vertigoblu ha scritto:Ortheus ha scritto:Tutto vero , ma come si suol dire, Noi ItaGliani siamo capaci di perdonare qualsiasi cosa, tranne il successo.
Paolo Giordono sconta ,anche Lui, questa cosa.
Come Baricco, Giovanni Allevi ecc ecc
Io ho letto Baricco, ho letto Giordano, ho ascoltato la musica di Allevi.
Non sono paragonabili ai Grandi, ma resta il fatto che io non sarei in grado di scrivere come loro,parole o musica che sia.
Per questo prima li leggo, li ascolto, e poi li critico.
Ma io sò io...
questo è verissimo.ed è anche molto irritante e accade in ogni campo passando dal cinema alla musica.
soprattutto nell'epoca del web 2.0 c'è l'invasione dei:
"eh ma lo faccio meglio io"
per cui ogni critica andrebbe pesata e contestualizzata.
Però nella valutazione della qualità di un'opera artistica alle volte scatta anche un meccanismo mentale che non è esattamente quello del "non saper perdonare chi ha successo". Il meccanismo a cui mi riferisco, un pò assomiglia al precedente, ma è comunque differente: è la tendenza a rivedere al ribasso la propria valutazione di un'opera a mano a mano che quest'opera o artista acquisisce maggiore popolarità e guadagna maggiore consenso.
Detto in parole povere, il ragionamento, che uno fa in questi casi, è più o meno il seguente: mi sembrava che quest'opera avesse una originalità e delle qualità profonde non immediatamente percepibili ed apprezzabili dal lettore /ascoltatore medio, che di norma è molto superficiale; se piace a così tanta gente, vuol dire che tutto sommato vale meno di quanto inizialmente avevo pensato.
Ora, a me pare che questo ragionamento in parte può anche essere dettato da una eccessiva considerazione che uno ha di sé, ma in parte contenga anche una certa dose di verità.
Comunque, tanto per la cronaca:
"La solitudine dei numeri primi" l'ho letto un buon numero di mesi prima che vincesse il premio Strega, e devo dire che all'epoca mi era piaciuto. Ad oggi, non so neanch'io se per la sua eccessiva esposizione mediatica, o per il meccanismo di cui parlavo sopra o perché altro, vedo comunque molto improbabile che mi metta a leggere un altro libro di Paolo Giordano
Di Baricco ho letto molti anni fa "Castelli di Rabbia", "Oceano Mare" e "Novecento ", poi più nulla, a parte alcuni spezzoni de "I Barbari". I primi due libri, soprattutto il secondo, mi piacquero tantissimo, poi , da un certo momento in avanti, ho avuto una crisi completa di rigetto per la sua scrittura. Devo dire però che il capitolo "Il ventre del mare" di "Oceano Mare" rimane a tutt'oggi una delle cose più indimenticabili ed intense che abbia letto in vita mia.