[O.T.] Antonio Di Pietro...ultimo baluardo ????
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- GaiusBaltar
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GaiusBaltar ha scritto:Ma dei vantaggi ottenuti da questo tizio quando vestiva il lungo mantello nero e il bavaglio di pizzo bianco niente? Un signore?
Do you remember?
per completa informazione peró vorrei sapere che fine ha fatto Fabio Salamone...
vediamo se qualche ben informato risponde
piuttosto se lo si vuole smerdare basta parlare dell'organizzazione verticistica del suo partito
"Non riesci ad essere ironico, vecchio mio, ma solo sarcastico... e tra sarcasmo e ironia c'è la stessa differenza che tra un rutto e un sospiro"
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- GaiusBaltar
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Archiviate le ipotesi contro il magistrato bresciano, che ribadisce : " I miei guai cominciati dopo l' istruttoria su Di Pietro "
I " favori " a Pacini Battaglia, prosciolto Fabio Salamone
----------------------------------------------------------------- Archiviate le ipotesi contro il magistrato bresciano, che ribadisce: "I miei guai cominciati dopo l'istruttoria su Di Pietro" I "favori" a Pacini Battaglia, prosciolto Fabio Salamone MILANO - Antonio Di Pietro e Fabio Salamone, uniti e divisi nel nome di Pacini. Entrambi accusati (il primo da Brescia, il secondo da Milano) di aver "favorito" il banchiere italo - svizzero nelle sue beghe giudiziarie. Ma Salamone, almeno su questo punto, da ieri e' passato in vantaggio. Perche' se Di Pietro, per difendersi dalle accuse di Brescia che vuole processarlo per corruzione, dovra' comunque affrontare una nuova udienza preliminare in autunno, il suo "nemico storico" ha invece ottenuto dal gip milanese Roberta Cossia, dopo un anno di indagini condotte dal pm milanese Ilda Boccassini, l'archiviazione di ogni accusa a suo carico: "Che questa indagine sia finita cosi' - ha commentato lui - naturalmente mi fa piacere. Ma ora dovranno anche spiegarmi perche' e' nata". Era stata Ilda Boccassini stessa, in realta', a chiedere che il caso Salamone venisse archiviato. Lo aveva fatto il primo giugno scorso, dopo oltre un anno di indagini fondate sull'ipotesi seguente: che Fabio Salamone, cioe', nella sua qualita' di magistrato in servizio alla procura di Brescia, avesse "favorito Pierfrancesco Pacini Battaglia" in cambio dei "buoni uffici" di quest'ultimo perche' alcune banche straniere facessero avere a suo fratello, l'imprenditore Filippo Salamone, prestiti per un ammontare compreso tra i 5 e gli 8 miliardi. Il tutto con la mediazione di dua manager napoletani, Mario Maddaloni e Vincenzo Maria Greco, che ora dovranno invece rispondere di millantato credito: le dichiarazioni stesse di Pacini, poste all'origine dell'inchiesta, non hanno alla fine "trovato rispondenza alcuna" da nessuna parte. "A questo punto - ha chiosato polemicamente Salamone - vorrei sapere il perche' di tutto questo. E se e' solo una coincidenza, soprattutto, che i miei guai siano iniziati dopo aver messo sotto inchiesta Di Pietro".
Questa gli era successa perchè aveva indagato quello sbagliato....................chi tocca i fili non morirà ma ci rimette la carriera.
I " favori " a Pacini Battaglia, prosciolto Fabio Salamone
----------------------------------------------------------------- Archiviate le ipotesi contro il magistrato bresciano, che ribadisce: "I miei guai cominciati dopo l'istruttoria su Di Pietro" I "favori" a Pacini Battaglia, prosciolto Fabio Salamone MILANO - Antonio Di Pietro e Fabio Salamone, uniti e divisi nel nome di Pacini. Entrambi accusati (il primo da Brescia, il secondo da Milano) di aver "favorito" il banchiere italo - svizzero nelle sue beghe giudiziarie. Ma Salamone, almeno su questo punto, da ieri e' passato in vantaggio. Perche' se Di Pietro, per difendersi dalle accuse di Brescia che vuole processarlo per corruzione, dovra' comunque affrontare una nuova udienza preliminare in autunno, il suo "nemico storico" ha invece ottenuto dal gip milanese Roberta Cossia, dopo un anno di indagini condotte dal pm milanese Ilda Boccassini, l'archiviazione di ogni accusa a suo carico: "Che questa indagine sia finita cosi' - ha commentato lui - naturalmente mi fa piacere. Ma ora dovranno anche spiegarmi perche' e' nata". Era stata Ilda Boccassini stessa, in realta', a chiedere che il caso Salamone venisse archiviato. Lo aveva fatto il primo giugno scorso, dopo oltre un anno di indagini fondate sull'ipotesi seguente: che Fabio Salamone, cioe', nella sua qualita' di magistrato in servizio alla procura di Brescia, avesse "favorito Pierfrancesco Pacini Battaglia" in cambio dei "buoni uffici" di quest'ultimo perche' alcune banche straniere facessero avere a suo fratello, l'imprenditore Filippo Salamone, prestiti per un ammontare compreso tra i 5 e gli 8 miliardi. Il tutto con la mediazione di dua manager napoletani, Mario Maddaloni e Vincenzo Maria Greco, che ora dovranno invece rispondere di millantato credito: le dichiarazioni stesse di Pacini, poste all'origine dell'inchiesta, non hanno alla fine "trovato rispondenza alcuna" da nessuna parte. "A questo punto - ha chiosato polemicamente Salamone - vorrei sapere il perche' di tutto questo. E se e' solo una coincidenza, soprattutto, che i miei guai siano iniziati dopo aver messo sotto inchiesta Di Pietro".
Questa gli era successa perchè aveva indagato quello sbagliato....................chi tocca i fili non morirà ma ci rimette la carriera.
"Nel torbido si pesca meglio" Il Direttorino
"La cattiveria dei buoni è pericolosissima" G. Andreotti
http://www.youtube.com/watch?v=KLaTmro5MfE
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Questa gli era successa perchè aveva indagato quello sbagliato....................chi tocca i fili non morirà ma ci rimette la carriera.
questa si puó usare in ambo le direzioni, ricordiamoci che ai tempi di pietro era in odore di beatificazione...
una cosa che comunque apprezzai furono le sue dimissioni quasi immediate
per completezza vediamo quello che disse quel bolscevico di Feltri nel 97:
http://archiviostorico.corriere.it/1997 ... 8395.shtml
questa si puó usare in ambo le direzioni, ricordiamoci che ai tempi di pietro era in odore di beatificazione...
una cosa che comunque apprezzai furono le sue dimissioni quasi immediate
per completezza vediamo quello che disse quel bolscevico di Feltri nel 97:
http://archiviostorico.corriere.it/1997 ... 8395.shtml
"Non riesci ad essere ironico, vecchio mio, ma solo sarcastico... e tra sarcasmo e ironia c'è la stessa differenza che tra un rutto e un sospiro"
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Per non dimenticare:
Dal Corriere della Sera del 17.12.1996
Quasi smarrito di fronte al tribunale, l' ex simbolo di Mani pulite ha deluso chi si aspettava da lui una forte controffensiva
"No, signor presidente, mi perdoni, io..."
Vuole rispondere? E Di Pietro: " Intendo motivare perchè...". E poi: "Sono una persona"
-----------------------------------------------------------------
DAL NOSTRO INVIATO BRESCIA - Ore 10,10.
L'atteso momento della verita' di Di Pietro naufraga nell' ennesimo colpo di scena. Un Tonino mai visto, quasi impaurito e smarrito davanti al tribunale, alla fine e' costretto ad andarsene senza poter leggere, come chiedeva, una breve spiegazione del perche' si avvale - come fecero decine di suoi inquisiti - della facolta' di non rispondere. "Puo' accomodarsi, grazie. Buongiorno", lo liquida il presidente Francesco Maddalo. E lui, con un mesto inchino, conclude l' incerto show e se ne va. C' e' un silenzio assoluto nell' aula affollata di pubblico e di giornalisti quando Antonio Di Pietro viene chiamato a deporre. Fuori dall' aula, dove ha atteso il suo turno per un' ora, era sorridente. Ora diventa cupo. Si siede sulla poltrona dei testimoni, estrae da una borsa marrone alcuni fogli, si alza e li consegna al suo avvocato. Poi torna a sedersi e dichiara le proprie generalita' . Presidente: "Intende rispondere?". Di Pietro: "Per rendere piu' chiaro il mio pensiero, signor presidente...". Tonino sembra uno scolaretto impaurito. Lo sguardo basso, il respiro che sembra fermarsi. Presidente: "Innanzitutto mi deve dire se intende rispondere". Di Pietro (titubante): "Intendo esprimere la mia dichiarazione di risposta". Presidente (con decisione, dopo un attimo di perplessita' ): "No. Il discorso e' lievemente diverso. La prego di specificare se lei intende avvalersi della facolta' di non rispondere. Si' o no. Questo e' il discorso". Di Pietro (guarda il presidente con aria smarrita): "Io, ripeto signor presidente, intendo rispondere alla sua domanda. Intendo dichiarare se posso avere la possibilita' ...". Presidente (lo interrompe): "Non ho capito, con sincerita' . Cioe' , intende avvalersi della facolta' di rispondere?". Di Pietro (lentamente, come se parola dopo parola volesse sondare la reazione del tribunale): "Intendo rispondere alla sua domanda con un documento scritto per rendere piu' chiara la mia risposta". Presidente (leggermente spazientito): "No, no. Si tratta di documento scritto. Io le ho chiesto se... e la prego a questo punto di rispondere. L' ho avvertita che la legge, ai sensi del 210, le da' facolta' di non rispondere. Cosa intende fare. Rispondere o no all' esame?". Di Pietro (balbetta): "Ripeto...". Presidente: "Si' o no dottor Di Pietro". Di Pietro (incerto, quasi come un pugile che sta per finire ko): Non, non... Mi perdoni... No, non... Sono una persona". Presidente: "Si' , ma intanto qual e' la sua risposta?" Di Pietro si volta verso il suo avvocato. Poi verso il pm Raimondo Giustozzi che interviene all' improvviso, come per aiutare il testimone, per incoraggiarlo: "Intanto dica si' o no. E poi da' la motivazione. Questo intende il presidente". Per un attimo sembra di essere a scuola, durante un esame, con l' alunno che non ricorda la lezione e il professore che tenta di aiutarlo. Ma il presidente, innervosito, zittisce Giustozzi: "Pubblico ministero, grazie, ma penso di essere stato chiaro". Alla fine Tonino si "sblocca". Di Pietro: "Si' era stato, e' stato molto chiaro, signor presidente e io intendo motivare il perche' non intendo rispondere con un documento scritto che mi spetta ai sensi del 210". Presidente (ormai rinuncia ad aver un si' o un no come risposta, fa una pausa, poi detta a verbale): "Innanzitutto diciamo che il dottor Di Pietro dichiara che intende avvalersi della facolta' di non rispondere". Di Pietro: "... con un documento scritto che intendo depositare o che intendo leggere". Queste sono le ultime parole di Tonino. Il presidente infatti lo interrompe, chiede alle parti di esprimersi, poi il tribunale si ritira in camera di consiglio". Nella pausa, che durera' due ore, l' ex pm resta per un po' in aula sotto lo sguardo silenzioso del pubblico. Scuro in volto, cammina su e giu' guardando il pavimento. Alle 12,10 il tribunale rientra e in aula scende di nuovo un silenzio assoluto. Maddalo legge l' ordinanza, la richiesta e' respinta. Di Pietro, quasi incredulo, si alza e se ne va.
Corvi Luigi
Dal Corriere della Sera del 17.12.1996
Quasi smarrito di fronte al tribunale, l' ex simbolo di Mani pulite ha deluso chi si aspettava da lui una forte controffensiva
"No, signor presidente, mi perdoni, io..."
Vuole rispondere? E Di Pietro: " Intendo motivare perchè...". E poi: "Sono una persona"
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DAL NOSTRO INVIATO BRESCIA - Ore 10,10.
L'atteso momento della verita' di Di Pietro naufraga nell' ennesimo colpo di scena. Un Tonino mai visto, quasi impaurito e smarrito davanti al tribunale, alla fine e' costretto ad andarsene senza poter leggere, come chiedeva, una breve spiegazione del perche' si avvale - come fecero decine di suoi inquisiti - della facolta' di non rispondere. "Puo' accomodarsi, grazie. Buongiorno", lo liquida il presidente Francesco Maddalo. E lui, con un mesto inchino, conclude l' incerto show e se ne va. C' e' un silenzio assoluto nell' aula affollata di pubblico e di giornalisti quando Antonio Di Pietro viene chiamato a deporre. Fuori dall' aula, dove ha atteso il suo turno per un' ora, era sorridente. Ora diventa cupo. Si siede sulla poltrona dei testimoni, estrae da una borsa marrone alcuni fogli, si alza e li consegna al suo avvocato. Poi torna a sedersi e dichiara le proprie generalita' . Presidente: "Intende rispondere?". Di Pietro: "Per rendere piu' chiaro il mio pensiero, signor presidente...". Tonino sembra uno scolaretto impaurito. Lo sguardo basso, il respiro che sembra fermarsi. Presidente: "Innanzitutto mi deve dire se intende rispondere". Di Pietro (titubante): "Intendo esprimere la mia dichiarazione di risposta". Presidente (con decisione, dopo un attimo di perplessita' ): "No. Il discorso e' lievemente diverso. La prego di specificare se lei intende avvalersi della facolta' di non rispondere. Si' o no. Questo e' il discorso". Di Pietro (guarda il presidente con aria smarrita): "Io, ripeto signor presidente, intendo rispondere alla sua domanda. Intendo dichiarare se posso avere la possibilita' ...". Presidente (lo interrompe): "Non ho capito, con sincerita' . Cioe' , intende avvalersi della facolta' di rispondere?". Di Pietro (lentamente, come se parola dopo parola volesse sondare la reazione del tribunale): "Intendo rispondere alla sua domanda con un documento scritto per rendere piu' chiara la mia risposta". Presidente (leggermente spazientito): "No, no. Si tratta di documento scritto. Io le ho chiesto se... e la prego a questo punto di rispondere. L' ho avvertita che la legge, ai sensi del 210, le da' facolta' di non rispondere. Cosa intende fare. Rispondere o no all' esame?". Di Pietro (balbetta): "Ripeto...". Presidente: "Si' o no dottor Di Pietro". Di Pietro (incerto, quasi come un pugile che sta per finire ko): Non, non... Mi perdoni... No, non... Sono una persona". Presidente: "Si' , ma intanto qual e' la sua risposta?" Di Pietro si volta verso il suo avvocato. Poi verso il pm Raimondo Giustozzi che interviene all' improvviso, come per aiutare il testimone, per incoraggiarlo: "Intanto dica si' o no. E poi da' la motivazione. Questo intende il presidente". Per un attimo sembra di essere a scuola, durante un esame, con l' alunno che non ricorda la lezione e il professore che tenta di aiutarlo. Ma il presidente, innervosito, zittisce Giustozzi: "Pubblico ministero, grazie, ma penso di essere stato chiaro". Alla fine Tonino si "sblocca". Di Pietro: "Si' era stato, e' stato molto chiaro, signor presidente e io intendo motivare il perche' non intendo rispondere con un documento scritto che mi spetta ai sensi del 210". Presidente (ormai rinuncia ad aver un si' o un no come risposta, fa una pausa, poi detta a verbale): "Innanzitutto diciamo che il dottor Di Pietro dichiara che intende avvalersi della facolta' di non rispondere". Di Pietro: "... con un documento scritto che intendo depositare o che intendo leggere". Queste sono le ultime parole di Tonino. Il presidente infatti lo interrompe, chiede alle parti di esprimersi, poi il tribunale si ritira in camera di consiglio". Nella pausa, che durera' due ore, l' ex pm resta per un po' in aula sotto lo sguardo silenzioso del pubblico. Scuro in volto, cammina su e giu' guardando il pavimento. Alle 12,10 il tribunale rientra e in aula scende di nuovo un silenzio assoluto. Maddalo legge l' ordinanza, la richiesta e' respinta. Di Pietro, quasi incredulo, si alza e se ne va.
Corvi Luigi
- GaiusBaltar
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Facile dimettersi quando sai che sarai giudicato, e sicuaramente assolto visto che tra loro non si fanno male, ed in tempi brevissimi tra l'altro. Chissà perchè poi quando toccava ad altri poveracci i processi duravano anni, così se ti dimettevi eri fuori dai giochi per un pó di tempo, ti tenevano a cuocere a fuoco lento fintanto che la gente, il popolino, si dimenticava di te e non eri più attuale ne come personaggio ne come idee da proporre.kocani ha scritto:
una cosa che comunque apprezzai furono le sue dimissioni quasi immediate
Se SB si dimettava al primo avviso di garanzia e si faceva processare rinunciando alle sue cariche, a parte che lo sbattevano in gatta buia subito poi il processo sarebbe durato anni su anni, con rinvii "tecnici" di mesi.
"Nel torbido si pesca meglio" Il Direttorino
"La cattiveria dei buoni è pericolosissima" G. Andreotti
http://www.youtube.com/watch?v=KLaTmro5MfE
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Da il Predellino...
"«L'onorevole Antonio Di Pietro, oggi leader dell'Italia dei Valori ha pubblicato a pagamento su alcuni quotidiani un testo in cui sostiene che in Italia sono stati violati i principi di "libertà democratica e di indipendenza della Corte Costituzionale" e che per questo l'Italia corre il rischio di trasformarsi "da democrazia a dittatura di fatto".Vogliano informarvi dei comportamenti che ha tenuto l'onorevole Di Pietro quando svolgeva il ruolo di magistrato della pubblica accusa presso l'ufficio della procura della repubblica di Milano:1) Il magistrato Di Pietro ha ricevuto cento milioni di lire senza interessi dall'imprenditore inquisito Gorrini, poi restituiti con assegni circolari poi incassati e avvolti in carta di. giornale poco prima di dimettersi, nel 1994; 2) Il magistrato Di Pietro ha ricevuto cento milioni di lire senza interessi dall'imprenditore inquisito D'Adamo, denaro restituito nel 1995 in una scatola da scarpe messa agli atti di un procedimento penale;3) Il magistrato Di Pietro ha ricevuto periodiche buste di contanti sempre da D'Adamo; 4) Il magistrato Di Pietro ha ricevuto centinaia di milioni, ottenuti dagli imprenditori Gorrini, D'Adamo e Franco Maggiorelli, per i debiti contratti dall'amico Eleuterio Rea al gioco d'azzardo; 5) Il magistrato Di Pietro ha ricevuto una Mercedes CE da 65 milioni di lire da Gorrini rivenduta all'amico avvocato Giuseppe Lucibello per una cifra poi utilizzata per comprarsi una Fiat Tipo bianca; i soldi sono stati restituiti con assegni circolari emessi nel maggio 1994 ma incassati nel novembre successivo, prima delle dimissioni; 6) Il magistrato Di Pietro ha ricevuto una Lancia Dedra per la moglie da parte di D'Adamo; 7) Il magistrato Di Pietro ha avuto l'utilizzo di una garà§onnière a Milano, dietro piazza Duomo, di proprietà di D'Adamo, fino all'inizio del 1994;
Il magistrato Di Pietro ha avuto l'utilizzo di una suite da 5-6 milioni al mese pagata da D'Adamo, a partire dal 1989, per almeno un anno e mezzo, al Residence Mayfair di Roma, nei pressi di via Veneto; 9) Il magistrato Di Pietro ha acquistato un appartamento a Curno con soldi forniti da Gorrini; 10) Il magistrato Di Pietro ha avuto la disponibilità di un appartamento a canone gratuito, fornito da D'Adamo, per il collaboratore Rocco Stragapede; 11) Il magistrato Di Pietro ha ottenuto un vasto e imprecisato numero di pratiche legali dalla Maa di Gorrini per la moglie; che svolge la professione di avvocato; di consulenze legali da D'Adamo per la moglie;l'impiego per il figlio, due volte, alla Maa di Gorrini; 12) Il magistrato Di Pietro ha ricevuto vari e costosi omaggi da D'Adamo: vestiario di lusso nelle boutique incati, Fimar e Hitman di Milano, un telefono cellulare per sé, un telefono cellulare per l'amico Rocco Stragapede, almeno quindici biglietti aerei Milano-Roma, un mobile-libreria per la casa di Curno; 13) Il magistrato Di Pietro ha ricevuto vari e costosi omaggi da Gorrini: ombrelli, agende, penne di lusso, viaggi in jet privato per partite di caccia in Spagna, Polonia e nella riserva astigiana di Giovanni Conti, alcuni stock di calzettoni al ginocchio».Spetta a voi oggi giudicare quale credibilità possa avere un personaggio si fatto".
"«L'onorevole Antonio Di Pietro, oggi leader dell'Italia dei Valori ha pubblicato a pagamento su alcuni quotidiani un testo in cui sostiene che in Italia sono stati violati i principi di "libertà democratica e di indipendenza della Corte Costituzionale" e che per questo l'Italia corre il rischio di trasformarsi "da democrazia a dittatura di fatto".Vogliano informarvi dei comportamenti che ha tenuto l'onorevole Di Pietro quando svolgeva il ruolo di magistrato della pubblica accusa presso l'ufficio della procura della repubblica di Milano:1) Il magistrato Di Pietro ha ricevuto cento milioni di lire senza interessi dall'imprenditore inquisito Gorrini, poi restituiti con assegni circolari poi incassati e avvolti in carta di. giornale poco prima di dimettersi, nel 1994; 2) Il magistrato Di Pietro ha ricevuto cento milioni di lire senza interessi dall'imprenditore inquisito D'Adamo, denaro restituito nel 1995 in una scatola da scarpe messa agli atti di un procedimento penale;3) Il magistrato Di Pietro ha ricevuto periodiche buste di contanti sempre da D'Adamo; 4) Il magistrato Di Pietro ha ricevuto centinaia di milioni, ottenuti dagli imprenditori Gorrini, D'Adamo e Franco Maggiorelli, per i debiti contratti dall'amico Eleuterio Rea al gioco d'azzardo; 5) Il magistrato Di Pietro ha ricevuto una Mercedes CE da 65 milioni di lire da Gorrini rivenduta all'amico avvocato Giuseppe Lucibello per una cifra poi utilizzata per comprarsi una Fiat Tipo bianca; i soldi sono stati restituiti con assegni circolari emessi nel maggio 1994 ma incassati nel novembre successivo, prima delle dimissioni; 6) Il magistrato Di Pietro ha ricevuto una Lancia Dedra per la moglie da parte di D'Adamo; 7) Il magistrato Di Pietro ha avuto l'utilizzo di una garà§onnière a Milano, dietro piazza Duomo, di proprietà di D'Adamo, fino all'inizio del 1994;

"ti prego, Amore! non ce la faccio piu'! basta!"
"godi, puttana!! godi ancora!! apri bene la bocca e lascia uscire tutto quello che ti senti dentro!"
(Avatar: statua di Fauno, Vienna)
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- Iscritto il: 10/06/2008, 16:08
Allora, Antonio Di Pietro ieri ha detto che: 1) «questo è il governo del favoreggiamento alla mafia e che passerà alla storia per aver rafforzato economicamente, e fatto penetrare fin nei più alti ranghi delle istituzioni, il flagello della criminalità organizzata»; 2) «con quali voti pensa di fare la differenza politicamente nel Paese, il Cavalier nostrano, se non con quella dei sodali malavitosi?».
Poi quell'altro, Luigi De Magistris, ha detto che: 1) «il governo sta progettando interventi che renderanno il crimine ancora più granitico; 2) «la più grande ed ignobile falsità di Berlusconi e del suo governo consiste nel dichiarare di voler contrastare le mafie... Lui sta massacrando lo Stato di diritto e lo Stato sociale, le controriforme che sta attuando rispondono a un disegno eversivo che sta distruggendo la democrazia nel nostro Paese».
Bene. Questi due esagitati, Antonio Di Pietro e Luigi De Magistris, sono stati due magistrati: due persone votate a decidere del bene primario, ossia la libertà altrui, due persone in grado di rovinare vite, distruggere imprese, mandare in malora famiglie, azzerare centinaia di posti di lavoro, far cadere giunte e governi democratici, fare e disfare senza mai pagarne lo scotto, mai, neppure mezza volta, questi due appartengono a una categoria a cui dovrebbero tremare i polsi per qualsiasi decisione presa, è gente che l'immaginazione peraltro vorrebbe imperturbabile, ferma, equilibrata, dotata di peculiarità non comuni. E invece eccoli: due demagoghi da strapazzo capaci di dire e fare qualsiasi cosa, due che erano di parte - si sospettava - e infatti lo sono, due che facevano politica - si vociferava - ed ecco che la fanno, due che una buona parte della nostra classe giornalistica - adesso – osserva tuttavia solo come due elementi un po' così, pittoreschi, che straparlano per mestiere, due che sono sorti come funghi la notte scorsa anzichè aver fatto parte della disgraziata cronaca di un Paese che mai, mai, mai comprende ció che accade mentre esso accade.
Gentili colleghi, dunque ditelo, una buona volta: non è possibile che due personaggi del genere possano diventare magistrati. Non è possibile che due magistrati del genere possano diventare politici. Non è possibile che la medesima classe giornalistica seguiti a non comprendere che l'anomalia dei due, una volta smascherati e gettata la toga, non viene neutralizzata e addomesticata, ma si sposta solamente da una parte all'altra, si insinua e diffonde come un virus, come una malattia. Senza neppure accorgercene, in questo Paese, il livello della disputa e della polemica politica sono diventati borderline: qualsiasi cosa puó essere detta e sostenuta impunemente, basta farlo, basta aprir bocca. Dire che ormai siamo agli «insulti» non rende l'idea perchè quelli ormai fioccano dappertutto, anche nei famosi Paesi normali: ma in quale Paese, chiediamo, è ormai diventata sistematica e mediaticamente accettata la calunnia, l'ignominia, la pura invenzione? Forse ha ragione chi dice che gli squilibrati professionali andrebbero soltanto ignorati, che il loro delirio mira soltanto a finire in un qualsiasi articolo di giornale, questo compreso: ma certo snobismo e certa finta superiorità , d'altra parte, sono soltanto ignavia, sono soltanto i siparietti dietro i quali si nasconde la rinnovata incapacità di una classe politica e giornalistica di chiamare le cose col loro nome. Dario Franceschini seguiti pure ad allearsi con questa roba e a farsi massacrare, se crede; gli analisti seguitino ad annoverare «l'unica opposizione» dell'Italia dei Valori tra gli ordinari strumenti di lotta politica, se vogliono. In questo Paese quelli che l'avevano detto non se li fila nessuno, e chi non ne azzecca una invece rimane regolarmente in cattedra, ma pace, noi lo diciamo lo stesso: Di Pietro ha già fatto una rivoluzione e cercherà di farne un'altra, e le rivoluzioni tanto democratiche non sono mai state. Ecco, l'abbiamo detto: purchè sia chiaro che lo stiamo dicendo. Di Pietro non ci fa più solo ridere. Di Pietro è pericoloso.
filippo facci il giornale
Poi quell'altro, Luigi De Magistris, ha detto che: 1) «il governo sta progettando interventi che renderanno il crimine ancora più granitico; 2) «la più grande ed ignobile falsità di Berlusconi e del suo governo consiste nel dichiarare di voler contrastare le mafie... Lui sta massacrando lo Stato di diritto e lo Stato sociale, le controriforme che sta attuando rispondono a un disegno eversivo che sta distruggendo la democrazia nel nostro Paese».
Bene. Questi due esagitati, Antonio Di Pietro e Luigi De Magistris, sono stati due magistrati: due persone votate a decidere del bene primario, ossia la libertà altrui, due persone in grado di rovinare vite, distruggere imprese, mandare in malora famiglie, azzerare centinaia di posti di lavoro, far cadere giunte e governi democratici, fare e disfare senza mai pagarne lo scotto, mai, neppure mezza volta, questi due appartengono a una categoria a cui dovrebbero tremare i polsi per qualsiasi decisione presa, è gente che l'immaginazione peraltro vorrebbe imperturbabile, ferma, equilibrata, dotata di peculiarità non comuni. E invece eccoli: due demagoghi da strapazzo capaci di dire e fare qualsiasi cosa, due che erano di parte - si sospettava - e infatti lo sono, due che facevano politica - si vociferava - ed ecco che la fanno, due che una buona parte della nostra classe giornalistica - adesso – osserva tuttavia solo come due elementi un po' così, pittoreschi, che straparlano per mestiere, due che sono sorti come funghi la notte scorsa anzichè aver fatto parte della disgraziata cronaca di un Paese che mai, mai, mai comprende ció che accade mentre esso accade.
Gentili colleghi, dunque ditelo, una buona volta: non è possibile che due personaggi del genere possano diventare magistrati. Non è possibile che due magistrati del genere possano diventare politici. Non è possibile che la medesima classe giornalistica seguiti a non comprendere che l'anomalia dei due, una volta smascherati e gettata la toga, non viene neutralizzata e addomesticata, ma si sposta solamente da una parte all'altra, si insinua e diffonde come un virus, come una malattia. Senza neppure accorgercene, in questo Paese, il livello della disputa e della polemica politica sono diventati borderline: qualsiasi cosa puó essere detta e sostenuta impunemente, basta farlo, basta aprir bocca. Dire che ormai siamo agli «insulti» non rende l'idea perchè quelli ormai fioccano dappertutto, anche nei famosi Paesi normali: ma in quale Paese, chiediamo, è ormai diventata sistematica e mediaticamente accettata la calunnia, l'ignominia, la pura invenzione? Forse ha ragione chi dice che gli squilibrati professionali andrebbero soltanto ignorati, che il loro delirio mira soltanto a finire in un qualsiasi articolo di giornale, questo compreso: ma certo snobismo e certa finta superiorità , d'altra parte, sono soltanto ignavia, sono soltanto i siparietti dietro i quali si nasconde la rinnovata incapacità di una classe politica e giornalistica di chiamare le cose col loro nome. Dario Franceschini seguiti pure ad allearsi con questa roba e a farsi massacrare, se crede; gli analisti seguitino ad annoverare «l'unica opposizione» dell'Italia dei Valori tra gli ordinari strumenti di lotta politica, se vogliono. In questo Paese quelli che l'avevano detto non se li fila nessuno, e chi non ne azzecca una invece rimane regolarmente in cattedra, ma pace, noi lo diciamo lo stesso: Di Pietro ha già fatto una rivoluzione e cercherà di farne un'altra, e le rivoluzioni tanto democratiche non sono mai state. Ecco, l'abbiamo detto: purchè sia chiaro che lo stiamo dicendo. Di Pietro non ci fa più solo ridere. Di Pietro è pericoloso.
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Certo che riportare un brano del giornale di berlusconi è un po' come riproporre un video del tg4 con fedeun-mediocre-come-tanti ha scritto:Allora, Antonio Di Pietro ieri ha detto che: 1) «questo è il governo del favoreggiamento alla mafia e che passerà alla storia per aver rafforzato economicamente, e fatto penetrare fin nei più alti ranghi delle istituzioni, il flagello della criminalità organizzata»; 2) «con quali voti pensa di fare la differenza politicamente nel Paese, il Cavalier nostrano, se non con quella dei sodali malavitosi?».
Poi quell'altro, Luigi De Magistris, ha detto che: 1) «il governo sta progettando interventi che renderanno il crimine ancora più granitico; 2) «la più grande ed ignobile falsità di Berlusconi e del suo governo consiste nel dichiarare di voler contrastare le mafie... Lui sta massacrando lo Stato di diritto e lo Stato sociale, le controriforme che sta attuando rispondono a un disegno eversivo che sta distruggendo la democrazia nel nostro Paese».
Bene. Questi due esagitati, Antonio Di Pietro e Luigi De Magistris, sono stati due magistrati: due persone votate a decidere del bene primario, ossia la libertà altrui, due persone in grado di rovinare vite, distruggere imprese, mandare in malora famiglie, azzerare centinaia di posti di lavoro, far cadere giunte e governi democratici, fare e disfare senza mai pagarne lo scotto, mai, neppure mezza volta, questi due appartengono a una categoria a cui dovrebbero tremare i polsi per qualsiasi decisione presa, è gente che l'immaginazione peraltro vorrebbe imperturbabile, ferma, equilibrata, dotata di peculiarità non comuni. E invece eccoli: due demagoghi da strapazzo capaci di dire e fare qualsiasi cosa, due che erano di parte - si sospettava - e infatti lo sono, due che facevano politica - si vociferava - ed ecco che la fanno, due che una buona parte della nostra classe giornalistica - adesso – osserva tuttavia solo come due elementi un po' così, pittoreschi, che straparlano per mestiere, due che sono sorti come funghi la notte scorsa anzichè aver fatto parte della disgraziata cronaca di un Paese che mai, mai, mai comprende ció che accade mentre esso accade.
Gentili colleghi, dunque ditelo, una buona volta: non è possibile che due personaggi del genere possano diventare magistrati. Non è possibile che due magistrati del genere possano diventare politici. Non è possibile che la medesima classe giornalistica seguiti a non comprendere che l'anomalia dei due, una volta smascherati e gettata la toga, non viene neutralizzata e addomesticata, ma si sposta solamente da una parte all'altra, si insinua e diffonde come un virus, come una malattia. Senza neppure accorgercene, in questo Paese, il livello della disputa e della polemica politica sono diventati borderline: qualsiasi cosa puó essere detta e sostenuta impunemente, basta farlo, basta aprir bocca. Dire che ormai siamo agli «insulti» non rende l'idea perchè quelli ormai fioccano dappertutto, anche nei famosi Paesi normali: ma in quale Paese, chiediamo, è ormai diventata sistematica e mediaticamente accettata la calunnia, l'ignominia, la pura invenzione? Forse ha ragione chi dice che gli squilibrati professionali andrebbero soltanto ignorati, che il loro delirio mira soltanto a finire in un qualsiasi articolo di giornale, questo compreso: ma certo snobismo e certa finta superiorità , d'altra parte, sono soltanto ignavia, sono soltanto i siparietti dietro i quali si nasconde la rinnovata incapacità di una classe politica e giornalistica di chiamare le cose col loro nome. Dario Franceschini seguiti pure ad allearsi con questa roba e a farsi massacrare, se crede; gli analisti seguitino ad annoverare «l'unica opposizione» dell'Italia dei Valori tra gli ordinari strumenti di lotta politica, se vogliono. In questo Paese quelli che l'avevano detto non se li fila nessuno, e chi non ne azzecca una invece rimane regolarmente in cattedra, ma pace, noi lo diciamo lo stesso: Di Pietro ha già fatto una rivoluzione e cercherà di farne un'altra, e le rivoluzioni tanto democratiche non sono mai state. Ecco, l'abbiamo detto: purchè sia chiaro che lo stiamo dicendo. Di Pietro non ci fa più solo ridere. Di Pietro è pericoloso.
filippo facci il giornale

- bellavista
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tremonti che è un fiscalista fa la lotta all'evasione. Per iniziare potrebbe denunciare i suoi clientisonny ha scritto:ha ragione di pietro, e poi mi fa ridere la lotta del governo contro gli evasori
e i tg mediaset a tutto spiano hahhah
ma i conti di mediaset sono tutti in lussemburgo e alle isole cayman hahaha

Ma la più divertente è la lotta senza quartiere alla mafia. Fatta da un partito fondato da dell'ultri che è condannato per mafia.
Senza contare la lotta alla prostituzione, con il premier che va a troie.
La lotta alla droga, con il giro di coca che c'è in parlamento
E potrei continuare. Questo è il miglior governo che l'italia si possa permettere

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Di Pietro: Berlusconi finirà come Saddam
Presto ci sarà l'implosione di Berlusconi, che cadrà con il dito alzato, facendo finta di niente fino all'ultimo minuto, esattamente come Saddam Hussein". Antonio Di Pietro, nel suo discorso alla festa del partito oggi a Vasto, torna ad attaccare il premier, accusandolo di aver "ridotto il paese al lastrico, alla invivibilità e al discredito internazionale". Pronta la replica di Sandro Bondi, coordinatore nazionale del Pdl: "Antonio Di Pietro si comporta come un bandito. E la Sinistra se non si dissocia apertamente dalle sue parole è complice di chi si atteggia a bandito.
Guarda al futuro, Di Pietro. A un dopo Berlusconi che pare vedere prossimo. "Siamo in un momento di transizione molto pericoloso perchè Berlusconi è al tramonto e sta tramontando come è accaduto a Nerone, Catilina, Hitler e Mussolini. Ma a farlo fuori ci sta pensando la sua stessa maggioranza che si spartisce le spoglie del despota che muore" continua Di Pietro.
E' un fiume in piena, il leader dell'Idv. Che ne ha per tutti. Per Bruno Vespa ("ha scambiato la Rai e Porta a Porta con il salotto di casa sua") e per Umberto Bossi che "ha giurato fedeltà alla costituzione ed è uno spergiuro quando torna a parlare di secessione". Poi ricorda le parole del presidente del Consiglio e le ribalta: "Questo governo è il peggiore degli ultimi 150 anni e Berlusconi è stato il premier peggiore. Se ne vada per sempre prima della celebrazione dei 150 anni dell'unità d'Italia".
Infine, intervistato da "A", Di Pietro azzarda un nuovo paragone a tutto danno del premier: "Gli italiani sono fortunati perchè Berlusconi non ha il fisico e la forza di Hitler. C'è un regime e ormai non lo dico solo io, come nell'autunno scorso in piazza Navona. Allora tutti mi davano del pazzo, anche dal Pd. Oggi sono tutti d'accordo con me".
Presto ci sarà l'implosione di Berlusconi, che cadrà con il dito alzato, facendo finta di niente fino all'ultimo minuto, esattamente come Saddam Hussein". Antonio Di Pietro, nel suo discorso alla festa del partito oggi a Vasto, torna ad attaccare il premier, accusandolo di aver "ridotto il paese al lastrico, alla invivibilità e al discredito internazionale". Pronta la replica di Sandro Bondi, coordinatore nazionale del Pdl: "Antonio Di Pietro si comporta come un bandito. E la Sinistra se non si dissocia apertamente dalle sue parole è complice di chi si atteggia a bandito.
Guarda al futuro, Di Pietro. A un dopo Berlusconi che pare vedere prossimo. "Siamo in un momento di transizione molto pericoloso perchè Berlusconi è al tramonto e sta tramontando come è accaduto a Nerone, Catilina, Hitler e Mussolini. Ma a farlo fuori ci sta pensando la sua stessa maggioranza che si spartisce le spoglie del despota che muore" continua Di Pietro.
E' un fiume in piena, il leader dell'Idv. Che ne ha per tutti. Per Bruno Vespa ("ha scambiato la Rai e Porta a Porta con il salotto di casa sua") e per Umberto Bossi che "ha giurato fedeltà alla costituzione ed è uno spergiuro quando torna a parlare di secessione". Poi ricorda le parole del presidente del Consiglio e le ribalta: "Questo governo è il peggiore degli ultimi 150 anni e Berlusconi è stato il premier peggiore. Se ne vada per sempre prima della celebrazione dei 150 anni dell'unità d'Italia".
Infine, intervistato da "A", Di Pietro azzarda un nuovo paragone a tutto danno del premier: "Gli italiani sono fortunati perchè Berlusconi non ha il fisico e la forza di Hitler. C'è un regime e ormai non lo dico solo io, come nell'autunno scorso in piazza Navona. Allora tutti mi davano del pazzo, anche dal Pd. Oggi sono tutti d'accordo con me".
bellavista ha scritto:tremonti che è un fiscalista fa la lotta all'evasione. Per iniziare potrebbe denunciare i suoi clientisonny ha scritto:ha ragione di pietro, e poi mi fa ridere la lotta del governo contro gli evasori
e i tg mediaset a tutto spiano hahhah
ma i conti di mediaset sono tutti in lussemburgo e alle isole cayman hahaha
Ma la più divertente è la lotta senza quartiere alla mafia. Fatta da un partito fondato da dell'ultri che è condannato per mafia.
Senza contare la lotta alla prostituzione, con il premier che va a troie.
La lotta alla droga, con il giro di coca che c'è in parlamento
E potrei continuare. Questo è il miglior governo che l'italia si possa permettere
è il miglior governo degli ultimi 150 anni
parola di egoarca satiriaco priapico!!!!!
di solito i peggiori e i migliori ce li consegna la storia
ma non in questo caso
lui in quanto -storia- ci ha gia' predetto il futuro!!!! che culo abbiamo....!!!!
vogliamo il cento per cento di gradimento per il ns re....
molti utenti di questo forum saranno presto individuati e duramente puniti


