[quote:57213ccfb4="Paperinik"]ma uffa io avevo aperto il topic perche qualcuno raccontasse qualche chiavata con la vicina topa cosicche potessi segarmici sopra, ma quì siete pure troppo sinceri a dire che non si batte chiodo

non è da superzeta

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La figlia dei coniugi Rosati, M., ha compiuto 17 anni a luglio.
Mi ricordo l'irritazione per il frastuono della festa e il viavai di adolescenti chiassosi che non hanno ancora capito che la porta di un ascensore si chiude ugualmente anche se non applichi una forza sovrumana.
Poiché l'ho vista crescere (espressione che ormai uso sempre più spesso visto che mi avvio alla definitiva maturità ), la ragazza non mi ha mai suscitato pensieri "neri". Questo finché non ho avuto modo di osservarla in una situazione non "pianerottolesca": l'anno scorso sono intervenuto in soccorso di suo padre, il sig. Rosati, angosciato all'idea di dover buttare il suo pc quasi nuovo.
Mentre mi trovavo nel bios di papà , M. si è presentata sotto una luce diversa, sorprendendomi con un'ironia niente affatto male per l'età e una proprietà di linguaggio che non potevo sospettare dai "buongiorno" e i "mi lasci aperto il portone per favore?".
Inoltre la complicità nello sfottere il padre imbranato ci ha proiettati immediatamente nella fase 2 della nostra relazione condominiale: l'ammiccamento consapevole.
Da quel momento i nostri dialoghi da ascensore si sono arricchiti di sfumature non verbali (occhiate insistenti - smorfie simpatiche), piccoli contatti fisici (lei che mi afferra il polso per vedere l'ora), allusioni più o meno velate ("danny ce la fai ad ascoltare quella musicaccia ad un volume più basso? Ieri si sentiva anche mentre facevo la doccia...").
Questa è M. Rosati, entrata stabilmente nelle mie fantasie erotiche. E sarebbe davvero la protagonista del famosissimo romanzo di Nabokov se avesse un'attitudine seduttiva più esplicita e una buona componente di disumanità .
Questa ERA M. Rosati, solo la proiezione in carne e ossa delle figure in 2D del mio hard disk, finché, il 23 ottobre 2008, è successo quello che sto per scrivere. Lo rappresento per la prima volta, di getto (e per questo userò il presente):
Mi trovo in garage e sono le 11 di sera, più o meno. Il rumore del cancello automatico che si apre per far accedere ai box condominiali mi distoglie dalle mie azioni che non ricordo più quali fossero.
M. arriva lentamente con lo scooter già spento. Libera dal casco i capelli biondi, lunghi e lisci e fruga in una borsa minuscola.
Non siamo vicini di box, io sono 10 mt più avanti. Mi nota e sorride.
[i:57213ccfb4]- che fai qui a quest'ora? -[/i:57213ccfb4] chiede.
[i:57213ccfb4]- sto...[non lo ricordo]. Tu dove sei stata di bello?
- a bere qualcosa con le amiche, niente di speciale. [/i:57213ccfb4]
[i:57213ccfb4]- Non ce la faccio più, girati, non guardare![/i:57213ccfb4]
Questa frase mi arriva mentre, per la verità , ero già girato. Resto girato. Però ascolto. Sento il rumore di una zip che si apre e dopo qualche secondo di silenzio l'inconfondibile rumore di una pisciata accompagnato da un mugolio di soddisfazione.
Decido di voltarmi e di guardarla sorridendo, sperando in una sua non reazione. Lei ride e allora faccio di più: mi muovo, arrivo di fronte a lei, mi accovaccio anche io e mi accendo una sigaretta.
Guardo la pozza di piscio che si sta formando per terra e per un attimo penso che il giorno dopo avrei sicuramente dato la colpa a Jerry, il cane della vedova Battisti, che siccome è la sua unica compagnia gode di un'immunità totale nel quartiere e può pisciare dove cazzo gli pare.
Avrei dato la colpa a Jerry se non stessi guardando con i miei occhi la piscia uscire dalla fichetta più eccitante che abbia mai visto.
M. fa cadere le ultime gocce con un movimento sussultorio, io le porgo un kleenex.
A questo punto dalla boccuccia della mia giovane vicina di casa esce la frase che da un paio di mesi rimbomba nel mio cervello ancora incredulo:
[i:57213ccfb4]- vieni qui e puliscimela con la lingua.[/i:57213ccfb4]
Obbedisco.
Ho i sensi spalancati e gli odori mi travolgono. L'odore della piscia, quello della pelle degli stivali, l'odore del garage e del suo maglione. Il rumore della mia lingua nella sua fica, il clang del suo braccialetto mentre con la mano mi orienta la testa. I suoi primi gemiti.
Ormai la sua vagina è un laghetto di piscia, saliva ed eccitazione. Lei mi solleva la testa e mi bacia a lungo. Poi ci alziamo ed entriamo nel box di suo padre.
Mi ritrovo nella Peugeot 307 del sig. Rosati con sua figlia che mi sta facendo un pompino mentre io le perlustro la fica con un paio di dita. Provo ad infilarle un dito nel culo ma lei si irrigidisce, distoglie la bocca dal suo lavoro e dice "solo fino all'unghia".
Ok, M., solo fino all'unghia.
Lei continua con un pompino non eccezionale, ma è la situazione ad essere eccezionale e io sto per venire. Per ritardare l'eiaculazione penso alla faccia del sig. Rosati che proprio da questa macchina mi saluta dicendomi "aò hai visto ‘a partita? J'avemo rotto er culo".
M. tira fuori dalla sua nanoborsa un preservativo mentre io mi annuso le dita per non perdere l'eccitazione. Mi sale sopra e comincia a muoversi con una certa foga.
Ha un corpo davvero esile, non pesa nulla. Le rallento il ritmo prendendola per i fianchi.
Nella foga sbatte la testa contro il tettuccio della macchina e allora ci fermiamo a ridere.
La pausa non ci voleva, comincio a pensare al dopo, agli imbarazzi, a suo padre ecc.
Con un po' di fatica rientro nella situazione e riprendo a scoparla stavolta stando sopra.
Così sembra piacerle di più perché geme sempre più forte e comincia ad emettere degli urletti un po' lagnosi che per un attimo ho pensato che stesse piangendo.
[i:57213ccfb4]- sono venuta! -[/i:57213ccfb4] dice quasi urlando e mi ferma.
Non me ne sono accorto.
Anche io ci sono vicino e vorrei venirle nella bocca. Non ho bisogno di chiederglielo, lei mi toglie il preservativo e comincia a succhiarmelo fino a condurmi ad un orgasmo pazzesco.
E beve tutto, M., beve tutto.
Poi scende dalla macchina e si guarda nello specchietto. Io resto un po'seduto a riflettere su quello che è appena successo. Lo sguardo mi va su una bicicletta rosa, piccola, appoggiata da una parte nel box. La usava M. quando era piccola. Non molti anni fa.
Scendo dalla macchina, le do un bacio sulle labbra.
[i:57213ccfb4]- vai avanti tu, danny, non usciamo insieme da qui.
- ok. Ciao.[/i:57213ccfb4]
Sto ancora pensando a quello che è successo mentre apro il portone e mentre sento ancora la voce di M. alle mie spalle:
[i:57213ccfb4]- mi lasci aperto il portone per favore?[/i:57213ccfb4]
[size=9:57213ccfb4]Questa storia è di pura fantasia.
Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale.
Inoltre nessun animale è stato maltrattato durante la lavorazione di questo post a parte, spero, il lillo del papero.[/size:57213ccfb4]

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