mi mancano 4 diottrie....

(ehm.la foto 1600x1200 a me la riduce in automatico...ti riferisci a quello?

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Per un attimo, guardando quelle foto così grosse, non riuscivo a capire se fossi finito ad una Festa dell'Unità , in un bordello di Bogotà o in una trattoria di Barcellona...poi ho visto l'ultima e ho capito di essere in chiesa...nik978 ha scritto:si...
mi mancano 4 diottrie....
(ehm.la foto 1600x1200 a me la riduce in automatico...ti riferisci a quello?)
Secondo me, il Canguro sofferente ci sta pigliando tutti per il culo... in questo momento sta ballando Ska ad un toga partyLilith ha scritto:
E con queste due chiudiamo la serata in bellezza
( vi risparmio Killing me softly, non voglio esagerare )
tutti posti interessanti...donegal ha scritto:Per un attimo, guardando quelle foto così grosse, non riuscivo a capire se fossi finito ad una Festa dell'Unità , in un bordello di Bogotà o in una trattoria di Barcellona...poi ho visto l'ultima e ho capito di essere in chiesa...nik978 ha scritto:si...
mi mancano 4 diottrie....
(ehm.la foto 1600x1200 a me la riduce in automatico...ti riferisci a quello?)
Satana in autobus ha scritto:Ahi amico, sei incappato nella sindrome del "come"
brutto cliente degli scrittori!
The Mongoxxx ha scritto:SAMIZDAT n°20
(ovvero Il dolore della lucertola)
David sedeva osservando la pioggia attraverso il vetro opaco della finestra, tutta quell'acqua fitta e stranamente silenziosa, come se la sua caduta venisse attutita da qualcosa di soffice che non era più la ghiaia o l'asfalto là fuori, ma ovatta, o terra molle ormai zuppa di gocce d'acqua che, in quel primo mattino, venivano giù come chiodi sparati a raffica uno dopo l'altro.
David sbadiglió, accendendosi una sigaretta. Il tabacco era umido, odorava vagamente di muffa come le pareti della stanza. La carta era macchiata come il volto di un vecchio.
Herr Merker era seduto al tavolo al centro della stanza. Lui di carte ne aveva 44, quaranta delle quali disposte in file da dieci più o meno parallele tra loro e col dorso rivolto verso l'alto, le ultime quattro strette in una mano, dove andava tormentandole come immaginette sacre in un momento di particolare sconforto. "La monarchia pecciore," disse, "E' quella ti solitario. Dofe ogni re puó essere tua rofina. Non sei t'accorto?"
David finse di non aver sentito. Sbadiglió ancora, continuando ad osservare stancamente la pioggia simile ad una saracinesca d'acqua tirata giù come se la vita stessa avesse ormai chiuso i battenti per cessata attività .
"E' cosa che fa incazzare, no?" insistette il tedesco, "Io so ch'è solo un cioco, ein passatempo, ma topo che tu ha mescolato carte e sistemate per pene, ecco che quei fottuti re saltano fuori quando non defono, uno topo l'altro, e cioco è pello che finito, ja? A folte," disse,"E' più tempo che serve per preparare una cosa che quello che hai per cotertela. Non ti sempra inciusto?"
David non rispose. Diede due colpetti al corpo della sigaretta, decapitandone la testolina brizzolata in un posacenere ricavato da un bicchiere di plastica colmo per metà . Due tiri, e una testa nuova di zecca sarebbe comparsa al posto della precedente. Per qualche secondo riuscì a pensare solo a questo e questo gli fece venire in mente le lucertole e quando - da bambino - le tratteneva per la coda con la punta della scarpa. L'animaletto si dibatteva, per poi sfuggirgli sacrificando quell'appendìce che di lì a poco gli sarebbe riapparsa dal culo. Una cosa strana e stupefacente.Una cosa che solo la Natura o uno scrittore, avrebbero potuto immaginare. Ma da bambino non si era mai chiesto se la lucertola provasse dolore, e da adulto non era più andato in cerca di lucertole. Nel mezzo, come tutti, si era semplicemente guastato.
"Ach!" esclamó herr Merker, "Verdammter,dreckiger Kà¶nig!"
Eccoti servito un altro re, stupido crucco - pensó David. Il prestigio che si abbatte ancora una volta sull'uomo comune.L'imprevisto che in realtà ti aspetti. L'ottimismo è una fede che compri al supermercato e la Chiesa non vende nulla perchè il prodotto che propone non dà ancora sufficienti garanzie...
Tiró un altro po' la sigaretta, controllando l'ora allacciata al polso. Poi nuovamente la strada, il marciapiede, i cassonetti dell'immondizia là sotto...La pioggia, adesso, sembrava intenzionata a rallentare la corsa, ma la luce che filtrava all'interno della cucina non era di nessun conforto.
"Il fottuto Re della Plastica non s'è visto," disse, "Il tempo è scaduto. Portalo qui".
Herr Merker molló le carte sul tavolo e trascinó la sua ingombrante stazza nella camera adiacente, mentre David lasciava cadere la sigaretta nel bicchiere d'acqua, girando la sedia verso l'interno della stanza e mettendosi seduto ad aspettare.
Dopo circa mezzo minuto, herr Merker fece ritorno spingendo avanti a sè un ragazzo bendato e con le mani legate dietro la schiena. La bocca era imbavagliata con una bandana rossa a righe gialle. Il tedesco scostó una sedia mettendovi a sedere il ragazzo con una leggera pressione sulle spalle, quindi senza dire una parola tornó al suo gioco con le carte.Nella cucina imperversava un silenzio rotto solo dal ticchettio dell'orologio a muro...
Ridicolo - pensó David. Una benda sugli occhi e un'altra sulla bocca solo perchè questo grassone è così idiota da non saper rimediare un cappuccio o qualcosa di simile.
"Ragazzo," disse David, abbassandogli il fazzoletto dalla bocca e tornando a sedersi spalle alla finestra, "Mancano quattro minuti alle otto. Sai, questo, cosa significa?"
Il ragazzo non rispose. Deglutì a fatica, con quel fazzoletto che gli penzolava sotto il mento come al più sfigato dei cowboy.
"Significa guai in vista per chi ha una benda sugli occhi," disse David, "Significa che ho trascorso un'intera nottata senza poter dormire e non mi sarà servito a niente. Significa che tra poco usciró di qui e andró a frugare nella spazzatura senza trovare quel che mi aspettavo. Significa che dovró spedire al tuo vecchio una parte del tuo giovane corpo nella speranza che questo gli faccia capire come stiano realmente le cose...Ti rendi conto, ragazzo,quante cose significano questi merdosi quattro minuti che stanno ormai trascorrendo?"
"Vi prego..." provó a dire il ragazzo.
David si accese un'altra sigaretta. "Lascia perdere. Questa cosa non piace a nessuno, me compreso. Ma ormai è necessaria. Dicono che la notte porti consiglio. Evidentemente non devono averlo detto a tuo padre".
"Vi scongiuro..." piagnucoló il ragazzo, "Vi prego, vi pagherà !...Mio padre vi pagherà !..."
David chiuse gli occhi, espirando un filo di fumo tutto immerso in un bagno di luce. "Mai fidarsi di nessuno, ragazzo. Questa è la sola regola che conti davvero. Se non la impari, beh, allora avrai bisogno di molte altre regole per venirne fuori".
Il ragazzo respirava affannosamente, girando la testa da una parte e dall'altra come se questo potesse in qualche modo essergli d'aiuto. "Se mi uccidete, mio padre vi darà la caccia!" esclamó,spruzzando saliva per tutta la cucina "Vi troverà e ve la farà pagare! Mio padre è un uomo potente...Dirà ai suoi uomini di cercarvi e di farvela pagare! Quelli non scherzano, mi avete sentito? Il suo braccio destro vi scoverà ovunque scapperete! Il signor Merker è uno che sa il fatto suo! Non avrete scampo, maledetti stronzi!..."
Herr Merker voltó un fante di picche trattenendo a stento una risata.
"Chi lo sa...Magari hai ragione tu," ammise David voltandosi a guardare ancora una volta attraverso la finestra.
Il camion della nettezza urbana stava sopraggiungendo sotto casa. Dal secondo piano dov'era, David l'osservó avvicinarsi al marciapiede e accostare. Vide un uomo in tuta blu con una pettorina arancione scendere dal mezzo, afferrare un cassonetto e spingerlo verso le fauci del camion. Il cassonetto venne arpionato,sollevato e ribaltato, come se il camion dovesse saziare una fame atavica. Quando l'uomo in tuta blu afferró il secondo cassonetto, non ci fu bisogno di guardare altro.
"Sentirai un po' di dolore, ragazzo," disse David spegnendo la sigaretta, "Ma non durerà a lungo. Avrei voluto evitarlo, devi credermi. Ma non c'è altro che io possa fare".
A quelle parole, herr Merker si alzó in piedi, si avvicinó alla credenza, aprì un cassetto e ne tiró fuori un coltello da cucina. Dopo aver acceso un fornello a gas cominció a passarci sopra la lama da una parte e dall'altra, finchè il metallo divenne di un rosso scuro incandescente. Allora spense il gas, passó il coltello a David e senza dire una parola si posizionó in attesa alle spalle del ragazzo, liberandogli le mani e imbavagliandolo un'altra volta.
Mentre il tedesco lo teneva fermo per le spalle, David prese la mano destra del ragazzo e l'appoggió sul tavolo stringendogli forte il polso. Notó che herr Merker era impallidito, ma fece finta di niente.
"Mi spiace," disse David, "Mi spiace davvero. Voglio che questo tu lo sappia".
Poi fu sufficiente un solo colpo. Un colpo secco. Il pollice del ragazzo si staccó dal resto della mano come l'ultimo vagone da un treno. Una coda di lucertola che per una volta non sarebbe ricresciuta.
Il ragazzo si mise ad urlare, dietro il bavaglio rosso. David fece scivolare il dito in una piccola busta imbottita, chiuse la busta e gettó il coltello nell'acquaio. "Cauterizzagli il taglio," disse,estraendo una penna dalla tasca interna della giacca.
Scrisse un indirizzo sulla busta, poi si avvió alla porta, voltandosi ancora una volta. La testa del ragazzo era poggiata sul tavolo e sussultava come se avesse la febbre molto alta, mentre il suo sangue scivolava silenzioso sulla superficie di fórmica.
Herr Merker era sbiancato. Faceva fatica a respirare. Tiró fuori un fazzoletto e se lo passó sulla fronte gelida di sudore. "David..." riuscì solo a dire.
"Lo so" rispose l'altro, "Lo so".
Fuori l'aria era fresca, quasi pungente. La pioggia era cessata e le strade praticamente deserte. David si accese una sigaretta, accorgendosi che gli tremavano le mani.
L'ufficio postale - pensó. L'ufficio postale più vicino.
Teneva la busta stretta in una mano, guardandosi intorno come se improvvisamente avesse dimenticato dove si trovasse.
Un'auto grigia metallizzata di grossa cilindrata frenó bruscamente a pochi metri da lui. Un uomo con la giacca sgualcita e la cravatta allentata smontó di corsa lasciando il motore acceso. David l'osservó correre nella sua direzione e sfrecciargli davanti,quasi urtandolo. Non aveva una bella cera. David l'osservó dirigersi verso uno dei cassonetti dell'immondizia e gettarvi dentro una borsa di tela, per poi correre di nuovo verso l'auto, montare e sgommare a tutta velocità nella direzione opposta da dov'era arrivato.
Quando l'auto ebbe svoltato in fondo alla strada, David gettó la sigaretta e si avvicinó al cassonetto, aprendolo e guardandovi dentro.
La borsa di tela nera giaceva sul fondo.Nient'altro che quella.
David si sporse in avanti,quasi arrampicandosi,in qualche modo riuscì ad afferrare la borsa per uno dei manici e a tirarla fuori, lasciandosela cadere ai piedi.Una borsa sportiva, che David non aveva alcun bisogno di aprire.
L'ufficio postale più vicino - pensó, accendendosi un'altra sigaretta.
Per qualche minuto rimase lì a fumare e a pensare all'ufficio postale più vicino.Le strade continuavano a restare deserte, come se avessero deciso di concedergli una preziosa intimità . David alzó lo sguardo verso la finestra della cucina, lassù al secondo piano. Non aveva niente di diverso da tutte le altre che le stavano a fianco. David restó ad osservarla per un tempo che gli parve infinito, come se si aspettasse di veder succedere qualcosa da un momento all'altro.
Quando si rese conto che non sarebbe successo nulla, aprì il cassonetto, vi gettó dentro la busta, raccolse la borsa e raggiunse la propria auto parcheggiata davanti al portone.
Il motore era freddo,ma si accese al primo tentativo.