l' ha cantata mentre si slanciava incontro alla morteMavco Pizellonio ha scritto:Drogato, se Canella ha cantato quella canzone forse sta male davvero.
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“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
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E la morte si è fatta male? non vorrei essere stato nei suoi panni.Drogato_ di_porno ha scritto:l' ha cantata mentre si slanciava incontro alla morteMavco Pizellonio ha scritto:Drogato, se Canella ha cantato quella canzone forse sta male davvero.
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certamente. helmut stava leggendo la bibbia vicino a una cassa acustica del centro sociale che sparava caparezza a 120 decibel. canella aveva appena bevuto dal lavandino del centro quando lo ha notato. il dubbio che helmut avesse appena pisciato in quel lavabo ha contribuito ad accellerare la crisi, facendo precipitare gli eventi. sotto il lavandino stava scritto con un getto di piscia: "w lutero". è stato in quel momento che canella ha ceduto all' avventurismo individuale, rinnegando l' unità di tutti i lavoratori.Antonchik ha scritto:c'era Helmut nascosto tra gli uditori?
“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
La presentazione di Satana mi ha fatto venire in mente questi signori:Satana in autobus ha scritto: Satana, enchantè.![]()
http://it.youtube.com/watch?v=JMeWAtNIP ... re=related
(Rolling Stones - Sympathy For The Devil)
Tutto sommanto credo che si adattino abbastanza bene al locale
PS: e ancora la voglia di fumare non se ne vuole andare...ma lo so io di chi è la colpa!
Gli ultimi 195 metri di una maratona sono la ragione che ti spinge a correre i precedenti 42.000.
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Preferisco pensare Canella così nei confronti della MorteDrogato_ di_porno ha scritto:l' ha cantata mentre si slanciava incontro alla morteMavco Pizellonio ha scritto:Drogato, se Canella ha cantato quella canzone forse sta male davvero.

"Chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una"(Luca 22,36)
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Un genio che declama un genio. Ha ancora senso fare poesia dopo Majakovskij?
http://it.youtube.com/watch?v=Ccs7OG03N3w
http://www.youtube.com/watch?v=O2dsyBF_hOg
Il vostro pensiero sognante,
sul cervello rammollito,
come un lacchè rimpinguato
su un unto sofà ,
vi stuzzicheró contro
l'insanguinato brandello del cuore,
mordace,
impudente,
scherniró
a sazietà .
No v'è nel mio animo
un solo capello canuto e nemmeno senile tenerezza.
Intronando l'Universo, con la possanza della mia voce,
cammino
bello, ventiduenne.
Teneri, voi, coricate l'amore sui violini
io, rozzo,
sui timballi corico l'amore.
Ma come me non potrete slogarvi
per essere labbra soltanto, da capo a piedi.
Venite!
A istruirvi dal salotto vestita di batista
decente funzionario dell'angelica lega,
voi che sfogliate le labbra
come una cuoca le pagine del libro di cucina.
Se volete saró, rabbioso
una furia di carne
e
mutando il tono
se volete saró tenero in modo inappuntabile
non un uomo ma nuvola,
in calzoni.
Volete stuzzicarmi?
meno delle copeche d'un pitocco
sono gli smeraldi delle vostre follie.
Ricordate?
Perì Pompei!
Quando esasperarono il Vesuvio!
Ehi!?
Signori?!
Dilettanti di sacrilegi, di delitti, di massacri!
Avete visto mai ció che è più terribile?
Il viso mio,
quando io sono assolutamente tranquillo?
Sento che l'io, per me è poco....
Qualcuno da me si sprigiona,ostinato.
Alló?
Chi parla?
Mamma!
Mamma, vostro figlio è magnificamente malato, mamma!
Ha l'incendio nel cuore,
dite!
Alle sorelle Liuda, Olia,
ch'egli non sa più dove salvarsi.
Ogni parola, persino ogni burla ch'egli vomita
dalla bocca scottante,
si butta come nuda prostituta
da una casa pubblica che arde!!!
Gli uomini!
Annusano, odor di bruciato.
Raccozzano
dei tipi strani, rutilanti con gli elmi!
A che scopo quegli stivaloni??
Dite ai pompieri:
"Sul cuore ardente, ci si arrampica con le carezze!"
Faró, da me!!
Rotoleró come botti gli occhi gonfi di lacrime,
lasciatemi appoggiare alle mie costole,
e salteró, salteró, salteró, salteró!
Sono crollati!
Non puoi saltare dal proprio cuore.
Glorificatemi!
Non sono pari ai grandi?
Su tutto ció che fu creato pongo il mio "nihil".
Non voglio mai leggere nulla.
Libri?
Ma che libri?
Una volta pensavo che i libri si facessero così:
arriva un poeta,
lievemente disserra la bocca e di colpo comincia a cantare in sempliciotto
ispirato, di grazia.
E invece risulta che i poeti
prima di
effondersi nel canto
camminano,
incalliti dal lungo girellare.
E dolcemente diguazza nella melma del cuore
la stupida tinca dell'immaginazione.
Mentre fanno bollire,
strimpellando rime,
una brodaccia d'amori e usignuoli
la via si contorce priva di lingua.
Non ha con che discorrere, gridare....
e dietro ai poeti, le turbe di strada.
Studenti!
Prostitute!
Appaltatori!
Signori fermatevi!
Voi non siete accattoni!
Voi non osate chieder l'elemosina!
Noi!
Gagliardi!
Dal passo poderoso!
Non abbiamo bisogno di ascoltare, ma piuttosto di svellere costoro!
Che si sono appiccati come un'aggiunta gratuita, a ogni letto a due piazze.
Si dovrebbero forse umilmente implorare, prestateci aiuto?
Supplicarli ad un inno?
Ad un oratorio?
Noi stessi siamo artefici
dell'ardente inno-frastuono
della fabbrica e del laboratorio.
Che m'importa di Faust?
Che in una ridda di razzi scivola con Mefistofele sul pavimento del cielo!
Io so che un chiodo nel mio stivale è più raccapricciante dela fantasia di Goethe.
Io sono sempre là dove si soffre.
Su ogni goccia di fluido lacrimale,
ho posto in croce me stesso.
Ormai non si puó perdonare più nulla!
Io ho incendiato le anime,
dove si coltivava la tenerezza.
Questo è più difficile che prendere
migliaia di migliaia
di Bastiglie!
E allorchè proclamando con una sommossa il suo avvento,
uscirete incontro al Salvatore,
io vi strapperó l'anima!
E dopo averla calpestata, perchè sia grande,
io ve la daró insanguinata
come un vessillo!
E,
come nel naufragio
di una dreadnought,
per gli spasmi soffocanti,
si rilanciano
nel boccaporto spalancato,
così
attraverso il suo occhio
lacerato sino all'urlo,
s'inerpicava, impazzito, Burliuk.
Quasi insanguinando le palpebre,
corrose dalle lacrime
ne strisció fuori,
si mise in piedi,
si mosse,
e con tenerezza inattesa in un uomo pingue
mi prese e disse "Bene!!! Bene!!!!
Quando una gialla blusa protegge l'anima da tanti sguardi!
Bene! Quando scagliati tra i denti del patibolo si grida "bevete cacao van Houten!"
E quest'attimo bengalico, squillante,
non cambierei con nulla.
Nemmeno con....
Ma dal fumo d'un sigaro,
come un bicchierino di liquore
s'è allungato il viso alticcio di Severianin.
Lillà , lillà , gelato di Lillà .
Lillà vuol dire....voluttà !
Come osate chiamarvi poeta?
E' mediocre squittire come una quaglia!
Oggi bisogna, a mo' di frangicapo,
conficcarsi,
nel cranio del Mondo.
Voi turbati dal solo pensiero di ballare con eleganza
osservate in qual guisa me la spasso
io
truffatore di carte, ruffiano di piazza.
Da voi che siete fradici d'amore,
da voi che nei secoli grondaste lacrime,
io mi staccheró
incastrando il Sole come un monócolo
nel mio occhio divaricato.
Cammuffatomi in modo incredibile,
me ne andró per la Terra a destar godimento e a infiammarmi
e dinnanzi a me condurró alla catena Napoleone come un botolo.
La terra tutta sdraiandosi come una donna dimenerà le sue carni,
vogliosa di darsi,
e le cose si animeranno
e le labbra delle cose biascicheranno.
Chi?
Perchè garriscano bandiere!
Nella febbre delle scariche!
Come in ogni festa ragguardevole,
levate in cima ai pali dei lampioni
le insanguinate carcasse
dei mercanti!
E bestemmiava, implorava e trinciava
e s'arrampicava dietro qualcuno
per addentarne i fianchi.
Sula volta celeste,
rosso come la marsigliese,
sussultava crepando il tramonto.
Ormai, la follia.
Non ci sarà più nulla.
La notte verrà a rodere a mangiare,
vedete?
come un Giuda vende di nuovo il cielo,
per una manata di stelle spruzzate di tradimento?
E' venuto a banchetto alla maniera di Mamai,
con il culone sulla città .
Non riusciremo a sbrecciare con gli occhi
questa notte nera,
come Azèf.
Maria!
Maria!
Maria!
Lasciami entrare, Maria,
non posso restare in strada, non vuoi?
Tu aspetti
che con le guance incavate,
assaggiato da tutti,
insipido,
io venga a biascicar senza denti
"sono oggi maledettamente onesto!"
Maria vedi?
Ho già cominciato
ad incurvarmi.
Nelle vie gli uomini bucheranno il grasso nei loro gozzi a
quattro piani!
Sporgeranno gli occhietti lisi da quarant'anni di logorìo,
per ammiccare l'un l'altro ghignando,
che tra i miei denti di nuovo,
è il panino raffermo della carezza di ieri.
Zuppo ladruncolo
stretto tra le pozzanghere,
la pioggia, attraverso i marciapiedi,
lecca il cadavere delle vie,
tartassate dai ciottoli.
E sulle ciglia canute, sì!
Sulle ciglia dei ghiaccioli,
gocciano lacrime
dagli occhi,
sì!
dagli occhi abbassati delle grondaie!
Succhió tutti i pedoni il muso della pioggia,
mentre nelle vetture luccicava una fila di pingui atleti.
Scoppiavano, certuni rimpinzati a crepapelle,
e attraverso gli spacchi spillava la sugna
come un torbido fiume,
mentre dalle vetture colava
come un pane maciullato,
la masticatura di vecchie cotolette.
Maria!
Come ficcare una dolce parola nel loro orecchio coperto di grasso?
L'uccello va mendicando con una canzone,
canta affamato, squillante,
ma io sono un uomo
Maria!
Semplice,
scatarrato!
Dalla notte tisica,
nella sudicia mano della Prevsnia!
Maria!
Vuoi un uomo simile?
Lasciami entrare, Maria?
Sul collo!
Come una scalfittura,
le dita della calca,
apri!
Fanno male!
Vedi?
Son confitti nei miei occhi gli spilli dei cappelli femminili!
Mi ha lasciato entrare.....
Bambina!
Non ti spaurire se sul mio collo taurino
seggono come un umida montagna donne dal ventre sudato!
Gli è che, attraverso la vita,
io trascino milioni di enormi casti amori,
e milioni di milioni di minuscoli
sudici,
amorucci.
Non ti spaurire se ancora una volta, nell'intemperie del tradimento,
mi stringeró a migliaia di vezzose faccine, adoratrici di Majakovskij.
Ma questa è davvero una dinastia di regine,
salite al cuore d'un pazzo!
Maria, più vicino!
Con denudata impudenza
oppure
con un pavido tremore
concedimi la florida vaghezza delle tue labbra!
Io e il mio cuore
non siamo mai vissuti,
sino a Maggio....
e nella mia vita passata,
c'è solo il centesimo Aprile!
Maria!
Il poeta canta sonetti a Tiana.
Mentre io, tutto di carne, uomo tutto chiedo
semplicemente il tuo corpo,
come i cristiani chiedono
dacci oggi il nostro pane quotidiano!
Maria, concediti Maria!
Il tuo corpo io sapró custodire, amare,
come un soldato stroncato dalla guerra,
inutile,
ormai di nessuno,
custodisce la sua unica gamba.
Maria!
Non vuoi?
Non vuoi?!
E allora, di nuovo,
afflitto e cupo
io prenderó il mio cuore e
irrorandolo di lacrime,
lo porteró come un cane porta
nella sua cuccia
la zampa stritolata dal treno.
Con il sangue del mio cuore
allieteró
la strada.
Fiori
di sangue
s'incolleranno alla polvere della mia giubba!
Mille volte
danzerà come Erodiade il Sole attorno
alla Terra-cranio del Battista.
E quando avrà finito di danzare
il mio numero di anni,
d'un milione di gocce di sangue
si coprirà la traccia che mena
alla casa di mio padre.
Usciró fuori sudicio,
per le notti trascorse nei fossati,
mi metteró al suo fianco,
mi chineró,
per dirgli in un orecchio:
"Ascoltate! Signor Dio! Non vi da noia inzuppare ogni giorno, nella composta di nuvole gli occhi ingrassati?
Suvvìa! Facciamo insieme un carosello!"
Sull'albero della conoscenza,
del bene e del male,
onnipresente tu sarai
e in ogni armadio, a tavola,
porremo
vini!
E tale
che anche all'accigliato Pietro apostolo
verrà voglia di ballare
un kìkà -pum
in paradiso, di nuovo,
ospiteremo le Evucce.
Questa notte stessa,
basta che tu dia un ordine,
ti porteró in gran fretta,
da tutti i viali
le ragazze più belle,
vuoi?
Non vuoi?
Scrolli la testa capelluta,
aggrondi le ciglia canute
e tu pensi che quello con le ali,
che ti sta dietro,
sappia cosa sia l'amore?
Anche io sono un angelo,
io lo ero.
Guardavo negli occhi
come un agnello di zucchero.
Ma non voglio più offrire alle giumente vasi plasmati
nella farina di Sevres.
Onnipossente!
Che hai inventato un paio di braccia,
e hai fatto sì che ciascuno avesse
la sua testa!
Perchè, non hai inventato una maniera di baciare, baciare e ribaciare, senza tormenti?
Pensavo tu fossi un gran Dio onnipotente,
e invece sei un insipiente, un minuscolo deuccio.
Vedi?
Io mi curvo.
E dietro il gambale, traggo il trincetto.
Alti furfanti!
Rannicchiatevi in paradiso!
Rabbuffate
le vostre piumette!
In uno sbigottito brividìo
te,
impregnato d'incenso,
io squarceró da qui
sino all'Alaska!!!!!!!!
Lasciatemi!
Non mi fermerete!
Sia che mentisca o mi trovi nel giusto non potrei essere più calmo, guardate!
Hanno di nuovo decapitato le stelle,
insanguinando il cielo come un mattatoio!
Ehi!
Voi, cielo!
Toglietevi il cappello!
Me ne vado....
http://it.youtube.com/watch?v=Ccs7OG03N3w
http://www.youtube.com/watch?v=O2dsyBF_hOg
Il vostro pensiero sognante,
sul cervello rammollito,
come un lacchè rimpinguato
su un unto sofà ,
vi stuzzicheró contro
l'insanguinato brandello del cuore,
mordace,
impudente,
scherniró
a sazietà .
No v'è nel mio animo
un solo capello canuto e nemmeno senile tenerezza.
Intronando l'Universo, con la possanza della mia voce,
cammino
bello, ventiduenne.
Teneri, voi, coricate l'amore sui violini
io, rozzo,
sui timballi corico l'amore.
Ma come me non potrete slogarvi
per essere labbra soltanto, da capo a piedi.
Venite!
A istruirvi dal salotto vestita di batista
decente funzionario dell'angelica lega,
voi che sfogliate le labbra
come una cuoca le pagine del libro di cucina.
Se volete saró, rabbioso
una furia di carne
e
mutando il tono
se volete saró tenero in modo inappuntabile
non un uomo ma nuvola,
in calzoni.
Volete stuzzicarmi?
meno delle copeche d'un pitocco
sono gli smeraldi delle vostre follie.
Ricordate?
Perì Pompei!
Quando esasperarono il Vesuvio!
Ehi!?
Signori?!
Dilettanti di sacrilegi, di delitti, di massacri!
Avete visto mai ció che è più terribile?
Il viso mio,
quando io sono assolutamente tranquillo?
Sento che l'io, per me è poco....
Qualcuno da me si sprigiona,ostinato.
Alló?
Chi parla?
Mamma!
Mamma, vostro figlio è magnificamente malato, mamma!
Ha l'incendio nel cuore,
dite!
Alle sorelle Liuda, Olia,
ch'egli non sa più dove salvarsi.
Ogni parola, persino ogni burla ch'egli vomita
dalla bocca scottante,
si butta come nuda prostituta
da una casa pubblica che arde!!!
Gli uomini!
Annusano, odor di bruciato.
Raccozzano
dei tipi strani, rutilanti con gli elmi!
A che scopo quegli stivaloni??
Dite ai pompieri:
"Sul cuore ardente, ci si arrampica con le carezze!"
Faró, da me!!
Rotoleró come botti gli occhi gonfi di lacrime,
lasciatemi appoggiare alle mie costole,
e salteró, salteró, salteró, salteró!
Sono crollati!
Non puoi saltare dal proprio cuore.
Glorificatemi!
Non sono pari ai grandi?
Su tutto ció che fu creato pongo il mio "nihil".
Non voglio mai leggere nulla.
Libri?
Ma che libri?
Una volta pensavo che i libri si facessero così:
arriva un poeta,
lievemente disserra la bocca e di colpo comincia a cantare in sempliciotto
ispirato, di grazia.
E invece risulta che i poeti
prima di
effondersi nel canto
camminano,
incalliti dal lungo girellare.
E dolcemente diguazza nella melma del cuore
la stupida tinca dell'immaginazione.
Mentre fanno bollire,
strimpellando rime,
una brodaccia d'amori e usignuoli
la via si contorce priva di lingua.
Non ha con che discorrere, gridare....
e dietro ai poeti, le turbe di strada.
Studenti!
Prostitute!
Appaltatori!
Signori fermatevi!
Voi non siete accattoni!
Voi non osate chieder l'elemosina!
Noi!
Gagliardi!
Dal passo poderoso!
Non abbiamo bisogno di ascoltare, ma piuttosto di svellere costoro!
Che si sono appiccati come un'aggiunta gratuita, a ogni letto a due piazze.
Si dovrebbero forse umilmente implorare, prestateci aiuto?
Supplicarli ad un inno?
Ad un oratorio?
Noi stessi siamo artefici
dell'ardente inno-frastuono
della fabbrica e del laboratorio.
Che m'importa di Faust?
Che in una ridda di razzi scivola con Mefistofele sul pavimento del cielo!
Io so che un chiodo nel mio stivale è più raccapricciante dela fantasia di Goethe.
Io sono sempre là dove si soffre.
Su ogni goccia di fluido lacrimale,
ho posto in croce me stesso.
Ormai non si puó perdonare più nulla!
Io ho incendiato le anime,
dove si coltivava la tenerezza.
Questo è più difficile che prendere
migliaia di migliaia
di Bastiglie!
E allorchè proclamando con una sommossa il suo avvento,
uscirete incontro al Salvatore,
io vi strapperó l'anima!
E dopo averla calpestata, perchè sia grande,
io ve la daró insanguinata
come un vessillo!
E,
come nel naufragio
di una dreadnought,
per gli spasmi soffocanti,
si rilanciano
nel boccaporto spalancato,
così
attraverso il suo occhio
lacerato sino all'urlo,
s'inerpicava, impazzito, Burliuk.
Quasi insanguinando le palpebre,
corrose dalle lacrime
ne strisció fuori,
si mise in piedi,
si mosse,
e con tenerezza inattesa in un uomo pingue
mi prese e disse "Bene!!! Bene!!!!
Quando una gialla blusa protegge l'anima da tanti sguardi!
Bene! Quando scagliati tra i denti del patibolo si grida "bevete cacao van Houten!"
E quest'attimo bengalico, squillante,
non cambierei con nulla.
Nemmeno con....
Ma dal fumo d'un sigaro,
come un bicchierino di liquore
s'è allungato il viso alticcio di Severianin.
Lillà , lillà , gelato di Lillà .
Lillà vuol dire....voluttà !
Come osate chiamarvi poeta?
E' mediocre squittire come una quaglia!
Oggi bisogna, a mo' di frangicapo,
conficcarsi,
nel cranio del Mondo.
Voi turbati dal solo pensiero di ballare con eleganza
osservate in qual guisa me la spasso
io
truffatore di carte, ruffiano di piazza.
Da voi che siete fradici d'amore,
da voi che nei secoli grondaste lacrime,
io mi staccheró
incastrando il Sole come un monócolo
nel mio occhio divaricato.
Cammuffatomi in modo incredibile,
me ne andró per la Terra a destar godimento e a infiammarmi
e dinnanzi a me condurró alla catena Napoleone come un botolo.
La terra tutta sdraiandosi come una donna dimenerà le sue carni,
vogliosa di darsi,
e le cose si animeranno
e le labbra delle cose biascicheranno.
Chi?
Perchè garriscano bandiere!
Nella febbre delle scariche!
Come in ogni festa ragguardevole,
levate in cima ai pali dei lampioni
le insanguinate carcasse
dei mercanti!
E bestemmiava, implorava e trinciava
e s'arrampicava dietro qualcuno
per addentarne i fianchi.
Sula volta celeste,
rosso come la marsigliese,
sussultava crepando il tramonto.
Ormai, la follia.
Non ci sarà più nulla.
La notte verrà a rodere a mangiare,
vedete?
come un Giuda vende di nuovo il cielo,
per una manata di stelle spruzzate di tradimento?
E' venuto a banchetto alla maniera di Mamai,
con il culone sulla città .
Non riusciremo a sbrecciare con gli occhi
questa notte nera,
come Azèf.
Maria!
Maria!
Maria!
Lasciami entrare, Maria,
non posso restare in strada, non vuoi?
Tu aspetti
che con le guance incavate,
assaggiato da tutti,
insipido,
io venga a biascicar senza denti
"sono oggi maledettamente onesto!"
Maria vedi?
Ho già cominciato
ad incurvarmi.
Nelle vie gli uomini bucheranno il grasso nei loro gozzi a
quattro piani!
Sporgeranno gli occhietti lisi da quarant'anni di logorìo,
per ammiccare l'un l'altro ghignando,
che tra i miei denti di nuovo,
è il panino raffermo della carezza di ieri.
Zuppo ladruncolo
stretto tra le pozzanghere,
la pioggia, attraverso i marciapiedi,
lecca il cadavere delle vie,
tartassate dai ciottoli.
E sulle ciglia canute, sì!
Sulle ciglia dei ghiaccioli,
gocciano lacrime
dagli occhi,
sì!
dagli occhi abbassati delle grondaie!
Succhió tutti i pedoni il muso della pioggia,
mentre nelle vetture luccicava una fila di pingui atleti.
Scoppiavano, certuni rimpinzati a crepapelle,
e attraverso gli spacchi spillava la sugna
come un torbido fiume,
mentre dalle vetture colava
come un pane maciullato,
la masticatura di vecchie cotolette.
Maria!
Come ficcare una dolce parola nel loro orecchio coperto di grasso?
L'uccello va mendicando con una canzone,
canta affamato, squillante,
ma io sono un uomo
Maria!
Semplice,
scatarrato!
Dalla notte tisica,
nella sudicia mano della Prevsnia!
Maria!
Vuoi un uomo simile?
Lasciami entrare, Maria?
Sul collo!
Come una scalfittura,
le dita della calca,
apri!
Fanno male!
Vedi?
Son confitti nei miei occhi gli spilli dei cappelli femminili!
Mi ha lasciato entrare.....
Bambina!
Non ti spaurire se sul mio collo taurino
seggono come un umida montagna donne dal ventre sudato!
Gli è che, attraverso la vita,
io trascino milioni di enormi casti amori,
e milioni di milioni di minuscoli
sudici,
amorucci.
Non ti spaurire se ancora una volta, nell'intemperie del tradimento,
mi stringeró a migliaia di vezzose faccine, adoratrici di Majakovskij.
Ma questa è davvero una dinastia di regine,
salite al cuore d'un pazzo!
Maria, più vicino!
Con denudata impudenza
oppure
con un pavido tremore
concedimi la florida vaghezza delle tue labbra!
Io e il mio cuore
non siamo mai vissuti,
sino a Maggio....
e nella mia vita passata,
c'è solo il centesimo Aprile!
Maria!
Il poeta canta sonetti a Tiana.
Mentre io, tutto di carne, uomo tutto chiedo
semplicemente il tuo corpo,
come i cristiani chiedono
dacci oggi il nostro pane quotidiano!
Maria, concediti Maria!
Il tuo corpo io sapró custodire, amare,
come un soldato stroncato dalla guerra,
inutile,
ormai di nessuno,
custodisce la sua unica gamba.
Maria!
Non vuoi?
Non vuoi?!
E allora, di nuovo,
afflitto e cupo
io prenderó il mio cuore e
irrorandolo di lacrime,
lo porteró come un cane porta
nella sua cuccia
la zampa stritolata dal treno.
Con il sangue del mio cuore
allieteró
la strada.
Fiori
di sangue
s'incolleranno alla polvere della mia giubba!
Mille volte
danzerà come Erodiade il Sole attorno
alla Terra-cranio del Battista.
E quando avrà finito di danzare
il mio numero di anni,
d'un milione di gocce di sangue
si coprirà la traccia che mena
alla casa di mio padre.
Usciró fuori sudicio,
per le notti trascorse nei fossati,
mi metteró al suo fianco,
mi chineró,
per dirgli in un orecchio:
"Ascoltate! Signor Dio! Non vi da noia inzuppare ogni giorno, nella composta di nuvole gli occhi ingrassati?
Suvvìa! Facciamo insieme un carosello!"
Sull'albero della conoscenza,
del bene e del male,
onnipresente tu sarai
e in ogni armadio, a tavola,
porremo
vini!
E tale
che anche all'accigliato Pietro apostolo
verrà voglia di ballare
un kìkà -pum
in paradiso, di nuovo,
ospiteremo le Evucce.
Questa notte stessa,
basta che tu dia un ordine,
ti porteró in gran fretta,
da tutti i viali
le ragazze più belle,
vuoi?
Non vuoi?
Scrolli la testa capelluta,
aggrondi le ciglia canute
e tu pensi che quello con le ali,
che ti sta dietro,
sappia cosa sia l'amore?
Anche io sono un angelo,
io lo ero.
Guardavo negli occhi
come un agnello di zucchero.
Ma non voglio più offrire alle giumente vasi plasmati
nella farina di Sevres.
Onnipossente!
Che hai inventato un paio di braccia,
e hai fatto sì che ciascuno avesse
la sua testa!
Perchè, non hai inventato una maniera di baciare, baciare e ribaciare, senza tormenti?
Pensavo tu fossi un gran Dio onnipotente,
e invece sei un insipiente, un minuscolo deuccio.
Vedi?
Io mi curvo.
E dietro il gambale, traggo il trincetto.
Alti furfanti!
Rannicchiatevi in paradiso!
Rabbuffate
le vostre piumette!
In uno sbigottito brividìo
te,
impregnato d'incenso,
io squarceró da qui
sino all'Alaska!!!!!!!!
Lasciatemi!
Non mi fermerete!
Sia che mentisca o mi trovi nel giusto non potrei essere più calmo, guardate!
Hanno di nuovo decapitato le stelle,
insanguinando il cielo come un mattatoio!
Ehi!
Voi, cielo!
Toglietevi il cappello!
Me ne vado....
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)
[url=http://www.youtube.com/watch?v=b63FTD58nKU]Un posticino tutto speciale[/url]
[url=http://www.youtube.com/watch?v=b63FTD58nKU]Un posticino tutto speciale[/url]
[img:f4e9621ed9]http://i37.tinypic.com/dbt6c1.jpg[/img:f4e9621ed9]
Vladimir Majakovskij
Eppure
La via sprofondò come il naso d' un sifilitico.
Il fiume era lascivia sbavata in salive.
Gettando la biancheria sino all' ultima fogliuzza,
i giardini si sdraiarono oscenamente in giugno.
Io uscii sulla piazza
a mo' di parrucca rossiccia
mi posi sulla testa un quartiere bruciato.
Gli uomini hanno paura perchè dalla mia bocca
penzola sgambettando un grido non masticato.
Ma, senza biasimarmi nè insultarmi,
spargeranno di fiori la mia strada, come davanti a un profeta.
Tutti costoro dai nasi sprofondati lo sanno:
io sono il vostro poeta.
Come una taverna mi spaura il vostro tremendo giudizio!
Solo, attraverso gli edifici in fiamme,
le prostitute mi porteranno sulle braccia come una reliquia
mostrandomi a Dio per loro discolpa.
E Dio romperà in pianto sopra il mio libriccino!
Non parole, ma spasmi appallottolati;
e correrà per il cielo coi miei versi sotto l' ascella
per leggerli, ansando, ai suoi conoscenti.
Ascoltate
Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?
Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?
E tutto trafelato,
fra le burrasche di polvere meridiana,
si precipita verso Dio,
teme d'essere in ritardo,
piange,
gli bacia la mano nodosa,
supplica
che ci sia assolutamente una stella,
giura
che non può sopportare questa tortura senza stelle!
E poi
cammina inquieto,
fingendosi calmo.
Dice ad un altro:
"Ora va meglio, è vero?
Non hai più paura?
Si?!".
Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che è indispensabile
che ogni sera
al di sopra dei tetti
risplenda almeno una stella?"
[img:f4e9621ed9]http://i35.tinypic.com/fa4nmb.jpg[/img:f4e9621ed9]
Sergej Esenin
L'uomo nero
Amico mio, amico mio,
Sono molto molto malato.
Io stesso non so da dove mi venga questo male.
Se sia il vento che sibila
Sul campo vuoto e deserto,
forse, come a settembre al boschetto,
è l'alcool che sgretola il cervello.
La mia testa sventola le orecchie,
Come fa un uccello con le ali.
La mia testa non è più capace
Di ciondolarsi sul collo.
Un uomo nero,
Nero, nero,
Un uomo nero
Si siede sul mio letto,
Un uomo nero
Non mi lascia dormire per tutta la notte.
L'uomo nero
Scorre il dito su un libro schifoso
E, con canto nasale sopra di me,
Come un monaco su un morto,
Mi legge la vita
Di un certo mascalzone e furfante,
Cacciando nell'anima angoscia e paura.
L'uomo nero
Nero, nero...
«Ascolta, ascolta, -
Mi farfuglia, -
Nel libro ci sono molti bellissimi
Pensieri e progetti.
Quest'uomo
Viveva nel paese
Dei più repellenti
Teppisti e ciarlatani.
In dicembre in quel paese
La neve è pura fino al demonio,
E le bufere mettono in moto
i più allegri filatoi.
Quell'uomo era un avventuriero,
Ma della marca migliore
La più alta.
Egli era elegante,
E per giunta poeta,
Anche se piccola,
Afferrava la sua forza,
E una certa donna,
Che aveva quarant'anni e passa,
Lui la chiamava bambina cattiva
E la sua amata».
«La felicità - diceva,-
è destrezza di mente e mani.
Tutte le anime maldestre
Sono note per la loro infelicità .
Non importa,
Se molti tormenti
Sono frutto di gesti
Tortuosi e menzogneri.
Nelle tempeste, nei temporali,
Nella gelida vita,
Nelle perdite gravi
E quando sei triste,
Apparire sorridente e semplice -
è l'arte più sublime del mondo».
«Uomo nero!
Non osare questo!
Tu non sei in servizio
Come un palombaro.
Che m'importa della vita
Di un poeta scandaloso.
Per favore, a qualcun altro
Leggi e racconta».
L'uomo nero
Mi guarda fisso.
E gli occhi si tingono
Di un vomito azzurro,
Quasi volesse dirmi,
Che io sono delinquente e ladro,
Che in modo svergognato e impudente
Ha derubato qualcuno.
...........................
Amico mio, amico mio
Sono molto molto malato.
Io stesso, non so da dove mi venga questo male.
Forse è il vento che sibila
Sul campo vuoto e deserto,
Forse, come a settembre al boschetto,
è l'alcool che sgretola il cervello.
Notte di gelo...
La pace al bivio è silenziosa
Sto solo alla finestra,
Non aspetto né amico né ospite
Tutta la pianura è ricoperta
Di una calce friabile e molle,
E gli alberi, come cavalieri,
Sono a raduno nel nostro giardino.
Da qualche parte piange
Un uccello notturno malefico.
I cavalieri di legno
Seminano un rumore di zoccoli.
Ecco di nuovo questa cosa nera
Che siede sulla mia poltrona,
Solleva un po' il suo cilindro
E incurante butta all'indietro le falde del pastrano.
«Ascolta, ascolta! -
Mi fa con voce sgradevole, guardandomi in faccia,
Ancora più vicino
Ancora più vicino mi si inchina. -
Non avevo mai visto che qualche
Delinquente
In modo così inutile e sciocco
Soffrire d'insonnia.
Ah, forse mi sono sbagliato!
Perché adesso c'è la luna.
Di che cosa ancora ha bisogno
Questo piccolo mondo mezzo addormentato?
Forse, con le sue grosse cosce
"Lei" verrà di nascosto,
E tu le leggerai
La tua fiacca lirica ormai sfiatata?
Ah, io amo i poeti!
Gente divertente.
In loro trovo sempre
Una storia famigliare al cuore,
Come quella di una studentessa piena di brufoli
E di un mostro dai lunghi capelli
Che le parla dei cosmi,
Tutto bramoso di desiderio sessuale.
Non so, non ricordo,
In un villaggio,
Forse, in quel di Kaluga,
O forse, in quel di Rjazan',
Viveva un ragazzo
In una semplice famiglia contadina,
Con i capelli gialli,
Con gli occhi azzurri...
Ed ecco che divenne adulto,
E per giunta poeta,
Anche se piccola
Afferrava la sua forza,
E una certa donna,
Che aveva quarant'anni e passa
Lui la chiamava bambina cattiva,
E la sua amata».
«Uomo nero!
Tu sei un pessimo ospite.
Questa fama di te
Da molto tempo corre in giro».
Sono furibondo, fuori di me,
E vola il mio bastone
Giusto addirittura contro il suo muso,
alla radice del naso...
.................................
... La luna è morta,
Azzurreggia alla finestra l'alba.
Ah tu, notte!
Che m'hai combinato, notte?
Me ne sto in piedi qui col mio cilindro.
Non c'è nessuno con me.
Sono solo...
Con uno specchio in frantumi...
Vladimir Majakovskij
Eppure
La via sprofondò come il naso d' un sifilitico.
Il fiume era lascivia sbavata in salive.
Gettando la biancheria sino all' ultima fogliuzza,
i giardini si sdraiarono oscenamente in giugno.
Io uscii sulla piazza
a mo' di parrucca rossiccia
mi posi sulla testa un quartiere bruciato.
Gli uomini hanno paura perchè dalla mia bocca
penzola sgambettando un grido non masticato.
Ma, senza biasimarmi nè insultarmi,
spargeranno di fiori la mia strada, come davanti a un profeta.
Tutti costoro dai nasi sprofondati lo sanno:
io sono il vostro poeta.
Come una taverna mi spaura il vostro tremendo giudizio!
Solo, attraverso gli edifici in fiamme,
le prostitute mi porteranno sulle braccia come una reliquia
mostrandomi a Dio per loro discolpa.
E Dio romperà in pianto sopra il mio libriccino!
Non parole, ma spasmi appallottolati;
e correrà per il cielo coi miei versi sotto l' ascella
per leggerli, ansando, ai suoi conoscenti.
Ascoltate
Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?
Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?
E tutto trafelato,
fra le burrasche di polvere meridiana,
si precipita verso Dio,
teme d'essere in ritardo,
piange,
gli bacia la mano nodosa,
supplica
che ci sia assolutamente una stella,
giura
che non può sopportare questa tortura senza stelle!
E poi
cammina inquieto,
fingendosi calmo.
Dice ad un altro:
"Ora va meglio, è vero?
Non hai più paura?
Si?!".
Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che è indispensabile
che ogni sera
al di sopra dei tetti
risplenda almeno una stella?"
[img:f4e9621ed9]http://i35.tinypic.com/fa4nmb.jpg[/img:f4e9621ed9]
Sergej Esenin
L'uomo nero
Amico mio, amico mio,
Sono molto molto malato.
Io stesso non so da dove mi venga questo male.
Se sia il vento che sibila
Sul campo vuoto e deserto,
forse, come a settembre al boschetto,
è l'alcool che sgretola il cervello.
La mia testa sventola le orecchie,
Come fa un uccello con le ali.
La mia testa non è più capace
Di ciondolarsi sul collo.
Un uomo nero,
Nero, nero,
Un uomo nero
Si siede sul mio letto,
Un uomo nero
Non mi lascia dormire per tutta la notte.
L'uomo nero
Scorre il dito su un libro schifoso
E, con canto nasale sopra di me,
Come un monaco su un morto,
Mi legge la vita
Di un certo mascalzone e furfante,
Cacciando nell'anima angoscia e paura.
L'uomo nero
Nero, nero...
«Ascolta, ascolta, -
Mi farfuglia, -
Nel libro ci sono molti bellissimi
Pensieri e progetti.
Quest'uomo
Viveva nel paese
Dei più repellenti
Teppisti e ciarlatani.
In dicembre in quel paese
La neve è pura fino al demonio,
E le bufere mettono in moto
i più allegri filatoi.
Quell'uomo era un avventuriero,
Ma della marca migliore
La più alta.
Egli era elegante,
E per giunta poeta,
Anche se piccola,
Afferrava la sua forza,
E una certa donna,
Che aveva quarant'anni e passa,
Lui la chiamava bambina cattiva
E la sua amata».
«La felicità - diceva,-
è destrezza di mente e mani.
Tutte le anime maldestre
Sono note per la loro infelicità .
Non importa,
Se molti tormenti
Sono frutto di gesti
Tortuosi e menzogneri.
Nelle tempeste, nei temporali,
Nella gelida vita,
Nelle perdite gravi
E quando sei triste,
Apparire sorridente e semplice -
è l'arte più sublime del mondo».
«Uomo nero!
Non osare questo!
Tu non sei in servizio
Come un palombaro.
Che m'importa della vita
Di un poeta scandaloso.
Per favore, a qualcun altro
Leggi e racconta».
L'uomo nero
Mi guarda fisso.
E gli occhi si tingono
Di un vomito azzurro,
Quasi volesse dirmi,
Che io sono delinquente e ladro,
Che in modo svergognato e impudente
Ha derubato qualcuno.
...........................
Amico mio, amico mio
Sono molto molto malato.
Io stesso, non so da dove mi venga questo male.
Forse è il vento che sibila
Sul campo vuoto e deserto,
Forse, come a settembre al boschetto,
è l'alcool che sgretola il cervello.
Notte di gelo...
La pace al bivio è silenziosa
Sto solo alla finestra,
Non aspetto né amico né ospite
Tutta la pianura è ricoperta
Di una calce friabile e molle,
E gli alberi, come cavalieri,
Sono a raduno nel nostro giardino.
Da qualche parte piange
Un uccello notturno malefico.
I cavalieri di legno
Seminano un rumore di zoccoli.
Ecco di nuovo questa cosa nera
Che siede sulla mia poltrona,
Solleva un po' il suo cilindro
E incurante butta all'indietro le falde del pastrano.
«Ascolta, ascolta! -
Mi fa con voce sgradevole, guardandomi in faccia,
Ancora più vicino
Ancora più vicino mi si inchina. -
Non avevo mai visto che qualche
Delinquente
In modo così inutile e sciocco
Soffrire d'insonnia.
Ah, forse mi sono sbagliato!
Perché adesso c'è la luna.
Di che cosa ancora ha bisogno
Questo piccolo mondo mezzo addormentato?
Forse, con le sue grosse cosce
"Lei" verrà di nascosto,
E tu le leggerai
La tua fiacca lirica ormai sfiatata?
Ah, io amo i poeti!
Gente divertente.
In loro trovo sempre
Una storia famigliare al cuore,
Come quella di una studentessa piena di brufoli
E di un mostro dai lunghi capelli
Che le parla dei cosmi,
Tutto bramoso di desiderio sessuale.
Non so, non ricordo,
In un villaggio,
Forse, in quel di Kaluga,
O forse, in quel di Rjazan',
Viveva un ragazzo
In una semplice famiglia contadina,
Con i capelli gialli,
Con gli occhi azzurri...
Ed ecco che divenne adulto,
E per giunta poeta,
Anche se piccola
Afferrava la sua forza,
E una certa donna,
Che aveva quarant'anni e passa
Lui la chiamava bambina cattiva,
E la sua amata».
«Uomo nero!
Tu sei un pessimo ospite.
Questa fama di te
Da molto tempo corre in giro».
Sono furibondo, fuori di me,
E vola il mio bastone
Giusto addirittura contro il suo muso,
alla radice del naso...
.................................
... La luna è morta,
Azzurreggia alla finestra l'alba.
Ah tu, notte!
Che m'hai combinato, notte?
Me ne sto in piedi qui col mio cilindro.
Non c'è nessuno con me.
Sono solo...
Con uno specchio in frantumi...
Esenin in versione musicale italiana:
Angelo Branduardi - Confessioni di un Malandrino
http://it.youtube.com/watch?v=A-QgSm1Ti5A
Angelo Branduardi - Confessioni di un Malandrino
http://it.youtube.com/watch?v=A-QgSm1Ti5A
Gli ultimi 195 metri di una maratona sono la ragione che ti spinge a correre i precedenti 42.000.
Sono un pó preoccupato per il futuro di questo locale....
Visto che nè il jazz, nè Majakowski hanno avuto gli effetti sperati, proviamo con un altro genere.
Questi signori penso che si troveranno bene qui dentro.
Avevano con il fumo un rapporto strano e di sicuro non si accontevano del solo, semplice onesto tabacco.....
Bob Marley and the Wailers - Is This Love
http://it.youtube.com/watch?v=UyyAf45bCRE
Bob Marley and the Wailers - Redemption Song
http://it.youtube.com/watch?v=Zn9YguDgjCs
Bob Marley and the Wailers - Waiting in Vain
http://it.youtube.com/watch?v=AzMUfYpCwQk
......
Visto che nè il jazz, nè Majakowski hanno avuto gli effetti sperati, proviamo con un altro genere.
Questi signori penso che si troveranno bene qui dentro.
Avevano con il fumo un rapporto strano e di sicuro non si accontevano del solo, semplice onesto tabacco.....
Bob Marley and the Wailers - Is This Love
http://it.youtube.com/watch?v=UyyAf45bCRE
Bob Marley and the Wailers - Redemption Song
http://it.youtube.com/watch?v=Zn9YguDgjCs
Bob Marley and the Wailers - Waiting in Vain
http://it.youtube.com/watch?v=AzMUfYpCwQk
......
Gli ultimi 195 metri di una maratona sono la ragione che ti spinge a correre i precedenti 42.000.
- balkan wolf
- Storico dell'impulso
- Messaggi: 32697
- Iscritto il: 07/07/2003, 23:26
- Località: Balkan caverna
- Contatta:
ultimo avvistamento di canella by drugat
"è corso fuori e ha preso a pugni due skinheads. sono scoppiati tumulti e da allora non si hanno più notizie."
ZOOM
strada rumori da dentro un localino voci musica frastuono confusione chaos
un 40enne belloccio ma deluso esce in stato confusionale barcolla striscia lungo il muro per alcuni metri si ferma accende una paglia e guarda il cielo
da un lato gli si proietta addosso un ombra un calcio alle gambe seguito da un pugnaccio mal tirato che becca la spalla l'uomo barcolla si accovaccia ma non cade e sorride "mo te la do io la thaiboxe sumar d'un fassista" esclama stringendo i pugni davanti al viso come in un riflesso automatico...
le gambe scattano il busto si piega in avanti il bersaglio sbraccia fuorimisura i corpi si toccano e un gancio destro impatta sulle fluttuanti CRACK
alle spalle del primo bersaglio ne vede un altro più grosso e che pare avere una guardia credibile ma la stessa sorpresa del primo negli occhi
si studiano saltellano e si sorridono non servono parole è sempre la solita cosa
la doc martins dell'aggressore letteralmente compare davanti al viso dell'uomo chiusura bruciore di avabracci equilibrio che va indietro leggera sorpresa il pugno a seguire ha meno fortuna traiettoria curva buon timing ma va a vuoto un passetto da negro sulla diagonale e il colpo avversario diventa un binario un autostrada ultima fermata mascella BUUM cross da madison square garden
giù il secondo
l'uomo riprende la paglia caduta e un pó atteggiato la rimette in bocca mentre una decina di ragazzini arrivano sulla scena e cominciano a colpire i due a terra
lui li osserva ancora in tensione ma senza conpiacimento non riesce a non notare che i 3 ragazzini col la faccia più da buoni borghesucci sono quelli che picciano più forte si chiede cazzo facessero pochi istanti prima e se ha veramente senso tutto questo soffia il fumo e riprende a guardare il cielo
IL KOMPAGNO KANELLOSKI TERRORE DEI FASSISTI TERRORE DEI PADRONI VIVE
p.s.
do cazzo è canella?
"è corso fuori e ha preso a pugni due skinheads. sono scoppiati tumulti e da allora non si hanno più notizie."
ZOOM
strada rumori da dentro un localino voci musica frastuono confusione chaos
un 40enne belloccio ma deluso esce in stato confusionale barcolla striscia lungo il muro per alcuni metri si ferma accende una paglia e guarda il cielo
da un lato gli si proietta addosso un ombra un calcio alle gambe seguito da un pugnaccio mal tirato che becca la spalla l'uomo barcolla si accovaccia ma non cade e sorride "mo te la do io la thaiboxe sumar d'un fassista" esclama stringendo i pugni davanti al viso come in un riflesso automatico...
le gambe scattano il busto si piega in avanti il bersaglio sbraccia fuorimisura i corpi si toccano e un gancio destro impatta sulle fluttuanti CRACK
alle spalle del primo bersaglio ne vede un altro più grosso e che pare avere una guardia credibile ma la stessa sorpresa del primo negli occhi
si studiano saltellano e si sorridono non servono parole è sempre la solita cosa
la doc martins dell'aggressore letteralmente compare davanti al viso dell'uomo chiusura bruciore di avabracci equilibrio che va indietro leggera sorpresa il pugno a seguire ha meno fortuna traiettoria curva buon timing ma va a vuoto un passetto da negro sulla diagonale e il colpo avversario diventa un binario un autostrada ultima fermata mascella BUUM cross da madison square garden
giù il secondo
l'uomo riprende la paglia caduta e un pó atteggiato la rimette in bocca mentre una decina di ragazzini arrivano sulla scena e cominciano a colpire i due a terra
lui li osserva ancora in tensione ma senza conpiacimento non riesce a non notare che i 3 ragazzini col la faccia più da buoni borghesucci sono quelli che picciano più forte si chiede cazzo facessero pochi istanti prima e se ha veramente senso tutto questo soffia il fumo e riprende a guardare il cielo
IL KOMPAGNO KANELLOSKI TERRORE DEI FASSISTI TERRORE DEI PADRONI VIVE
p.s.
do cazzo è canella?

“Quando il treno dei tuoi pensieri sferraglia verso il passato e le urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è sempre la follia. La follia è l’uscita d’emergenza!”
Alan Moore the killing joke
Alan Moore the killing joke
Speriamo si faccia vivo per la grande festa del primo compleanno del locale......dada ha scritto:Grande balkan.
"do cazzo è canella?" è ció che mi stavo chiedendo quando Alex ha manifestato la propria preoccupazione per il futuro del locale...
Gli ultimi 195 metri di una maratona sono la ragione che ti spinge a correre i precedenti 42.000.
Oh my, here you are Raymond! I owe you so much... my honor and delight listening you playing http://youtube.com/watch?v=XaY9pUo5c34