Ciao a tutti, era da tempo che volevamo esprimerci in merito a questa opzione di gioco per una coppia, però non siamo mai riusciti a trovare le parole giuste per non essere fraintesi.
Noi, per come siamo, non entreremo mai in un cinema porno, pur rispettando totalmente chi lo fa. Però il cinema (quello normale) fa parte molto spesso delle nostre fantasie erotiche.
Ecco che girovagando nel WEB abbiamo trovato un racconto scritto, tra l'altro molto bene, da qualcun altro a cui attribuiamo la paternità del racconto stesso senza volercene appropriare.
Però questo è esattamente quello che vorremo succedesse in un cinema normalissimo.
Ci rendiamo conto che, specialmente in un Paese stra-bigotto come l'Italia è veramente 1 su un milione la possibilità che ciò accada (a meno di non essere super certi che chi ci siede di fianco la pensa in un "certo modo"), però sognare è bello, costa poco e - come dice Marzullo - aiuta a vivere
Qui di seguito il racconto e buona lettura a chi avrà la pazienza di andare fino in fondo!
P.S. : Ovviamente la nostra fantasia è che Ginevra fosse al posto della lei del racconto mentre Parsifal vorrebbe trovarsi sia nel ruolo del marito che in quello di chi audacemente porta a termine l'erotica missione.
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Questa prima serata fresca ci convince a rispolverare i giacconi tenuti per mesi nell'armadio e ad indossarli per uscire, dopo cena. L'aria frizzante per le vie del centro ci suggerisce presto di concludere la serata al chiuso di un cinema e decidiamo di comune accordo per la visione di un film che sembra interessante. E' una prima decisamente affollata, i posti liberi sono pochi e ci accontentiamo di trovarne due appaiati, senza far caso a chi ci sta accanto. E' un periodo di buona sintonia fra noi e ci ritroviamo abbracciati, come innamorati, con lei che mi tiene la testa sulla spalla.
Ad un certo punto Maria Rosa mi sussurra all'orecchio con voce sorpresa ed eccitata: "C'è un tizio che mi fa' piedino!" Mi sporgo, guardo a destra e vedo un distinto cinquantenne che guarda lo schermo con aria tranquilla e assorta. Dubbioso sul da farsi, mi tranquillizzo pensando che un contatto di piedi può anche esser casuale e riprendo tranquillo la visione del film. Qualche istante dopo, però, Rosy torna a parlarmi all'orecchio: - Ci sta riprovando... - mi dice con tono più stupito che indignato.
Trovo curioso che una ragazza come lei, timida ma allo stesso tempo energica con i seccatori, non sappia risolvere un problema così semplice come il sistemare un importuno. Inoltre mi stupisce che quello tenti di nuovo l'approccio, pur essendogli chiaro che la ragazza è accompagnata e l'ha già evitato una prima volta. Mi viene dunque da pensare che qualcosa l'abbia indotto a riprovarci, e mi chiedo che cosa. Forse una certa esitazione di Maria Rosa, che lo ha percepito in ritardo... posso ben immaginare come il tizio abbia interpretato quella disattenzione, convinto, come lo sono in molti, che le donne siano più sporcaccione di quanto vorrebbero far credere, specialmente se possono giocare sull'ambiguità e sulla clandestinità.
D'altra parte sarebbe facile per una donna, se il contatto continuasse, far finta di niente, potendo sottrarsi al gioco in ogni momento senza conseguenze. Deve essere terribilmente intrigante lasciar fare, contando sull'anonimato e sull'oscurità quasi totale... ecco, mi sono immedesimato in entrambi i protagonisti del presunto contatto, non resta che chiedermi come possa viverlo io. E per saperlo non c'è che un modo.
- Vediamo fin dove arriva... - sussurro morbosamente alla mia Rosy, il cui tepore mi scalda il fianco.
Lei resta come disorientata, incapace di reagire sia all'iniziativa del vicino, che ovviamente prosegue di nascosto, sia alla mia concorde remissività, come se si sentisse scoperta su entrambi i fronti, anche su quello che in teoria dovrebbe difenderla.
D'altra parte, un semplice avvicinamento delle scarpe, fisicamente nemmeno percettibile per via dello spessore del cuoio, non pare eroticamente così sconvolgente... quindi si limita a rincantucciarsi ancor più nel mio abbraccio, come a chiedere protezione dalle insidie del mondo, ma contemporaneamente ignorandole, come qualcosa che non la riguardi, mantenendo caparbiamente il piede dov'è. Come dire: di qui non si passa! Senza accorgersi che l'ostacolo frapposto non è un muro, ma un ponte. Con la coda dell'occhio vedo che il tizio, ancora intento a fissare lo schermo come rapito, facendo perno sul piede sposta il ginocchio verso sinistra, per cercare il contatto con quello di Maria Rosa. Glielo impedisce la divisione dei sedili, ma noto che è lei stessa, forse fingendo un movimento involontario, a spostare quasi inavvertitamente la gamba fino a sfiorare quella dell'altro, per poi ritrarsi immediatamente come per scusarsi della distrazione mentre quello fa altrettanto per negare la propria responsabilità nel timore di una reazione negativa.
Mi viene da sorridere nell'osservare quelle ingenue astuzie segrete della mia Rosina, probabilmente sperimentate con qualche amichetto dell'adolescenza, quando andare al cinema era un avvenimento peccaminoso e avvincente. Non è però il fidanzatino quello con cui sta civettando nell'ombra, ma un perfetto sconosciuto.
- Tienimi aggiornato, mi raccomando...- le sussurro, facendole capire che la manovra non mi è sfuggita, cosa che la confonde ulteriormente. Sia che voglia punirmi o assecondarmi, per non smentire l'atteggiamento in cui l'ho scoperta non le resta altra strada che quella di proseguirlo.
E' davvero istruttivo constatare come, mentre di più mi si stringe contro destinando uno sguardo languido e distratto allo schermo, sposta contemporaneamente la gamba, pur se nascosta dalla gonna e dal giaccone che tiene in grembo, verso il sedile del compagno. E come lui, proprio nel vederla abbandonata contro di me ma incredibilmente protesa quasi ad invocare un secondo sfioramento, trova confermata la sua teoria: le donne sono tutte porche. Gli basta ruotare nuovamente la gamba per accostare il proprio ginocchio a quello di Maria Rosa. Un secondo, due secondi, tre, senza alcuna reazione... ecco, a questo punto si tratta definitivamente di un contatto volontario, inequivocabile e quasi percepisco il fremito di entrambi, causato da una di quelle rare emozioni della vita, preziose per la loro unicità e naturalezza. Poi si separano, come spaventati da quell’inquietante presa di coscienza: lui ci ha provato, lei ha corrisposto e soprattutto è ancora lì, immobile al suo fianco, potenzialmente disponibile a tutto ciò che la situazione consente... E non è oggettivamente poco, tenendo conto del buio che avvolge la parte bassa dei sedili. Neanche la mia presenza è d’ostacolo, anzi, conferisce alla situazione un'aura di trasgressiva impunità, che l'acquiescenza di Maria Rosa rende affascinante.
Lei mi si accomoda contro ancor più strettamente, intuisco il suo desiderio di parlarmi, ma non trova le parole. Si sistema però meglio il giaccone sulle gambe, come per proteggerle dal freddo, ma la trasparenza della manovra mi rende sempre più elettrico. Ormai posso seguire la scena anche al buio, come se disponessi di un visore a raggi x, per vedere anche attraverso gli oggetti. E' chiaro che l'amico proseguirà l'approccio, questa volta non col ginocchio, ma con la mano. A prima vista non si distingue nulla, ma intuisco un qualche movimento al di sotto del suo soprabito e poco dopo sotto il giaccone di Maria Rosa.
Sarebbe bastato il sospiro quasi stremato, rassegnato, che lei mi soffia all'orecchio senza nascondermelo, a denunciarmi il misfatto: la mano dell'infame si è appoggiata al ginocchio della mia ragazza e ora, verificata l'incoraggiante passività, si sta spostando tremante ma impunita lungo la coscia, silenziosa come un serpente.
Più Maria Rosa mi offre lo spettacolo della sua dissolutezza, d'altra parte da me ampiamente incoraggiata e condivisa, e più la vedo tenera, fragile, indifesa, anche un po' goffa, con una gamba ormai paralizzata nella posizione di confine, e l'altra ripiegata sotto il sedile. La sento pulsare al mio fianco, senza neanche più fingere di seguire il film ma guardando opacamente la nuca dello spettatore davanti con gli occhi ormai quasi chiusi e il respiro rallentato, mentre la mano aliena scivola di nascosto fra le sue cosce facendo la felicità del fortunato.
- E' arrivato...- mi bisbiglia ad un certo punto fuori di sé, ma ricordandosi della mia richiesta. Ecco, mi sta tenendo al corrente. Cosa posso rimproverarle? La mano dell'estraneo è giunta al capolinea, ha superato la barriera della gonna ed ora spadroneggia sulla nuda carne della coscia, premendo contro il soffice ostacolo delle mutandine... libera, tranquilla, addirittura agevolata da una divaricazione evidente e incoraggiante. Conto i secondi, mentre Rosy resta imbambolata a boccheggiare, ma ne passano più di una ventina prima che lei trovi la forza di scuotersi, facendo capire all'intruso che è ora di ritirarsi, cosa che quello fa con cautela, quasi con rimpianto.
La visione dello schermo torna a farsi in me cosciente. Qualunque cosa sia successa fin ad ora in questa pellicola, non ha superato la ricettività della mia retina. L'avvenimento più emozionante della serata è già avvenuto, e null'altro potrà superarne la dirompenza.