prendo a battere colpi con la minchia sulle sue labbra gonfie per l'eccitazione e poi affondo la cappella dura nello spacco e do un colpo secco che la fa sussultare. Il cazzo si infila senza problemi nella fregna che è calda e bagnatissima.
Inizio a scoparla con colpi regolari e lei prende a mugolare, a mordersi il labbro ed a ruotare il capo da un verso e dall'altro, scossa dal godimento che io (l'odioso fratello) le sto dando. Nostra madre si eccita nel vederci scopare e nel vedere sua figlia godere così tanto, e allora rinfrancata si inginocchia sul divano mettendosi a cavallo della faccia di Maria e facendosi leccare la fica, che piazza oscenamente sulla bocca della figlia. Mia sorella si ritrova così con la mia nerchia pulsante e selvaggia che le sfonda le viscere sconquassandola di piacere. Inarca la schiena e avvinghia più forte le gambe attorno ai miei fianchi ogni volta che affondo la verga nella sua passera. Le sue tette sobbalzano per gli strattoni ed ha il culo sodo e generoso di mamma addossato in faccia. Mamma le tiene la testa stretta alle tempie, ansima, mugola e agita sinuosa il bacino spingendolo sulla faccia di Maria, strofinandosi la fica contro la bocca della figlia. La fessura si allarga e la lingua penetra a fondo dando delle pennellate che fanno contorcere di piacere questa ninfomane di nostra madre che poi, con un lungo gemito ed un profondo sospiro, viene in bocca alla figlia e si rilascia addossandosi allo schienale del divano; sempre seduta sul muso di Maria ed incurante del suo dimenarsi e mugolare devastata di goduria per i colpi decisivi che le sto assestando.
Aumento il ritmo e sborro nella fica di mia sorella. Una sborrata favolosa e calda che la inonda fino allo stomaco poi sfilo il bastone dalla sua fica gonfia di umori e subito da questa prendono a scorrere i nostri liquidi sulle sue cosce e sul velluto del divano.
Sono sfiancato ma felice di averle soddisfatte. Afferro sia mia madre che mia sorella per la nuca, me le avvicino alla bocca e iniziamo a baciarci ed a slinguarci. Le nostre lingue si infilano avide e frugano oscene nelle nostre bocche facendoci assaporare la sborra di nostra madre che aveva riempito la bocca di Maria.
Mamma commenta compiaciuta l'amplesso a cui ci siamo appena dati e candidamente confessa che da anni, quando capitava che sbirciasse, sempre fortuitamente, il mio randello avvertiva un brivido alla bocca dello stomaco ed un calore tra le cosce, e che (pur non volendo ammetterlo a se stessa) quel bollore trovava sfogo solo quando si appartava in un angolo e si sfruculiava le labbra della fica e il clitoride fino ad allagarsi di piacere. Con negli occhi l'incalzare di immagini della mia bella e golosa varra che le si agitava davanti.
Io, a mia volta e visto che si era in vena di confessioni, le dico che dall'episodio del ceffone mi è nata un'ossessione per quelle sue tette enormi che mi ballavano davanti mentre prendevo la manata in piena faccia. E inoltre mi è montata una rabbia tale, un po' per l'umiliazione subita e un po' per la gelosia di vederla prepararsi per uscire con altri, che ho iniziato a masturbarmi pensando a lei, alle sue tette e a quanto fosse puttana. E da allora non ho fatto altro, immaginando intensamente il giorno in cui la mia minchia gliela avrei beatamente schiaffata nella fica stantuffando fino a sfondargliela.
"Quello che non ho mai osato nemmeno immaginare," dico malizioso a mia madre, "è che ti piacesse così tanto prendere il mio cazzone da invogliare anche tua figlia a provarlo. Sei una gran troia, mamma! E ti voglio far diventare anche la mia cagna. Le mie, cagne!", concludo gongolante e di nuovo arrapato fissandole entrambe.
Loro due si guardano complici e maliziose scambiandosi un cenno divertito e goloso, mentre prendono insieme a tastarmi la minchia che va indurendosi di nuovo. "E tu il nostro toro da monta! Solo nostro!", rispondono soddisfatte ridendo.
FINE
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#267 Messaggio da Gargarozzo »

Ahah ah, ne ero certo che eri un porcello incestuoso.
Leggo dopo
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#268 Messaggio da pensieriosceni »

Gargarozzo ha scritto:Ahah ah, ne ero certo che eri un porcello incestuoso.
Leggo dopo
:lol: :lol: :lol: Buona lettura! :-D

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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#269 Messaggio da Gargarozzo »

Gilberta era una troia, e si faceva chiamare Patrizia. Quando era Patrizia, cercava di fingersi una ragazza acqua e sapone. Non ce la faceva, Gilberta, non ce la faceva economicamente. Si diede al marciapiede, lo diceva lei:"sono una troia, e me ne vanto", e le suore passando si facevano il segno della croce sincronicamente come manco nelle parate delle SS.
Gilberta per me era una brava ragazza, succhiò il cazzo ad un mio amico e gli tirò uno schiaffò quando questi tentò di togliersi il preservativo.
Era una con tanti grilli per la testa, ma non Beppe: votò Renzi e per un mese le tolsi il saluto.
Non ci scopai mai, con Gilberta. Non mi piaceva, e non mi piaceva andare a puttane, e mi piaceva mia moglie ecco, scusate lo sfogo.
Ci parlavo, le chiesi una volta di lesbicare con sua sorella, mi mandò a cagare, le chiesi scherzosamente di lesbicare con sua madre, mi tirò uno schiaffetto, le chiesi di sodomizzare mia madre e mi disse la tariffa. Pallido in volto mi misi a testa in giù, mi feci una sega e mi sborrai in faccia.
Era un po' alcoolizzata, Gilberta. Ero giovane, ero un coglione, non come adesso che sono un doppio coglione. Bevevamo vino di merda, poi virammo sulle birre "doppio malto" (così le chiamavo, ero minorenne del resto). Eravamo amici, porco zio. Una volta da ubriaco mi feci una sega in un cinema porno di Torino, lei era a fianco e mi rispettò, non mi avrebbe chiesto un cazzo per quella sega ma sapeva che da sobrio l'avrei biasimata.
Poco dopo conobbi una squinzietta e me ne innamorai, no, non è vero che conoscevo già mia moglie. Era solo una scusa per non approfittarmi di quella splendida bagascia, per non sporcare quell'amicizia. Una volta conobbi un suo cliente, da amico del cazzo ero protettivo ma era la scusa per essere geloso, come della sorella o della zia (mia zia sì, era una vera ninfomane e una puttana mancata, ora è sfatta e vive a fianco a me e parliamo di gatti e di cani).
Mi dispiace dirlo, ma forse qualcosa avrei potuto farlo, forse no. Iniziai a spararmi seghe a manetta, e trascurai quell'amicizia così semplice.
Un giorno semplicemente scomparse. Mi fece dire da Manuela che stava bene ed era andata in Francia. Non la trovai più, e a volte mi piansi sul cazzo mentre tenevo il pisello davanti allo schermo. Sono un cazzo di psicopatico, quindi non finirò qui il racconto, e che vi resti il dubbio sul confine tra realtà e fantasia, arrangiatevi. Una volta mio padre mi chiese se ero finocchio (uso il suo linguaggio). Non gli risposi, che cazzo diceva? Avevo amici maschi, non ce l'avevo coi gay ma neanche facevo parere. Insomma, dai.
Una volta lessi un racconto erotico di incesto lesbico, ed iniziai a farmi le pippe e a scrivere su quella roba. L'omosessualità femminile mi ha sempre affascinato, in modi morbosi ma anche intellettuali ed onirici. Torrenti di sborra uscirono dal mio pisello, a volte cascate (sì però non dico "mari di sborra" perché non sono un megalomane in ambito sessuale). Mi immedesimai spesso nelle lesbiche, a volte sognai persino di essere stata una lesbica in altre epoche, e vabbè, i sogni son sogni e i sogni son desideri. I sogni consigliavano la mia mano sia per le seghe che per i racconti.
Una volta usai un nickname femminile per lesbicare con una donna. Un po' patetico, poi sborrai per conto mio.
Poi un'altra spiai due donne, ma mi sentii in colpa e me ne andai per i cazzi miei. Eh, sono un rompicoglioni e questo è un racconto di merda, lo so.
Comunque il mio nome è Gilberta, ed ho scritto questo racconto su un ragazzo che non ho mai conosciuto, che sarebbe potuto essere mio amico e invece niente, quel ragazzo non esiste, ora sarebbe un uomo e ci scoperei volentieri, anche senza amore ma da amici.
Quel che avete letto su di me in terza persona è vero, poi ho fatto la musicista di strada ed ho avuto storie con uomini e donne, a volte anche contemporaneamente.
Smisi quasi del tutto di fare la puttana, iniziava a pesarmi. Mi guadagnavo da vivere in fabbrica, poi ho fatto la fornaia, poi le pulizie, ora la badante e la dog sitter, ho trovato la mia dimensione ed abito in un appartamento con due amiche e il mio ragazzo.
Il mio ragazzo è giapponese, è venuto in Francia con la famiglia, suo padre è un fotografo di grido (aaaaah!). La madre è una ex prostituta, come me. Un giorno facemmo il bagno assieme, e ne ammirai il corpo. Adoro il corpo delle donne mature, e la sua pelle asiatica era profumata e delicata. Quel che successe quel giorno, lo potete immaginare e ve lo lascio immaginare, in modo che il racconto sia immagine e somiglianza di quel che vi piace.
Amicus Plato,
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#270 Messaggio da Gargarozzo »

Roberta iniziò ad arbitrare a 16 anni, e succhiava cazzi già da un paio. Li succhiava con dedizione, il primo cazzo succhiato era tra le gambe di Alfonso, il suo cugino down di 45 anni. Era un bravo ragazzo, aveva il cazzo grande, era pulito e rispettoso: e fu la prima volta che una ragazza gli succhiava il cazzo. Venne subito, anche se fu un pompino coi denti.
A 16 anni Roberta arbitrava i giovanissimi perché oltre che il calcio le piaceva anche il cazzo, sua cugina Giulia (la sorella di Alfonso) aveva giocato in serie A con una squadra veneta e ogni tanto le faceva l'occhiolino. Ma a Roberta non piaceva la figa, eh no, e per il momento non se la faceva piacere neppure con un dito di nutella o di marmellata.
A 17 perse la verginità con un calciatore della Pro Patria, lo prese nello spogliatoio deserto. Il calciatore si chiamava Mamadou, era senegalese ed aveva 25 anni che corrispondeva anche alla lunghezza in cm del suo cazzo. La scopò prima con gentilezza, poi con animalità virile seguendo gli incitamenti dell'affamatissima Roberta, che dopo 3 anni di seghe e pompini voleva che il suo buco nobile fosse squassato da un baobab africano.
Con Mamadou durò poco, non la scopata ma le scopate in generale: Roberta s'innamorò di Michele, 20 anni studente di giurisprudenza, che fu poco giuris-prudente e la mise incinta. Roberta ebbe un dilemma morale ma alla fine decise a malincuore di abortire, lasciò Michele dopo averlo scoperto a letto con la sua migliore amica: anzi, dopo aver fatto una cosa a tre con loro. Si unì a loro, trasformò la gelosia in libidine e leccò la sua prima passera, l'amica voleva ricambiare ma Roberta le disse:"fottiti, bagascia. La mia figa te la sogni", poi lasciò Michele.
A 21 anni arbitrava in prima categoria lombarda e si scopò un addetto all'arbitro in provincia di Sondrio. L'uomo aveva il fascino di un'antica bellezza decaduta, e un cazzo non lungo ma largo. Ed esperienza. La trombò a casa sua, le venne nel culo dopo averglielo sverginato. Seguirono scopate sparse per l'hinterland milanese.
A 24 anni Roberta arbitrava in Promozione ligure e trombò nello spogliatoio con i due assistenti arbitrali. Uno le infilò la bandierina nel culo, mentre la trombava davanti. L'altro le sborrò in bocca, mentre Roberta faceva una sega alla sua bandierina.
A 26 anni Roberta si infortunò e in riabilitazione fece un 69 con un'altra infortunata, una donna matura che si era rotta il menisco.
A 28 anni Roberta restò incinta dal suo nuovo fidanzato, un idraulico albanese. Lo lasciò dopo sei mesi, poi nacque Aurora e la crebbe con l'aiuto del cugino Alfonso che nel frattempo si era trombato mezza famiglia.
A 30 smise definitivamente col calcio ed iniziò col nuoto, per rassodare il corpo. In piscina incontrò per la prima volta una trans e le succhiò il cazzo non appena la vide, prese una malattia non grave e il cazzo in culo dal dottore che la curò. Ormai trombatrice provetta di personale medico, si sposò con un impresario di pompe funebri e per scherzo lo trombava molte volte dentro alle bare aperte. Come amanti continuò avere molti dottori ed infermieri, coi quali continuava a tenere viva la speranza per la vita. Col marito impresario invece si fingeva puttana e si faceva pagare in liquidi, direttamente dentro alla bara.
Amicus Plato,
sed magis amica veritas.

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