Contro la censura di internet
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Re: Contro la censura di internet
Solito allarmismo che si genera tra i ggiovani internauti:
<<Madò, mo oscurano tutti i siti>>
<<Minchia, dobbiamo mobilitarci!>>
E partono ste cazzo di catene di sant'antonio della serie aggiungi anche tu il mio script al tuo sito bla bla bla
Netspazzatura, internet possono provare a censurarlo quanto vogliono. Per ogni sito che oscurano, ce ne sono 10 che ne nascono. Prima ho visto addirittura citato bugmenot. Ma con tutti i cazzo di filesharing, emule, torrent e chi più ne ha più ne metta, che senso ha ancora accedere ai siti con user e password rubata? Io lo facevo 15 anni fa per il gusto di farlo quando manco avevano inventato l'ADSL. Io sono per la chisura di questo tipo di siti. Passi se uno esce la scena, passano 10 giorni (talvolta anche 1, dipende), e la trova da scaricare su qualche sito. Però cazzo almeno l'esclusiva lasciamogliea a quelli che pagano l'accesso al sito web.
<<Madò, mo oscurano tutti i siti>>
<<Minchia, dobbiamo mobilitarci!>>
E partono ste cazzo di catene di sant'antonio della serie aggiungi anche tu il mio script al tuo sito bla bla bla
Netspazzatura, internet possono provare a censurarlo quanto vogliono. Per ogni sito che oscurano, ce ne sono 10 che ne nascono. Prima ho visto addirittura citato bugmenot. Ma con tutti i cazzo di filesharing, emule, torrent e chi più ne ha più ne metta, che senso ha ancora accedere ai siti con user e password rubata? Io lo facevo 15 anni fa per il gusto di farlo quando manco avevano inventato l'ADSL. Io sono per la chisura di questo tipo di siti. Passi se uno esce la scena, passano 10 giorni (talvolta anche 1, dipende), e la trova da scaricare su qualche sito. Però cazzo almeno l'esclusiva lasciamogliea a quelli che pagano l'accesso al sito web.
Quello che il bruco chiama fine del mondo il resto del mondo chiama farfalla.
(Lao Tse)
Ridi, e il mondo riderà con te; piangi, e piangerai da solo.
(Dae-Su, Oldboy - http://www.youtube.com/watch?v=OoFJYI9xrmc)
Evil eye - Twisted smile - Laughing as you cry
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Re: Contro la censura di internet
eh certo comodo fare i froci con il culo degli altri....tiffany rayne ha scritto:Ecco appunto serve un cambio di mentalità nell'era di Internet, la proprietà intellettuale non deve essere cosi sacra. Poi bisogna capirsi, la pirateria (quello che ti fa la copia esatta del cd compreso di copertina e poi se lo rivende) è da perseguire anche per me, la condivisione è un'altra cosa.vertigoblu ha scritto:secondo me vi sfugge il punto di vista di chi produce qualcosa,ci perde tempo,ci investe e poi vede circolare il suo prodotto senza aver dato alcun permesso ne aver ceduto la sua proprietà intellettuale.
non è questione di "scaricare musica che non comprerei mai",ma dare per scontato che sia un modo di agire giusto.
io non sono d'accordo.
se un'idea, un prodotto è frutto delle mie capacità,se ci sputo sangue e tempo, è giusto che abbia un prezzo se tu vuoi usufruirne.
la condivisione è lecita quando do il mio assenso,altrimenti è un furto.
"Se è vero che l'arte commerciale rischia sempre di finire prostituta, non è meno vero che l'arte non commerciale rischia di finire zitella"
Erwin Panofsky
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Re: Contro la censura di internet
sacrosanto.vertigoblu ha scritto:eh certo comodo fare i froci con il culo degli altri....tiffany rayne ha scritto:Ecco appunto serve un cambio di mentalità nell'era di Internet, la proprietà intellettuale non deve essere cosi sacra. Poi bisogna capirsi, la pirateria (quello che ti fa la copia esatta del cd compreso di copertina e poi se lo rivende) è da perseguire anche per me, la condivisione è un'altra cosa.vertigoblu ha scritto:secondo me vi sfugge il punto di vista di chi produce qualcosa,ci perde tempo,ci investe e poi vede circolare il suo prodotto senza aver dato alcun permesso ne aver ceduto la sua proprietà intellettuale.
non è questione di "scaricare musica che non comprerei mai",ma dare per scontato che sia un modo di agire giusto.
io non sono d'accordo.
se un'idea, un prodotto è frutto delle mie capacità,se ci sputo sangue e tempo, è giusto che abbia un prezzo se tu vuoi usufruirne.
la condivisione è lecita quando do il mio assenso,altrimenti è un furto.
come è sacrosanto che nell'era di internet, una tua composizione o una tua invenzione, godono di una visibilità globale prima realizzabile solo tramite grande esborso di denaro.
pertanto credo basterebbe usare misure di correttezza tipo: citare sempre l'autore o la fonte; se vi è un arricchimento o un maggior numero di visite, compensare l'oggetto che ha permesso questo incremento alla fonte, senza dover ricorrere a legali.
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Re: Contro la censura di internet
vertigoblu ha scritto:eh certo comodo fare i froci con il culo degli altri....tiffany rayne ha scritto:Ecco appunto serve un cambio di mentalità nell'era di Internet, la proprietà intellettuale non deve essere cosi sacra. Poi bisogna capirsi, la pirateria (quello che ti fa la copia esatta del cd compreso di copertina e poi se lo rivende) è da perseguire anche per me, la condivisione è un'altra cosa.vertigoblu ha scritto:secondo me vi sfugge il punto di vista di chi produce qualcosa,ci perde tempo,ci investe e poi vede circolare il suo prodotto senza aver dato alcun permesso ne aver ceduto la sua proprietà intellettuale.
non è questione di "scaricare musica che non comprerei mai",ma dare per scontato che sia un modo di agire giusto.
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la condivisione è lecita quando do il mio assenso,altrimenti è un furto.
In effetti vertigo ha ragione.
Io credo che la rete possa, attraverso l'abbattimento della trafila commerciale, proporre prezzi più equi al fruitore finale, a patto che gli eventuali utili finiscano dritti nelle tasche del "proprietario intellettuale"
Tutto questo naturalmente esclude qualsiasi censura su informazione, approfondimento e ricerca
"This machine kills fascists" scritto su tutte le chitarre di Woody Guthrie
Ehi, campione, che cosa è il pugilato?..." la boxe...uhm....la boxe è quella cosa che tutti gli sport cercano di imitare" (S. Liston)
"Gli fuma gli fuma, va come gli fuma l'angelomario va, gli fuma , gli fuma, altroche'" (cit. ziggy7)
"Ho un'età elegante" (cit. Lilith, Miss Spring)
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Re: Contro la censura di internet
Giovani sono tutte belle parole, bisogna fare i conti con la realtà e Internet. Quindi se non si vuole una censura pesante bisogna accettare certe distorsioni della rete.
Se a voi sembrano inaccettabili spingete pure e appoggiate le leggi che vogliono risolvere queste distorsioni. Ma il prezzo da pagare sarà molto alto in termini di libertà e non si avrà piu' una rete libera ma controllata dalle major e dal potere politico dominante.
Se a voi sembrano inaccettabili spingete pure e appoggiate le leggi che vogliono risolvere queste distorsioni. Ma il prezzo da pagare sarà molto alto in termini di libertà e non si avrà piu' una rete libera ma controllata dalle major e dal potere politico dominante.
Re: Contro la censura di internet
In quanti modi si dice censura in USA?
Il PROTECT IP Act (Preventing Real Online Threats to Economic Creativity and Theft of Intellectual Property), ovvero la proposta di legge S.968 presentata al Senato degli Usa nel maggio del 2011, se approvata consentirebbe al Dipartimento della Giustizia americano di imporre ai motori di ricerca e ai provider l’oscuramento di siti online o di interi domini (quindi centinaia di siti contemporaneamente) accusati di violazione del copyright, e tutto senza nemmeno una condanna di un tribunale e senza alcun contraddittorio. Sarà il General Attorney a predisporre una blacklist dei siti che dovranno subire l’oscuramento.
È da precisare che mentre in Italia il Procuratore Generale è un magistrato, negli Usa il General Attorney è un funzionario dell’esecutivo con funzioni di consigliere del governo per le materie giuridiche, questo per evidenziare il ruolo preponderante del governo ritagliato in questa procedura.
Il Protect Ip Act non è altro che una riscrittura del COICA (Combating Online Infringement and Counterfeits Act), che non fu approvato nel 2010, ed è molto simile al SOPA (Stop Online Piracy Act), proposta di legge H.R.3261 presentata alla Camera dei Rappresentanti Usa nell’ottobre del 2011, ribattezzata E-PARASITE (Enforcing and Protecting American Rights Against Sites Intent on Theft and Exploitation) Act.
Anche il SOPA prevede la possibilità di imporre ai fornitori di servizi online il blocco di un sito solo sospettato di violare il diritto d’autore o la legge sulla registrazione dei marchi, ma rispetto al Protect Ip Act fa dei passi in avanti, fornendo al governo americano, ma anche alle multinazionali, dei poteri vastissimi nei confronti dei provider. Questi saranno costretti a chiudere l’accesso ai siti, sulla base di un semplice sospetto di violazione del copyright, per non trovarsi a doverne rispondere in concorso come facilitatori.
Le proposte di legge in questione definiscono violazione del copyright (copyright infringement) ogni distribuzione di copie illegali, di prodotti contraffatti ed anche quando i fatti e le circostanze suggeriscono che il sito sia usato per favorire le attività in questione (inducing infringement). Il General Attorney potrà agire contro i soggetti titolari di un nome a dominio o di un sito straniero rivolto ai consumatori americani e che viola i diritti d’autore di un americano, ottenendo un ordine cautelare da un giudice, ordine rivolto direttamente verso i fornitori di accesso, i fornitori di servizi finanziari o pubblicitari del sito, e i motori di ricerca, i quali dovranno impedire l’accesso al sito e smettere di fare affari col sito medesimo. La legge autorizza anche i detentori dei diritti presunti violati ad ottenere tale ordine, ma solo nei confronti dei fornitori di servizi pubblicitari e di pagamento, i quali, precisa la legge, saranno immuni da conseguenza solo se cessano di fornire al sito in questione i loro servizi.
Il SOPA sostanzialmente mira a rimuovere il cosiddetto “safe harbor” (porto sicuro) dei provider previsto dal DMCA (Digital Millennium Copyright Act), il quale, similarmente alla direttiva ecommerce europea introdotta in Italia col decreto legislativo 70 del 2003, fa sì che il provider non debba rispondere delle violazioni dei suoi utenti consentendogli di offrire servizi online, come i blog e i social network, senza paura di subire azioni legali, purché vengano rimossi i contenuti illeciti in caso di notifica da parte del titolare dei diritti stessi. Di conseguenza il SOPA comporterà la responsabilità indiretta dei provider, compreso i social network come Facebook e YouTube, per le violazioni poste in essere dai loro utenti, provider che saranno ritenuti responsabili della fornitura di contenuti online piratati, dai film ai prodotti farmaceutici.
Il punto più intrigante di queste proposte legislative è la possibilità, una volta ottenuto l’ordine del giudice, addirittura di bloccare i fornitori di servizi finanziari e pubblicitari, così tagliando anche i fondi del sito in violazione. In tal senso probabilmente si è voluto dare una copertura legislativa a quel meccanismo di blocco dei fondi che ha ben funzionato contro Wikileaks.
Ovviamente questi progetti di legge hanno ottenuto il favore delle multinazionali, specialmente quelle dell’intrattenimento e le case farmaceutiche, ma, non certo inspiegabilmente, molte delle aziende che operano online si sono schierate contro, realizzando una strana contrapposizione tra le industrie tecnologiche e quelle tradizionali. Google, Facebook, Twitter, Zynga, eBay, Mozilla, Yahoo, AOL e LinkedIn, con una lettera si sono rivolte al Congresso precisando di essere contrarie ad una proposta legislativa che esporrebbe gli utenti della rete rispettosi della legge ad una evidente privazione di diritti, e le aziende tecnologiche a nuovi impegni gravosi ed incerti. Le leggi in questione, infatti, imporrebbero ai provider un monitoraggio costante dei siti web, con notevole aggravio di costi e di infrastrutture, oltre a determinare un carico maggiore sull’intera rete.
Eric Schmidt, Ceo di Google, ha accusato: “I would be very, very careful if I were a government about arbitrarily [implementing] simple solutions to complex problems”.
Le critiche si sono anche premurate di evidenziare la possibilità di strumentalizzazione a fini di censura, ma gli sponsor della legge, invece, rigettano sdegnati tali accuse precisando che “esiste un’importante differenza tra la libertà di parola e il furto di beni o servizi. È assurdo ed offensivo tentare di tracciare un parallelismo tra dissidenti politici e chi nega la libertà religiosa e quelli che non potranno più guadagnare soldi impegnandosi in attività illegali nel furto”. Parole molto simili a quelle che l’industria dell’intrattenimento, e non solo, utilizza per difendere l’italiana delibera AgCom.
Se consideriamo che la gran parte dei fornitori di servizi online (pensiamo ai motori di ricerca) è situata negli Usa, è facile ritenere che l’impatto sull’intera rete mondiale sarà enorme, di sicuro maggiore dei blocchi imposti da paesi come l’Iran e la Cina. Gli Usa, dopo anni di critiche a quei paesi, definiti illiberali ed antidemocratici, stanno percorrendo la medesima strada che li porterebbe a realizzare un Grande Firewall a stelle e strisce, che si ripercuoterebbe, però, sulla libertà di navigare di tutto il mondo.
Ecco perché negli Usa molte associazioni, aziende, ma soprattutto i cittadini, si stanno mobilitando per bloccare il Protect Ip Act e i suoi successori, fino ad istituire l’American Censorship Day.
Secondo il Budget Office del Congresso, l’implementazione delle suddette leggi costerebbe al governo federale 47 milioni entro il 2016 per coprirne i costi, costi che precedentemente erano a carico dei titolari dei diritti d’autore che dovevano portare avanti azioni giudiziarie lunghe e costose col rischio di vedersi rigettare le istanze perché, ad esempio, un giudice riteneva l’uso di quel contenuto specifico legale secondo le norme sul fair use. Dopo questa legge il costo della tutela delle multinazionali verrà scaricato sul governo, quindi sui cittadini, come è accaduto in Francia, e forse domani accadrà in Italia a seguito dell’approvazione della delibera AgCom.
In conclusione è preoccupante dover osservare che la tendenza globale è di incamminarsi sulla strada della privatizzazione della tutela dei diritti delle multinazionali, facendo carico al governo delle spese dovute nonostante si tratti di interessi puramente economici e situazioni di questo genere normalmente dovrebbero essere sviluppate come normali cause giudiziarie. La differenza con la realtà italiana, però, è evidente, negli Usa il dibattito su queste norme draconiane si sta svolgendo nelle opportune sedi legislative, mentre in Italia il tutto si realizza nelle chiuse stanze dell’AgCom, il quale solo dopo forti pressioni da parte dell’opinione pubblica ha deciso di aprirsi ad una consultazione pubblica, anche se, leggendo l’ultimo testo, parrebbe che al momento dei pareri esterni non si sia fatto alcun tesoro. Adesso è importante guardare a ciò che accade negli Usa, prima di tutto per l’impatto che avrebbe su tutto il web l’approvazione di norme così restrittive, ma anche perché tale approvazione sarebbe un evidente segnale per tutti gli altri paesi, compreso l’Italia. Quando si parla di leggi che inaspriscono la tutela del copyright i detrattori le accostano alla censura, gli estimatori invece riducono il tutto al furto dell’opera altrui. Il problema in realtà è di chi decide cosa sia furto e quando si è in presenza di una violazione dei diritti altrui, perché se tale valutazione viene demandata interamente ad un giudice terzo il problema non sussiste, ma se si giunge al punto che la valutazione, anche solo in fase cautelare sufficiente però per l’oscuramento del contenuto online, sia effettuata dal titolare dei diritti, si può scadere facilmente in abusi. Osservate bene l’immagine questa immagine del fotografo Nick Ut, scattata l’8 giugno del 1972 in Vietnam, e ritraente un gruppo di bambini in fuga dopo un bombardamento al napalm, una foto divenuta il simbolo della guerra del Vietnam e che ha orientato notevolmente l’opinione pubblica americana contro quella guerra. E se qualcuno, invece, sostenesse che quella foto deve essere oscurata perché, ritraendo bambini nudi, è da considerarsi pedopornografica?
Fonte: http://www.valigiablu.it/doc/624/in-qua ... in-usa.htm
Il PROTECT IP Act (Preventing Real Online Threats to Economic Creativity and Theft of Intellectual Property), ovvero la proposta di legge S.968 presentata al Senato degli Usa nel maggio del 2011, se approvata consentirebbe al Dipartimento della Giustizia americano di imporre ai motori di ricerca e ai provider l’oscuramento di siti online o di interi domini (quindi centinaia di siti contemporaneamente) accusati di violazione del copyright, e tutto senza nemmeno una condanna di un tribunale e senza alcun contraddittorio. Sarà il General Attorney a predisporre una blacklist dei siti che dovranno subire l’oscuramento.
È da precisare che mentre in Italia il Procuratore Generale è un magistrato, negli Usa il General Attorney è un funzionario dell’esecutivo con funzioni di consigliere del governo per le materie giuridiche, questo per evidenziare il ruolo preponderante del governo ritagliato in questa procedura.
Il Protect Ip Act non è altro che una riscrittura del COICA (Combating Online Infringement and Counterfeits Act), che non fu approvato nel 2010, ed è molto simile al SOPA (Stop Online Piracy Act), proposta di legge H.R.3261 presentata alla Camera dei Rappresentanti Usa nell’ottobre del 2011, ribattezzata E-PARASITE (Enforcing and Protecting American Rights Against Sites Intent on Theft and Exploitation) Act.
Anche il SOPA prevede la possibilità di imporre ai fornitori di servizi online il blocco di un sito solo sospettato di violare il diritto d’autore o la legge sulla registrazione dei marchi, ma rispetto al Protect Ip Act fa dei passi in avanti, fornendo al governo americano, ma anche alle multinazionali, dei poteri vastissimi nei confronti dei provider. Questi saranno costretti a chiudere l’accesso ai siti, sulla base di un semplice sospetto di violazione del copyright, per non trovarsi a doverne rispondere in concorso come facilitatori.
Le proposte di legge in questione definiscono violazione del copyright (copyright infringement) ogni distribuzione di copie illegali, di prodotti contraffatti ed anche quando i fatti e le circostanze suggeriscono che il sito sia usato per favorire le attività in questione (inducing infringement). Il General Attorney potrà agire contro i soggetti titolari di un nome a dominio o di un sito straniero rivolto ai consumatori americani e che viola i diritti d’autore di un americano, ottenendo un ordine cautelare da un giudice, ordine rivolto direttamente verso i fornitori di accesso, i fornitori di servizi finanziari o pubblicitari del sito, e i motori di ricerca, i quali dovranno impedire l’accesso al sito e smettere di fare affari col sito medesimo. La legge autorizza anche i detentori dei diritti presunti violati ad ottenere tale ordine, ma solo nei confronti dei fornitori di servizi pubblicitari e di pagamento, i quali, precisa la legge, saranno immuni da conseguenza solo se cessano di fornire al sito in questione i loro servizi.
Il SOPA sostanzialmente mira a rimuovere il cosiddetto “safe harbor” (porto sicuro) dei provider previsto dal DMCA (Digital Millennium Copyright Act), il quale, similarmente alla direttiva ecommerce europea introdotta in Italia col decreto legislativo 70 del 2003, fa sì che il provider non debba rispondere delle violazioni dei suoi utenti consentendogli di offrire servizi online, come i blog e i social network, senza paura di subire azioni legali, purché vengano rimossi i contenuti illeciti in caso di notifica da parte del titolare dei diritti stessi. Di conseguenza il SOPA comporterà la responsabilità indiretta dei provider, compreso i social network come Facebook e YouTube, per le violazioni poste in essere dai loro utenti, provider che saranno ritenuti responsabili della fornitura di contenuti online piratati, dai film ai prodotti farmaceutici.
Il punto più intrigante di queste proposte legislative è la possibilità, una volta ottenuto l’ordine del giudice, addirittura di bloccare i fornitori di servizi finanziari e pubblicitari, così tagliando anche i fondi del sito in violazione. In tal senso probabilmente si è voluto dare una copertura legislativa a quel meccanismo di blocco dei fondi che ha ben funzionato contro Wikileaks.
Ovviamente questi progetti di legge hanno ottenuto il favore delle multinazionali, specialmente quelle dell’intrattenimento e le case farmaceutiche, ma, non certo inspiegabilmente, molte delle aziende che operano online si sono schierate contro, realizzando una strana contrapposizione tra le industrie tecnologiche e quelle tradizionali. Google, Facebook, Twitter, Zynga, eBay, Mozilla, Yahoo, AOL e LinkedIn, con una lettera si sono rivolte al Congresso precisando di essere contrarie ad una proposta legislativa che esporrebbe gli utenti della rete rispettosi della legge ad una evidente privazione di diritti, e le aziende tecnologiche a nuovi impegni gravosi ed incerti. Le leggi in questione, infatti, imporrebbero ai provider un monitoraggio costante dei siti web, con notevole aggravio di costi e di infrastrutture, oltre a determinare un carico maggiore sull’intera rete.
Eric Schmidt, Ceo di Google, ha accusato: “I would be very, very careful if I were a government about arbitrarily [implementing] simple solutions to complex problems”.
Le critiche si sono anche premurate di evidenziare la possibilità di strumentalizzazione a fini di censura, ma gli sponsor della legge, invece, rigettano sdegnati tali accuse precisando che “esiste un’importante differenza tra la libertà di parola e il furto di beni o servizi. È assurdo ed offensivo tentare di tracciare un parallelismo tra dissidenti politici e chi nega la libertà religiosa e quelli che non potranno più guadagnare soldi impegnandosi in attività illegali nel furto”. Parole molto simili a quelle che l’industria dell’intrattenimento, e non solo, utilizza per difendere l’italiana delibera AgCom.
Se consideriamo che la gran parte dei fornitori di servizi online (pensiamo ai motori di ricerca) è situata negli Usa, è facile ritenere che l’impatto sull’intera rete mondiale sarà enorme, di sicuro maggiore dei blocchi imposti da paesi come l’Iran e la Cina. Gli Usa, dopo anni di critiche a quei paesi, definiti illiberali ed antidemocratici, stanno percorrendo la medesima strada che li porterebbe a realizzare un Grande Firewall a stelle e strisce, che si ripercuoterebbe, però, sulla libertà di navigare di tutto il mondo.
Ecco perché negli Usa molte associazioni, aziende, ma soprattutto i cittadini, si stanno mobilitando per bloccare il Protect Ip Act e i suoi successori, fino ad istituire l’American Censorship Day.
Secondo il Budget Office del Congresso, l’implementazione delle suddette leggi costerebbe al governo federale 47 milioni entro il 2016 per coprirne i costi, costi che precedentemente erano a carico dei titolari dei diritti d’autore che dovevano portare avanti azioni giudiziarie lunghe e costose col rischio di vedersi rigettare le istanze perché, ad esempio, un giudice riteneva l’uso di quel contenuto specifico legale secondo le norme sul fair use. Dopo questa legge il costo della tutela delle multinazionali verrà scaricato sul governo, quindi sui cittadini, come è accaduto in Francia, e forse domani accadrà in Italia a seguito dell’approvazione della delibera AgCom.
In conclusione è preoccupante dover osservare che la tendenza globale è di incamminarsi sulla strada della privatizzazione della tutela dei diritti delle multinazionali, facendo carico al governo delle spese dovute nonostante si tratti di interessi puramente economici e situazioni di questo genere normalmente dovrebbero essere sviluppate come normali cause giudiziarie. La differenza con la realtà italiana, però, è evidente, negli Usa il dibattito su queste norme draconiane si sta svolgendo nelle opportune sedi legislative, mentre in Italia il tutto si realizza nelle chiuse stanze dell’AgCom, il quale solo dopo forti pressioni da parte dell’opinione pubblica ha deciso di aprirsi ad una consultazione pubblica, anche se, leggendo l’ultimo testo, parrebbe che al momento dei pareri esterni non si sia fatto alcun tesoro. Adesso è importante guardare a ciò che accade negli Usa, prima di tutto per l’impatto che avrebbe su tutto il web l’approvazione di norme così restrittive, ma anche perché tale approvazione sarebbe un evidente segnale per tutti gli altri paesi, compreso l’Italia. Quando si parla di leggi che inaspriscono la tutela del copyright i detrattori le accostano alla censura, gli estimatori invece riducono il tutto al furto dell’opera altrui. Il problema in realtà è di chi decide cosa sia furto e quando si è in presenza di una violazione dei diritti altrui, perché se tale valutazione viene demandata interamente ad un giudice terzo il problema non sussiste, ma se si giunge al punto che la valutazione, anche solo in fase cautelare sufficiente però per l’oscuramento del contenuto online, sia effettuata dal titolare dei diritti, si può scadere facilmente in abusi. Osservate bene l’immagine questa immagine del fotografo Nick Ut, scattata l’8 giugno del 1972 in Vietnam, e ritraente un gruppo di bambini in fuga dopo un bombardamento al napalm, una foto divenuta il simbolo della guerra del Vietnam e che ha orientato notevolmente l’opinione pubblica americana contro quella guerra. E se qualcuno, invece, sostenesse che quella foto deve essere oscurata perché, ritraendo bambini nudi, è da considerarsi pedopornografica?
Fonte: http://www.valigiablu.it/doc/624/in-qua ... in-usa.htm
Tu lo sai che sei su SZ vero? [Parakarro]
Re: Contro la censura di internet
spero ti riferissi anche a me.tiffany rayne ha scritto:Giovani sono tutte belle parole, bisogna fare i conti con la realtà e Internet. Quindi se non si vuole una censura pesante bisogna accettare certe distorsioni della rete.
Se a voi sembrano inaccettabili spingete pure e appoggiate le leggi che vogliono risolvere queste distorsioni. Ma il prezzo da pagare sarà molto alto in termini di libertà e non si avrà piu' una rete libera ma controllata dalle major e dal potere politico dominante.
e comunque grazie. non capita spesso ormai...

"L'ho imparato molto tempo fa, non combattere mai con un maiale! Tu ti sporchi, e inoltre, al maiale piace". G. B. Shaw
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Re: Contro la censura di internet
A me è sempre piaciuta la faccenda di "fuori i mercanti dal tempio". Vorrei comprare un quadro da un pittore, un disco da un musicista, un libro dallo scrittore.
Esattamente come quando alle 5 del mattino andavo a comprare la focaccia dal fornaio dopo 5 km di corsa
Esattamente come quando alle 5 del mattino andavo a comprare la focaccia dal fornaio dopo 5 km di corsa
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Re: Contro la censura di internet
In effetti noto da certi giovani una certa tendenza a ragionare per schemi mentali che andavano bene vent'anni fa, oggi la realtà è ben diversa e bisogna farci i conti. Una mancata censura vale bene la rinuncia a un pochino di proprietà intellettuale.zio ha scritto:spero ti riferissi anche a me.tiffany rayne ha scritto:Giovani sono tutte belle parole, bisogna fare i conti con la realtà e Internet. Quindi se non si vuole una censura pesante bisogna accettare certe distorsioni della rete.
Se a voi sembrano inaccettabili spingete pure e appoggiate le leggi che vogliono risolvere queste distorsioni. Ma il prezzo da pagare sarà molto alto in termini di libertà e non si avrà piu' una rete libera ma controllata dalle major e dal potere politico dominante.
e comunque grazie. non capita spesso ormai...
La censura spesso fatta per nobili motivi poi ti porta a risultati disastrosi in altri campi. Per questo io soffro di innata idiosincrasia per ogni forma di censura.
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Re: Contro la censura di internet
guarda che io faccio i conti con la realtà e internet da 10 anni.tiffany rayne ha scritto:Giovani sono tutte belle parole, bisogna fare i conti con la realtà e Internet. Quindi se non si vuole una censura pesante bisogna accettare certe distorsioni della rete.
Se a voi sembrano inaccettabili spingete pure e appoggiate le leggi che vogliono risolvere queste distorsioni. Ma il prezzo da pagare sarà molto alto in termini di libertà e non si avrà piu' una rete libera ma controllata dalle major e dal potere politico dominante.
se mi commissionano la copertina di un cd cedo i diritti di pubblicazione al committente,e mi riservo di vendere le copie digitali ad appassionati ad un prezzo iperpolitico,che di certo non mi permetterà di girare in ferrari.
mi fa incazzare chi prende materiale dal mio blog che uso essenzialmente per autopromuovermi ,per i propri tornaconti,per pubblicizzare proprie attività, senza chiedermi nè il permesso ,ne meno che mai pagarmi,nè citare le fonti.
è proprio la mentalità del prendere senza domandarsi quanto lavoro c'è stato dietro che mi fa cagare.
e qua non parliamo nè di major ne di potere politico dominante,ma semplicemente di inciviltà,poi spacciata per condivisione e libertà su internet.
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Re: Contro la censura di internet
Questo è un problema culturale, nessuno ti impedisce di continuare a farlo. Il musicista mica sparirà se non viene censurata pesantemente la rete e cosi gli scrittori e i pittori.CanellaBruneri ha scritto:A me è sempre piaciuta la faccenda di "fuori i mercanti dal tempio". Vorrei comprare un quadro da un pittore, un disco da un musicista, un libro dallo scrittore.
Esattamente come quando alle 5 del mattino andavo a comprare la focaccia dal fornaio dopo 5 km di corsa
Spesso si usano questi argomenti terroristici (del tipo nessuno piu' scriverà musica) per fare passare leggi liberticide.
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Re: Contro la censura di internet
Ok Vertigo, come risolvi il problema? si tratta di un problema di natura culturale o pensi che basterà censurare pesantemente la rete per risolverlo?vertigoblu ha scritto:guarda che io faccio i conti con la realtà e internet da 10 anni.tiffany rayne ha scritto:Giovani sono tutte belle parole, bisogna fare i conti con la realtà e Internet. Quindi se non si vuole una censura pesante bisogna accettare certe distorsioni della rete.
Se a voi sembrano inaccettabili spingete pure e appoggiate le leggi che vogliono risolvere queste distorsioni. Ma il prezzo da pagare sarà molto alto in termini di libertà e non si avrà piu' una rete libera ma controllata dalle major e dal potere politico dominante.
se mi commissionano la copertina di un cd cedo i diritti di pubblicazione al committente,e mi riservo di vendere le copie digitali ad appassionati ad un prezzo iperpolitico,che di certo non mi permetterà di girare in ferrari.
mi fa incazzare chi prende materiale dal mio blog che uso essenzialmente per autopromuovermi ,per i propri tornaconti,per pubblicizzare proprie attività, senza chiedermi nè il permesso ,ne meno che mai pagarmi,nè citare le fonti.
è proprio la mentalità del prendere senza domandarsi quanto lavoro c'è stato dietro che mi fa cagare.
e qua non parliamo nè di major ne di potere politico dominante,ma semplicemente di inciviltà,poi spacciata per condivisione e libertà su internet.
No perchè bisogna capirsi, per risolvere questo problema l'unica soluzione sarebbe censurare in maniera pesante Internet. Tu sei disposto a fare questo per ottenere il totale controllo della proprietà intellettuale?
Re: Contro la censura di internet
I major, per interessi loschi loro, hanno spinto il governo americano (e altri paesi di seguito) a prolungare il periodo del diritto di autore (copyright) su un film. Nella costituzione americana la si limitava a 13 anni, poi a 27, poi il doppio, doppio ancora perche' la Disney stava perdendo il copyright su Topolino (Mickey Mouse) che era stato creato nel 1927, e ora e' ETERNO.tiffany rayne ha scritto:Ecco appunto serve un cambio di mentalità nell'era di Internet, la proprietà intellettuale non deve essere cosi sacra. Poi bisogna capirsi, la pirateria (quello che ti fa la copia esatta del cd compreso di copertina e poi se lo rivende) è da perseguire anche per me, la condivisione è un'altra cosa.vertigoblu ha scritto:secondo me vi sfugge il punto di vista di chi produce qualcosa,ci perde tempo,ci investe e poi vede circolare il suo prodotto senza aver dato alcun permesso ne aver ceduto la sua proprietà intellettuale.
non è questione di "scaricare musica che non comprerei mai",ma dare per scontato che sia un modo di agire giusto.
Inoltre quando una proprieta' intellettuale perde il suo copyright (fallimento della ditta, il non rinnovamento, ecc) non ci dovrebbe essesi piu' un rinnovamento. Se e' scaduto e' scaduto secondo la legge. Ma anche qui i major ci giocano sopra. Un esempio: il film cult di fantascienza del cinema muto di Fritz Lang "METROPOLIS" (1927) dovrebbe essere in "public domain", ma la Kino e' stata capace di rinnovare il copyright del film trovando altri spezzoni qui e li e rifare una versione "remastered". La versione che Giorgio Morodor fece negli anni 80 (cinema e su VHS) ora e' sparito dalla circolazione e non e' stata mai ripubblicata su DVD. La Kino pretende che solo loro hanno il copyright su questo film. Che balle!
I major fanno un lobbying enorme ogni anno ai rappresentati del congresso per promulgare leggi che sono soltanto al loro favore e non a quello del del pubblico o consumatori. L'internet e una delle ultime obiettive.
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Re: Contro la censura di internet
non ho idea della soluzione e non sta a me trovarla.
io ti ho portato esempi molto pratici.
certo se la presunta libertà di internet deve danneggiare il lavoro di grafici,muscisti,fonici,illustratori,scrittori,sceneggiatori,produttori in modo da permettere al pirla di turno di avere l'ipod o l'ipad pieno zeppo di musica o pornazzi o film senza spendere ma soprattutto senza neanche domandarsi se c'è stato del lavoro dietro allora vuol dire che abbiamo 2 diversi concetti di libertà.
in tutta franchezza penso che non siamo semplicemente maturi per gestire una opportunità come il web.
io ti ho portato esempi molto pratici.
certo se la presunta libertà di internet deve danneggiare il lavoro di grafici,muscisti,fonici,illustratori,scrittori,sceneggiatori,produttori in modo da permettere al pirla di turno di avere l'ipod o l'ipad pieno zeppo di musica o pornazzi o film senza spendere ma soprattutto senza neanche domandarsi se c'è stato del lavoro dietro allora vuol dire che abbiamo 2 diversi concetti di libertà.
in tutta franchezza penso che non siamo semplicemente maturi per gestire una opportunità come il web.
"Se è vero che l'arte commerciale rischia sempre di finire prostituta, non è meno vero che l'arte non commerciale rischia di finire zitella"
Erwin Panofsky
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