Painkiller ha scritto:
Tu affermi che la credenza secondo cui la democrazia sarebbe il sistema migliore possibile è una stupidaggine inculcataci dalla scuola. Affermi che ci sono sistemi migliori.
Alla domanda di quale sia questo sistema migliore, ne posti uno che tu stesso ammetti come teorico e sostanzialmente impraticabile.
Dov'è la logica in tutto questo?
Un momento: teorico e impraticabile per colpa della democrazia, ovviamente
Qualsiasi piccolissimo cambiamento al sistema e' sostanzialmente impraticabile, senza scomodare i voli pindarici delle mie proposte.
Chi ha interesse a cambiare il sistema? Chi comanda, cioe' chi ha privilegi e le leggi ad personam? Noooo
Io, solo io ho interesse a farlo, ma la democrazia non mi da nessun potere, non posso fare nulla, giusto lamentarmi su un forum, che e' una delle poche cose che ci differenzia dal regime.
Il tuo sistema è inattuabile non per colpa di "complotti" ma perchè noon tiene conto dei reali comportamenti sociali.
Come ti ho gia accennato l'articolo stesso che hai postato presupponeva l'esistenza della "legge naturale". Tu ci credi alla "legge naturale"?
Tranquilli, e' IT, nel mezzo si parla di silvietto:
IL GIORNALISTA, IL PALAZZO, LA SOCIETA'
di Gabriele Coltorti
Ricordati che i giornalisti sono come le donne di strada: finché vi rimangono vanno benissimo e possono anche diventare qualcuno. Il guaio è quando si mettono in testa di entrare in salotto… (Emilio Cecchi)
In Italia il giornalista è un mestiere che costa caro. Non mi riferisco ai pesci piccoli, a quanti riportano brevi notizie per chi vuole conoscere i fatti e solo quelli desidera sapere. Penso alle grandi firme i cui editoriali, quantunque vengano letti da un pubblico ristretto, influenzano in modo determinante l’opinione pubblica di un Paese.
Il compito di questi giornalisti è particolarmente delicato per almeno due ragioni. Anzitutto occorre mettere in conto il legame di dipendenza con l’editore, a chi in parole povere finanzia la testata. Se l’editore è un vero liberale, il giornalista può svolgere degnamente il proprio mestiere. Questa realtà è presente in quasi tutti gli Stati di diritto liberali, normalmente nelle democrazie occidentali dove i diritti naturali, sanciti nella Costituzione, consentono – o dovrebbero consentire – ad ogni cittadino di lavorare in pace e di veder tutelate le sue libertà.
L’Italia, tanto per cambiare, fa eccezione. A voler essere impietosi, potremmo dire che il nostro paese costituisce un altro mondo per le opposte regole che dominano materialmente nella società. E’ vero che i partiti reduci dalla lotta vittoriosa contro la dittatura hanno dato agli italiani una Costituzione informata ai principi dello Stato di diritto. Eppure, a ben vedere, il dettato della nostra Carta è stato disatteso in molte sue parti tanto che, nel corso degli anni, gli italiani hanno assistito a una vera e propria degenerazione del sistema; degenerazione che, non diversamente da quanto era già avvenuto sotto il Fascismo, ha portato al dominio delle logiche personali della politica sulle regole impersonali dello Stato di diritto.
Nel giornalismo la degenerazione del sistema politico ha prodotto importanti conseguenze. In genere gli editori, disposti a servire i politici in cambio dei noti finanziamenti pubblici alla carta stampata, hanno sempre avuto interesse a lavorare per la conservazione del regime esistente. Non stupisce che essi sorveglino attentamente i giornalisti, accertandone l’ortodossia ideologica e la fede ai valori del partito o del sistema politico da cui derivano le loro fortune. Questo dovrebbe spiegare perché nel nostro Paese il legame tra l’editore e il giornalista è particolarmente stretto. A voler seguire la logica perversa di questo meccanismo, il giornalista migliore è chi riesce a convincere il lettore che i suoi giudizi sono liberi; il giornalista peggiore è chi, rifiutando di compromettersi con questo tipo di ‘mafia’, è tanto coraggioso da accettare le conseguenze della fedeltà ai suoi principi. Se si valutano le cose con l’opposto metro della libertà, i giudizi evidentemente si capovolgono.
Si riportano gli esempi di alcuni giornalisti che da noi hanno pagato a caro prezzo la propria onestà intellettuale. Nei primi anni Settanta, Indro Montanelli si dimise dal “Corriere della Sera” perché l’editrice Giulia Maria Crespi, favorevole a una linea di compromesso con i terroristi, non volle rispettare le sue posizioni in difesa dell’ordine costituito e delle libertà costituzionali. Nel 1974, il giornalista di Fucecchio fondò “Il Giornale”, un quotidiano di battaglia ove scrisse coraggiosi articoli che denunciavano la complicità strisciante tenuta da larga parte della stampa e della classe politica nei confronti dei terroristi. Montanelli, nel nuovo ruolo di direttore della testata, dovette ancora sperimentare cosa significa esser costretti a fare i conti con un editore poco liberale. Berlusconi, dopo aver salvato “il Giornale” dal rischio fallimento, ne era divenuto ben presto l’unico editore.
A partire dalla fine degli anni Settanta, e per tutti gli anni Ottanta – il periodo in cui si costruì la fama di imprenditore di successo – il Cavaliere instaurò con Montanelli un ottimo rapporto professionale fondato su un patto preciso: Berlusconi, in qualità di editore, avrebbe gestito in piena autonomia l’amministrazione finanziaria della testata; Montanelli, in qualità di direttore, avrebbe continuato a svolgere il suo lavoro in piena libertà, senza alcuna pressione di natura ideologica da parte dell’editore. Le cose cambiarono nel 1994, quando Berlusconi scese in politica. Il Cavaliere voleva legittimare dinanzi all’opinione pubblica la propria ascesa al potere. Egli chiese quindi a Montanelli di promuovere una campagna d’informazione a sostegno di Forza Italia. Era la rottura del patto che aveva fatto del “Giornale” uno dei pochi quotidiani liberi esistenti nel Paese. Berlusconi ottenne tuttavia il risultato opposto: il giornalista toscano decise subito di dimettersi sostenendo con legittimo orgoglio che lui, in tanti anni di carriera, non era mai stato al servizio di nessuno. Come disse lo stesso Montanelli, “io non sono al servizio”.
Un altro esempio risale a sei anni fa. Berlusconi, divenuto premier per la seconda volta in seguito alle elezioni politiche del 2001, cacciò Enzo Biagi dalla Rai perché questi, nella trasmissione “il Fatto”, aveva osato criticarlo pubblicamente alla vigilia delle elezioni.
Sono pochi nel nostro Paese i giornalisti che conservano un tale senso di dignità da difendere con coraggio posizioni scomode. Fatta eccezione per i casi riportati sopra e per pochi altri, i giornalisti italiani hanno sempre preferito servire i potenti. Un vizio le cui radici risalgono almeno all’età del Rinascimento quando gli uomini di cultura, lungi dal vivere sulla strada a contatto con il popolo, preferirono rinchiudersi nelle corti dedicandosi allo studio delle lettere e delle arti classiche, protetti da principi e tiranni. Oggi le cose non paiono essere granché cambiate.
In Italia domina ancora il Palazzo. E’ raro trovare un giornalista che non sia sul libro paga di qualche potente. Si tratta di un legame schiettamente politico: il potente di turno fornisce aiuto e protezione al giornalista il quale, in cambio, lavora al suo servizio scrivendo articoli tesi a legittimare la sua autorità.
Ma c’è una seconda ragione che spiega le difficoltà inerenti il mestiere del giornalista. Avviene spesso che le grandi firme impieghino il credito di cui godono presso l’opinione pubblica per farsi portavoce dei bisogni dei cittadini dinanzi alla classe politica. In questo caso il giornalista è veramente il ponte tra Società e Politica.
Se la prima natura scredita il mestiere del giornalista, la seconda – che spesso coesiste con la prima – innalza grandemente il prestigio e la dignità della professione, a patto ovviamente che l’interessato abbia un solo padrone: il lettore.
Purtroppo in Italia il mestiere del giornalista non può che esser diviso in due: in qualità di aiutante della classe politica al potere (o che aspira al potere), egli lavora segretamente a legittimare l’autorità dei suoi padroni; come rappresentante della Società, egli può essere d’altra parte lo strumento con cui i cittadini riescono a controllare la classe politica. L’attività del giornalista è in grado addirittura di delegittimare la classe politica se quest’ultima commette errori tanto gravi da perdere definitivamente il sostegno del popolo.
Nel primo caso il giornalista è un servo del sistema politico dal quale ottiene aiuto e protezione; nel secondo caso egli è il cane da guardia della Società.
Nel lontano 1919 Max Weber, pubblicando il celebre saggio La politica come professione (Politik als Beruf), fece alcune acute riflessioni sul mestiere del giornalista, riconoscendo onestamente le difficoltà cui dovevano far fronte quanti si dedicavano a quella professione: “La vita del giornalista è in ogni senso un puro azzardo, e si svolge in condizioni che mettono alla prova la propria sicurezza interiore, come assai raramente accade in altre situazioni. Le esperienze spesso amare nella vita professionale forse non sono nemmeno la cosa peggiore. E’ infatti proprio dai giornalisti di successo che vengono pretese prove interiori particolarmente difficili. Non è affatto una cosa da poco frequentare i saloni dei potenti della terra su un piano di apparente parità e spesso essere generalmente adulati perché temuti, sapendo al tempo stesso che, non appena si è fuori dalla porta, il padrone di casa dovrà forse giustificarsi in modo particolare con i suoi ospiti per la sua frequentazione con i “cafoni della stampa”.
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”
tiffany rayne ha scritto:Direi comunque che una cosa porta a foraggiatori, caste, corporazioni e mafia. La brama e la voglia di soldi e potere che il sistema capitalista porta al massimo in certi individui. Esempio lampante Berlusconi. Cosi torniamo IT
Senza il sistema capitalista oggi non ci sarebbe un Berlusconi quindi tutta colpa del capitalismo. Cosi semplifichiamo il discorso. Altro che la democrazia.
In una società umana in cui le risorse sono limitate, il capitalismo è l'unico sistema economico che garantisce le libertà fondamentali, non ci sono alternative.
Quello che ha avuto maggiore successo, ma ora occhio al capitalismo cinese che sta avendo successo pur senza garantire le libertà fondamentali. Già il buon Tremonti ha detto che in Italia ci sono troppe garanzie per i lavoratori, ai capitalisti alla Marchionne il sistema cinese non dispiace poi tanto.
Stai ribaltando la questione.
Può esistere capitalismo senza libertà (come in Cina, anche se è indiscutibile che in Cina siano più liberi ora di trent'anni fa, quindi ci sarebbe da discutere) ma non libertà senza capitalismo.
}}Tristan ha scritto:@faber
guarda che non ti chiedevo di familiarizzare con bocha
solo avevo visto che ad una frase su mussolini che aveva messo, le risposte erano stereotipate
che è quello che accade anche con berlusconi,
del quale ho presente tutti i motivi per cui mi repelle ma allo stesso tempo non posso negare, i meriti ,i quali dipendono più dalla limitatezza degli avversari che da altro.
Si alza una mattina annuncia qualcosa e tutti per tre mesi non parlano di altro, dopo tre mesi di critiche lui che fa? ne spara un'altra e la politica italiana gira come un criceto sulla sua ruota
perchè non accade MAI il contrario?
@bonaventura
belpietro è una merda d'uomo che fa solo il provocatore a pago, fosse ottuso e\o ritardato sarebbe scusabile ma è intellettualmente disonesto, che è molto peggio.E non si può negare che molti pidiellini lo prendano ad esempio nel discutere, il che fa giustamente girare i coglioni.
togliendo la parte comica basterebbero le critiche che luttazzi a smontare qualunque difesa berlusconiana, ma tutti fanno a gara cambiare discorso
Si, ma anche questo farsi i pompini a vicenda a destra e a sinistra a cosa porta?
A che serve fare programmi televisivi dove se dici berlusconi mafioso ti piovono applausi e lacrime?
Buona parte dei cittadini sta o di qua o di la, non si smuovono.
Bisognerebbe convincere quelli come me, ma come portarmi alle urne?
Che silvio sia quel che e' ne sono consapevole, e quindi che devo fare? Prendere l'auto andare in coda e votare bersani? Quello che va davanti a mirafiori a fare volantinaggio?
Quello che dice che gli stabilimenti non si chiudono? Con i miei soldi? Io pago per tenere in piedi merda in perdita da 30 anni?
Il bene comune?
"Il bene comune" e' spaventoso solo a sentire la frase Mai chiesto nulla allo stato, e' lo stato che mi deruba.
Bisogna smontare tutto, pezzo per pezzo. Un parassita e' parassita a destra e a sinistra.
Visto che non pensi che lo stato prevarica i deboli per favorire i forti perchè mi scrivi che è lo stato che ti deruba?
Ma no, sei solo uno su cui il sottoscritto si inventa le cose.
Addirittura qui vorresti eliminarlo
Capitanvideo ha scritto:
tiffany rayne ha scritto:
Quindi? soluzioni?
Ridurre lo stato ai minimi termini, visto che eliminarlo (per ora) sembra impossibile. Meno stato=meno potere politico
Ovviamente ormai e' come un polipo avvinghiato su una vongola, enorme, con potere assoluto, quasi invincibile.
E' semplicemente un regime che cambia facce ogni tanto.
Forse lo sfascio e il default economico prossimo venturo potrebbe essere l'occasione buona perche il popolino apra gli occhi.
Capitanvideo ha scritto:
ariva ariva ha scritto:
Si. Ma non ne voglio fare un discorso personale, anche perchè già stiamo nella confusione dei ruoli (dovrebbe essere il politico,non il cittadino, ad avere idee e a sbattersi per realizzarle, altrimenti che lo voti a fare?).
Il fatto che anche la semplice critica è, in uno stato normale, una risorsa e un atto politico, mentre in Italia appena ne fai una ti becchi del qualunquista, del disfattista e del moralizzatore.
Appunto, il problema e' che plasmati dall'infanzia (scuola) a ritenere lo Stato (espressione del potere politico) una figura quasi divina, che ti ama e ti rende la vita bella e felice, il cittadino e' convinto che andando a votare si possano cambiare le cose.
Chissà perche' ogni volta ne rimangono delusi, e non vedono l'ora (i meno addormentati, altri non arrivano nemmeno a cambiare idea) di tornare a votare
Non capiscono che non e' una questione di destra o sinistra, di Silvio il tiranno o Bersani il privatizzatore (dei miei coglioni), il problema e' scientifico: non si puo' organizzare (con efficienza) una società enorme dall'alto.
Il sistema tende sempre ad espandersi, a togliere libertà, a creare confusione tra i poteri e a renderti la vita un inferno.
(a proposito, segnalo la mia ultima recensione, "L'inferno di una donna", accorrete numerosi! )
Non credo tu immagini la società futura come la vedo io, ma almeno il punto di partenza e' identico, e' già positivo.
E' che siamo ancora troppo pochi.
Ma Capitanvideo ti ricordi delle cose che scrivi oppure soffri di amnesia?
Tiff, a me sembra che, nel pensiero di Capitanvideo, tutti siamo deboli di fronte allo Stato, inteso come apparato burocratico pervasivo della vita di ognuno. Poveri e ricchi sono accomunati dalle vessazioni che subiscono da parte dello Stato, secondo lui.
"Non ti azzardare. Non con Campanellino!"
Charles Bukowski, Pulp
cinico ha scritto:Tiff, a me sembra che, nel pensiero di Capitanvideo, tutti siamo deboli di fronte allo Stato, inteso come apparato burocratico pervasivo della vita di ognuno. Poveri e ricchi sono accomunati dalle vessazioni che subiscono da parte dello Stato, secondo lui.
Ma non è lo stato in quando tale a essere cattivo e che lo deruba, ma quelli che gestiscono male lo stato. Insomma questa istituzione non porta al male, stesso discorso per la democrazia, ma dipende dall'uso che se ne fa.
tiffany rayne ha scritto:
Frase di Capitanvideo: "Mai chiesto nulla allo stato, e' lo stato che mi deruba."
Visto che non pensi che lo stato prevarica i deboli per favorire i forti perchè mi scrivi che è lo stato che ti deruba?
Ma no, sei solo uno su cui il sottoscritto si inventa le cose.
Ecco, secondo te quella frase in grassetto significa questo?:
"per lui lo stato serve a prevaricare sempre di piu' il debole a favore del forte."
Ti sei letto decine di pagine per trovare qualcosa ma ti e' andata male. Dai, sarà per la prossima volta.
Se ti aiuta, ti spiego cosa vuol dire la frase di cui sopra, anche se e' lapalissiana.
Significa che lavoro da quasi 20 anni, ho pagato un sacco di soldi, e in cambio non ho avuto un cazzo. In pensione, se mai ci andro', ci vado a 70 anni minimo, se ci arrivo (nel frattempo, a 27 anni, ho iniziato a farmi una pensione privata. A 27 anni sapevo già in che mani ero) Ovviamente contributiva. Se mi rapinano, non sono tutelato. Se mi ammalo sono cazzi miei, devo lavorare lo stesso se voglio mangiare. Se vado in ferie, non guadagno. Se fallisco, cazzi miei, altro che CIG. Anzi, se fallisco pago anche le tasse perche' ho fallito.
L'unico modo per costare qualcosa a questo apparato e' prendermi una bella malattia grave e stare mesi in ospedale. Ma ovviamente, nel caso avessi un po di grana da parte o un'assicurazione, andrei in clinica.
Cosa consumo di pubblico? L'asfalto della strada. Tutto il resto lo pago, qualsiasi servizio (di merda) che mi da lo stato.
Per poi vedere cosa? Il prefetto, qui davanti, che quando va in ferie vuole che lascino l'aria condizionata accesa "altrimenti quando rientro ho le pareti dell'ufficio calde"
FACCIO UNA STRAGEEEEEEEEEEEEE
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”
cinico ha scritto:Tiff, a me sembra che, nel pensiero di Capitanvideo, tutti siamo deboli di fronte allo Stato, inteso come apparato burocratico pervasivo della vita di ognuno. Poveri e ricchi sono accomunati dalle vessazioni che subiscono da parte dello Stato, secondo lui.
Ovviamente se sei ricco sfondato e' un po diverso, per esempio sei praticamente immune dalla legge.
Che bellezza.
Raga, ma qualcosa di positivo me la volete trovare? Perche' qui piu' ne parlo e piu' vengono fuori le porcherie.
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”
Capitano sei davvero forte, giri la frittata da campione del mondo. Comunque succede, non sei l'unico in questo paese che viene interpretato male.
Dai finiamola qui che tanto ognuno rimane della sua opinione, però al mio prossimo post su Berlusconi in questo topic non mi ribattere che la democrazia fa schifo.
cinico ha scritto:Tiff, a me sembra che, nel pensiero di Capitanvideo, tutti siamo deboli di fronte allo Stato, inteso come apparato burocratico pervasivo della vita di ognuno. Poveri e ricchi sono accomunati dalle vessazioni che subiscono da parte dello Stato, secondo lui.
Vero... il contrappasso è che i poveri godono di servizi da parte dello Stato, che altrimenti probabilmente non sarebbero in grado di ottenere.
Motivo per cui sono soprattutto i ricchi a definire lo Stato "invasivo"
cinico ha scritto:Tiff, a me sembra che, nel pensiero di Capitanvideo, tutti siamo deboli di fronte allo Stato, inteso come apparato burocratico pervasivo della vita di ognuno. Poveri e ricchi sono accomunati dalle vessazioni che subiscono da parte dello Stato, secondo lui.
Vero... il contrappasso è che i poveri godono di servizi da parte dello Stato, che altrimenti probabilmente non sarebbero in grado di ottenere.
Motivo per cui sono soprattutto i ricchi a definire lo Stato "invasivo"
Capitanvideo ha scritto:
Mai chiesto nulla allo stato, e' lo stato che mi deruba.
Non so dove tu abbia vissuto. A me lo stato, in cambio delle mie tasse, ha dato un istruzione, buona, a costo praticamente nullo; vari ricoveri ospedalieri a costo zero; alcune chiamate a VV.F. e Polizia varie, senza sborsare una lira; l'utilizzo aggratis delle strade; la disponibilità di trasporti pubblici a costo ridotto e mi porta via la rumenta da sotto casa a poco prezzo.
Capitanvideo ha scritto:
Mai chiesto nulla allo stato, e' lo stato che mi deruba.
Non so dove tu abbia vissuto. A me lo stato, in cambio delle mie tasse, ha dato un istruzione, buona, a costo praticamente nullo; vari ricoveri ospedalieri a costo zero; alcune chiamate a VV.F. e Polizia varie, senza sborsare una lira; l'utilizzo aggratis delle strade; la disponibilità di trasporti pubblici a costo ridotto e mi porta via la rumenta da sotto casa a poco prezzo.
Potrebbe fare meglio ma non mi lamento.
Potrebbe fare molto meglio. L'istruzione non e' completamente gratuita, i libri te li paghi, e costano. A Cuba e' gratuita, non qui. Per non parlare dell'università, meglio non infierire.
Potrebbe proteggermi meglio, e nel caso mi rapinassero, visto che sei incapace di garantirmi la sicurezza, potrebbero detassarmi finche' non mi rifaccio del danno. Invece pisciano sul mio cadavere.
Potrebbero fare in modo che non sia solo io a pagare il bus fatiscente, in mezzo a altri 10 che non pagano nulla (basta mettere dei tornelli quando si sale)
Potrebbero evitare di togliermi il bidone dell'immondizia da un giorno all'altro, senza dirmi nulla, perche' qualche deficiente in provincia ha deciso di punto in bianco di fare la raccolta differenziata ma senza mettere i bidoni per la raccolta, ovviamente. Ora vado in giro in auto per la città alla ricerca di bidoni, visto che davanti a casa sono spariti, e vai con l'inquinamento.
Ecco, questi servizi scadenti non possono costarmi 7-8 mesi della mia vita lavorativa. E' follia, e' un furto, lo ribadisco.
Poi ognuno ha le sue pretese. Tu ti accontenti e sicuramente vivi piu' sereno di me.
P.S. Per la sanità, invece, pago volentieri, anche avessi la fortuna di non usarla mai.
E' una bellissima conquista e sono felice sia per tutti.
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"