[O.T.] Serie A e Champions League:fatti e misfatti

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Ortheus
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#14071 Messaggio da Ortheus »

CanellaBruneri ha scritto:
Ortheus ha scritto:Raffaele Ciuccariello.



Ricordatevi questo nome.......





8)


E' chiaramente un riciclone del Canga.
Fonti attendibili mi dicono che il Presidente Cairo sta impestando di mp la pimpi per sollecitarne il ban





Il Nuovo Presidente ha già  scelto lo sponsor che apparirà  sulla maglia:


Immagine
Non votate per me. Io sono fuori dal Cerchio Magico.

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vbman
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#14072 Messaggio da vbman »

Immagine Immagine

Contrariamente a quello che dicono in molti, il primo telecronista che si avvalse del commento tecnico di Giacomo Bulgarelli fu Luigi Colombo e solo successivamente Massimo Caputi.

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Padoa_Schioppa
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#14073 Messaggio da Padoa_Schioppa »

La peggiore lazio della stagione contro un torino... ignobile... che giustamente andrà  in B
Le tasse sono bellissime!

"Avete capito? Qui non serve un perito..." Bugo, Il Sintetizzatore

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Steiner74
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#14074 Messaggio da Steiner74 »

Padoa_Schioppa ha scritto:La peggiore lazio della stagione contro un torino... ignobile... che giustamente andrà  in B
Sbaglio o il Torino ti sta sui coglioni?
"Sono un uomo estetico asmatico linfatico cosmetico amo la Libia la fibbia delle scarpine delle donnine cretine sono disinvolto raccolto assolto per inesistenza di reato ho una speciale predilezione per la fanciulla del vespro il Polo Nord la carta moschicida."
http://www.youtube.com/watch?v=AHMiP_qQXKI

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Padoa_Schioppa
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#14075 Messaggio da Padoa_Schioppa »

Steiner74 ha scritto:
Padoa_Schioppa ha scritto:La peggiore lazio della stagione contro un torino... ignobile... che giustamente andrà  in B
Sbaglio o il Torino ti sta sui coglioni?

nooooooooooo :lol:
Le tasse sono bellissime!

"Avete capito? Qui non serve un perito..." Bugo, Il Sintetizzatore

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#14076 Messaggio da Steiner74 »

Padoa_Schioppa ha scritto:
Steiner74 ha scritto:
Padoa_Schioppa ha scritto:La peggiore lazio della stagione contro un torino... ignobile... che giustamente andrà  in B
Sbaglio o il Torino ti sta sui coglioni?

nooooooooooo :lol:
Da bambino odiavo la Fiorentina, ma solo per via del telecronista insopportabile di 90° minuto.

Chi era che faceva i collegamenti da Torino?
"Sono un uomo estetico asmatico linfatico cosmetico amo la Libia la fibbia delle scarpine delle donnine cretine sono disinvolto raccolto assolto per inesistenza di reato ho una speciale predilezione per la fanciulla del vespro il Polo Nord la carta moschicida."
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#14077 Messaggio da lone wolf »

Cesare Castellotti o Beppe Berti, mentre a Firenze c'era il buon Giannini....nostalgia canaglia! :(
"Dentro un grande uomo c'è sempre un bambino che vuole giocare"

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#14078 Messaggio da Steiner74 »

lone wolf ha scritto:Cesare Castellotti o Beppe Berti, mentre a Firenze c'era il buon Giannini....nostalgia canaglia! :(
Giannini! giusto...che poi non saprei neanche giustificare il perchè di tanto odio giovanile.

Comunque, secondo la mia teoria, Padoa ha in odio il Torino poichè odiava Castellotti (o Beppe Berti).
"Sono un uomo estetico asmatico linfatico cosmetico amo la Libia la fibbia delle scarpine delle donnine cretine sono disinvolto raccolto assolto per inesistenza di reato ho una speciale predilezione per la fanciulla del vespro il Polo Nord la carta moschicida."
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#14079 Messaggio da donegal »

Padoa_Schioppa ha scritto:La peggiore lazio della stagione contro un torino... ignobile... che giustamente andrà  in B
Credo profondamente nel menagramo della Ciociaria.

E' da due anni che dice che andremo in B e alla fine gli arriva sempre lo zacchete...

Da quando ha alzato il tiro con le gufate, son 5 partite che la lazzie o le busca o ci va vicino. Gufa ancora per noi, Padoa Schiatta !
Maturità e depravazione battono sempre gioventù e bellezza

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#14080 Messaggio da picchio »

lone wolf ha scritto:Cesare Castellotti o Beppe Berti, mentre a Firenze c'era il buon Giannini....nostalgia canaglia! :(


da torino spesso anche carlo nesti :wink:

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#14081 Messaggio da picchio »

saccani pessimo mai fischiata una punizione dalla trequarti in avanti a favore ....

kolarov perche hai tirato piano?
"I tifosi stanno vivendo un momento difficile perchè lo sanno con chi hanno a che fare: l0tit0 e sopratutto Tare non meritano di guidare una società prestigiosa come la Lazio".
Goran Pandev - 23/12/2009

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#14082 Messaggio da madball »

donegal ha scritto:
Padoa_Schioppa ha scritto:La peggiore lazio della stagione contro un torino... ignobile... che giustamente andrà  in B
Credo profondamente nel menagramo della Ciociaria.

E' da due anni che dice che andremo in B e alla fine gli arriva sempre lo zacchete...

Da quando ha alzato il tiro con le gufate, son 5 partite che la lazzie o le busca o ci va vicino. Gufa ancora per noi, Padoa Schiatta !

davvero, e quando era bannato ho ripreso a vincere al fantacalcio; io non son granata, e devo dire che il toro fa cagare quest'anno, ma spero si salvi, come spero che la lazie vada in europa, ma se padoa continua a gufare la vedo dura.
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#14083 Messaggio da MauroG »

Roberto Saviano ha scritto:
L'autore di Gomorra ha incontrato in Spagna il calciatore fuoriclasse del Barcellona
Un reportage-racconto che ripercorre la storia di un grande successo nato dal dolore
Lo scrittore e il campione
"Mingherlino ma sodo, timidissimo, parla quasi sussurrando una cantilena argentina
Ha statura e corpo di un bambino. Fu infatti intorno ai dieci anni che smise di crescere"
di ROBERTO SAVIANO

BARCELLONA - Lo incontro negli spogliatoi del Camp Nou di Barcellona, uno stadio enorme, il terzo più grande del mondo. Dagli spalti invece Messi è una macchiolina, incontrollabile e velocissima. Da vicino è un ragazzo mingherlino ma sodo, timidissimo, parla quasi sussurrando una cantilena argentina, il viso dolce e pulito senza un filo di barba. Lionel Messi è il più piccolo campione di calcio vivente. La Pulga, la pulce, è il suo soprannome. Ha la statura e il corpo di un bambino. Fu infatti da bambino, intorno ai dieci anni, che Lionel Messi smise di crescere. Le gambe degli altri si allungavano, le mani pure, la voce cambiava. E Leo restava piccolo. Qualcosa non andava e le analisi lo confermarono: l'ormone della crescita era inibito. Messi era affetto da una rara forma di nanismo.

Con l'ormone della crescita, si bloccó tutto. E nascondere il problema era impossibile. Tra gli amici, nel campetto di calcio, tutti si accorgono che Lionel si è fermato: "Ero sempre il più piccolo di tutti, qualunque cosa facessi, ovunque andassi". Dicono proprio così: "Lionel si è fermato". Come se fosse rimasto indietro, da qualche parte. A undici anni, un metro e quaranta scarsi, gli va larga la maglietta del Newell's Old Boys, la sua squadra a Rosario, in Argentina. Balla nei pantaloncini enormi, nelle scarpe, per quanto stretti i lacci, un po' ciabatta. àˆ un giocatore fenomenale: peró nel corpo di un bimbetto di otto anni, non di un adolescente. Proprio nell'età  in cui, intravedendo un futuro, ci sarebbe da far crescere un talento, la crescita primaria, quella di braccia, busto e gambe, si arresta.

Per Messi è la fine della speranza che nutre in se stesso dal suo primissimo debutto su un campo da calcio, a cinque anni. Sente che con la crescita è finita anche ogni possibilità  di diventare ció che sogna. I medici peró si accorgono che il suo deficit puó essere transitorio, se contrastato in tempo. L'unico modo per cercare di intervenire è una terapia a base dell'ormone "gh": anni e anni di continuo bombardamento che gli permettano di recuperare i centimetri necessari per fronteggiare i colossi del calcio moderno.

si tratta di una cura molto costosa che la famiglia non puó permettersi: siringhe da cinquecento euro l'una, da fare tutti i giorni. Giocare a pallone per poter crescere, crescere per poter giocare: questa diviene d'ora in avanti l'unica strada. Lionel, un modo di guarire che non riguardi la passione della sua vita, il calcio, non riesce nemmeno a immaginarlo.

Ma quelle dannate cure potrà  permettersele solo se un club di un certo livello lo prende sotto le sue ali e gliele paga. E l'Argentina sta sprofondando nella devastante crisi economica, da cui fuggono prima gli investimenti, poi pure le persone, i cui risparmi si volatilizzano col crollo dei titoli di stato. Nipoti e pronipoti di immigrati cresciuti nel benessere cercano la salvezza emigrando nei paesi di origine dei loro avi. In quella situazione, nessuna società  argentina, pur intuendo il talento del piccolo Messi, se la sente di accollarsi i costi di una simile scommessa.

Anche se dovesse crescere qualche centimetro in più - questo è il ragionamento - nel calcio moderno ormai senza un fisico possente non si è più nulla. La pulce resterà  schiacciata da una difesa massiccia, la pulce non potrà  segnare gol di testa, la pulce non reggerà  agli sforzi anaerobici richiesti ai centravanti di oggi. Ma Lionel Messi continua a giocare lo stesso nella sua squadra. Sa di doverlo fare come se avesse dieci piedi, correre più veloce di un puledro, essere imbattibile palla a terra, se vuole sperare di diventare un calciatore vero, un professionista.

Durante una partita, lo intravede un osservatore. Nella vita dei calciatori gli osservatori sono tutto. Ogni partita che guardano, ogni punizione che considerano eseguita in modo perfetto, ogni ragazzino che decidono di seguire, ogni padre con cui vanno a parlare, significa tracciare un destino. Disegnarlo nelle linee generali, aprirgli una porta: ma nel caso di Messi, ció che gli viene offerto, rappresenta molto di più. Non gli viene data solo l'opportunità  di diventare un calciatore, ma la possibilità  di guarire, di avere davanti una vita normale. Prima di vederlo, gli osservatori che sentono parlare di lui sono comunque molto scettici. "Se è troppo piccolo, non ha speranza, anche se è forte", pensano. E invece: "Ci vollero cinque minuti per capire che era un predestinato. In un attimo fu evidente quanto quel ragazzo fosse speciale". Questo lo afferma Carles Rexach, direttore sportivo del Barcellona, dopo aver visto Leo in campo. àˆ così evidente che Messi ha nei piedi un talento unico, qualcosa che va oltre il calcio stesso: a guardarlo giocare è come se si sentisse una musica, come se in un mosaico scollato ogni tassello tornasse apposto.

Rexach vuole fermarlo subito: "Chiunque fosse passato di lì, l'avrebbe comprato a peso d'oro". E così fanno un primo contratto su un fazzoletto di carta, un tovagliolo da bar aperto. Firmano lui e il padre della pulce. Quel fazzoletto è ció che cambierà  la vita a Lionel. Il Barcellona ci crede in quell'eterno bimbo. Decide di investire nella cura del maledetto ormone che si è inceppato. Ma per curarsi, Lionel deve trasferirsi in Spagna con tutta la famiglia, che insieme a lui lascia Rosario senza documenti, senza lavoro, fidandosi di un contratto stilato su un tovagliolo, sperando che dentro a quel corpo infantile possa esserci davvero il futuro di tutti. Dal 2000, per tre anni, la società  garantisce a Messi l'assistenza medica necessaria. Crede che un ragazzino disposto a giocare a calcio per salvarsi da una vita d'inferno abbia dentro il carburante raro che ti fa arrivare ovunque.

Le cure peró spezzano in due. Hai sempre nausea, vomiti anche l'anima. I peli in faccia che non ti crescono. Poi i muscoli te li senti scoppiare dentro, le ossa crepare. Tutto ti si allunga, si dilata in pochi mesi, un tempo che avrebbe dovuto invece essere di anni. "Non potevo permettermi di sentire dolore", dice Messi, "non potevo permettermi di mostrarlo davanti al mio nuovo club. Perchè a loro dovevo tutto". La differenza tra chi il proprio talento lo spende per realizzarsi e chi su di esso si gioca tutto è abissale. L'arte diventa la tua vita non nel senso che totalizza ogni cosa, ma che solo la tua arte puó continuare a farti campare, a garantirti il futuro. Non esiste un piano b, qualsiasi alternativa su cui poter ripiegare.

Dopo tre anni finalmente il Barcellona convoca Lionel Messi e la famiglia sa che se non sarà  in grado di giocare come ci si aspetta, le difficoltà  a tirare avanti saranno insormontabili. In Argentina hanno perso tutto e in Spagna non hanno ancora niente. E Leo, a quel punto, ricadrebbe sulle loro spalle. Ma quando La Pulce gioca, sfuma ogni ansia. Allenandosi duramente con il sostegno della squadra, Messi riesce a crescere non solo in bravura, ma anche in altezza, anno dopo anno, centimetro dopo centimetro spremuto dai muscoli, levigato nelle ossa. Ogni centimetro acquisito una sofferenza. Nessuno sa davvero quanto misuri adesso. Qualcuno lo dà  appena sopra il metro e cinquanta, qualcuno al di sotto, qualche sito parla di un Messi che continuando a crescere è arrivato al metro e sessanta. Le stime ufficiali mutano, concedendogli via via qualche centimetro in più, come se fosse un merito, un premio conquistato in campo.

Fatto è che quando le due squadre sono in riga prima del fischio iniziale, l'occhio inquadra tutte le teste dei giocatori più o meno alla stessa altezza, mentre per trovare quella di Messi deve scendere almeno al livello delle spalle dei compagni. Per uno sport dove conta sempre più la potenza e, per un attaccante, i quasi due metri di Ibrahimovic e il metro e ottantacinque di Beckham sono diventati la norma, Lionel continua a somigliare pericolosamente a una pulce. Come dice Manuel Estiarte, il più forte pallanuotista di tutti i tempi: "àˆ vero, bisogna calcolare che le probabilità  che Messi esca sconfitto da un impatto corpo a corpo sono elevate, come elevato è il rischio che venga totalmente travolto dai difensori. Ma solo a una condizione... prima devono riuscire a raggiungerlo".

E infatti nessuno riesce a stargli dietro. Il baricentro è basso, i difensori lo contrastano, ma lui non cade, nè si sposta. Continua a tenere la corsa, rimbalza palla al piede, non si ferma, dribbla, scavalca, sguscia, fugge, finta. àˆ imprendibile. A Barcellona malignano che le star della difesa del Real Madrid, Roberto Carlos e Fabio Cannavaro, non sono mai riusciti a vedere in faccia Lionel Messi perchè non riescono a rincorrerlo. Leo è velocissimo, sfreccia via con i suoi piedi piccoli che sembrano mani per come riesce a tener palla, a controllarne ogni movimento. Per le sue finte, gli avversari inciampano nell'ingombro inutile dei loro piedi numero quarantacinque.

In una pubblicità  dove era stato invitato a disegnare con un pennarello la sua storia, è divertente e malinconico vedere Messi ritrarre se stesso come un bimbetto minuscolo tra lunghissime foreste di gambe, perso lì tra palloni troppo grandi che volano lontano. Ma quando toccano terra, lui veloce li aggancia e piccolo com'è riesce a passare tra le gambe di tutti e andare in porta. Quando ci sono le rimesse laterali e gli avversari riprendono fiato, è proprio in quel momento che lui schizza e li sorpassa, così quando si immaginavano, i marcatori, di averlo dietro la schiena, se lo ritrovano invece già  cinque metri avanti. Il grande giocatore non è quello che si fa fare fallo, ma quello cui non arrivi a tendere nessuno sgambetto.

Vedere Messi significa osservare qualcosa che va oltre il calcio e coincide con la bellezza stessa. Qualcosa di simile a uno slancio, quasi un brivido di consapevolezza, un'epifania che permette a chi è lì, a vederlo sgambettare e giocare con la palla, di non riuscire più a percepire alcuna separazione tra sè e lo spettacolo cui sta assistendo, di confondersi pienamente con ció che vede, tanto da sentirsi tutt'uno con quel movimento diseguale ma armonico. In questo le giocate di Messi sono paragonabili alle suonate di Arturo Benedetti Michelangeli, ai visi di Raffaello, alla tromba di Chet Baker, alle formule matematiche della teoria dei giochi di John Nash, a tutto ció che smette di essere suono, materia, colore, e diventa qualcosa che appartiene a ogni elemento, e alla vita stessa. Senza più separazione, distanza. àˆ lì, e non si puó vivere senza. E non si è mai vissuti senza, solo che quando si scoprono per la prima volta, quando per la prima volta le si osserva tanto da restarne ipnotizzati, la commozione è inevitabile e non si arriva ad altro che a intuire se stessi. A guardarsi nel proprio fondo.

Ascoltare i cronisti sportivi che commentano le sue cavalcate basterebbe per definire la sua epica di giocoliere. Durante un incontro Barcellona-Real Madrid, il cronista vedendolo assediato da tentativi di fallo smette di descrivere la scena e inizia solo un soddisfatto: "Non va giù, non va giù, non va giuuuuuù". Durante un'altra sfida fra le storiche arcirivali, l'ola estatica "Messi, Messi, Messi, Messi" riceve una "a" supplementare che gli rimarrà  addosso: Messia. àˆ questo l'altro soprannome che La Pulce si è guadagnata con la grazia beffarda delle sue avanzate, con lo stupore quasi mistico che suscita il suo gioco. "L'uomo si fece Dio e invió il suo profeta", così dicono le scritte di un servizio televisivo dedicato a El Mesias, e a colui che come incarnazione divina del calcio lo precedette: Diego Armando Maradona.

Sembra impossibile ma Messi quando gioca ha in testa le giocate di Maradona, così come uno scacchista in un determinato momento della partita, spesso si ispira alla strategia di un maestro che si è trovato in una situazione analoga. Il capolavoro che Diego Armando aveva realizzato il 22 giugno 1986 in Messico, il gol votato il migliore del secolo, Lionel riesce a ripeterlo pressochè identico e quasi esattamente vent'anni dopo, il 18 aprile 2007, a Barcellona. Pure Leo parte da una sessantina di metri dalla porta, anche lui scarta in un'unica corsa due centrocampisti, poi accelera verso l'aria di rigore, dove uno degli avversari che aveva superato cerca di buttarlo giù, ma non ci riesce. Si accalcano intorno a Messi tre difensori, e invece di mirare alla porta, lui sguscia via sulla destra, scarta il portiere e un altro giocatore... E va in gol. Dopo aver segnato, c'è una scena incredibile coi giocatori del Barcellona pietrificati, con le mani sulla testa, si guardano intorno come a non credere che fosse possibile ancora assistere a un gol del genere. Tutti pensavano che un uomo solo fosse capace di tanto. Ma non è stato così.

La stampa si inventa subito il nomignolo "Messidona", ma c'è qualcosa nella somiglianza dei due campioni argentini che oltrepassa simili trovate e mette i brividi. In uno sport che la fase epica sembra essersela lasciata alle spalle, le prodezze di Messi somigliano al reiterarsi di un mito, e non di un mito qualsiasi, ma di quello che più fortemente è in contrasto con il nostro tempo: Davide contro Golia. Fisici minuscoli, quartieri poveri, incapacità  nel vedersi diversi da come quando giocavano nei campetti, faccia sempre uguale, rabbia sempre uguale, come un'accidia che ti porti dentro. Teoricamente avevano tutto quanto bastava per sbagliare, tutto quanto bastava per perdere, tutto quanto bastava per non piacere a nessuno e per non giocare. Ma le cose sono andate diversamente.

Messi, quando Maradona segnava quel gol in Messico, non era neanche nato. Nascerà  nel 1987. E la ragione per cui io l'ho seguito a Barcellona, al punto di volerlo incontrare, ha la sua origine proprio in questo: l'essere cresciuto a Napoli nel mito di Diego Armando Maradona. Non dimenticheró mai la partita dei mondiali del 1990, un destino terribile portó l'Italia di Azeglio Vicini e Totó Schillaci a giocare la semifinale contro l'Argentina di Maradona proprio al San Paolo. Quando Schillaci segna il primo gol, lo stadio gioisce. Ma si sente che nelle curve qualcosa non va. Dopo il gol di Caniggia il tifo non napoletano - non autoctono - inizia a prendersela con Maradona, e lì accade qualcosa che non succederà  mai più nella storia del calcio e mai era successo sino ad allora: la tifoseria si schiera contro la propria nazionale di calcio. I tifosi della curva napoletana iniziano a urlare: "Diego! Diego!". D'altronde erano abituati a farlo, come biasimarli e come identificarsi in altri? Anche se dovrebbe essere cara la propria squadra nazionale, in quel momento è Maradona che rappresenta la tifoseria del San Paolo più di una nazionale di giocatori provenienti da altre città  d'Italia, da Roma, Milano, Torino.

Maradona era riuscito a sovvertire la grammatica delle tifoserie. E a Roma gliela fecero pagare durante la finale Argentina-Germania, dove il pubblico per vendicarsi dell'eliminazione dell'Italia in semifinale e delle defezioni create all'interno della tifoseria, inizia a fischiare l'inno nazionale. Maradona aspetta che la telecamera, nella carrellata sui giocatori, arrivi sulle sue labbra, per lanciare un "hijos de puta" ai tifosi che non rispettano neanche il momento dell'inno. Una finale terribile, dove a Napoli si tifava tutti, ovviamente, per l'Argentina. Ma poi il momento del rigore assolutamente dubbio distrugge ogni speranza. La Germania chiaramente in difficoltà  deve peró vincere e vendicare l'Italia battuta. Un rigore dubbio per un fallo su Rudi Voeller, lo realizza Andreas Brehme. E il commento del cronista argentino fu: "Solo così fratello... solo così potevate vincere contro Diego".

Ricordo benissimo quei giorni. Avevo undici anni, e difficilmente torneró mai a vedere quel tipo di calcio. Ma qualcosa sembra tornare, di quel tempo. Il gol del Messico contro l'Inghilterra, il gol rifatto dalla Pulce vent'anni dopo, segna uno dei momenti indimenticabili della mia infanzia. Mi chiedo che meraviglia e che vertigine sarebbe veder giocare Messi al San Paolo, lui, di cui lo stesso Maradona disse: "Vedere giocare Messi è meglio che fare sesso". E Diego, di entrambe le cose, se ne intende. "Mi piace Napoli, voglio andarci presto", dice Lionel, "Starci un po' dev'essere bellissimo. Per un argentino è come essere a casa".

Il momento più incredibile del mio incontro con Messi è quando gli dico che quando gioca somiglia a Maradona - "somiglia": perchè non so come esprimere una cosa ripetuta mille volte, anche se devo dirgliela lo stesso - e lui mi risponde: "Verdad?", "Davvero?", con un sorriso ancor più timido e contento. Del resto, Lionel Messi ha accettato di incontrarmi non perchè sia uno scrittore o per chissà  cos'altro, ma perchè gli hanno detto che vengo da Napoli. Per lui è come per un musulmano nascere alla Mecca. Napoli per Messi, e per molti tifosi del Barcellona, è un luogo sacro del calcio. àˆ il luogo della consacrazione del talento, la città  dove il dio del pallone ha giocato gli anni più belli, dove dal nulla è partito verso la sconfitta delle grandi squadre, verso la conquista del mondo.

Lionel appare il contrario di come ti aspetti un giocatore: non è sicuro di sè, non usa le solite frasi che gli consigliano di dire, si fa rosso e fissa i piedi, o si mette a rosicchiare le unghie dell'indice e del pollice avvicinandole alle labbra quando non sa che dire e sta pensando. Ma la storia della Pulce è ancora più straordinaria. La storia di Lionel Messi è come la leggenda del calabrone. Si dice che il calabrone non potrebbe volare perchè il peso del suo corpo è sproporzionato alla portanza delle sue ali. Ma il calabrone non lo sa e vola. Messi con quel suo corpicino, con quei suoi piedi piccoli, quelle gambette, il piccolo busto, tutti i suoi problemi di crescita, non potrebbe giocare nel calcio moderno tutto muscoli, massa e potenza. Solo che Messi non lo sa. Ed è per questo che è il più grande di tutti.

15 febbraio 2009
la repubblica.it - Persone

ecco qualcosa sul calcio che vale la pena di leggere
Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non é cosi. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene. (Tyler Durden, Fight Club)

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#14084 Messaggio da norrin2007 »

lone wolf ha scritto:Cesare Castellotti o Beppe Berti, mentre a Firenze c'era il buon Giannini....nostalgia canaglia! :(
il toro era per lo più affidato a castellotti, mentre la juve prevalentemente a berti. a me non stava sui coglioni nessuno... erano tutti dei personaggissimi! ...gianni vasino, luigi necco, ferruccio gard, franco strippoli, quello di genova (non mi ricordso il nome...), giannini, il bravissimo beppe viola...
"Nessun uomo è mai tanto grande come quando è in ginocchio davanti a Dio." (B. Pascal)
"Vi è una sola cosa peggiore dell'ingiustizia: la giustizia senza la spada in mano. Quando il diritto non è la forza è male." (O. Wilde)
"io so' 'n gueriero che sta riposanno dopo che ha rivortato mezzo monno. ma ormai c'ho er doppio petto e la cravatta, 'ndo voi che vada..." (F. Califano)
"sta diventando morale tutto ciò che ci conviene. praticamente, un affare." G. Gaber

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#14085 Messaggio da norrin2007 »

norrin2007 ha scritto:
lone wolf ha scritto:Cesare Castellotti o Beppe Berti, mentre a Firenze c'era il buon Giannini....nostalgia canaglia! :(
il toro era per lo più affidato a castellotti, mentre la juve prevalentemente a berti. a me non stava sui coglioni nessuno... erano tutti dei personaggissimi! ...gianni vasino, luigi necco, ferruccio gard, franco strippoli, quello di genova (non mi ricordso il nome...), giannini, il bravissimo beppe viola...
...tonino carino!!!
"Nessun uomo è mai tanto grande come quando è in ginocchio davanti a Dio." (B. Pascal)
"Vi è una sola cosa peggiore dell'ingiustizia: la giustizia senza la spada in mano. Quando il diritto non è la forza è male." (O. Wilde)
"io so' 'n gueriero che sta riposanno dopo che ha rivortato mezzo monno. ma ormai c'ho er doppio petto e la cravatta, 'ndo voi che vada..." (F. Califano)
"sta diventando morale tutto ciò che ci conviene. praticamente, un affare." G. Gaber

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