[O.T.] Ma della Georgia non se ne parla?
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- yanez de gomera
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Nave da Guerra USA raggiunge Porto della Georgia
Una nave da guerra USA è arrivata nel porto georgiano di Batumi, portando la prima fornitura di aiuti via mare
Le forze russe controllano tutt'ora il porto militare di Poti, a nord di Batumi, dopo che Mosca ha ritirato dal paese la maggior parte delle proprie truppe.
Il Presidente francese Nicolas Sarkozy, promotore del cessate il fuoco, ha invitato Mosca a ritirare anche tali milizie, ed ha convocato una riunione di leaders europei.
Nel frattempo, la Georgia informa che un treno carico di carburante è esploso su una mina vicino a Gori.
Una alta colonna di fumo nero si vede da lontano nella zona, e dei testimoni riferiscono che la forza dell'esplosione ha fatto deragliare alcuni vagoni.
Il portavoce del ministero dell'interno, Shota Utiashvili, ha detto che ci sono state numerose esplosioni vicino ad una base militare georgiana abbandonata, dove le truppe russe, andandosene da Gori, hanno depositato una quantità di munizioni prese all'esercito georgiano.
Utiashvili suggerisce che il deposito o la linea ferrata siano stati minati dall'esercito russo. Dice che non ci sono stati feriti fra i civili.
Le autorità georgiane hanno portato avanti domenica una operazione di sminamento della città di Gori, che si trova vicino alla frontiera con la provincia separatista dell'Ossezia del Sud, sperando di aiutare così migliaia di rifugiati a ritornarvi.
Lado Gurgenidze, Primo Ministro della Georgia, ha detto che sarà importante vedere, una volta spente le fiamme, l'estensione dei danni. " La ferrovia è di vitale importanza, non solo per l'economia della Georgia, ma per l'economia dei paesi vicini," ha detto.
La linea attraversa Tbilisi, la capitale, prima di dividersi e dirigersi da una parte verso i porti di Poti e Batumi sul Mar Nero, dall'altra, in direzione sud-ovest, verso la frontiera con la Turchia.
Uno dei vagoni del treno era contrassegnato Azpetrol - una ditta con base a Baku, Azerbaijan.
Profughi
Il Presidente Sarkozy ha convocato a Bruxelles, per il primo di settembre, una riunione speciale dei leaders europei per discutere della crisi georgiana.
Il suo ufficio comunica che la riunione, predisposta a richiesta di numerosi paesi europei, tratterà del futuro delle relazioni Europa - Russia, e degli aiuti alla Georgia.
La guerra dei quattro giorni della Russia contro la Georgia è scoppiata dopo che Tbilisi ha cercato di riprendersi l'Ossezia del Sud - staccatasi nel 1992 e sostenuta da Mosca - con un attacco a sorpresa il 7 agosto. L'offensiva aveva fatto seguito ad una serie di scontri fra forze georgiane ed ossete del sud.
Il conflitto ha causato centinaia di morti e migliaia di rifugiati. Dopo la ritirata dei Russi, molti stanno ritornando alle loro case danneggiate o distrutte.
L'ente ONU per i rifugiati, UNHCR, riferisce questa settimana che, in base a calcoli russi, più di 30.000 persone sono fuggite dall'Ossezia del Sud a quella del Nord, mentre 128.000 si ritiene siano i profughi in Georgia.
Istituzioni per gli aiuti internazionali stanno intervenendo sul campo e gli USA hanno già consegnato alcuni aiuti con aerei cargo militari.
Il cacciatorpediniere USS McFaul sta trasportando rifornimenti quali coperte, kit igienici ed alimenti per neonati. I rifornimenti sbarcheranno grazie ad una gru galleggiante, essendo il porto troppo poco profondo perchè la nave vi possa attraccare.
La prossima settimana sono attese altre due navi USA.
Gabriel Gatehouse, della BBC, imbarcato sulla nave militare USA, dice che a parte il portare aiuti, l'arrivo del personale della marina USA ha senza dubbio lo scopo di inviare un segnale ai Russi : l'America fa seriamente nell'aiutare la Georgia.
Ma, aggiunge, entrambe le parti sembrano desiderose di evitare la prospettiva di forze armate russe ed americane che di fatto si scontrino sul suolo georgiano.
Batumi non è un attracco naturale per un vascello delle dimensioni dell' USS McFaul, ma le forse russe stanno rinforzando la propria posizione nel porto chiave di Poti, più a nord, lungo la costa.
Sabato, Sarkozy ha elogiato la ritirata delle forze russe, ma ha spinto Mosca a ritirare le proprie truppe da Poti e da Senaki, che è la sede della principale base aerea georgiana.
La Russia sostiene di avere il dovere ed il diritto di tenere le proprie forze in una zona cuscinetto attorno ai territori scissionisti dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia - benchè riconosca che Poti cada ben al di là di tale zona.
Tradotto per EFFEDIEFFE.com da Massimo Frulla
Source > BBC news
Una nave da guerra USA è arrivata nel porto georgiano di Batumi, portando la prima fornitura di aiuti via mare
Le forze russe controllano tutt'ora il porto militare di Poti, a nord di Batumi, dopo che Mosca ha ritirato dal paese la maggior parte delle proprie truppe.
Il Presidente francese Nicolas Sarkozy, promotore del cessate il fuoco, ha invitato Mosca a ritirare anche tali milizie, ed ha convocato una riunione di leaders europei.
Nel frattempo, la Georgia informa che un treno carico di carburante è esploso su una mina vicino a Gori.
Una alta colonna di fumo nero si vede da lontano nella zona, e dei testimoni riferiscono che la forza dell'esplosione ha fatto deragliare alcuni vagoni.
Il portavoce del ministero dell'interno, Shota Utiashvili, ha detto che ci sono state numerose esplosioni vicino ad una base militare georgiana abbandonata, dove le truppe russe, andandosene da Gori, hanno depositato una quantità di munizioni prese all'esercito georgiano.
Utiashvili suggerisce che il deposito o la linea ferrata siano stati minati dall'esercito russo. Dice che non ci sono stati feriti fra i civili.
Le autorità georgiane hanno portato avanti domenica una operazione di sminamento della città di Gori, che si trova vicino alla frontiera con la provincia separatista dell'Ossezia del Sud, sperando di aiutare così migliaia di rifugiati a ritornarvi.
Lado Gurgenidze, Primo Ministro della Georgia, ha detto che sarà importante vedere, una volta spente le fiamme, l'estensione dei danni. " La ferrovia è di vitale importanza, non solo per l'economia della Georgia, ma per l'economia dei paesi vicini," ha detto.
La linea attraversa Tbilisi, la capitale, prima di dividersi e dirigersi da una parte verso i porti di Poti e Batumi sul Mar Nero, dall'altra, in direzione sud-ovest, verso la frontiera con la Turchia.
Uno dei vagoni del treno era contrassegnato Azpetrol - una ditta con base a Baku, Azerbaijan.
Profughi
Il Presidente Sarkozy ha convocato a Bruxelles, per il primo di settembre, una riunione speciale dei leaders europei per discutere della crisi georgiana.
Il suo ufficio comunica che la riunione, predisposta a richiesta di numerosi paesi europei, tratterà del futuro delle relazioni Europa - Russia, e degli aiuti alla Georgia.
La guerra dei quattro giorni della Russia contro la Georgia è scoppiata dopo che Tbilisi ha cercato di riprendersi l'Ossezia del Sud - staccatasi nel 1992 e sostenuta da Mosca - con un attacco a sorpresa il 7 agosto. L'offensiva aveva fatto seguito ad una serie di scontri fra forze georgiane ed ossete del sud.
Il conflitto ha causato centinaia di morti e migliaia di rifugiati. Dopo la ritirata dei Russi, molti stanno ritornando alle loro case danneggiate o distrutte.
L'ente ONU per i rifugiati, UNHCR, riferisce questa settimana che, in base a calcoli russi, più di 30.000 persone sono fuggite dall'Ossezia del Sud a quella del Nord, mentre 128.000 si ritiene siano i profughi in Georgia.
Istituzioni per gli aiuti internazionali stanno intervenendo sul campo e gli USA hanno già consegnato alcuni aiuti con aerei cargo militari.
Il cacciatorpediniere USS McFaul sta trasportando rifornimenti quali coperte, kit igienici ed alimenti per neonati. I rifornimenti sbarcheranno grazie ad una gru galleggiante, essendo il porto troppo poco profondo perchè la nave vi possa attraccare.
La prossima settimana sono attese altre due navi USA.
Gabriel Gatehouse, della BBC, imbarcato sulla nave militare USA, dice che a parte il portare aiuti, l'arrivo del personale della marina USA ha senza dubbio lo scopo di inviare un segnale ai Russi : l'America fa seriamente nell'aiutare la Georgia.
Ma, aggiunge, entrambe le parti sembrano desiderose di evitare la prospettiva di forze armate russe ed americane che di fatto si scontrino sul suolo georgiano.
Batumi non è un attracco naturale per un vascello delle dimensioni dell' USS McFaul, ma le forse russe stanno rinforzando la propria posizione nel porto chiave di Poti, più a nord, lungo la costa.
Sabato, Sarkozy ha elogiato la ritirata delle forze russe, ma ha spinto Mosca a ritirare le proprie truppe da Poti e da Senaki, che è la sede della principale base aerea georgiana.
La Russia sostiene di avere il dovere ed il diritto di tenere le proprie forze in una zona cuscinetto attorno ai territori scissionisti dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia - benchè riconosca che Poti cada ben al di là di tale zona.
Tradotto per EFFEDIEFFE.com da Massimo Frulla
Source > BBC news
Ogni comodità ha un prezzo. La condizione dell'animale domestico si porta dietro quella della bestia da macello.
(Ernst Junger, Trattato del ribelle)
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- Antonchik
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il comunismo l'ho chiuso in un cassetto. Considereró sempre il marxismo come una tra le migliori (se non la migliore) analisi della natura umana, ovviamente non l'unica e di conseguenza è incompleta. E considereró sempre il Capitalismo di Stato come il sistema ideale per mantenere l'integrità statale.balkan wolf ha scritto:Sappiate che iniziano a piacermi le donne di colore
mamma mia addirittura!!!!
bof la negra ha il suo porko perke da semprenon è la nr.1 ma dignitossissima variante etnica
anto lassa perde il comunismo e parliamo di cose serie ... sarai mica un pó frocio??![]()
si schevza ovv.
Detto questo, mi vesto di coerenza e dico che attualmente non sopravviverei in un sistema dettagliato e preciso come un Capitalismo di Stato, non avrei nulla da offrire a quest'ultimo e sarei tagliato fuori o buttato a scavare pietre in miniera (giustamente nei confronti degli elementi funzionanti del sistema stesso).
Circa le nere, hanno un culo che fa paura

anyway frocio da cosa?
IO SO ETEROSESSUALE COSIIII'!!!!

Guarda attentamente, poichè ciò che stai per vedere non è più ciò che hai appena visto.
Ho vissuto per molto tempo nell'oscurità perché mi accontentavo di suonare quello che ci si aspettava da me, senza cercare di aggiungerci qualcosa di mio.
Ho vissuto per molto tempo nell'oscurità perché mi accontentavo di suonare quello che ci si aspettava da me, senza cercare di aggiungerci qualcosa di mio.
- balkan wolf
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sempre piu convinto che zio zar putin abbia voluto testare la reazione del mondo..
esotto sotto un tarletto nella testa su fare dell'altro ce l'ha...
esotto sotto un tarletto nella testa su fare dell'altro ce l'ha...
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.
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Nikkone piuttosto quali sono i commenti locali?nik978 ha scritto:sempre piu convinto che zio zar putin abbia voluto testare la reazione del mondo..
esotto sotto un tarletto nella testa su fare dell'altro ce l'ha...
IMHO è interessante in vista della riunione del gruppo di Shanghai

"Il Dentifricio non esce da solo dal tubo.Bisogna schiacciarlo"
Jin Ming
MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
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- GaiusBaltar
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- Località: Profondo Nord
La vera questione mi sa tanto essere più i missili anti-missile in Polonia che la Georgia in se, e poi mi pare tanto che il casotto hanno cominciato a farlo i georgiani, visto che prima non se ne sentiva parlare di Osseti ed Abkhazi, ovivo parlo dei mezzi di comunicazione ufficiali. Ogni tanto mi vedo via satellite "RussiaToday" canale tipo CNN russo ma in lingua inglese, la mettono giù piuttosto dura, parlano di genocidi, guerra e cose funeste. Sarà che la Georgia deve mantenere la sua integrità nazionale ma la Serbia ce la siamo fatta a fettine sempre più sottili, sulla base di quel principio Zio Putin ha applicato la stessa regola.
INTERESSANTE ARTICOLO PUBBLICATO SU REPUBBLICA IERI
2 - "ADOLF" PUTIN? COLPA DELL'OCCIDENTE (UN ARTICOLO LUNGO MA IMPERDIBILE PER CAPIRE COME POSSA DOMANI SCOPPIARE UNA TERZA GUERRA MONDIALE)
Bernard Guetta per La Repubblica
Il disagio è profondo. Monaco e ancora Monaco, riferimenti continui a quel momento tragico in cui le democrazie temporeggiavano con Hitler quando la sua ascesa era ancora resistibile. Una reminescenza non priva di fondamento.
Malgrado il Tibet, i capi di Stato e di governo hanno fatto ressa ai Giochi Olimpici per pagare il loro tributo alla potenza cinese. Nonostante la riaffermazione della potenza militare russa a Tbilisi, gli Stati Uniti hanno alzato i toni solo dopo la sconfitta georgiana.
C´è nell´aria una sorta di rassegnazione alla forza di quei due imperi, tanto più allarmante in quanto l´uno e l´altro associano la peggior violenza del denaro e le disuguaglianze più stridenti alla brutalità dei loro apparati di potere monopolistici, direttamente ereditati dai tempi del comunismo.
Dunque Monaco? Un nuovo nazismo pronto alla guerra per asservire le nazioni e sterminare i popoli? No. La preoccupazione è fondata, ma il confronto rischia di essere pernicioso: a forza di rappresentarsi la guerra passata si finisce per non vedere i dati della nuova situazione internazionale e i motivi dell´arretramento della libertà in Russia.
Torniamo indietro nel tempo. Un viaggio in un passato prossimo al di fuori del quale non si può comprendere né questa crisi georgiana, né le tensioni che provoca. Nel 1991 Mikhail Gorbiaciov è travolto dalla libertà cui ha dato respiro. L´intellighentsia lo accusa di non fare abbastanza, i nazionalisti lo rimproverano per aver aperto le porte all´unificazione tedesca e al ribaltamento dell´Europa centrale. Le riforme, e soprattutto le difficoltà economiche alimentano i separatismi delle repubbliche sovietiche, in quei Paesi che gli zar, e non il comunismo, avevano aggregato alla Russia.
A Mosca tutto si sfascia, e qui gli occidentali commettono il primo degli errori che tanto hanno contribuito a plasmare la Russia di oggi. «Aiutatemi», aveva detto Gorbaciov al vertice del G7 nel luglio di quell´anno. Chiedeva che gli venissero concessi prestiti di entità sufficiente a dargli tempo per evitare l´esplosione e trasformare l´Urss - com´era sua intenzione - in un mercato comune dell´Est. Il costo sarebbe stato alto per gli occidentali: somme colossali da sborsare, ma in pegno avrebbero potuto chiedere le risorse naturali della Russia, e con una sola mossa assicurarsi gli approvvigionamenti energetici, aprire il Paese ai loro investimenti, modernizzare l´intera l´area sovietica e organizzare la sua transizione verso la democrazia e le indipendenze nazionali.
Avrebbero potuto stabilizzarla, così come dopo la liberazione l´America aveva stabilizzato l´Europa occidentale grazie al piano Marshall; e invece hanno dato il benservito al visionario che aveva compreso la necessità di salvare la Russia dal fallimento del comunismo, evitandole al tempo stesso, a qualunque costo, la violenza di una nuova rivoluzione. Un Gorbaciov prostrato li aveva avvertiti: «Non mi vedrete più al vostro prossimo Vertice. E sarà il caos».
Come aveva previsto, sei mesi dopo ogni speranza di riforme graduali e controllate era stata spazzata via. In agosto i più incapaci tra i dirigenti sovietici si erano autoproclamat salvatori dell´Urss per poi annaspare smarriti - alcuni giunsero anche al suicidio - quando Mikhail Gorbaciov rifiutò di firmare la lettera di dimissioni che gli avevano presentato.
Quel colpo di stato fallì in poche ore, spianando però la strada al presidente della Federazione russa Boris Eltsin, che si oppose al putsch nel momento in cui era già abortito. Di intelligenza limitata, alcolizzato al punto di rendersi regolarmente indisponibile, diventa un eroe della democrazia. Gli occidentali commettono il secondo errore eleggendolo a interlocutore privilegiato. In dicembre Eltsin, che freme dalla voglia di insediarsi al Cremlino, convince i presidenti della Bielorussia e dell´Ucraina a separarsi insieme a lui dall´Unione Sovietica - o in altri termini, di firmare la sentenza di morte dell´Urss.
Sconfitta finale del comunismo? Fine della "prigione dei popoli?" Tutto induceva a crederlo, ma era un po´ come se all´improvviso la Borgogna, Nizza, la Savoia, la Bretagna e Tolosa si separassero dalla Francia. Non era semplicemente l´indipendenza di Paesi colonizzati, dato che i secoli e la continuità territoriale avevano mescolato le popolazioni, interconnesso le economie, partorito un´identità comune. Fu un sisma, inevitabilmente seguito da una successione di ulteriori scosse. E nel decennio successivo gli occidentali commisero il loro terzo e più grave errore.
Non appena ai comandi, sotto la copertura delle privatizzazioni, i parenti, i consiglieri, i sodali di Eltsin - "la famiglia", come ben presto diranno i russi - vendono fabbriche, terreni e risorse naturali, tutto ciò che può avere un valore nell´economia del Paese. Nella Russia del 1992 non esistono capitali privati, ma "la famiglia" vende a uomini di sua fiducia, i quali attingono alle casse delle imprese non ancora pagate per corrispondere prezzi modestissimi, e soprattutto per versare le enormi tangenti devolute al Cremlino. è la più grossa rapina della storia, e gli occidentali vi si associano con i loro applausi, i loro crediti e persino con ingiunzioni, con le percentuale riscosse dalle loro banche e società di consulenza, tanto che sembrano aver organizzato questa rivoluzione d´Ottobre alla rovescia.
In pochi mesi si costruiscono enormi patrimoni, ostentati con tanto di limousine blindate, dimore sontuose e oscene esibizioni. L´inflazione sprofonda i pensionati nella miseria più nera, e lo stile di vita regale dei "nuovi russi" contrasta in maniera rivoltante con la mendicità che dilaga. E cosa dicono gli economisti che hanno inventato tutto questo, ex comunisti passati al liberalismo? «è inevitabile passare per l´accumulazione primitiva - sentenziano nel loro linguaggio marxista - per costituire i patrimoni privati che un giorno imporranno lo stato di diritto, al fine di legalizzarne il possesso».
C´era un progetto razionale dietro quest´abominio, che però ha fatto sorgere un´economia mafiosa nell´area ex sovietica. La corruzione si è generalizzata. I regolamenti di conti sono diventati realtà quotidiana, e i russi hanno incominciato a detestare ciò che vedevano dell´economia di mercato, a confonderla con la rapina subita, a incolpare l´Occidente di avergli inflitto quella piaga per annientarli una volta per tutte.
E c´è di peggio. Quando i deputati russi denunciano questa "terapia d´urto" e Eltsin ordina l´assalto al parlamento sorto dalle libere elezioni del 1989, gli occidentali non trovano nulla da ridire. Non contenti di aver convinto i russi che mercato è sinonimo di furto, accreditano un´idea della democrazia come potere dei ricchi, tanto da indurli ad aspirare ormai solo a un regime forte, con un capo capace di far risorgere lo Stato e costringere i saccheggiatori a restituire il maltolto. In una parola, promuovendo la giungla in Russia spianano la strada al potere di Vladimir Putin.
Il male ormai è fatto, si dirà . Comunque, e quali che siano i torti degli occidentali, dal momento che è questa Russia - diretta dai servizi segreti, cementata dal nazionalismo, con le casse ricolme grazie all´impennata delle quotazioni petrolifere - a esercitare il suo peso sulle ex repubbliche sovietiche, cos´altro fare? Lo si legge in molte analisi: che fare, se non ingrossare le fila della Nato estendendola, come una rete di sicurezza, intorno al Paese più vasto del mondo?
è una scelta - ma è quella sbagliata. Da scartare, per una ragione imprescindibile: difatti, se l´America ha lasciato che la Russia battesse l´esercito georgiano, è stato perché non poteva far altro. Non poteva minacciare di volare al soccorso delle truppe di Tbilisi, perché nel giro di un´ora la Russia avrebbe occupato l´intera Georgia. Non poteva bombardare le truppe russe, dato che Mosca rimane una potenza nucleare.
E neppure poteva decretare sanzioni economiche, visto che l´approvvigionamento energetico dell´Europa dipende dalle forniture russe, e il costo del barile avrebbe allegramente sfiorato i 300 dollari, provocando il tracollo dell´economia americana. Ma soprattutto, gli occidentali hanno bisogno del sostegno della Russia per opporsi alle ambizioni nucleari dell´Iran, far ascoltare il Consiglio di Sicurezza, avviare le loro armi verso l´Afganistan e tentare di calmare le acque in Medio Oriente.
L´America post-Iraq non può fare a meno di un´intesa con la Russia, ma avrebbe potuto evitare di mettere a nudo questo suo relativo indebolimento se la "vecchia Europa" non le avesse impedito, la scorsa primavera, di aprire le porte della Nato all´Ucraina e alla Georgia? Anzi: sarebbe stato peggio. E comunque gli Stati Uniti non si sarebbero mossi. L´Alleanza atlantica non avrebbe offerto alla Georgia la protezione militare dovuta ai suoi membri, con grave danno della stessa credibilità della Nato. Fortunatamente quella follia era stata bloccata dalla Francia e dalla Germania. Ma allora, a questo punto si devono subire i diktat della Russia, consentendole di dominare nuovamente i mercati?
«Monaco!» «Monaco!» ripetono martellanti quelli che vorrebbero vedere un occidente unito in lotta contro questo ritorno della Russia. Ma qui si pone una questione fondamentale che non è stata sufficientemente dibattuta: in che senso Mosca rappresenta un pericolo? Come, da quale parte intenderebbe lanciarsi all´assalto dell´Occidente, o magari giocare alla politica del tanto peggio? Di fatto, in fin dei conti, cos´altro ha fatto in questa crisi, se non approfittare dell´offensiva della Georgia contro una sua regione secessionista per ricordare che dispone dei mezzi per impedire alla Nato di spingersi fino ai suoi confini?
L´aggressore - per quanto piccolo, per quanto provocato - era la Georgia. Come può allora l´Occidente rimproverare la Russia per la sua reazione, dopo aver bombardato Belgrado per intere giornate in appoggio alla secessione kosovara? Come si può difendere il diritto all´autodeterminazione nei Balcani, e poi invocare nel Caucaso il principio dell´integrità territoriale, dopo averlo ridotto a carta straccia riconoscendo l´indipendenza del Kosovo?
«Questione obsoleta», dichiarano su Libération André Glucksmann e Bernard-Henri Lévy: a parer loro, il fatto principale è che la Russia vieti a un Paese sovrano di scegliere le proprie alleanze. è indiscutibilmente vero, ma come reagirebbero gli Stati Uniti se il Messico o il Canada decidessero sovranamente di entrare a far parte di un patto militare dominato da Mosca? Avrebbero ogni ragione di vedere in questo una minaccia, e non arretrerebbero davanti a nulla per contrastarla. Tanto basti per dire che sarebbe ora di smetterla di evocare fantasmi sulla Russia.
Rimane il fatto che vari popoli tenterebbero di sottrarsi al suo impero, se Mosca non li avesse dissuasi mettendo in ginocchio la Cecenia. Evidentemente è in atto in Russia una regressione autoritaria che ha soffocato l´opposizione, dando più spazio all´arbitrio. Questo Paese è tutto fuorché una democrazia, ma a parte il fatto che sarebbe irragionevole entrare in conflitto con tutti i regimi autoritari soltanto perché sono tali, proviamo per un attimo a calcarci in testa una chapka - il tempo di vedere l´Occidente con gli occhi dei russi.
Quando l´ultimo presidente sovietico lasciò che il Muro si aprisse, l´Occidente giurò di non voler estendere i limiti della Nato. Si sa come poi sono andate le cose. Durante il decennio Eltsin, quando Mosca ricalcava la sua diplomazia su quella degli Stati Uniti, Washington aveva in bocca una sola parola, "partenariato"; ma da quando la Russia ha ripreso forza e ha ricostituito uno Stato, è tornata ad essere un avversario da contenere.
è da allora che gli Usa hanno sentito la necessità di dispiegare nell´Europa centrale un sistema antimissile, teoricamente destinato a contrastare un´aggressione iraniana - ma la sua installazione in Polonia è stata accelerata dopo la disfatta della Georgia; e in quegli stessi anni, proprio quando la Russia manifestava a Washington la sua solidarietà dopo l´11 settembre, l´ingresso dell´Ucraina e della Georgia nella Nato è stato promosso al rango di imperativo categorico, per cui i russi hanno finito per concludere che l´America li amava solo a condizione che navigassero nel suo solco, sopra una zattera.
Allora, ecco che la Russia si afferma sulla scena internazionale, e in maniera spettacolare, quando l´occasione è offerta da un Mikhail Shakasvili; e qui si innesca un ingranaggio. Che è pericoloso.
Più si vuol contenere la Russia, e più le sue reazioni incitano a farlo. Ma se è vero che non ci troviamo alle prese con un nuovo Hitler, non assistiamo neppure a un risveglio della guerra fredda. Oltre tutto, dai Balcani al Caucaso le guerre stanno ridiventando calde in Europa, e una volta sotterrato il comunismo si tende a tornare a quella che era la Storia prima delle ideologie: le rivalità tra le grandi potenze, le loro aree di influenza, le schermaglie e talora gli scontri frontali, quando nelle capitali la Ragione veniva meno.
Volendo drammatizzare ad ogni costo, saremmo tornati non al 1938 o al ‘62, ma al 1914: ai prodromi della prima guerra mondiale, piuttosto che a Monaco o a Cuba. Il punto essenziale oggi è organizzare gli equilibri tra le vecchie e le nuove potenze; e trovarlo nei confronti della Russia non dovrebbe essere la cosa più difficile.
Il fatto che Vladimir Putin si sia astenuto dal modificare la Costituzione per ricandidarsi una terza volta non è privo di significato. Se ne desume da un lato che l´opinione pubblica russa avrebbe reagito male a una mossa del genere, finalizzata alla sua presidenza a vita; e dall´altro, che lo stesso Putin deve tener conto di un certo pluralismo della classe dirigente. Ancora più notevole è il fatto che non abbia scelto, in definitiva, un uomo a sua immagine per presiedere la Russia sotto la sua ombra, bensì un giovane giurista forbito e sorridente, giunto all´età matura nei primi anni del post-sovietismo.
La Russia, per quanto oligarchica, è un mondo in movimento. La libertà imprenditoriale ha fatto nascere un ceto medio in ascesa, e come prevedevano gli ideologi della terapia d´urto, oggi i predatori degli Anni 90 hanno sete di diritto per perpetuare la loro ricchezza.
Dimitri Medvedev è stato scelto da Vladimir Putin perché interpreta le speranze degli ambienti influenti, e quando parla del suo Paese come di uno dei «tre rami della civiltà europea», accanto all´America e all´Europa occidentale, esprime un´aspirazione russa che a Mosca si fa sentire. Ed è su questo che bisogna puntare.
L´Occidente commetterebbe un nuovo errore se non tentasse di farlo - uno di troppo, dato che quest´aspirazione affonda le sue radici nelle debolezze di fondo con cui si confronta la Russia, potenza convalescente ma demograficamente in declino, che non può fare a meno della tecnologia occidentale per modernizzare le sue trivellazioni. Che ha bisogno di vendere il suo gas e il suo petrolio non meno di quanto l´Europa abbia bisogno di acquistarli, ed è in contatto diretto con l´affermazione cinese e l´implosione islamica.
In ultima istanza, è la geopolitica a spingere la parte più lucida della Russia verso l´Occidente - il timore dell´islam e una reale paura della Cina, che col suo dinamismo economico e mercantile si impone nell´Asia centrale annettendosi, attraverso i commerci, una parte sempre maggiore della Siberia russa. Cultura, economia e geografia concorrono per creare le basi di un equilibrio tra russi e occidentali, e organizzare una stabilità del continente Europa tra la Federazione russa e l´Ue.
Ma tutto ciò non passa per l´abbandono dell´Ucraina e della Georgia alle nostalgie imperiali degli antichi padroni.
Servirebbe solo un minimo di buon senso per rinunciare a integrare questi due Paesi nella Nato, rafforzando invece i loro legami con l´Unione, trasformandoli in spazi di cooperazione e di scambi privilegiati con le due potenze continentali - il pegno, prospero e protetto, della loro intesa.
Se non sarà così, il seguito è già scritto. La prossima guerra europea non si combatterà nel Caucaso, ma esploderà ai confini della Polonia, alle frontiere stesse dell´Unione, in quell´Ucraina che da quasi dieci anni si sta dilaniando tra russofili e occidentalisti.
(Traduzione di Elisabetta Horvat)
INTERESSANTE ARTICOLO PUBBLICATO SU REPUBBLICA IERI
2 - "ADOLF" PUTIN? COLPA DELL'OCCIDENTE (UN ARTICOLO LUNGO MA IMPERDIBILE PER CAPIRE COME POSSA DOMANI SCOPPIARE UNA TERZA GUERRA MONDIALE)
Bernard Guetta per La Repubblica
Il disagio è profondo. Monaco e ancora Monaco, riferimenti continui a quel momento tragico in cui le democrazie temporeggiavano con Hitler quando la sua ascesa era ancora resistibile. Una reminescenza non priva di fondamento.
Malgrado il Tibet, i capi di Stato e di governo hanno fatto ressa ai Giochi Olimpici per pagare il loro tributo alla potenza cinese. Nonostante la riaffermazione della potenza militare russa a Tbilisi, gli Stati Uniti hanno alzato i toni solo dopo la sconfitta georgiana.
C´è nell´aria una sorta di rassegnazione alla forza di quei due imperi, tanto più allarmante in quanto l´uno e l´altro associano la peggior violenza del denaro e le disuguaglianze più stridenti alla brutalità dei loro apparati di potere monopolistici, direttamente ereditati dai tempi del comunismo.
Dunque Monaco? Un nuovo nazismo pronto alla guerra per asservire le nazioni e sterminare i popoli? No. La preoccupazione è fondata, ma il confronto rischia di essere pernicioso: a forza di rappresentarsi la guerra passata si finisce per non vedere i dati della nuova situazione internazionale e i motivi dell´arretramento della libertà in Russia.
Torniamo indietro nel tempo. Un viaggio in un passato prossimo al di fuori del quale non si può comprendere né questa crisi georgiana, né le tensioni che provoca. Nel 1991 Mikhail Gorbiaciov è travolto dalla libertà cui ha dato respiro. L´intellighentsia lo accusa di non fare abbastanza, i nazionalisti lo rimproverano per aver aperto le porte all´unificazione tedesca e al ribaltamento dell´Europa centrale. Le riforme, e soprattutto le difficoltà economiche alimentano i separatismi delle repubbliche sovietiche, in quei Paesi che gli zar, e non il comunismo, avevano aggregato alla Russia.
A Mosca tutto si sfascia, e qui gli occidentali commettono il primo degli errori che tanto hanno contribuito a plasmare la Russia di oggi. «Aiutatemi», aveva detto Gorbaciov al vertice del G7 nel luglio di quell´anno. Chiedeva che gli venissero concessi prestiti di entità sufficiente a dargli tempo per evitare l´esplosione e trasformare l´Urss - com´era sua intenzione - in un mercato comune dell´Est. Il costo sarebbe stato alto per gli occidentali: somme colossali da sborsare, ma in pegno avrebbero potuto chiedere le risorse naturali della Russia, e con una sola mossa assicurarsi gli approvvigionamenti energetici, aprire il Paese ai loro investimenti, modernizzare l´intera l´area sovietica e organizzare la sua transizione verso la democrazia e le indipendenze nazionali.
Avrebbero potuto stabilizzarla, così come dopo la liberazione l´America aveva stabilizzato l´Europa occidentale grazie al piano Marshall; e invece hanno dato il benservito al visionario che aveva compreso la necessità di salvare la Russia dal fallimento del comunismo, evitandole al tempo stesso, a qualunque costo, la violenza di una nuova rivoluzione. Un Gorbaciov prostrato li aveva avvertiti: «Non mi vedrete più al vostro prossimo Vertice. E sarà il caos».
Come aveva previsto, sei mesi dopo ogni speranza di riforme graduali e controllate era stata spazzata via. In agosto i più incapaci tra i dirigenti sovietici si erano autoproclamat salvatori dell´Urss per poi annaspare smarriti - alcuni giunsero anche al suicidio - quando Mikhail Gorbaciov rifiutò di firmare la lettera di dimissioni che gli avevano presentato.
Quel colpo di stato fallì in poche ore, spianando però la strada al presidente della Federazione russa Boris Eltsin, che si oppose al putsch nel momento in cui era già abortito. Di intelligenza limitata, alcolizzato al punto di rendersi regolarmente indisponibile, diventa un eroe della democrazia. Gli occidentali commettono il secondo errore eleggendolo a interlocutore privilegiato. In dicembre Eltsin, che freme dalla voglia di insediarsi al Cremlino, convince i presidenti della Bielorussia e dell´Ucraina a separarsi insieme a lui dall´Unione Sovietica - o in altri termini, di firmare la sentenza di morte dell´Urss.
Sconfitta finale del comunismo? Fine della "prigione dei popoli?" Tutto induceva a crederlo, ma era un po´ come se all´improvviso la Borgogna, Nizza, la Savoia, la Bretagna e Tolosa si separassero dalla Francia. Non era semplicemente l´indipendenza di Paesi colonizzati, dato che i secoli e la continuità territoriale avevano mescolato le popolazioni, interconnesso le economie, partorito un´identità comune. Fu un sisma, inevitabilmente seguito da una successione di ulteriori scosse. E nel decennio successivo gli occidentali commisero il loro terzo e più grave errore.
Non appena ai comandi, sotto la copertura delle privatizzazioni, i parenti, i consiglieri, i sodali di Eltsin - "la famiglia", come ben presto diranno i russi - vendono fabbriche, terreni e risorse naturali, tutto ciò che può avere un valore nell´economia del Paese. Nella Russia del 1992 non esistono capitali privati, ma "la famiglia" vende a uomini di sua fiducia, i quali attingono alle casse delle imprese non ancora pagate per corrispondere prezzi modestissimi, e soprattutto per versare le enormi tangenti devolute al Cremlino. è la più grossa rapina della storia, e gli occidentali vi si associano con i loro applausi, i loro crediti e persino con ingiunzioni, con le percentuale riscosse dalle loro banche e società di consulenza, tanto che sembrano aver organizzato questa rivoluzione d´Ottobre alla rovescia.
In pochi mesi si costruiscono enormi patrimoni, ostentati con tanto di limousine blindate, dimore sontuose e oscene esibizioni. L´inflazione sprofonda i pensionati nella miseria più nera, e lo stile di vita regale dei "nuovi russi" contrasta in maniera rivoltante con la mendicità che dilaga. E cosa dicono gli economisti che hanno inventato tutto questo, ex comunisti passati al liberalismo? «è inevitabile passare per l´accumulazione primitiva - sentenziano nel loro linguaggio marxista - per costituire i patrimoni privati che un giorno imporranno lo stato di diritto, al fine di legalizzarne il possesso».
C´era un progetto razionale dietro quest´abominio, che però ha fatto sorgere un´economia mafiosa nell´area ex sovietica. La corruzione si è generalizzata. I regolamenti di conti sono diventati realtà quotidiana, e i russi hanno incominciato a detestare ciò che vedevano dell´economia di mercato, a confonderla con la rapina subita, a incolpare l´Occidente di avergli inflitto quella piaga per annientarli una volta per tutte.
E c´è di peggio. Quando i deputati russi denunciano questa "terapia d´urto" e Eltsin ordina l´assalto al parlamento sorto dalle libere elezioni del 1989, gli occidentali non trovano nulla da ridire. Non contenti di aver convinto i russi che mercato è sinonimo di furto, accreditano un´idea della democrazia come potere dei ricchi, tanto da indurli ad aspirare ormai solo a un regime forte, con un capo capace di far risorgere lo Stato e costringere i saccheggiatori a restituire il maltolto. In una parola, promuovendo la giungla in Russia spianano la strada al potere di Vladimir Putin.
Il male ormai è fatto, si dirà . Comunque, e quali che siano i torti degli occidentali, dal momento che è questa Russia - diretta dai servizi segreti, cementata dal nazionalismo, con le casse ricolme grazie all´impennata delle quotazioni petrolifere - a esercitare il suo peso sulle ex repubbliche sovietiche, cos´altro fare? Lo si legge in molte analisi: che fare, se non ingrossare le fila della Nato estendendola, come una rete di sicurezza, intorno al Paese più vasto del mondo?
è una scelta - ma è quella sbagliata. Da scartare, per una ragione imprescindibile: difatti, se l´America ha lasciato che la Russia battesse l´esercito georgiano, è stato perché non poteva far altro. Non poteva minacciare di volare al soccorso delle truppe di Tbilisi, perché nel giro di un´ora la Russia avrebbe occupato l´intera Georgia. Non poteva bombardare le truppe russe, dato che Mosca rimane una potenza nucleare.
E neppure poteva decretare sanzioni economiche, visto che l´approvvigionamento energetico dell´Europa dipende dalle forniture russe, e il costo del barile avrebbe allegramente sfiorato i 300 dollari, provocando il tracollo dell´economia americana. Ma soprattutto, gli occidentali hanno bisogno del sostegno della Russia per opporsi alle ambizioni nucleari dell´Iran, far ascoltare il Consiglio di Sicurezza, avviare le loro armi verso l´Afganistan e tentare di calmare le acque in Medio Oriente.
L´America post-Iraq non può fare a meno di un´intesa con la Russia, ma avrebbe potuto evitare di mettere a nudo questo suo relativo indebolimento se la "vecchia Europa" non le avesse impedito, la scorsa primavera, di aprire le porte della Nato all´Ucraina e alla Georgia? Anzi: sarebbe stato peggio. E comunque gli Stati Uniti non si sarebbero mossi. L´Alleanza atlantica non avrebbe offerto alla Georgia la protezione militare dovuta ai suoi membri, con grave danno della stessa credibilità della Nato. Fortunatamente quella follia era stata bloccata dalla Francia e dalla Germania. Ma allora, a questo punto si devono subire i diktat della Russia, consentendole di dominare nuovamente i mercati?
«Monaco!» «Monaco!» ripetono martellanti quelli che vorrebbero vedere un occidente unito in lotta contro questo ritorno della Russia. Ma qui si pone una questione fondamentale che non è stata sufficientemente dibattuta: in che senso Mosca rappresenta un pericolo? Come, da quale parte intenderebbe lanciarsi all´assalto dell´Occidente, o magari giocare alla politica del tanto peggio? Di fatto, in fin dei conti, cos´altro ha fatto in questa crisi, se non approfittare dell´offensiva della Georgia contro una sua regione secessionista per ricordare che dispone dei mezzi per impedire alla Nato di spingersi fino ai suoi confini?
L´aggressore - per quanto piccolo, per quanto provocato - era la Georgia. Come può allora l´Occidente rimproverare la Russia per la sua reazione, dopo aver bombardato Belgrado per intere giornate in appoggio alla secessione kosovara? Come si può difendere il diritto all´autodeterminazione nei Balcani, e poi invocare nel Caucaso il principio dell´integrità territoriale, dopo averlo ridotto a carta straccia riconoscendo l´indipendenza del Kosovo?
«Questione obsoleta», dichiarano su Libération André Glucksmann e Bernard-Henri Lévy: a parer loro, il fatto principale è che la Russia vieti a un Paese sovrano di scegliere le proprie alleanze. è indiscutibilmente vero, ma come reagirebbero gli Stati Uniti se il Messico o il Canada decidessero sovranamente di entrare a far parte di un patto militare dominato da Mosca? Avrebbero ogni ragione di vedere in questo una minaccia, e non arretrerebbero davanti a nulla per contrastarla. Tanto basti per dire che sarebbe ora di smetterla di evocare fantasmi sulla Russia.
Rimane il fatto che vari popoli tenterebbero di sottrarsi al suo impero, se Mosca non li avesse dissuasi mettendo in ginocchio la Cecenia. Evidentemente è in atto in Russia una regressione autoritaria che ha soffocato l´opposizione, dando più spazio all´arbitrio. Questo Paese è tutto fuorché una democrazia, ma a parte il fatto che sarebbe irragionevole entrare in conflitto con tutti i regimi autoritari soltanto perché sono tali, proviamo per un attimo a calcarci in testa una chapka - il tempo di vedere l´Occidente con gli occhi dei russi.
Quando l´ultimo presidente sovietico lasciò che il Muro si aprisse, l´Occidente giurò di non voler estendere i limiti della Nato. Si sa come poi sono andate le cose. Durante il decennio Eltsin, quando Mosca ricalcava la sua diplomazia su quella degli Stati Uniti, Washington aveva in bocca una sola parola, "partenariato"; ma da quando la Russia ha ripreso forza e ha ricostituito uno Stato, è tornata ad essere un avversario da contenere.
è da allora che gli Usa hanno sentito la necessità di dispiegare nell´Europa centrale un sistema antimissile, teoricamente destinato a contrastare un´aggressione iraniana - ma la sua installazione in Polonia è stata accelerata dopo la disfatta della Georgia; e in quegli stessi anni, proprio quando la Russia manifestava a Washington la sua solidarietà dopo l´11 settembre, l´ingresso dell´Ucraina e della Georgia nella Nato è stato promosso al rango di imperativo categorico, per cui i russi hanno finito per concludere che l´America li amava solo a condizione che navigassero nel suo solco, sopra una zattera.
Allora, ecco che la Russia si afferma sulla scena internazionale, e in maniera spettacolare, quando l´occasione è offerta da un Mikhail Shakasvili; e qui si innesca un ingranaggio. Che è pericoloso.
Più si vuol contenere la Russia, e più le sue reazioni incitano a farlo. Ma se è vero che non ci troviamo alle prese con un nuovo Hitler, non assistiamo neppure a un risveglio della guerra fredda. Oltre tutto, dai Balcani al Caucaso le guerre stanno ridiventando calde in Europa, e una volta sotterrato il comunismo si tende a tornare a quella che era la Storia prima delle ideologie: le rivalità tra le grandi potenze, le loro aree di influenza, le schermaglie e talora gli scontri frontali, quando nelle capitali la Ragione veniva meno.
Volendo drammatizzare ad ogni costo, saremmo tornati non al 1938 o al ‘62, ma al 1914: ai prodromi della prima guerra mondiale, piuttosto che a Monaco o a Cuba. Il punto essenziale oggi è organizzare gli equilibri tra le vecchie e le nuove potenze; e trovarlo nei confronti della Russia non dovrebbe essere la cosa più difficile.
Il fatto che Vladimir Putin si sia astenuto dal modificare la Costituzione per ricandidarsi una terza volta non è privo di significato. Se ne desume da un lato che l´opinione pubblica russa avrebbe reagito male a una mossa del genere, finalizzata alla sua presidenza a vita; e dall´altro, che lo stesso Putin deve tener conto di un certo pluralismo della classe dirigente. Ancora più notevole è il fatto che non abbia scelto, in definitiva, un uomo a sua immagine per presiedere la Russia sotto la sua ombra, bensì un giovane giurista forbito e sorridente, giunto all´età matura nei primi anni del post-sovietismo.
La Russia, per quanto oligarchica, è un mondo in movimento. La libertà imprenditoriale ha fatto nascere un ceto medio in ascesa, e come prevedevano gli ideologi della terapia d´urto, oggi i predatori degli Anni 90 hanno sete di diritto per perpetuare la loro ricchezza.
Dimitri Medvedev è stato scelto da Vladimir Putin perché interpreta le speranze degli ambienti influenti, e quando parla del suo Paese come di uno dei «tre rami della civiltà europea», accanto all´America e all´Europa occidentale, esprime un´aspirazione russa che a Mosca si fa sentire. Ed è su questo che bisogna puntare.
L´Occidente commetterebbe un nuovo errore se non tentasse di farlo - uno di troppo, dato che quest´aspirazione affonda le sue radici nelle debolezze di fondo con cui si confronta la Russia, potenza convalescente ma demograficamente in declino, che non può fare a meno della tecnologia occidentale per modernizzare le sue trivellazioni. Che ha bisogno di vendere il suo gas e il suo petrolio non meno di quanto l´Europa abbia bisogno di acquistarli, ed è in contatto diretto con l´affermazione cinese e l´implosione islamica.
In ultima istanza, è la geopolitica a spingere la parte più lucida della Russia verso l´Occidente - il timore dell´islam e una reale paura della Cina, che col suo dinamismo economico e mercantile si impone nell´Asia centrale annettendosi, attraverso i commerci, una parte sempre maggiore della Siberia russa. Cultura, economia e geografia concorrono per creare le basi di un equilibrio tra russi e occidentali, e organizzare una stabilità del continente Europa tra la Federazione russa e l´Ue.
Ma tutto ciò non passa per l´abbandono dell´Ucraina e della Georgia alle nostalgie imperiali degli antichi padroni.
Servirebbe solo un minimo di buon senso per rinunciare a integrare questi due Paesi nella Nato, rafforzando invece i loro legami con l´Unione, trasformandoli in spazi di cooperazione e di scambi privilegiati con le due potenze continentali - il pegno, prospero e protetto, della loro intesa.
Se non sarà così, il seguito è già scritto. La prossima guerra europea non si combatterà nel Caucaso, ma esploderà ai confini della Polonia, alle frontiere stesse dell´Unione, in quell´Ucraina che da quasi dieci anni si sta dilaniando tra russofili e occidentalisti.
(Traduzione di Elisabetta Horvat)
"Nel torbido si pesca meglio" Il Direttorino
"La cattiveria dei buoni è pericolosissima" G. Andreotti
http://www.youtube.com/watch?v=KLaTmro5MfE
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Il senso principale dell'articolo lo si puó riassumere con una frase, che racchiude tutte le norme di buon vicinato con la Russia:
"Play like Finland and you will be safe"
Ossia, logica vorrebbe che quei paesi fossero paesi non allineati, non ostili politicamente e militarmente alla Russia.
Alla fine la geografia nella geopolitica qualcosina conta....
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Ossia, logica vorrebbe che quei paesi fossero paesi non allineati, non ostili politicamente e militarmente alla Russia.
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- GaiusBaltar
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Scusa Zio ma l'articolo l'ho trovato su un sito che dopo poco toglie i link, ossia Dagospia, siccome non sapevo se dal sito originale era possibile reperire l'articolo l'ho messo tutto e via.....zio ha scritto:ma un link no?
occorre proprio pubblicare tutto l'articolo?
Dasvidania Tovarish
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non sodostum ha scritto:Nikkone piuttosto quali sono i commenti locali?nik978 ha scritto:sempre piu convinto che zio zar putin abbia voluto testare la reazione del mondo..
esotto sotto un tarletto nella testa su fare dell'altro ce l'ha...
IMHO è interessante in vista della riunione del gruppo di Shanghai
"Il Dentifricio non esce da solo dal tubo.Bisogna schiacciarlo"
Jin Ming
solo il mio assitente (25 anni ottimo inglese laureato e smanettone i internet) mi ha detto
sono STUPIDI i georgiani
come taiawan..cosa pensavano di ottenere con quella mossa?
stupidi...dovevsno stare al loro posto..taiwan lo sta facendo infatti
ahhhh..i giovani cinesi..
balkan ti paicerebbero..fidati...mi sa che fra 10 anni pianteranno casino i ragazzi qui..

E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.
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Mhh io peró continuo ad avere degli striscianti dubbi di fondo.
Premesso che non considero Putin uno stupido, anzi lo considero un buon leader, continuo a non capire cosa cazzo lo preoccupano i missili ati-missile in Polonia.
Il 26/06/2008 gli USA hanno ritirato armi nucleari (da attacco) dal territorio Inglese, queste armi, caricate su aereoplani erano destinate a colpire il territorio Russo.
Se Bush avesse schierato delle armi da attacco, potrei capire. Come ai tempi dei Pershing II in Germania, quelle erano armi che servivano ad attaccare ovvero a colpire il territorio sovietico prima che i Russi, causa distanze, avessero il tempo di colpire il territorio Americano. Invece Bush (che io considero un idiota) toglie le armi da attacco e mette quelle da difesa.. e Putin pesta i piedi? Scusate ma mi pare evidente che Putin ha un secondo fine e che sta calcando la mano con Bush.
Di nuovo, bush ha rinfoderato la spada ma ha lucidato lo scudo.. a voler essere dei romantici si puù pensare al primo gesto come ad un segno di pace ed al secondo come uno di non troppa fiducia.
Già nel 2004 Bush aveva ritirato le atomiche da Ramstain (D), altro atteggiamento decisamente poco belligerante.. eppure.
Certo, Putin magari pensa che le armi antimissile siano comunque una minaccia per il suo deterrente nucleare basato su ICBM ma questo significa che Putin vuole usare ancora quel deterrente, ovvero vuole tornare alla guerra fredda, sbaglio?
Premesso che non considero Putin uno stupido, anzi lo considero un buon leader, continuo a non capire cosa cazzo lo preoccupano i missili ati-missile in Polonia.
Il 26/06/2008 gli USA hanno ritirato armi nucleari (da attacco) dal territorio Inglese, queste armi, caricate su aereoplani erano destinate a colpire il territorio Russo.
Se Bush avesse schierato delle armi da attacco, potrei capire. Come ai tempi dei Pershing II in Germania, quelle erano armi che servivano ad attaccare ovvero a colpire il territorio sovietico prima che i Russi, causa distanze, avessero il tempo di colpire il territorio Americano. Invece Bush (che io considero un idiota) toglie le armi da attacco e mette quelle da difesa.. e Putin pesta i piedi? Scusate ma mi pare evidente che Putin ha un secondo fine e che sta calcando la mano con Bush.
Di nuovo, bush ha rinfoderato la spada ma ha lucidato lo scudo.. a voler essere dei romantici si puù pensare al primo gesto come ad un segno di pace ed al secondo come uno di non troppa fiducia.
Già nel 2004 Bush aveva ritirato le atomiche da Ramstain (D), altro atteggiamento decisamente poco belligerante.. eppure.
Certo, Putin magari pensa che le armi antimissile siano comunque una minaccia per il suo deterrente nucleare basato su ICBM ma questo significa che Putin vuole usare ancora quel deterrente, ovvero vuole tornare alla guerra fredda, sbaglio?
Non nobis Domine, non nobis, sed Nomini tuo da Gloriam
e infatti..quello che penso anche io/udp1073 ha scritto:Scusate ma mi pare evidente che Putin ha un secondo fine e che sta calcando la mano con Bush.
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
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- jhonnybuccia
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in senso logistico potrebbe
infatti non a caso piu di uno ha paventato un putin che guarda ucraina e simili..
infatti non a caso piu di uno ha paventato un putin che guarda ucraina e simili..
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
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Scusate lo spamming ma mi son dimenticato di annotare una cosa prima:
Quando si fa notare che "Putin ha ribadito la potenza militare Russa in Georgia".. beh.. a Naso ci riusciva anche la Toscana con le sole truppe li dislocate a prendere a calci la Georgia..
Tutte le forze armate Georgiane contano meno di 29.000 militari.. 1 reggimento corazzato e due reggimenti motorizzati (guardie) Russi insomma..
Ok ci sono 3000 (circa) militari Georgiani addestrati dagli Americani (sembra Delta Force per l'anti terrorismo e Marines per il controllo e la difesa dei porti ma non ci sono informazioni specifiche e certificate). Cazzo è come pensare a Wardog che fa a botte con un bambino di 12 anni.. sai che sforzo per il nostro Mastino della Guerr mandrlo all'ospedale o al cimitero??
Quando si fa notare che "Putin ha ribadito la potenza militare Russa in Georgia".. beh.. a Naso ci riusciva anche la Toscana con le sole truppe li dislocate a prendere a calci la Georgia..
Tutte le forze armate Georgiane contano meno di 29.000 militari.. 1 reggimento corazzato e due reggimenti motorizzati (guardie) Russi insomma..
Ok ci sono 3000 (circa) militari Georgiani addestrati dagli Americani (sembra Delta Force per l'anti terrorismo e Marines per il controllo e la difesa dei porti ma non ci sono informazioni specifiche e certificate). Cazzo è come pensare a Wardog che fa a botte con un bambino di 12 anni.. sai che sforzo per il nostro Mastino della Guerr mandrlo all'ospedale o al cimitero??
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