Non so se a voi capita mai di fare dei "sogni lucidi"... In pratica trattasi di sogni in cui, oltre ad esserci una perfetta capacità sensoriale (cioè se vi tirano una coltellata sentite il dolore della coltellata), si ha coscienza di ció che si fa, e si è quasi consapevoli che la faccenda sia un sogno. A me capita spesso, infatti mi capita di girare per strada e prendere a fucilate chi mi sta sui maroni

...
Ovviamente i sogni lucidi più interessanti sono quelli porno... Ne ho fatti svariati, da circa 6-7 mesi, forse perchè mi sto intufando il cervello di tutte quelle teorie sul paranormale e sulla sincronicità quantistica MAH...
Racconteró uno dei tanti, interrotto da uno stranissimo intramezzo.
In pratica ero in salotto a sfogliare un libro sulla vita di Stalin, e in pratica bussa alla porta Alexis Texas, la invito ad entrare (suppongo che nella logica del sogno fosse una mia cara amica), e ci sediamo a discutere con educazione delle opere politiche di Stalin e proseguiamo sulla guerra fredda e simili...
Allora ho capito che si trattava di un sogno perchè ho pensato "ma che cazzo sto a discutere con questa?", visto che era un sogno e mi ero ricordato che prima di addormentarmi ero andato a pisciare ed erano circa le 4 di notte, supponevo di avere ancora abbastanza tempo per sognare, allora ho continuato a discutere di storia e politica per pó, non chiedetemi perchè ma sta Alexis Texas, nel mio sogno era un pozzo di scienza.
Una volta rottomi le palle di politica, storia e sociologia, vado all'attacco e inizia la trombata. La cosa bella del sogno lucido, ripeto, è la percezione sensoriale, riuscivo a sentire persino il leggero fastidio dei denti sul glande durante la pompa... Vabbè poi scopate in varie posizioni e eslporazioni tattili sul big ass della tipa, tastate e penetrazioni varie con dita, lingua e magicamente dei dildo che nn sapevo nemmeno di avere in un cassetto apparso improvvisamente sul muro...
Ecco che arriva la rottura di palle. Driiin Driiin telefono... mi sveglio e rispondo: "chi è?", dice il tizio all'altro capo "we frà ma stamattina dobbiamo andare a fare quel servizio", "ciao" ribatto io con egoismo puro e attacco telefono udendo appena una frase del mio amico "ma come?!?!?! vabbuo jà ....." con l'ultima affermazione pronunciata con tono deluso e rammaricato...
Torno a dormire ansioso di continuare la trombata, in questi casi è difficile riacchiappare il sogno ma ce la si puó fare. Appena riaddormentatomi eccomi lì sono di nuovo in sogno lucido, in una stanza bianca, apro una porta ed entro in una stanza completamente nera. Compare all'improvviso un mio amico che dice: "se vuoi continuare la linea del tuo sogno, devi risolvere questo enigma" e mi compare davanti una specie di cubo di rubik a due dimensioni (non è un cubo ma un quadrato), con delle caselle in cui ci sono delle specie di altoparlanti con una levetta che regola il volume di ognuna. Non so come ma le metto nell'ordine giusto regolando il volume al modo giusto, e con mia grande gioia l'amicone esclama "grande fratomo ce l'hai fatta ora puoi tornare a vivere il sogno"...
Apro un'altra porta e mi ritrovo nel mio salotto, mi rigiro indietro e la porta non c'è più, sono di nuovo in casa mia. Rimango un attimo a riflettere sul mistero del sogno e poi mi giro verso il divano, dove trovo la Texas a gambe aperte che dice: "vieni dai ti aspettavo, ho dovuto giocare da sola, anzi no! aspetta mi giro, ecco ora vienimi nell'ano" mi fiondo e ricomincio la pesante attività senza curarmi più di tanto dei vari dildo rotti e sfondati che ci sono in giro (non so quanta foga vaginale ci voglia per sfondare un dildo ma suppongo parecchia). Vado avanti ancora e ancora fino al dolce risveglio, sperando di fare altri sogni lucidi dopo questo ennesimo divertimento mentale, ancora turbato dall gioco dell'enigma, che si è ripresentato anche in altre due occasioni

Guarda attentamente, poichè ciò che stai per vedere non è più ciò che hai appena visto.
Ho vissuto per molto tempo nell'oscurità perché mi accontentavo di suonare quello che ci si aspettava da me, senza cercare di aggiungerci qualcosa di mio.