[O.T.] Crisi economica

Scatta il fluido erotico...

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dboon
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2671 Messaggio da dboon »

grafico simile a quello itaGliano
dagli anni 80 e' partita la voragine

:roll:
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zio
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2672 Messaggio da zio »

si però rimaniamo sul grafico, perchè dice tantissime cose.
per esempio spiega benissimo perchè c'è una stretta sulle modalità d'uso di internet.
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Capitanvideo
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2673 Messaggio da Capitanvideo »

Il contatore del debito pubblico italiano. Ultimamente e' in (leggerissimo) calo:

http://brunoleoni.it/debito.htm

Immagine
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Husker_Du
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2674 Messaggio da Husker_Du »

La spesa pubblica italiana: per il 37.85% e' per la Previdenza e le Integrazioni Salariali (pensioni e welfare), il 13.4% per la Sanità e il 13.7% per l’Amministrazione Generale, l'istruzione vale per 7.6%. Le altre voci sono di scarso peso.

Ora, se non aumenti le tasse, devi tagliare. Domanda: dove tagli?
Tagliare le pensioni in qualche modo e' indispensabile.
Notiamo un 14% di spesa per amministrazione generale (quindi ministeri, dipendenti pubblici etc. etc.). Qui c'e' una grande possibilita' di taglio.
Invece di sentire le minchiate di bossi che vorrebbe spostare i ministeri da Roma a Milano, tagliare l'apparato pubblico ormai e' una necessita'.
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zio
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2675 Messaggio da zio »

chi ci prova è perduto.
come per gli ordini, parte un giro di twitterate e gli avvocati di pdl e opposizione bloccano tutto in due secondi.
l'italia è irriformabile.
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Husker_Du
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2676 Messaggio da Husker_Du »

Non e' vero.

Basterebbe pure poco.

Supponi di tenere fissi per 3-4 anni i salari pubblici (nominali). Avresti un risparmio notevolissimo.

Pensi davvero che i giudici potrebbero impedire una cosa del genere una volta scritta ed approvata in una manovra finanziaria?

Impossibile.
Il problema e' che nessun politico vorrebbe farlo in quanto difficilmente verrebbe rieletto.
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Blif
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2677 Messaggio da Blif »

Husker_Du ha scritto:Non e' vero.

Basterebbe pure poco.

Supponi di tenere fissi per 3-4 anni i salari pubblici (nominali). Avresti un risparmio notevolissimo.

Pensi davvero che i giudici potrebbero impedire una cosa del genere una volta scritta ed approvata in una manovra finanziaria?

Impossibile.
Il problema e' che nessun politico vorrebbe farlo in quanto difficilmente verrebbe rieletto.
Forse vi è sfuggito che è già stato fatto: i salari pubblici sono fermi da gennaio, per i prossimi quattro anni.
O meglio, sono fermi gli scatti di anzianità. Con l'aria che tira, è difficile che ci siano rinnovi contrattuali, là dove ci sono contratti.
Con la riduzione delle deduzioni e detrazioni fiscali, a partire da luglio è probabile che i salari calino.
Ille ego, Blif, ductus Minervæ sorte sacerdos (ბლუფ)

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Re: [O.T.] Crisi economica

#2678 Messaggio da Husker_Du »

Blif ha scritto:
Husker_Du ha scritto:Non e' vero.

Basterebbe pure poco.

Supponi di tenere fissi per 3-4 anni i salari pubblici (nominali). Avresti un risparmio notevolissimo.

Pensi davvero che i giudici potrebbero impedire una cosa del genere una volta scritta ed approvata in una manovra finanziaria?

Impossibile.
Il problema e' che nessun politico vorrebbe farlo in quanto difficilmente verrebbe rieletto.
Forse vi è sfuggito che è già stato fatto: i salari pubblici sono fermi da gennaio, per i prossimi quattro anni.
O meglio, sono fermi gli scatti di anzianità. Con l'aria che tira, è difficile che ci siano rinnovi contrattuali, là dove ci sono contratti.
Con la riduzione delle deduzioni e detrazioni fiscali, a partire da luglio è probabile che i salari calino.
Hai ragione Bilf, la cosa e' stata fatta con la manovra dell'anno scorso.

Tuttavia e' anche vero che i salari pubblici in italia crescevano a tassi piu' elevati di quelli privati per cui il congelamento puo' essere accettato in modo migliore dalle parti.

Cio' che deve calare e' il salario reale, con il congelamento questo avverra' senza dubbio.

Diciamo che in paese piu' sviluppato dove i salari pubblici sono di solito inferiori (in media) a quelli privati, un congelamento dei salari risulta maggiormente un problema a fini elettorali.

Comunque, si possono tagliare risorse improduttive e migliorare la produttivita' del settore pubblico senza che la magistratura renda il tutto impossibile.
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dboon
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2679 Messaggio da dboon »

quando sento dire che le banche
aiuteranno la Grecia
mi vengono i brividi

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 95153.html

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Capitanvideo
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2680 Messaggio da Capitanvideo »

dboon ha scritto:quando sento dire che le banche
aiuteranno la Grecia
mi vengono i brividi

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 95153.html

:roll:
Il cancro non si cura con l'aspirina, ma con l'asportazione. Ma ormai e' una metastasi...

I DEBITI PUBBLICI SONO IRREDIMIBILI

DI MATTEO CORSINI

“Una delle cause della crisi finanziaria che sta lacerando l’Europa è un’idea sbagliata. E’ l’idea che, per indurre i Paesi dell’area euro a tenere i conti in ordine, sia utile ricorrere alla disciplina imposta dai mercati finanziari. Se uno Stato non fosse costretto a cercare di preservare la fiducia dei mercati, si dice, i suoi incentivi sarebbero distorti e il cosiddetto “azzardo morale” lo indurrebbe ad accumulare debiti eccessivi. Questa idea, che è certamente valida per le istituzioni private, non può applicarsi ai paesi dell’euro… In una settimana il costo marginale del debito pubblico è salito di circa un punto percentuale. Ancora un paio di settimane così, e l’Italia è fuori dal mercato… Solo perché i mercati hanno perso di colpo la fiducia.” (G. Tabellini)

Guido Tabellini, economista, è rettore dell’università Bocconi. Per arrivare ad argomentare a favore di una maggiore integrazione europea tramite l’evoluzione verso un’unione delle politiche fiscali, Tabellini parte dal presupposto che certe cose, a suo dire, vanno bene per i debitori privati, ma non per quelli pubblici.

Non mi soffermerò sull’idea di procedere all’unione fiscale europea, argomento abbastanza in voga e di cui mi sono occupato anche di recente.

Vorrei, invece, esprimere alcune considerazioni sul punto di partenza di Tabellini.

A mio parere, è del tutto normale che sul mercato siano messi sotto pressione i titoli emessi da Stati che hanno nel tempo accumulato un ingente debito pubblico. Credo che fosse anomalo il periodo in cui i debiti dei paesi aderenti all’euro erano trattati più o meno tutti allo stesso modo, con differenziali di rendimento di pochi centesimi tra i peggiori e i migliori (o i meno peggio, a seconda dei punti di vista).

A quell’epoca, tuttavia, nessuno aveva alcunché da ridire, mentre ora si scagliano anatemi contro gli speculatori, rei di fare avvitare la situazione, perché le loro massicce vendite (allo scoperto) comportano la lievitazione del costo marginale del debito, con il serio rischio di renderlo insostenibile in un breve lasso di tempo.

Per Tabellini questo va bene se il debitore è privato, mentre non va bene se il debitore è pubblico. In altre parole, per un debitore privato è doveroso cercare di mantenere la fiducia del mercato (e, quindi di chi deve rifinanziare il debito), mentre non dovrebbe esserlo per uno Stato. Una posizione che mi pare del tutto arbitraria e illogica.

Il debito è debito a prescindere dal contraente, e chiunque contrae un debito deve sapere che può fare a meno della fiducia dei creditori (attuali o potenziali) solo se non ha la necessità di chiedere altri soldi o di rinnovare il debito in essere quando giunge a scadenza.

I debiti pubblici sono, di fatto, irredimibili, perché neppure gli Stati ritenuti più virtuosi sarebbero in grado di rimborsarli per intero, senza prima aver smantellato l’apparato statale stesso (evento ritenuto dai più catastrofico e, al contrario, auspicabile per un libertario). Siccome nessuno Stato ha la tendenza a ridurre le proprie dimensioni (semmai il contrario), ne consegue che la fiducia del mercato è fondamentale. Ed è a mio parere di fondamentale importanza che gli incentivi contro l’azzardo morale non vengano completamente rimossi. Più o meno l’esatto contrario di quello che stanno facendo, seppur in modo ondivago, le istituzioni europee (per la probabile soddisfazione di Tabellini).

Può capitare di non riuscire più a finanziarsi perché “i mercati hanno perso di colpo la fiducia”, e meno male che è così. O vogliamo rendere coercitiva anche quella?
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2681 Messaggio da Capitanvideo »

Debito o default: una falsa alternativa

È tempo che il governo federale impari a vivere entro i limiti dei propri mezzi

di Emily C. Skarbek

Mentre la Casa Bianca e la Camera dei Rappresentanti non riescono a trovare un accordo per la soluzione della crisi del debito pubblico, i membri dell’amministrazione stanno gettando benzina sul fuoco, dichiarando che Washington può scegliere tra due sole alternative: aumentare il limite massimo di indebitamento del paese (stabilito per legge) al di sopra degli attuali 14.300 miliardi di dollari o fare i conti con un catastrofico default degli Stati Uniti. Se dovesse verificarsi questa seconda eventualità, ammonisce l’amministrazione Obama, il governo federale non sarà in grado di pagare i propri debiti e dovrà smettere di effettuare i più svariati pagamenti.

L’alternativa, tuttavia, è falsa, giacché esiste una terza opzione: Washington può tagliare la spesa.

Nelle situazioni difficili una persona responsabile tira la cinghia. Durante la recessione, ad esempio, gli americani hanno ridotto le proprie spese in modo significativo, aumentando al contempo il risparmio. Secondo l’ufficio federale del censimento, il risparmio personale, espresso come percentuale del reddito disponibile, durante la crisi è più che raddoppiato, passando dall‘1,7 per cento del 2007 al 4,3 per cento del 2009.

Nello stesso periodo il governo federale ha fatto esattamente l’opposto: ha aumentato il proprio indebitamento. La Casa Bianca vorrebbe che il Congresso autorizzasse un livello d’indebitamento ancora superiore, ammonendo che, qualora il tetto non venisse aumentato di qui al 2 agosto, gli Stati Uniti saranno costretti a dichiarare di essere inadempienti (default) nei confronti dei propri obblighi debitori e vedranno ridurre il rating del proprio credito, con la conseguenza che in futuro ottenere prestiti sarebbe decisamente più costoso.

Questa è propaganda, non sono fatti. La realtà è questa: se il tetto all’indebitamento non verrà aumentato, per adempiere ai propri obblighi il Tesoro dovrà ridurre la spesa in altri settori. Il governo federale non si fermerebbe: semplicemente determinati servizi verrebbero ridotti o interrotti. Ma il Tesoro continuerebbe a incassare circa 175 miliardi di dollari al mese, sufficienti a soddisfare le necessità più urgenti e a pagare gli interessi correnti sul debito pubblico.

Il Congresso, peraltro, può cercare di portare il bilancio in pareggio vendendo beni pubblici. Ad esempio, oggi il governo federale possiede oltre 260 milioni di ettari di terreni, vale a dire circa un terzo della superficie del paese. Mentre parte di questi terreni sono monumenti naturali, nel demanio pubblico vi sono anche milioni di ettari aventi un notevole potenziale commerciale, ad esempio per l’esplorazione di depositi di petrolio o gas naturale. Questi terreni potrebbero – e dovrebbero – essere venduti.

La vendita di terreni federali comporterebbe inoltre numerose riduzioni di spesa. Il bilancio dell’ente responsabile, ossia il Dipartimento dell’Interno, ad esempio, potrebbe venire ridotto, eliminando svariati uffici superflui e risparmiando quasi 11 miliardi di dollari all’anno.

Altre funzioni pubbliche, come Amtrak (la società ferroviaria sostenuta dal governo), il servizio postale e il controllo del traffico aereo potrebbero essere gestiti da soggetti diversi dal governo federale, facendo risparmiare ai contribuenti altri miliardi di dollari.

In ultima analisi, i nostri governanti hanno il dovere di trovare il modo di portare in pareggio il bilancio federale. In caso contrario la “soluzione” consisterà semplicemente nel caricare i contribuenti di altri debiti.

Il costo dell’indebitamento nazionale è impressionante. Secondo il calcolatore che è presente sul sito MyGovCost.org, un laureato trentacinquenne avente un reddito annuo di 44 mila dollari (vale a dire il reddito medio per un laureato di quell’età) dovrà versare, nel corso della sua esistenza, oltre 61 mila dollari in imposte solo per finanziare il pagamento del debito. E oggi la Casa Bianca vuole che il Congresso approvi un indebitamento ancora superiore.

La crisi del debito è importante per i cittadini perché tocca una corda profondamente radicata nella cultura americana, la quale vuole che i bilanci siano in pareggio. In effetti la costituzione della maggior parte degli stati dell’Unione contiene norme che impongono il pareggio di bilancio. Di conseguenza quest’anno i loro governi sono stati obbligati a fare scelte anche dolorose al fine di portare il bilancio in pareggio. Washington potrebbe seguirne l’esempio.

È tempo che il governo federale impari a vivere entro i limiti dei propri mezzi, riducendo l’entità e l’ambito d’azione del governo stesso. Le promesse che i politici faranno nei prossimi giorni non saranno credibili in assenza di una norma che li obblighi a rispettarle. Forse l’unico modo per realizzare lo scopo sarà un emendamento della Costituzione che imponga il pareggio di bilancio.

Emily C. Skarbek è Research Fellow e Direttore di MyGovCost.org presso lo Independent Institute e Assistente di Economia presso la San José State University.
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2682 Messaggio da dboon »

mega prestito
di 170 miliardi

:o
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2683 Messaggio da dboon »

sul giornale di oggi
109 miliardi

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Re: [O.T.] Crisi economica

#2684 Messaggio da Capitanvideo »

Usa, default più vicino. Ora repubblicani
e democratici lavorano a due piani diversi

NEW YORK – Tramonta il sogno del “grande accordo” promesso da Barack Obama per salvare l’economia americana dal default, con pensioni e stipendi statali a rischio. Non c’è margine per un accordo di ampio respiro tra democratici (che controllano il Senato) e repubblicani (in maggioranza alla Camera). Si discute ora su due piani diversi e distinti, che potrebbero sistemare i conti per un anno o due. I due rami del parlamento devono trovare il denominatore comune tra i due progetti, entro il 2 agosto (poi il Tesoro non potrà più rilasciare bond aprendo nuovi debiti).

Il piano di Harry Reid, capo dei democratici al Senato, prevede tagli per 2.400 miliardi di dollari, che non andrebbero a influire troppo – a suoi dire – sul welfare cui tiene l’ala più a sinistra del partito, né innalzerebbe le tasse, per non scontentare i repubblicani. Potrebbe essere la soluzione con più chances di passare, calmando gli americani e gli investitori internazionali per un paio d’anni.

Il leader dei repubblicani alla Camera, John Boehner, ha proposto invece un progetto in due fasi. Dapprima sono previsti tagli per 1.000-1.200 miliardi, per “sopravvivere” fino fine dell’anno. Altre riduzioni di spesa sarebbero messi a punto – nel 2012, cioè durante la campagna elettorale per il nuovo presidente – da una commissione legislativa che userà le forbici e magari rivedrà anche i balzelli.

Il piano dello “speaker” Boehner, non piace alla Casa Bianca. William Daley, il capo di gabinetto del presidente, ha messo in chiaro che piani “tampone”, cioé di breve termine, verranno fermati dal veto che Obama può opporre alle legislazioni che non apprezza. Parlando alla trasmissione Meet the Press della Nbc, Daley ha sottolineato che i mercati non hanno intenzione di tollerare un nuovo dibattito sul debito, specie in un anno elettorale come il 2012.

Proprio questa settimana potrebbero arrivare i giudizi delle agenzie di rating, e potrebbero essere impietosi. Lunedì, intanto, è arrivato un nuovo appello del Fondo Monetario Internazionale, ora guidato da Christine Lagarde: “Il debito su una traiettoria sostenibile è essenziale per la stabilità dell’economia americana – hanno scritto gli economisti dell’Fmi – è urgente aumentare il tetto del debito e raggiungere un accordo su un ampio piano di risanamento dei conti di medio termine .

Un eventuale accordo saltato colpirebbe pure la vita privata dell’inquilino della Casa Bianca: nel caso peggiore Barack Obama rinuncerà al party a Chicago per festeggiare i cinquant’anni: la scadenza per conciliare i due piani è per il 2 agosto, il 3 ci sarebbe la festa, il 4 il compleanno vero e proprio. A Chicago è prevista un raccolta fondi per la prossima campagna elettorale, con concerto, cena, e biglietti dai 50 ai 35.800 dollari.
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2685 Messaggio da JimmyilFenomeno »

Gli USA possono stamparsi moneta da soli, mi pare...

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