[O.T.] Curiosità  su politica italiana anni 70

Scatta il fluido erotico...

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GaiusBaltar
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#106 Messaggio da GaiusBaltar »

cimmeno ha scritto:
Vasco Rossi ha scritto:qual' è la gita di Prodi sul Britannia? cosa intendi?
il 2 giugno 1992 prodi draghi andreatta ed esponenti del governo italiano vennero invitati sullo yacht britannia dalla regina elisabetta per partecipare ad una riunione con banchieri d'affari inglesi e americani per discutere della privatizzazione delle società  a partecipazione statale secondo modalità  ridicole e stabilendo grosse commissioni per le banche d'affari che faranno da advisor ( quasi tutte quelle presenti sulla nave).
Ma quella è grande finanza, l'hanno fatto per il bene del paese, loro sono i buoni, quelli che agiscono in nome del popolo, contano i risultati non i denari. Poi ci si aggiusta con le consulenze e le nomine nei consigli d'amministrazione.
"Nel torbido si pesca meglio" Il Direttorino

"La cattiveria dei buoni è pericolosissima" G. Andreotti

http://www.youtube.com/watch?v=KLaTmro5MfE

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nik978
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Re: [O.T.] Curiosità  su politica italiana anni 70

#107 Messaggio da nik978 »

Da sempre mi chiedo come potesse essere la mia Genova negli anni 70.
Citta' operaia e boghese. partigiana e tumultuosa..i miei genitori arrivarono a genova nel 1970 (l'anno dell'alluvione...) e salvarono l'auto proprio perche' mio padre all'epoca era firenze..
La mia famiglia non e' mai stata militante (tranne qualche scipero di mia madre nel conteto scolastico)..tutti (ma tutti) statali con una grossa percentuale di insegnanti.
I nonni sfioriati dalla guerra, fortunatamente il nonno Nicola fu congedato per motivi di salute dal grado di ufficiale dell'esercito (in libia) dopo poco dallo scoppio della guerra.

Mio padre non parla mai degli anni 70..laureato nel 1969 mi raccontava come a firenze "sulla collina" da fisica si pensasse solo a studiare e laurearsi..
Solo il nonno (sarto...siamo stati sarti a borgo san lorenzo e firenze dal 1793 fino al 1985...) si prese della farina in faccia da qualche idiota durante qualche casino studentesco, mentre lui camminava per i fatti suoi..

Quindi stamattina mi sono avidamente letto questo speciale del corriere mercantile del 2004 su una storia tutta genovese (con impilcazioni ben piu grosse) da cui, a mio parere, qualcuno dovrebbe avere il coraggio di tirare fuori un film..
credo che i tempi siano maturi.......

http://www.valeriolucarelli.it/Fracchia1.pdf
http://www.valeriolucarelli.it/Fracchia2.pdf
http://www.valeriolucarelli.it/Fracchia3.pdf
http://www.valeriolucarelli.it/Fracchia4.pdf
http://www.valeriolucarelli.it/Fracchia5.pdf
http://www.valeriolucarelli.it/Fracchia6.pdf
http://www.valeriolucarelli.it/Fracchia7.pdf

leggendo poi tutti gli avvenimenti precedenti e' interessante valutare come dalla chiesa (che so non essere amato da tutti e quindi anche su questo forum) diede quel salto di qualita' militare e psicologico alla lotta al terrorismo: scendere sullo stesso terreno. sparare per primi..uccidere..non fare prigioneri.

a mio parere la mossa vincente, in una situazione del genere...
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.

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nik978
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Re:

#108 Messaggio da nik978 »

cimmeno ha scritto:
gli anni 70 finiscono il 14 ottobre dell'80 con la marcia dei 40.000
.
si..ma iniziano a morire un anno prima con l'omicidio Rossa e il 28 marzo entrano in coma irreversibile...

Da sempre mi chiedo come potesse essere la mia Genova negli anni 70.
Citta' operaia e boghese. partigiana e tumultuosa..i miei genitori arrivarono a genova nel 1970 (l'anno dell'alluvione...) e salvarono l'auto proprio perche' mio padre all'epoca era firenze..
La mia famiglia non e' mai stata militante (tranne qualche scipero di mia madre nel conteto scolastico)..tutti (ma tutti) statali con una grossa percentuale di insegnanti.
I nonni sfioriati dalla guerra, fortunatamente il nonno Nicola fu congedato per motivi di salute dal grado di ufficiale dell'esercito (in libia) dopo poco dallo scoppio della guerra.

Mio padre non parla mai degli anni 70..laureato nel 1969 mi raccontava come a firenze "sulla collina" da fisica si pensasse solo a studiare e laurearsi..Senza congtare che non era molto in forma in quegli anni e soffriva di grossi problemi di pleurite che si porto dietro fino alla laurea..
Solo il nonno (sarto...siamo stati sarti a borgo san lorenzo e firenze dal 1793 fino al 1985...) si prese della farina in faccia da qualche idiota durante qualche casino studentesco, mentre lui camminava per i fatti suoi..

Quindi stamattina mi sono avidamente letto questo speciale del corriere mercantile del 2004 su una storia tutta genovese (con impilcazioni ben piu grosse) da cui, a mio parere, qualcuno dovrebbe avere il coraggio di tirare fuori un film..
credo che i tempi siano maturi.......

http://www.valeriolucarelli.it/Fracchia1.pdf
http://www.valeriolucarelli.it/Fracchia2.pdf
http://www.valeriolucarelli.it/Fracchia3.pdf
http://www.valeriolucarelli.it/Fracchia4.pdf
http://www.valeriolucarelli.it/Fracchia5.pdf
http://www.valeriolucarelli.it/Fracchia6.pdf
http://www.valeriolucarelli.it/Fracchia7.pdf

leggendo poi tutti gli avvenimenti precedenti e' interessante valutare come Dalla Chiesa (che so non essere amato da tutti e quindi anche su questo forum) diede quel salto di qualita' militare e psicologico alla lotta al terrorismo: scendere sullo stesso terreno. sparare per primi..uccidere..non fare prigioneri. Senza contare che i carabinieri pagarono un prezzo altissimo durante quegli anni e tutti ben sappiamo spesso da che contesti venivano i vari appuntati, semplici e anche solo marescialli. Nulla di piu ovvio che avessero il "grilletto facile"....

a mio parere la mossa vincente, in una situazione del genere (le implicazioni "pinelliani" lasciamole da parte..)..metodo cosi funzionale che appena si capi poteva dare fastidio alla mafia, lo porto all'isolamento e alla morte che conosciamo..
Qui in Cina una foto come questa sarebbe stata su tutte le pagine dopo poche ore (c'e' un concetto diverso di rapporto con la morte, inoltre la civilta' e' differente e anche il concetto di "delitto & castigo" e' piu complesso.)...in italia abbiamo dovuto aspettare 25 anni.
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Giulio Tremonti
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Re: [O.T.] Curiosità  su politica italiana anni 70

#109 Messaggio da Giulio Tremonti »

nik978 ha scritto: leggendo poi tutti gli avvenimenti precedenti e' interessante valutare come Dalla Chiesa (che so non essere amato da tutti e quindi anche su questo forum) diede quel salto di qualita' militare e psicologico alla lotta al terrorismo: scendere sullo stesso terreno. sparare per primi..uccidere..non fare prigioneri.
Leggendo Lotta Continua, forse. Non si possono scrivere 'ste cose, eddai.
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)

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nik978
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Re: [O.T.] Curiosità  su politica italiana anni 70

#110 Messaggio da nik978 »

beh prima di allora chi aveva mai avuto il coraggio di muoversi in quel modo?
dalla chiesa e' stato intelligente..ha messo insieme un tot di carabineri (incazzati perche; ne ammazanvano come mosche di colleghi) e ha detto:"moh facciamo sul serio"
Voglio proprio sapere come ha tirato fuori dal "pentito" le info su via fracchia..... :wink: . Si e' mosso ben sapedno che "la pancia" dell'italia era pronta a "assolverlo" o ancor di piu a "giustificarlo"..
Poi possiamo stare ore a discutere quanto si sia "voluto" alzare i livello di frustrazione ed impotenza dello stato e dei cittadini....

non ho mail letto lotta continua..:D
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Re: [O.T.] Curiosità  su politica italiana anni 70

#111 Messaggio da Giulio Tremonti »

Alle rivelazioni di Peci seguirono una valanga di arresti e ritrovamenti di covi che misero in crisi l'organizzazione. Peci parlò spontaneamente e anche tanto.

Sul caso specifico, il primo a essere colpito fu un carabiniere. Si può discutere se la reazione fosse proporzionata (io credo di sì), ma dire che il metodo di Dalla Chiesa era quello di non fare ostaggi...

Ho citato LC perchè era la sua tesi, lo chiamava "Generalissimo".
Ultima modifica di Giulio Tremonti il 25/01/2011, 10:34, modificato 1 volta in totale.
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nik978
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Re: [O.T.] Curiosità  su politica italiana anni 70

#112 Messaggio da nik978 »

si ho un po estremizzato..comunque a mio parere prima la risposta era sempre un po troppo molla.
Ok che il consenso dopo l'omicidio Rossa (che poi non doveva essere tale) era sceso, ma per me c'era anche "l'interesse" che certe cose rimanessero cosi e dalla chiesa capi che ad una organizzazione "militare" si doveva rispondere coi militari
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Re: [O.T.] Curiosità  su politica italiana anni 70

#113 Messaggio da Giulio Tremonti »

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JoaoTinto
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Re: [O.T.] Curiosità  su politica italiana anni 70

#114 Messaggio da JoaoTinto »

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Patrizio Peci, “Io, l’infame”
19 Ottobre 2008

Esce dopo 25 anni, con otto capitoli inediti, “Io, l’infame”. Ecco la mia nuova introduzione.

Introduzione, 25 anni dopo

“Io ho detto tutto, assolutamente tutto quello che sapevo, nomi, cognomi, soprannomi, indirizzi, armi. Tutto… (…) I miei verbali hanno provocato l’arresto di altre settanta persone, una mazzata dalla quale l’Organizzazione non si riavrà mai più. Più dei settanta arresti e dei covi scoperti, secondo me è stato importante il mio esempio. Prima di me c’erano stati pochissimi pentiti, e tutti poco importanti: dopo di me ce ne sono stati decine, centinaia; ormai sono seicento”. Così, in questo libro, Patrizio Peci riassunse il risultato della sua collaborazione con lo Stato, in particolare con il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nel febbraio del 1980. Un magistrato ebbe a dire che, fino a allora, le indagini sulle Br “erano all’anno zero”, e di certo quello fu l’inizio della fine delle Brigate rosse. L’effetto Peci divenne inarrestabile grazie alla legge che prevedeva forti sconti di pena ai “pentiti” o comunque a chi collaborasse con la giustizia. Le Br continuarono a uccidere, ma l’organizzazione - fra arresti, defezioni, scissioni e fughe all’estero – diventò sempre più debole e venne praticamente smantellata alla fine degli anni Ottanta. Le Nuove Brigate Rosse di Nadia Desdemona Lioce – responsabili dell’uccisione di Massimo D’Antona (1999) e di Marco Biagi (2002) – furono costituite a compartimenti stagni proprio per evitare il ripetersi del caso Peci.

L’ex brigatista pagò però un prezzo altissimo quando, nel 1981, le Brigate rosse rapirono e uccisero suo fratello Roberto, venticinque anni e con la moglie incinta del primo figlio. Le Br, guidate da Giovanni Senzani, filmarono “processo” e esecuzione, diffondendo poi il filmato con un prassi che soltanto il terrorismo di al Qaeda ci avrebbe reso orribilmente consueto, più di vent’anni dopo. Fu il secondo colpo inferto – involontariamente – da Peci alle Br, che con quell’azione persero buona parte delle simpatie residue di cui ancora godevano, non solo nelle frange dell’estremismo.

Il terzo colpo inferto da Peci ai suoi ex compagni fu proprio questo libro. Dopo di lui, molti terroristi rossi hanno seguito il suo esempio, scrivendo le proprie memorie, da soli o con l’aiuto di un giornalista: Renato Curcio, Valerio Morucci, Prospero Gallinari, Adriana Faranda, Alberto Franceschini, Mario Moretti, Barbara Balzerani ecc. Nessuno però, ha il pathos e la forza suggestiva di Io, l’infame. Il racconto di Peci dall’interno dell’”organizzazione” finisce per ridicolizzarla dandone “una immagine la più possibile smitizzata e non solo, quasi ripugnante, quasi grottesca, sicuramente squallida, in perfetto contrasto con quell’alone mitico che aveva accompagnato la stella a cinque punte soprattutto nella prima parte della sua storia, fino a poco oltre il sequestro Moro”: così si legge – oggi - nello stupefacente sito http://www.brigaterosse.it, dove ci si sdegna anche perché il libro tende a “tracciare una bella linea di demarcazione tra il bene e il male, in una visione manichea di argomenti tanto difficili e complessi”. In effetti il libro è manicheo – da parte di Peci e mia - nella condanna alla violenza come strumento di lotta politica, né potrebbe essere altrimenti. Quanto alla ridicolizzazione dell Br, venne fuori spontaneamente dal racconto di Peci: non ideologo ma “militare”, l’ex brigatista mette in risalto proprio le debolezze e le miserie della “macchina da guerra” cui aveva partecipato. Mi diffusi in particolare su questo aspetto perché sarebbe stato inutile cercare in Peci radici e motivazioni politiche, oltre a quelle che mi dette in poche frasi. Ne venne fuori, anche, una sorta di “vita quotidiana di un brigatista rosso”, un ritratto desolante della banalità del male. L’effetto di smitizzazione fu benefico, in anni in cui ancora troppi giovani erano suggestionati dal fascino della clandestinità e della lotta armata. Appena pubblicato, Io, l’infame ebbe grande successo, e mi rallegra pensare che abbia dissuaso qualche ragazzo, suggestionato - come anni prima il giovanissimo Peci - dal fascino della lotta armata.

Un indizio significativo, del clima di quegli anni è che nel libro scrissi sempre “brigate rosse” in minuscolo. Molti lo facevano, anche nei giornali, quasi per esorcizzarle, per non riconoscere loro neanche uno status e un’identità formali. Le Br facevano ancora paura, a ragione, soprattutto ai giornalisti, dopo che molti erano stati gambizzati o uccisi. Non a caso la possibilità di scrivere questo libro con Peci venne offerta, prima che a me, a scrittori, saggisti, giornalisti molto più famosi e illustri. Tutti rifiutarono, con una scusa o con l’altra, ma è lecito sospettare che il motivo prevalente fosse la volontà di non esporsi: Peci era ancora l’obiettivo numero uno nella lista nera delle Br, chiunque collaborasse con lui veniva automaticamente messo nella lista dei nemici da abbattere, oltre che diventare un possibile tramite per arrivare all’”infame”. Chi aveva voglia di rischiare e di vivere chi sa quanto sotto scorta? Fiero della mia audacia, o incoscienza, allora ero molto severo con i colleghi più prudenti. Oggi che ho un figlio, non credo che sfiderei allo stesso modo la sorte.

Erano i tempi del sospetto e della paura, e un episodio basta a rievocare quell’atmosfera. Per i nostri incontri i carabinieri di Dalla Chiesa sceglievano ogni volta un posto diverso, dove venivo portato senza preavviso: volevano che neppure io sapessi dove viveva e dormiva Peci, immagino in una caserma. Quel giorno dunque l’incontro avvenne nel salottino riservato di un albergo di Milano, vicino alla questura centrale. Peci, con la barba e grandi occhiali scuri, era irriconoscibile, ma gli uomini della scorta – in borghese – avevano le giacche piene di gonfiori armati. Qualcuno nell’albergo si insospettì e avvisò la questura. I poliziotti in divisa evidentemente non allarmarono gli uomini della scorta rimasti fuori dall’hotel, e poterono spalancare - armi in pugno - la porta del salottino dove stavo con Peci e altri uomini di scorta. Come si racconta che accada (è vero, succede proprio così) in un attimo rividi il film della mia vita mentre aspettavo che iniziasse la sparatoria fra i due gruppi di poliziotti, ognuno dei quali poteva sospettare l’altro di essere terroristi. Per fortuna gli agenti in borghese, bravissimi, non accennarono il minimo movimento: “Siamo colleghi”, disse il capo, pallido, senza spostare le mani dal tavolo: “controllate il tesserino, ce l’ho in tasca.” Solo allora guardai Peci, che sorrideva, divertito. Aveva tre anni meno di me, 30, e una consuetudine già lunga con la morte.

Quando venne arrestato, di anni ne aveva 27 anni, era sicuro di prendere almeno trent’anni, cioè che sarebbe uscito dal carcere nel 2010, a 57 anni: “un vecchio”, come disse. Credo sia stata la molla che l’ha spinto davvero a collaborare, prima della volontà di “fermare quella macchina di morte”. Venne condannato a sette anni, nonostante la corresponsabilità in sette omicidi, e ne scontò solo quattro. In carcere, per corrispondenza, ha conosciuto la sua attuale moglie: “Ci sposeremo e avremo dei bambini, che desidero moltissimo”, dichiarò nell’ultima pagina. Così è stato: è finalmente diventato un uomo normale, l’augurio migliore che potessi fargli.

Figura tragica della recente storia italiana, con questo libro Peci ha lasciato, almeno, una testimonianza: forse non sufficiente a riscattarlo, ma senz’altro preziosa come documento storico e umano.

Giordano Bruno Guerri

http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=564
Iudicio procede da savere, Cum scritta legge receve repulsa Ecceptuando 'l singular vedere. Per una vista iudicare 'l facto Sentenzia da vertute se resulta Erro e rasone se corrumpe 'l pacto. Non iudicare, se tu non vedi, E non serai ingannato se ciò credi.
[L’Acerba - Cecco d’Ascoli]

I criteri della morale e del diritto non hanno senso se applicati ai processi storici.
[Aleksandr Aleksandrovič Zinov’ev]

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Re: [O.T.] Curiosità  su politica italiana anni 70

#115 Messaggio da nik978 »



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