MauroG ha scritto:
Silente ha scritto:E perché sarebbe addirittura "Ignobile" suicidarsi? Chi l'ha detto che il fine ultimo della vita debba essere l'autoconservazione a tutti i costi?
Se una persona vive male la propria condizione, al punto da sentirla senza speranza, glie ne si può fare una colpa se, concordemente a ciò che sente, sceglie di porre fine a quella vana attesa di un miglioramento che potrebbe non avvenire mai?
Io credo che di fronte al suicidio l'unico atteggiamento sensato sia il rispetto.
Rispetto per il dolore che quella persona ha provato, per arrivare a compiere la sua scelta.
Rispetto per quella solitudine così estrema da non aver avuto cui abbracciarsi che la morte.
Come non è l'autoconservazione il fine ultimo della vita, non lo è l'autodistruzione di se stessi, se una persona vive male la propria condizione ha tante strade che può percorrere ed il suicidio non mi sembra proprio la migliore, la privazione della vita, è per me è inconcepibile, per me nessuno ha il diritto di togliere la vita nè ad un altro essere umano nè a se stesso.
Lo stesso suicidio è la privazione a se stessi di qualsiasi altra esperienza che il mondo, pur desolante in cui viviamo, può offrirti, è il privare te stesso agli altri, a tutti coloro che si sbattono anche un poco per te, a tutti coloro che ti vogliono bene o che hanno fatto dei sacrifici per te.
Non potrei essere più in disaccordo.
Io, per esempio, non devo niente a nessuno. La mia esistenza, la mia salute, le mie memorie e la mia morale mi appartengono, sono mie, nessuno potrà mai obbligarmi a farne qualcosa di diverso da ciò che voglio senza rischiare, come minimo, una reazione violenta.
Parlando degli altri tu allontani la questione, che è di tipo personale, non sociale.
Tu togli all'individuo il diritto, naturale, di disporre di sé, incatenandolo in relazioni sociali alle quali lui dovrebbe qualcosa.
Ma, per me, non è così.
Siamo tutti liberi, non vincolati.
Tu dici: "a tutti coloro che si sbattono anche un poco per te, a tutti coloro che ti vogliono bene o che hanno fatto dei sacrifici per te."
Ma è spaventoso!
Vorrebbe dire che, siccome una futura mamma e un futuro padre fornicarono senza usare precauzioni tanto tempo fa, il nascituro avrebbe contratto un debito come minimo esistente finché loro saranno in vita...
Morti loro, probabilmente la persona dovrebbe aspettare che muoiano pure zii, cugini, parenti e qualche amico per poter disporre di sé, giacché tutti questi, in un modo o nell'altro, avranno fatto qualcosa per lui.
Ma siamo tutti soli, e Donne si sbagliava.
Di fronte alla malattia, di fronte alla disgrazia, di fronte alla pena, è limitato il conforto che gli altri possono darti, quando presenti.
E quando, per qualche ragione, la persona si isola... Gli altri possono arrivare ad avere la stessa rilevanza delle ombre sulla caverna.
La differenza tra il tuo ragionare e il mio, me ne accorgo, non viene soltanto dall'essere su posizioni diametralmente opposte, ma anche dal tuo giudicare il loro gesto, mentre io mi limito a cercare di comprendere.
Una lettura che ritengo potresti trovare interessante sono i libri dello psichiatra Moody, nei quali raccoglie (nel primo libro) la testimonianza di persone dichiarate morte e poi tornate alla vita, che, tutte, hanno avuto la stessa esperienza di "Pre-morte", e nei successivi invece convoglia alle sue personali ricerche quelle di altri studiosi dell'argomento, affrontando via via la tematica.
Potrebbe sorprenderti scoprire che le persone che tentarono il suicidio non ebbero significative differenze nella loro esperienza di premorte, rispetto a coloro che ebbero la stessa esperienza per cause non dipendenti da loro, come la guerra, l'infarto, l'incidente automobilistico e così via.
E se non le giudicò l'Essere di luce che loro incontrarono, chi siamo noi per farlo al suo posto?