[O.T.] Crisi economica

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Drogato_ di_porno
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6226 Messaggio da Drogato_ di_porno »

Helmut ha scritto:Profezie, cartomanzie, scienza o fantascienza...???
trattandosi di agenzie di rating direi: rutti e scoregge, potenti e rumorose.
“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”

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Re: [O.T.] Crisi economica

#6227 Messaggio da repeat »

L'uscita dall'Euro: la Realpolitik colpisce ancora.

A distanza di 3 mesi dalla pubblicazione sul Manifesto del mio articolo sull’uscita dall’euro, vorrei riproporlo nel mio forum col suo titolo originale (Il teorema della piscina). L’articolo era stato banalizzato da molti (a cominciare dalla redazione) come un manifesto a favore di “svalutazioni competitive”. Chiunque si documenti un minimo sa che il problema europeo è proprio dato dalle svalutazioni competitive... ma della Germania, non dell’Italia! L’intento dell’articolo non era nemmeno quello di “prevedere” la fine dell’euro, perché da prevedere c’era e c’è ben poco. Chiunque si documenti un minimo sa bene che sulla insostenibilità dell’euro si sono pronunciati i massimi economisti mondiali. E poi, è sotto gli occhi di tutti. Non c’è bisogno di prevedere, basta vedere.
Il mio intervento in realtà proponeva un'analisi politica, un'analisi che mi sembra si stia rivelando giusta ogni giorno di più, e che politici e giornalisti non mi sembravano e non mi sembrano in grado di fare, per motivi ogni giorno più evidenti. Questa analisi si può sintetizzare in pochi punti:
1) rivendicando l’euro la sinistra italiana si è suicidata politicamente, perché l’euro è il coronamento di due progetti non esattamente di sinistra: il progetto imperialistico della Germania, e il progetto di “disciplina” dei sindacati mediante il vincolo esterno, caro alle classi dominanti dei paesi periferici;
2) l’ideologia del “vincolo esterno”, tra l’altro, era intrinsecamente di destra perché disconosceva in modo paternalistico il diritto dei cittadini di orientare le scelte economiche del proprio paese, delegandolo a istanze tecnocratiche spacciate per indipendenti, e si basava su un ampio progetto di disinformazione, volto a nascondere i costi economici dell’euro ampiamente documentati dalla letteratura economica; la Realpolitik suggeriva però alla sinistra di aderire a questa ideologia di destra, che era l’unica che le desse qualche speranza di accedere ogni tanto alla stanza dei bottoni;
3) continuando a difendere l’euro, per evitare una spiacevole autocritica, la sinistra si espone al rischio di essere sorpassata a sinistra. Lascerà cioè un argomento vero e inoppugnabile (l’euro ha strangolato l’economia italiana) in mano alle destre più becere e nazionaliste (dalla Lega in giù). E allora la situazione diventerà difficilmente reversibile.

Questa analisi politica è stata capita da molti, ma ha anche incontrato una serie di prevedibili critiche, forse anche perché i giornalisti vogliono parlare di economia (senza saperne molto), ma mal sopportano che chi conosce le dinamiche economiche della società si arrischi a trarne conclusioni politiche. Purtroppo (per loro, ma soprattutto per noi) tutto quello che avevo previsto nell’articolo si è verificato. Lo sottolineo, nel rileggerlo con voi, non per vanità (è vero che il nostro lavoro ci lascia poche altre soddisfazioni, oltre a quella di essere Cassandre, ma qui da prevedere c’era poco: è un film già visto). Insisto su questo punto perché insieme riflettiamo su cosa fare per evitare il suicidio totale delle forze progressiste nel nostro paese.. Vi ricordo che l’articolo è stato inviato alla redazione l’8 agosto 2011, e pubblicato il 23 agosto.



Il teorema della piscina.

Un anno fa, discorrendo con Aristide, chiedevo come mai la sinistra italiana rivendicasse con tanto orgoglio la paternità dell’euro: non vedeva quanto esso fosse opposto agli interessi del suo elettorato? Una domanda simile a quella di Rossanda. Aristide, economista di sinistra, mi raggelò: “caro Alberto, i costi dell’euro, come dici, sono noti, tutti i manuali li illustrano. Li vedevano anche i nostri politici, ma non potevano spiegarli ai loro elettori: se questi avessero potuto confrontare costi e benefici non avrebbero mai accettato l’euro. Tenendo gli elettori all’oscuro abbiamo potuto agire, mettendoli in una impasse dalla quale non potranno uscire che decidendo di fare la cosa giusta, cioè di andare avanti verso la totale unione, fiscale e politica, dell’Europa.” Insomma: “il popolo non sa quale sia il suo interesse: per fortuna a sinistra lo sappiamo e lo faremo contro la sua volontà”. Ovvero: so che non sai nuotare e che se ti getto in piscina affogherai, a meno che tu non “decida liberamente” di fare la cosa giusta: imparare a nuotare. Decisione che prenderai dopo un leale dibattito, basato sul fatto che ti arrivo alle spalle e ti spingo in acqua. Bella democrazia in un intellettuale di sinistra! Questo agghiacciante paternalismo può sembrare più fisiologico in un democristiano, ma non dovrebbe esserlo. “Bello è di un regno come che sia l’acquisto”, dice re Desiderio. Il cattolico Prodi l’Adelchi l’ha letto solo fino a qui. Proseguendo, avrebbe visto che per il cattolico Manzoni la Realpolitik finisce in tragedia: il fine non giustifica i mezzi. La nemesi è nella convinzione che “più Europa” risolva i problemi: un argomento la cui futilità non può essere apprezzata se prima non si analizza la reale natura delle tensioni attuali.

Il debito pubblico non c'entra.
Sgomenta l’unanimità con la quale destra e sinistra continuano a concentrarsi sul debito pubblico. Che lo faccia la destra non è strano: il contrattacco ideologico all’intervento dello Stato nell’economia è il fulcro della “controriforma” seguita al crollo del muro. Questo a Rossanda è chiaro. Le ricordo che nessun economista ha mai asserito, prima del trattato di Maastricht, che la sostenibilità di un’unione monetaria richieda il rispetto di soglie sul debito pubblico (il 60% di cui parla lei). Il dibattito sulla “convergenza fiscale” è nato dopo Maastricht, ribadendo il fatto che queste soglie sono insensate. Maastricht è un manifesto ideologico: meno Stato (ergo più mercato). Ma perché qui (cioè a sinistra?) nessuno mette Maastricht in discussione? Questo Rossanda non lo nota e non se lo chiede. Se il problema fosse il debito pubblico, dal 2008 la crisi avrebbe colpito prima la Grecia (debito al 110% del Pil), e poi Italia (106%), Belgio (89%), Francia (67%) e Germania (66%). Gli altri paesi dell’eurozona avevano debiti pubblici inferiori. Ma la crisi è esplosa prima in Irlanda (debito pubblico al 44% del Pil), Spagna (40%), Portogallo (65%), e solo dopo Grecia e Italia. Cosa accomuna questi paesi? Non il debito pubblico (minimo nei primi paesi colpiti, altissimo negli ultimi), ma l’inflazione. Già nel 2006 la Bce indicava che in Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna l’inflazione non stava convergendo verso quella dei paesi “virtuosi”. I Pigs erano un club a parte, distinto dal club del marco (Germania, Francia, Belgio, ecc.), e questo sì che era un problema: gli economisti sanno da tempo che tassi di inflazione non uniformi in un’unione monetaria conducono a crisi di debito estero (prevalentemente privato).

Inflazione e debito estero.
Se in X i prezzi crescono più in fretta che nei suoi partner, X esporta sempre meno, e importa sempre più, andando in deficit di bilancia dei pagamenti. La valuta di X, necessaria per acquistare i beni di X, è meno richiesta e il suo prezzo scende, cioè X svaluta: in questo modo i suoi beni ridiventano convenienti, e lo squilibrio si allevia. Effetti uguali e contrari si producono nei paesi in surplus, la cui valuta diventa scarsa e si apprezza. Ma se X è legato ai suoi partner da un’unione monetaria, il prezzo della valuta non può ristabilire l’equilibrio esterno, e quindi le soluzioni sono due: o X deflaziona, o i suoi partner in surplus inflazionano. Nella visione keynesiana i due meccanismi sono complementari: ci si deve venire incontro, perché surplus e deficit sono due facce della stessa medaglia (non puoi essere in surplus se nessuno è in deficit). Ai tagli nel paese in deficit deve accompagnarsi un’espansione della domanda nei paesi in surplus. Ma la visione prevalente è asimmetrica: l’unica inflazione buona è quella nulla, i paesi in surplus sono “buoni”, e sono i “cattivi” in deficit a dover deflazionare, convergendo verso i buoni. E se, come i Pigs, non ci riescono? Le entrate da esportazioni diminuiscono e ci si indebita con l’estero per finanziare le proprie importazioni. I paesi a inflazione più alta sono anche quelli che hanno accumulato più debito estero dal 1999 al 2007: Grecia (+78 punti di Pil), Portogallo (+67), Irlanda (+65) e Spagna (+62). Con il debito crescono gli interessi, e si entra nella spirale: ci si indebita con l’estero per pagare gli interessi all’estero, aumenta lo spread e scatta la crisi.

Lo spettro del 1992.
E l’Italia? Dice Rossanda: “il nostro indebitamento è soprattutto all’interno”. Non è più vero. Pensate veramente che ai mercati interessi con chi va a letto Berlusconi? Pensate che si preoccupino perché il debito pubblico è “alto”? Ma il nostro debito pubblico è sopra il 100% da 20 anni, e i nostri governi, anche se meno folcloristici, sono stati spesso più instabili. Non è questo che preoccupa i mercati: quello che li preoccupa è che oggi, come nel 1992, il nostro indebitamento con l’estero sta aumentando, e che questo aumento, come nel 1992, è guidato dall’aumento dei pagamenti di interessi sul debito estero, che è in massima parte debito privato, contratto da famiglie e imprese (il 65% delle passività sull’estero dell’Italia sono di origine privata).

Cui Prodest?
Calata nell’asimmetria ideologica mercantilista (i “buoni” non devono cooperare) e monetarista (inflazione zero) la scelta politica di privarsi dello strumento del cambio diventa strumento di lotta di classe. Se il cambio è fisso, il peso dell’aggiustamento si scarica sui prezzi dei beni, che possono diminuire o riducendo i costi (quello del lavoro, visto che quello delle materie prime non dipende da noi) o aumentando la produttività. Precarietà e riduzioni dei salari sono dietro l’angolo. La sinistra che vuole l’euro ma non vuole Marchionne mi fa un po’ pena. Chi non deflaziona accumula debito estero, fino alla crisi, in seguito alla quale lo Stato, per evitare il collasso delle banche, si accolla i debiti dovuti agli squilibri esterni, trasformandoli in debiti pubblici. Alla privatizzazione dei profitti segue la socializzazione delle perdite, con il vantaggio di poter incolpare a posteriori i bilanci pubblici. La scelta non è se deflazionare o meno, ma se farlo subito o meno. Una scelta ristretta, ma solo perché l’ottusità ideologica impone di concentrarsi sul sintomo (lo squilibrio pubblico, che può essere corretto solo tagliando), anziché sulla causa (lo squilibrio esterno, che potrebbe essere corretto cooperando). Alla domanda di Rossanda “non c’è stato qualche errore?” la risposta è quella che dà lei stessa: no, non c’è stato nessun errore. Lo scopo che si voleva raggiungere, cioè la “disciplina” dei lavoratori, è stato raggiunto: non sarà “di sinistra”, ma se volete continuare a chiamare “sinistra” dei governi “tecnici” a guida democristiana accomodatevi. Lo dice il manuale di Acocella: il “cambio forte” serve a disciplinare i sindacati.

Più Europa?
Secondo la teoria economica un’unione monetaria può reggere senza tensioni sui salari se i paesi sono fiscalmente integrati, poiché ciò facilita il trasferimento di risorse da quelli in espansione a quelli in recessione. Una “soluzione” che interviene a valle, cioè allevia i sintomi, senza curare la causa (gli squilibri esterni). È il famoso “più Europa”. Un esempio: festeggiamo quest’anno il 150° anniversario dell’unione monetaria, fiscale e politica del nostro paese. “Più Italia” l’abbiamo avuta, non vi pare? Ma 150 anni dopo la convergenza dei prezzi fra le varie regioni non è completa, e il Sud ha un indebitamento estero strutturale superiore al 15% del proprio Pil, cioè sopravvive importando capitali dal resto del mondo (ma in effetti dal resto d’Italia). Dopo cinquanta anni di integrazione fiscale nell’Italia (monetariamente) unita abbiamo le camicie verdi in Padania: basterebbero dieci anni di integrazione fiscale nell’area euro, magari a colpi di Eurobond, per riavere le camicie brune in Germania. L’integrazione fiscale non è politicamente sostenibile perché nessuno vuole pagare per gli altri, soprattutto quando i media, schiavi dell’asimmetria ideologica, bombardano con il messaggio che gli altri sono pigri, poco produttivi, che “è colpa loro”. Siano greci, turchi, o ebrei, sappiamo come va a finire quando la colpa è degli altri.

Deutschland über alles.
Le soluzioni “a valle” dello squilibrio esterno sono politicamente insostenibili, ma lo sono anche quelle “a monte”. La convivenza con l’euro richiederebbe l’uscita dall’asimmetria ideologica mercantilista. Bisognerebbe prevedere simmetrici incentivi al rientro per chi si scostasse in alto o in basso da un obiettivo di inflazione. Il coordinamento del quale Rossanda parla andrebbe costruito attorno a questo obiettivo. Ma il peso dei paesi “virtuosi” lo impedirà. Perché l’euro è l’esito di due processi storici. Rossanda vede il primo (il contrattacco del capitale per recuperare l’arretramento determinato dal new deal post-bellico), ma non il secondo: la lotta secolare della Germania per dotarsi di un mercato di sbocco. Ci si estasia (a destra e a sinistra) per il successo della Germania, la “locomotiva” d’Europa, che cresce intercettando la domanda dei paesi emergenti. Ma i dati che dicono? Dal 1999 al 2007 il surplus tedesco è aumentato di 239 miliardi di dollari, di cui 156 realizzati in Europa, mentre il saldo commerciale verso la Cina è peggiorato di 20 miliardi (da un deficit di -4 a uno di -24). I giornali dicono che la Germania esporta in Oriente e così facendo ci sostiene con la sua crescita. I dati dicono il contrario. La domanda dei paesi europei, drogata dal cambio fisso, sostiene la crescita tedesca. E la Germania non rinuncerà a un’asimmetria sulla quale si sta ingrassando. Ma perché i governi “periferici” si sono fatti abbindolare dalla Germania? Lo dice il manuale di Gandolfo: la moneta unica favorisce una “illusione della politica economica” che permette ai governi di perseguire obiettivi politicamente improponibili, cavandosela col dire che sono imposti da istanze sopraordinate (quante volte ci siamo sentiti dire “l’Europa ci chiede...”?). Il fine (della lotta di classe al contrario) giustificava il mezzo (l’ancoraggio alla Germania).

La svalutazione rende ciechi.
È un film già visto. Ricordate lo Sme “credibile”? Dal 1987 al 1991 i cambi europei rimasero fissi. In Italia l’inflazione salì dal 4.7% al 6.2%, con il prezzo del petrolio in calo (ma i cambi fissi non domavano l’inflazione?). La Germania viaggiava su una media del 2%. La competitività italiana diminuiva, l’indebitamento estero aumentava, e dopo la recessione Usa del 1991 l’Italia dovette svalutare. Svalutazione! Provate a dire questa parola a un intellettuale di sinistra. Arrossirà di sdegnato pudore virginale. Non è colpa sua. Da decenni lo bombardano con il messaggio che la svalutazione è una di quelle cosacce che provocano uno sterile sollievo temporaneo e orrendi danni di lungo periodo. Non è strano che un sistema a guida tedesca sia retto dal principio di Goebbels: basta ripetere abbastanza una bugia perché diventi una verità. Ma cosa accadde dopo il 1992? L’inflazione scese di mezzo punto nel ’93 e di un altro mezzo nel ’94. Il rapporto debito estero/Pil si dimezzò in cinque anni (da -12 a -6 punti di Pil). La bolletta energetica migliorò (da -1.1 a -1.0 punti). Dopo uno shock iniziale, l’Italia crebbe a una media del 2% dal 1994 al 2001. La lezioncina sui danni della svalutazione (genera inflazione, procura un sollievo solo temporaneo, non ce la possiamo permettere perché importiamo il petrolio) è falsa.

Irreversibile?
Ma tutto questo Rossanda non lo sa. Sa che la svalutazione non sarebbe risolutiva, e che le procedure di uscita non sono previste, quindi... Quindi cosa? Veramente Rossanda è così ingenua da non vedere che la mancanza di procedure di uscita è solo un espediente retorico, il cui scopo è quello di radicare nel pubblico l’idea di una “naturale” o “tecnica” irreversibilità di quella che in fondo è una scelta umana e politica (e come tale reversibile)? Certo, la svalutazione renderebbe più oneroso il debito definito in valuta estera. Ma porterebbe da una situazione di indebitamento estero a una di accreditamento estero, producendo risorse sufficienti a ripagare i debiti, come nel 1992. Se non lo fossero, rimarrebbe la possibilità del default. Prodi vuol far sostenere una parte del conto ai “grossi investitori istituzionali”? Bene: il modo più diretto per farlo non è emettere Eurobond “socializzando” le perdite a beneficio della Germania (col rischio camicie brune), ma dichiarare, se sarà necessario, il default, come hanno già fatto tanti paesi che non sono stati cancellati dalla geografia economica per questo. È già successo e succederà. “I mercati ci puniranno, finiremo stritolati!”. Altra idiozia. Per decenni l’Italia è cresciuta senza ricorrere al risparmio estero. È l’euro che, stritolando i redditi e quindi i risparmi delle famiglie, ha costretto il paese a indebitarsi con l’estero. Il risparmio nazionale lordo, stabile attorno al 21% dal 1980 al 1999, è sceso costantemente da allora fino a toccare il 16% del reddito. Nello stesso periodo le passività finanziarie delle famiglie sono raddoppiate, dal 40% all’80%. Rimuoviamo l’euro, e l’Italia avrà meno bisogno dei mercati, mentre i mercati continueranno ad avere bisogno dei 60 milioni di consumatori italiani.

Non faccia la sinistra ciò che fa la destra.
Dall’euro usciremo, perché alla fine la Germania segherà il ramo su cui è seduta. Sta alla sinistra rendersene conto e gestire questo processo, anziché finire sbriciolata. Non sto parlando delle prossime elezioni. Berlusconi se ne andrà: dieci anni di euro hanno creato tensioni tali per cui la macelleria sociale deve ora lavorare a pieno regime. E gli schizzi di sangue stonano meno sul grembiule rosso. Sarà ancora una volta concesso alla sinistra della Realpolitik di gestire la situazione, perché esiste un’altra illusione della politica economica, quella che rende più accettabili politiche di destra se chi le attua dice di essere di sinistra. Ma gli elettori cominciano a intuire che la macelleria sociale si può chiudere uscendo dall’euro. Cara Rossanda, gli operai non sono “scombussolati”, come dice lei: stanno solo capendo. “Peccato e vergogna non restano nascosti”, dice lo spirito maligno a Gretchen. Così, dopo vent’anni di Realpolitik, ad annaspare dove non si tocca si ritrovano i politici di sinistra, stretti fra la necessità di ossequiare la finanza, e quella di giustificare al loro elettorato una scelta fascista non tanto per le sue conseguenze di classe, quanto per il paternalismo con il quale è stata imposta. Si espongono così alle incursioni delle varie Marine Le Pen che si stanno affacciando in paesi di democrazia più compiuta, e presto anche da noi. Perché le politiche di destra, nel lungo periodo, avvantaggiano solo la destra. Ma mi rendo conto che in un paese nel quale basta una legislatura per meritarsi una pensione d’oro, il lungo periodo possa non essere un problema dei politici di destra e di sinistra. Questo spiega tanta unanimità di vedute.

Alberto Bagnai
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Helmut
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6228 Messaggio da Helmut »

Ovviamente non ho letto tutto il papocchio, troppo lungo e tedioso, ma non mi é sfuggita l'ultima profezia del Bagnai: "Dall'Euro usciremo".

Come se lui solo avesse gli strumenti analitici per poter affermare una cosa del genere: un processo storico nato da un rimescolamento mondiale, il Nostro lo liquida in 3 parole...!!!

Mi fa troppo ridere, anche quando scrive sul giornalino di Fra' Caglio...!!! (faccina verde)
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6229 Messaggio da jackburton »

Helmut ha scritto:Ovviamente non ho letto tutto il papocchio, troppo lungo e tedioso, ma non mi é sfuggita l'ultima profezia del Bagnai: "Dall'Euro usciremo".

Come se lui solo avesse gli strumenti analitici per poter affermare una cosa del genere: un processo storico nato da un rimescolamento mondiale, il Nostro lo liquida in 3 parole...!!!

Mi fa troppo ridere, anche quando scrive sul giornalino di Fra' Caglio...!!! (faccina verde)
Scusa Helmut,
ma quando scrivi Fra' Caglio ti ispiri allo stesso Travaglio o a Fede?
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6230 Messaggio da Helmut »

jackburton ha scritto: Scusa Helmut,
ma quando scrivi Fra' Caglio ti ispiri allo stesso Travaglio
Fin dal mio primo post Travaglio l'ho ribatezzato Fracaglio (da una celebre battuta di Toto': "aglio, fracaglio, fattura che non quaglio"

Adesso lo chiamo Fra' Caglio perché assume sempre più le sembianza di un frate domenicano.
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6231 Messaggio da jackburton »

Helmut ha scritto:
jackburton ha scritto: Scusa Helmut,
ma quando scrivi Fra' Caglio ti ispiri allo stesso Travaglio
Fin dal mio primo post Travaglio l'ho ribatezzato Fracaglio (da una celebre battuta di Toto': "aglio, fracaglio, fattura che non quaglio"

Adesso lo chiamo Fra' Caglio perché assume sempre più le sembianza di un frate domenicano.
Non mi riferisco in particolare a te, ma quello di storpiare i nomi per denigrare, la trovo una bruttissima abitudine che sa di pochezza di argomenti.
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6232 Messaggio da Helmut »

jackburton ha scritto: ma quello di storpiare i nomi per denigrare, la trovo una bruttissima abitudine che sa di pochezza di argomenti.
Io mica lo denigro...lo piglio solo per il culo...!!!
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6233 Messaggio da cicciuzzo »

le agenzie di rating promuovono per non correre a loro volta il rischio di andare a fare in culo....
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6234 Messaggio da CanellaBruneri »

Mi dispiace, e mi preoccupa come uomo di Sinistra, osservare che c'è chi è tentato da teorie di uscita dalla Moneta comune.

Io dico sempre: non meno Europa, ma sempre più Europa e la chanche che offre questa crisi è proprio quella di costruire più Politica intorno all'Euro.

Ieri Fischer (ex ministro degli Esteri tedesco) ha detto una cosa agghiacciante : " Nell'ultimo secolo la Germania ha per due volte cercato di minare l'equilibrio Europeo: sappiamo come è andata"
"This machine kills fascists" scritto su tutte le chitarre di Woody Guthrie

Ehi, campione, che cosa è il pugilato?..." la boxe...uhm....la boxe è quella cosa che tutti gli sport cercano di imitare" (S. Liston)

"Gli fuma gli fuma, va come gli fuma l'angelomario va, gli fuma , gli fuma, altroche'" (cit. ziggy7)
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6235 Messaggio da cicciuzzo »

100% con te Canella, 100%...... ma è il populismo di destra ma non meno di sinista che sta dando un discreto contributo a questa crisi
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6236 Messaggio da Helmut »

CanellaBruneri ha scritto:Mi dispiace, e mi preoccupa come uomo di Sinistra, osservare che c'è chi è tentato da teorie di uscita dalla Moneta comune.
Io dico sempre: non meno Europa, ma sempre più Europa e la chanche che offre questa crisi è proprio quella di costruire più Politica intorno all'Euro.
Ma come faccio io a beccare sempre in castagna il rivoluzionarismo da tastiera (faccina verde)

L'UE é un tentativo di aggregazione continentale imperialista, per far fronte agli altri imperialisti cinese, USA, indiano e alla risorgente Russia.
La ristrutturazione in tal senso impone pressione sui salari, riduzione del welfare, taglio della spesa pubblica, maggior produttività del lavoro salariato.

Gli Stati Uniti d'Europa sono reazionari, lo sosteneva anche Lenin.

Siete da salotto (faccina verde)
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6237 Messaggio da repeat »

CanellaBruneri ha scritto:Mi dispiace, e mi preoccupa come uomo di Sinistra, osservare che c'è chi è tentato da teorie di uscita dalla Moneta comune.

Io dico sempre: non meno Europa, ma sempre più Europa e la chanche che offre questa crisi è proprio quella di costruire più Politica intorno all'Euro.

Ieri Fischer (ex ministro degli Esteri tedesco) ha detto una cosa agghiacciante : " Nell'ultimo secolo la Germania ha per due volte cercato di minare l'equilibrio Europeo: sappiamo come è andata"
La chance che offre questa crisi, anche nel lungo periodo, è quella di esautorare definitivamente la politica, a tutto vantaggio della grande finanza internazionale e delle agenzie di rating (che sono di loro proprietà, per altro), al fine di meglio fottere e/o derubare il popolo e azzerare la funzione e le potenzialità dei singoli stati, anche appropriandosi di prestigiosi e strategici beni pubblici nelle svendite indicate nei famigerati "compiti a casa" o nelle "letterine" della BCE.

"Più Europa" è, purtroppo, una formula vuota, come dimostra il recente Trattato di Lisbona. Le intenzioni - l'Europa politica, gli Stati Uniti d'Europa - non coincidono con i fatti. L'euro, in particolare, non è servito ad unirci di più, ma solo a massacrarci meglio. Per tenerlo in piedi - secondo i parametri furbi e scellerati scelti e stabiliti all'origine - stiamo massacrando intere generazioni. Stiamo precarizzando un intero continente e stiamo svendendo cose, diritti e certezze che avevamo costruito e conquistato in secoli di lotte. Stiamo accettando che l'impossibile diventi possibile.

Una sana unità politica non può passare da questo massacro sociale, esattamente come la pace in Europa non poteva passare dall'umiliazione della Germania nel trattato di Versailles dopo la prima guerra mondiale. Dal male non può nascere il bene. E infatti, stiamo diffondendo odio e risentimento in giro per l'Europa, e non unità e solidarietà. Non ci si può unire in questo modo. Se accade, deve essere innanzi tutto una LIBERA scelta dei popoli. Di tutti i popoli e le nazioni che, ovviamente, si vorrano unire. Unire politicamente, intendo; perché se cerchiamo l'unione commerciale ed economica, quella esisteva anche prima dell'euro!
Secondo me, si è commesso il clamoroso errore di consegnare una moneta comune a nazioni che avevano (e hanno) sistemi economici, fiscali e sociali completamente differenti. Una moneta cosiddetta "forte" che, logicamente, poteva andare bene a chi, come la Germania, era già abiutata ad avere una moneta forte (il marco, che era infatti il punto di riferimento centrale nello SME) e che, invece, poteva provocare solo danni a chi, tradizionalmente, non aveva mai avuto una moneta stabile.
Se tu hai una bilancia dei pagamenti strutturalmente in passivo e, contemporaneamente, una moneta che non puoi svalutare o sulla quale non puoi agire con i tassi di interesse sei fottuto. Chi ha messo in piedi questa trappola lo sapeva benissimo.
Il dato davvero preoccupante non è quello del "debito pubblico", che è rimasto sostanzialmente stabile, rispetto a quando siamo entrati nell'euro, ma piuttosto quello del "debito estero" (sia pubblico che privato). Ed è soprattutto il dato del debito privato che fa capire da dove vengono i nostri problemi e quelli degli altri Pigs.

Da quello che mi è parso di capire, leggendo e informandomi, questo problema non è aggirabile, se le cose restano come sono. L'euro - così come è stato concepito - è strutturalmente portato a creare questo tipo di situazioni. E', di fatto, una crisi strutturale: insuperabile, se non a prezzo di salassi tremendi.
La ripresa non si vede, ma è dentro di noi.
Il governo ha aggravato la crisi per favorire la crescita.

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Barabino
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6238 Messaggio da Barabino »

nik978 ha scritto:
Barabino ha scritto:
nik978 ha scritto: sui discorsi precedenti (mi fischiavano le orecchie ieri, non a caso).... una forma di governa è anche un po' legata a che tipo di popolazione ci sta sotto.
Purtroppo mi hai capito al contrario... non mi da' fastidio che stai zitto su Tiananmen --- mi da' fastidio che mugugni sul G8 :x

10, 100, 1000 scuole diaz!
io mugugno perchè c'ero :) e lo stato ha permesso a 4 casinari di fare quello che voelvano gestnedo la cosa come dei dilettanti.
alla diaz hanno pestato quelli sbagliati...
eri in piazza al G8 (suppongo contro la globalizzazione e le multinazionali)
e 10 anni dopo dirigi una fabbrica in Cina?

la coerenza non e' piu' una virtu'

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Helmut
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6239 Messaggio da Helmut »

repeat ha scritto: Secondo me, si è commesso il clamoroso errore di consegnare una moneta comune a nazioni che avevano (e hanno) sistemi economici, fiscali e sociali completamente differenti.
Tu, al posto dei papaveri di Bruxelles e Francoforte, nonché dei governi nazionali che hanno aderito all"€, cosa avresti fatto..???
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repeat
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6240 Messaggio da repeat »

Helmut ha scritto:
repeat ha scritto: Secondo me, si è commesso il clamoroso errore di consegnare una moneta comune a nazioni che avevano (e hanno) sistemi economici, fiscali e sociali completamente differenti.
Tu, al posto dei papaveri di Bruxelles e Francoforte, nonché dei governi nazionali che hanno aderito all"€, cosa avresti fatto..???
Probabilmente, avrei fatto il percorso contrario, Helmut. Quello più logico, cioè. Avrei prima tentato, attraverso i trattati internazionali e gli accordi multilaterali, di uniformare i sistemi economici, fiscali e sociali delle nazioni dell'Unione, limando le differenze al minimo possibile e coordinando le leggi e le politiche da fare, su un principio di solidarietà e di sussidiarietà. D'altra parte, un'unione che non sia solidale e progettualmente concorde e coordinata... che cazzo di unione è? Solo dopo avrei proceduto all'unificazione monetaria e politica, che a quel punto sarebbe stata indolore. Se non ci si riusciva, pazienza! Vuol dire che i popoli e gli stati europei non erano o non sono ancora pronti per gli Stati Uniti d'Europa. Mica si deve stare insieme per forza no? Se i tedeschi non erano disposti a rinunciare ai loro vantaggi o alle loro leggi e tradizioni e lo stesso non volevano fare i francesi, gli italiani o gli inglesi, AMEN. Ci si riproverà più avanti, fra una, due o tre generazioni, quando gli Stati Uniti d'Europa saranno un'idea cara ai più, e non ai meno.
La ripresa non si vede, ma è dentro di noi.
Il governo ha aggravato la crisi per favorire la crescita.

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