( O.T. politica usa ) tea party

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balkan wolf
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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#16 Messaggio da balkan wolf »

sulla 2 ti prendevo per il culo

sulla 1 perdonami ma dato che il topic è sul tea party vedi tu

quanto all'autogoal non volevo assolutamente darti dell'ignorante figuriamoci anzi anche qui hai risposto con cognizione di causa ... ma dell'ideologizzato sicuramente si ( ad esempio affermi che proclamarsi cristiano è negativo )

ovviamente non c'è nulla di male ad avere una precisa visione del mondo basta esserne saperlo

"credo che la visione tradizionale sia la miglore in assoluto per semplice fatto che è la mia"

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Drogato_ di_porno
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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#17 Messaggio da Drogato_ di_porno »

secondo me Obama non avrebbe mai vinto le elezioni se non fosse scoppiata la più grave crisi economica dal 1929 ad oggi. per portare un black alla white house occorreva un evento epocale, in condizioni normali non sarebbe mai successo. quando ha vinto le elezioni nel 2008 si era in pieno panico incontrollato coi colossi che fallivano a ripetizione (le borse perdevano il 10% al giorno)
“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
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balkan wolf
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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#18 Messaggio da balkan wolf »

secondo me dopo 8 anni di giorgino bush vinceva pure nonna papera per i democratici

ma poi quella del negro è la banza del secolo dai ... è un mulatto superlusso

il latino alla presidenza quello si che sarebbe satato tosto

cmq. come dico sempre quando ci sarà un presidente POVERO gli yankee potranno parlare ... l'itaglietta del cazzo ha visto per 7 volte un piccolissimo borghese presidente del consiglio in usa è sempre e solo un affare tra milionari
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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#19 Messaggio da Capitanvideo »

Drogato_ di_porno ha scritto:secondo me Obama non avrebbe mai vinto le elezioni se non fosse scoppiata la più grave crisi economica dal 1929 ad oggi. per portare un black alla white house occorreva un evento epocale, in condizioni normali non sarebbe mai successo. quando ha vinto le elezioni nel 2008 si era in pieno panico incontrollato coi colossi che fallivano a ripetizione (le borse perdevano il 10% al giorno)
Barak farebbe bene a guardare questo prima di andare a letto, invece di Shaft:

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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#20 Messaggio da Pasko »

In USA le elezioni sono pilotate dalle lobby (soprattutto quella delle armi). Vince chi sta bene a loro (e invia militari in giro per il mondo). Tea party, repubblicani, democratici... tutta la stessa fottuta pasta.
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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#21 Messaggio da super_super »

Pasko ha scritto:In USA le elezioni sono pilotate dalle lobby (soprattutto quella delle armi). Vince chi sta bene a loro (e invia militari in giro per il mondo). Tea party, repubblicani, democratici... tutta la stessa fottuta pasta.
quoto cmq grande disprezzo in generale per i movimenti conservatori da parte mia

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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#22 Messaggio da zio »

sinceramente mi pare che dire che vincono le lobby è talmente ovvio che non serve a niente dirlo.
piuttosto è gustoso registrare la nostra stampa che avendo preso per il culo bush per le scelte sia in politica interna che estera, per le guerre, per gli interessi ed altro, ed avendo osannato Obama per la novità, etc., oggi davanti ad una sostanziale invariante del nuovo governo usa rispetto al precedente, glissa.
per esempio sapete quanti bombardamenti ha autorizzato obama in pakistan? in un anno due di più di bush.
ma si sa, le bombe intelligenti di bush uccidevano i civili, quelle di obama per la stampa italiana colpiscono i cattivi.
come al solito siamo talmente ideologizzati da risultare sostanzialmente dei dilettanti.
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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#23 Messaggio da balkan wolf »

c'è anche walt disney contro obama!


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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#24 Messaggio da Husker_Du »

balkan wolf ha scritto: sulla 1 perdonami ma dato che il topic è sul tea party vedi tu
Ovvio, si parla dei rappresentanti del tea party e io dico che molti sono ignoranti ideologizzati. Si fosse parlato dei neri d'america che dicono: "Obama e' il miglior presidente del mondo perche' e' nero e lo mettera' al culo della razza bianca dominante", avrei detto che sono ignoranti ideologizzati. Ma in quel caso dubito che te la saresti presa. :)
balkan wolf ha scritto: quanto all'autogoal non volevo assolutamente darti dell'ignorante figuriamoci anzi anche qui hai risposto con cognizione di causa ... ma dell'ideologizzato sicuramente si ( ad esempio affermi che proclamarsi cristiano è negativo )
Attenzione, questi non si sono proclamati semplici cristiani (e non c'e' nulla di male nel farlo), ma "born-again Christian", che e' una sorta di evangelismo integralista. Personalmento non sopporto i fondamentalismi religiosi e quindi si, ritengo che proclamarsi un fondamentalista del vangelo e' qualcosa di sicuramente negativo.
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Helmut
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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#25 Messaggio da Helmut »

Posto un articolo tratto dal mensile "Lotta comunista" del Settembre 2010.

E' lungo, ma vale la pena di leggerlo. Sottolineate le sezioni nelle quali si analizza la debolezza elettorale di Obamba (cpy BW) e del Partito Democratico.


II voto del cuore industriale
Da anni negli Stati Uniti è in corso un dibattito sul deteriora­mento delle condizioni di vita del­la cosiddetta "middle class", delle sue possibili cause e dei suoi rifles­si nella sfera politica.
La definizione di "middle class" non è scientifica, perché si basa solo sul livello di reddito e non sulle relazioni di classe. Nella ter­minologia sociologica americana comprende, oltre alla maggioranza dei salariati, anche la piccola bor­ghesia artigianale, commerciale e agricola. Poiché negli USA la for­ma di lavoro salariato è preponde­rante e il lavoro indipendente ri­guarda solo il 7% del totale degli occupati, a grandi linee l'espres­sione "middle class" finisce con l'indicare la grande maggioranza del lavoro salariato.

II voto della "middle class"
Ross Douthat e Reihan Salam, nel libro "Grand New Party: come i repubblicani possono conquistare la classe operaia e salvare il sogno americano", scrivono che dagli an­ni '70 la classe operaia americana bianca ha abbandonato il Partito democratico; ma il Partito repub­blicano non l'ha conquistata. Da­vid Callahan, in "Fortunes of change: the rise of the liberal rích and the remaking of America", de­scrive come i «professional super­istruiti», gli imprenditori dell'indu­stria dei media, i banchieri d'inve­stimento, le élite super-ricche sono diventati i principali finanziatori del Partito democratico.
All'interno delle grandi compo­nenti dell'elettorato americano ne­gli ultimi quattro decenni sono av­venuti due processi simmetrici: una parte dei salariati bianchi, an­che se con forti oscillazioni, è pas­sata dal Partito democratico a quello repubblicano; gli strati so­ciali di reddito superiore hanno seguito il percorso opposto. Que­sti spostamenti hanno una dimen­sione regionale.

La "middle class" dell’"heartland"
Più che di crisi della "middle class" occorrerebbe parlare di crisi della "middle class" dell'heartland, il "cuore" degli USA, Da decenni gli Stati motore dell'industrializza­zione americana dal 1850 al 1970 attraversano una profonda crisi.
Dalla crisi petrolifera del 1973 gli Stati dell'heartland che gravita­no sui Grandi Laghi - Pennsylva­nia, Ohio, Michigan, Indiana, Illi­nois, Wisconsin, West Virginia, Kentucky, Tennessee, Missouri e Kansas - sono entrati in un dolo­roso processo economico: l'indu­stria chimica pesante, la siderurgi­ca, la metallurgica, la metalmecca­nica e la mineraria sono state ridi­mensionate senza che i posti di la­voro persi siano stati sostituiti con lo sviluppo di altri settori con un livello salariale corrispondente. Nei distretti industriali dell'heartland alla prosperità industriale è suben­trata la desolazione e il declino. Ciò riguarda una regione di circa 80 milioni di persone, pari alla po­polazione della Germania e a un quarto di quella americana.
Se questa regione è in profon­da crisi, altre sono in espansione. E la legge dello sviluppo ineguale che agisce all'interno degli Stati Uniti. Emblematica è Detroit. La crisi di General Motors, Ford e Chrysler non ha significato la fi­ne dell'industria automobilistica statunitense, perché al di fuori del Michigan le compagnie auto­mobilistiche giapponesi, coreane ed europee hanno aperto impian­ti e assunto operai.
Nel capitalismo le stratificazioni delle classi sociali non sono rigide: ogni posizione conquistata è sempre mi­nacciata dallo sviluppo di nuovi settori, di nuove regioni, di nuovi paesi e, se nuove leve di salariati accedono a livelli di consumo e sa­lario superiori, su altre incombe la minaccia del declassamento.

L'incertezza dei salariati
L'incertezza è la condizione permanente dei salariati: nessun risultato è mai acquisito. Dal 1972 al 2005 l'occupazione mani­fatturiera dell'heartland è scesa da 7,4 a 5,2 milioni, con una riduzio­ne netta di 2,2 milioni; negli Stati del Sud e dell'Ovest è salita da 6,7 a 7,7 milioni, con un aumento di un milione. Lo sviluppo del Sud non ha compensato il ridi­mensionamento industriale del Nord e nel 2008 il deficit com­merciale manifatturiero statuni­tense ha raggiunto 578 miliardi di dollari, cifra superiore ai 415 mi­liardi del deficit di prodotti mine­rari e petroliferi. L'import di pro­dotti manufatti finanziato con il debito estero ha contribuito alla crisi economica attuale. Gli Stati Uniti hanno un problema indu­striale oltre che energetico.
Negli Stati costieri bagnati dal­l'Atlantico, dalla Virginia al Mas­sachusetts, l'occupazione manifat­turiera è scesa da 4,1 a 2,1 milioni, con una riduzione di 2 milioni: in questa regione il reddito medio delle famiglie è aumentato perché la perdita di posti di lavoro nella manifattura è stata in parte com­pensata con lo sviluppo di servizi ad alto reddito, quali le società le­gali, le banche d'investimento, le società di consulenza, l'industria dei media e della pubblicità, le università prestigiose, gli impieghi dell'amministrazione federale.
Ma come Londra non è la Gran Bretagna, e Parigi non è la Francia, così New York e Boston non sono gli Stati Uniti. E comun­que anche a New York ci sono di­stretti elettorali, come il sedicesi­mo, dove il reddito medio di una famiglia è del 56% inferiore alla media nazionale ed è il più povero di tutti gli USA. A differenza degli Stati atlantici, nel cuore degli Stati Uniti, nell'heartland compresa tra la catena degli Appalachi e il fiu­me Mississippi, la perdita di posti di lavoro manifatturieri ha portato negli ultimi quattro decenni a un impoverimento relativo rispetto al resto degli USA.
L'industria è la fonte della ric­chezza: affinché ci siano i servizi è necessario il prodotto. Senza l'au­tomobile non esisterebbero il cre­dito al consumo dell'auto, le assi­curazioni sulle automobili, la pub­blicità sulle automobili, le autostra­de, i distributori di benzina, i con­cessionari, le corse di Formula Uno e la loro trasmissione televisi­va. È una verità indiscutibile: senza la produzione industriale non esi­sterebbero i servizi. Per fare consu­lenza sull'organizzazione del lavoro in fabbrica, ci vuole la fabbrica.
Cleveland, Detroit, Pittsburgh, Cincinnati, Akton non sono Bo­ston o New York. La popolazione di Detroit è caduta da 1,8 milioni nel 1950 a 950.000 nel 2000 e, se nel 1970 le famiglie del Michigan avevano un reddito del 26% supe­riore alla media nazionale, oggi è del 3% inferiore. Le famiglie dei salariati degli Stati dell'heartland negli ultimi quarant'anni hanno perso la propria posizione privile­giata. La perdita di posti di lavoro industriali è stata sostituita da posti di lavoro nei servizi di bassa quali­tà a basso salario, dalla disoccupa­zione, dal lavoro part-time mal re­tribuito, dal pre-pensionamento con la pensione decurtata.

La debolezza di Obama
Nel 1970 non c'era nessun di­stretto elettorale dell'heartland le cui famiglie avessero un reddito inferiore ai venti distretti più poveri degli Stati Uniti; nel 2008 ce n'era­no cinque. Ci sono distretti, come il tredicesimo del Michigan, il cui reddito familiare è del 37% infe­riore alla media nazionale. In molti distretti a popolazione bianca dell'heartland si è creata una situa­zione sociale simile ai distretti po­veri dell'Alabama o del Mississip­pi, e nello stesso tempo molti di­stretti del Sud, in Georgia, South Carolina e Notth Carolina, hanno raggiunto un reddito familiare su­periore alla media nazionale.

La crisi industriale dell'heart­land colpisce sia í salariati bianchi che neri ma, se per i salariati neri Obama nel 2008 ha rappresentato la speranza di uscire dalle proprie condizioni d'inferiorità sociale ed economica, ciò non è vero per i sa­lariati bianchi. Per la famiglia me­dia dell'heartland, Obama e il Par­tito democratico rappresentano le ricche élite della costa atlantica. È il contrasto tra la desolazione di molti ex distretti industriali di De­troit o Pittsburgh, dove la chiusura delle fabbriche ha lasciato amarez­za, rancore e miseria nella classe operaia, e l'opulenza della Quinta Avenue a New York, una delle strade più ricche del mondo.
Nei distretti degli Stati del­l'heartland con una quota di po­polazione bianca superiore all'85% e un reddito famigliare sotto la media nazionale, Obama ha vinto solo in 5 contro i 38 andati a McCain; di questi, 15 hanno eletto un deputato democratico. Colpi­sce l'omogeneità di comportamen­to: anche nell'Illinois, lo Stato do­ve Obama è stato eletto senatore, due distretti bianchi su tre con reddito inferiore alla media nazio­nale hanno votato McCain.
Per la sua storia e le sue di­mensioni l'arca industriale e agricola dell'heartland è una componente fondamentale della politica statunitense. Nel 2008 non ha votato maggioritariamen­te Obama: è una debolezza del presidente americano.
"Innalzare templi alla virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio."

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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#26 Messaggio da Giulio Tremonti »

Quello dei tea party è un movimento pieno di contraddizioni. Si definiscono libertari ma guardano con sospetto ciò che sta fuori dagli Usa, soprattutto i capitali. Sono fautori della right nation, moralisti, antiabortisti, sostenitori della famiglia naturale.
Liberisti ma socialmente autoritari, non mi piace.
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)

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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#27 Messaggio da Pasko »

Già che il giornale si chiami "Lotta Comunista" fa sottoindere il punto di vista distaccato e obiettivo dell'articolo...
Quello che il bruco chiama fine del mondo il resto del mondo chiama farfalla.
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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#28 Messaggio da balkan wolf »

sono bravi invece quelli di LC

non condivido na sega ma da buoni marxisti-lreninisti retrò sono stradocumentati per dare a tutto un aria di immanenza materialista

quanto al tea party ormai ci si è buttato dentro il grosso capitale anti obama ( obama è media-farmaceutica-green economy-banche ma la vecchia guardia industriale è contro di lui )

quindi si trasforma ancora

riassumendo

1 no tax movement del ceto medio

2 innesto valori reazionari

3 appoggio capitale conservatore

si può dire tutto ma non certo che la destra americana sia statica e fossilizzata

un "work in regress" :-)
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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#29 Messaggio da belnudo »

Capitanvideo ha scritto:
Drogato_ di_porno ha scritto:secondo me Obama non avrebbe mai vinto le elezioni se non fosse scoppiata la più grave crisi economica dal 1929 ad oggi. per portare un black alla white house occorreva un evento epocale, in condizioni normali non sarebbe mai successo. quando ha vinto le elezioni nel 2008 si era in pieno panico incontrollato coi colossi che fallivano a ripetizione (le borse perdevano il 10% al giorno)
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allora confronto tra stati
ALABAMA debito per abitante $ 8560
NEW YORK debito per abitante $ 16456

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Re: ( O.T. politica usa ) tea party

#30 Messaggio da Helmut »

balkan wolf ha scritto: 1 no tax movement del ceto medio

2 innesto valori reazionari

3 appoggio capitale conservatore

un "work in regress"
Mi sembra un'analisi forzata dall'ideologia, caro BW.

Il problema, per le classi dirigenti USA, è evitare il lento declino. Al momento la tendenza di entrambi gli schieramenti è quella di indebitarsi ulteriormente per rilanciare la crescita economica e le spese militari per mantenere la supremazia.

Dubito molto che con questo tipo di politica economica possano davvero ridurre le tasse ai ceti medi.
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