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I DEBITI PUBBLICI SONO IRREDIMIBILI
DI MATTEO CORSINI
“Una delle cause della crisi finanziaria che sta lacerando l’Europa è un’idea sbagliata. E’ l’idea che, per indurre i Paesi dell’area euro a tenere i conti in ordine, sia utile ricorrere alla disciplina imposta dai mercati finanziari. Se uno Stato non fosse costretto a cercare di preservare la fiducia dei mercati, si dice, i suoi incentivi sarebbero distorti e il cosiddetto “azzardo morale” lo indurrebbe ad accumulare debiti eccessivi. Questa idea, che è certamente valida per le istituzioni private, non può applicarsi ai paesi dell’euro… In una settimana il costo marginale del debito pubblico è salito di circa un punto percentuale. Ancora un paio di settimane così, e l’Italia è fuori dal mercato… Solo perché i mercati hanno perso di colpo la fiducia.” (G. Tabellini)
Guido Tabellini, economista, è rettore dell’università Bocconi. Per arrivare ad argomentare a favore di una maggiore integrazione europea tramite l’evoluzione verso un’unione delle politiche fiscali, Tabellini parte dal presupposto che certe cose, a suo dire, vanno bene per i debitori privati, ma non per quelli pubblici.
Non mi soffermerò sull’idea di procedere all’unione fiscale europea, argomento abbastanza in voga e di cui mi sono occupato anche di recente.
Vorrei, invece, esprimere alcune considerazioni sul punto di partenza di Tabellini.
A mio parere, è del tutto normale che sul mercato siano messi sotto pressione i titoli emessi da Stati che hanno nel tempo accumulato un ingente debito pubblico. Credo che fosse anomalo il periodo in cui i debiti dei paesi aderenti all’euro erano trattati più o meno tutti allo stesso modo, con differenziali di rendimento di pochi centesimi tra i peggiori e i migliori (o i meno peggio, a seconda dei punti di vista).
A quell’epoca, tuttavia, nessuno aveva alcunché da ridire, mentre ora si scagliano anatemi contro gli speculatori, rei di fare avvitare la situazione, perché le loro massicce vendite (allo scoperto) comportano la lievitazione del costo marginale del debito, con il serio rischio di renderlo insostenibile in un breve lasso di tempo.
Per Tabellini questo va bene se il debitore è privato, mentre non va bene se il debitore è pubblico. In altre parole, per un debitore privato è doveroso cercare di mantenere la fiducia del mercato (e, quindi di chi deve rifinanziare il debito), mentre non dovrebbe esserlo per uno Stato. Una posizione che mi pare del tutto arbitraria e illogica.
Il debito è debito a prescindere dal contraente, e chiunque contrae un debito deve sapere che può fare a meno della fiducia dei creditori (attuali o potenziali) solo se non ha la necessità di chiedere altri soldi o di rinnovare il debito in essere quando giunge a scadenza.
I debiti pubblici sono, di fatto, irredimibili, perché neppure gli Stati ritenuti più virtuosi sarebbero in grado di rimborsarli per intero, senza prima aver smantellato l’apparato statale stesso (evento ritenuto dai più catastrofico e, al contrario, auspicabile per un libertario). Siccome nessuno Stato ha la tendenza a ridurre le proprie dimensioni (semmai il contrario), ne consegue che la fiducia del mercato è fondamentale. Ed è a mio parere di fondamentale importanza che gli incentivi contro l’azzardo morale non vengano completamente rimossi. Più o meno l’esatto contrario di quello che stanno facendo, seppur in modo ondivago, le istituzioni europee (per la probabile soddisfazione di Tabellini).
Può capitare di non riuscire più a finanziarsi perché “i mercati hanno perso di colpo la fiducia”, e meno male che è così. O vogliamo rendere coercitiva anche quella?
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