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quindi esistono gli eco ansiosi che si deprimono ma non quelli che negano. OkSoTTO di nove ha scritto: ↑30/04/2025, 10:32Non è che sei te che hai una idea e pretendi che sia giusta?GeishaBalls ha scritto: ↑30/04/2025, 3:06Devi conoscere molte cose, ad esempio qualche nozione di base di psicologia. Oppure devi concscere come digitare “negare un problema” su google. In prima pagina troviSoTTO di nove ha scritto: ↑29/04/2025, 18:17Devo ancora conoscerlo quello che non vuol sentire parlare di cambiamento climatico perchè gli mette ansia.
Vedo tutt'al più ansia in chi ne vuol parlare.
P.s. Se l'uomo si estinguerà per colpa della Co2 ci sarà da fargli un applauso. Ci sono rischi enormemente maggiori che succeda per cose ben più impattanti.
“Cos'è la negazione?
La negazione, proposta da Anna Freud, è un meccanismo di difesa in cui l'individuo rifiuta di accettare la realtà, bloccando la consapevolezza degli eventi esterni. Quando una situazione diventa difficile da gestire, la persona può negare la sua esistenza o evitare di percepirla, rifiutando così di confrontarsi con essa.“
So benissimo che una persona può ragionare come lo spieghi te se c'è un pericolo. Ma non al riguardo del cambiamento climatico. è troppo fumoso come pericolo per creare ansia a tal punto dal negarlo.
Chi ne ha ansia in questo caso sono esclusivamente quelli che ne parlano. e magari tra quelle fila si annida anche il caso estremo che lo rimuove.
Ma a quello che viene additato come negazionista non gliele sbatte la minchia nemmeno per un secondo del cambiamento climatico. Poteva avere un senso su una cosa come il covid dove sicuramente esisteva quel tipo di negazionista ma qui stiamo parlando di un problema che non ricade direttamente sull'individuo da portarlo a negarlo per ansia.
Te invece continui a sostenere che uno che non ne parla ne sia in realtà spaventato a tal punto da negarlo. Ma mi faccia il piacere.
Non solo vuoi convincere gli altri che il CC sia un problema ma pretendi pure di trasformare i negazionisti in eco ansiosi.
Questa invece la risposta al perchè esistono gli eco ansiosi.Non è corretto affermare che chi nega il cambiamento climatico lo fa per paura. Il negazionismo climatico è un fenomeno complesso, alimentato da una serie di fattori, tra cui interessi economici, ideologie preconcettate e pregiudizi personali. La paura può essere un fattore che contribuisce alla resistenza al cambiamento, ma non è l'unico né il più influente.
Ecco alcuni punti chiave da considerare:
Interessi economici:
L'industria dei combustibili fossili ha un forte interesse a negare o minimizzare il cambiamento climatico, poiché il passaggio a fonti di energia rinnovabili potrebbe minare i loro profitti.
Bias e pregiudizi:
Alcuni individui possono essere portati a negare il cambiamento climatico a causa di pregiudizi politici, ideologici o religiosi.
Denialismo:
Il negazionismo può essere una forma di resistenza al cambiamento, alimentata da una mancanza di consapevolezza o da un rifiuto di accettare la realtà del problema.
Spreading fake news:
I negazionisti climatici spesso diffondono informazioni false o fuorvianti per sostenere la loro posizione.
Influenza dei mass media:
In alcuni paesi, la copertura dei media può essere sproporzionata a favore della comunità che nega il cambiamento climatico, contribuendo a diffondere la disinformazione.
Paura e ansia da cambiamenti climatici:
È vero che alcune persone possono provare ansia o paura per i potenziali effetti del cambiamento climatico, ma questo non è un motivo per negare il problema.
In sintesi, il negazionismo climatico è un fenomeno complesso che va oltre la semplice paura. È alimentato da una serie di fattori, tra cui interessi economici, ideologie e pregiudizi personali. Sebbene la paura possa essere un fattore che contribuisce alla resistenza al cambiamento, non è l'unico né il più influente.
Quindi si, chi ci sfracassa le palle sul CC spesso è un eco ansioso. Chi lo nega lo fa prima di tutto perchè non ci crede (o ha interesse a negarlo), altro che rimuoverlo per la sua ansia.L'eco-ansia, una forma di ansia legata alla consapevolezza dei cambiamenti climatici e dei problemi ambientali, esiste perché la crisi ecologica e il degrado ambientale sono fonti di stress e ansia. L'eccessiva esposizione a notizie e informazioni sugli eventi ambientali può causare una sensazione di impotenza e smarrimento, mentre la consapevolezza del futuro incerto può alimentare un senso di paura e preoccupazione.
Ecco alcuni motivi specifici per cui le persone possono sviluppare l'eco-ansia:
Preoccupazione per il futuro:
La percezione di un futuro minacciato dai cambiamenti climatici e dai disastri ambientali può generare un forte senso di ansia e paura.
Sensazione di impotenza:
La consapevolezza che i cambiamenti climatici sono un problema complesso e difficile da risolvere può portare a una sensazione di impotenza e disperazione.
Impatto diretto o indiretto:
L'esposizione diretta a disastri naturali o all'inquinamento, ma anche la consapevolezza delle conseguenze globali, può innescare l'eco-ansia.
Delusione per le soluzioni:
La delusione per la lentezza delle azioni e delle tecnologie che dovrebbero mitigare i cambiamenti climatici può alimentare l'ansia.
Educazione e consapevolezza:
Un'educazione ambientale più forte e una maggiore consapevolezza dei problemi ambientali possono aumentare la sensibilità e la percezione dei rischi.
Vulnerabilità:
Alcune popolazioni, come quelle indigene o quelle che vivono in aree particolarmente colpite, possono essere più vulnerabili all'eco-ansia.
Cazzo, dice quello che ho sempre sostenuto io. Abbandonare queste soluzioni ineffcaci e puntare sullo sviluppo tecnologico.
Le politiche per raggiungere la neutralità carbonica e abbandonare i combustibili fossili «sono destinate al fallimento». Se a pronunciare questa frase fosse stato un politico conservatore, probabilmente la notizia non sarebbe finita sulle pagine dei giornali. Ma se a pronunciarla, come è accaduto, è Tony Blair, ex primo ministro laburista, allora è tutta un’altra storia. In un rapporto pubblicato dal suo Tony Blair Institute for Global Change – e intitolato The Climate Paradox: Why We Need to Reset Action on Climate Change – l’ex premier britannico rompe il fronte progressista e critica le politiche energetiche e di contrasto ai cambiamenti climatici. L’istituto fondato da Tony Blair, in realtà, riconosce eccome l’esistenza del riscaldamento globale e la necessità di arrestarne l’avanzata, ma si mostra anche molto scettico sulle politiche di mitigazione messe in campo dai governi, compreso quello britannico, definite «irrazionali».
Blair boccia le politiche verdi
Nei Paesi avanzati, si legge nel documento, «gli elettori si sentono chiamati a fare sacrifici finanziari e cambiamenti nel proprio stile di vita, sapendo che l’impatto sulle emissioni globali è minimo». La verità, scrive Blair, è che la domanda di combustibili fossili continuerà a crescere, trainata dall’aumento del traffico aereo, dall’urbanizzazione e dai consumi dell’intelligenza artificiale. Secondo l’ex premier, bisogna fare i conti con questi «fatti scomodi». E la soluzione, più che nelle rinnovabili o nel risparmio energetico, va cercata nell’innovazione tecnologica. Un esempio? La cattura e lo stoccaggio di anidride carbonica, verso la quale a suo parere andrebbero indirizzati più finanziamenti, anche se in realtà si tratta di una tecnologia ad oggi molto acerba e che divide la stessa comunità scientifica, incerta sul fatto che possa davvero giocare un ruolo nella lotta ai cambiamenti climatici.