L'arte del culo.....pulito

Scatta il fluido erotico...

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dostum
Storico dell'impulso
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#76 Messaggio da dostum »

Tutto passa, niente rimane
Aristagora
E sotto, con un'altra scrittura, più nervosa:
Tutto rimane, niente passa
................. Costipagora
.
"Si puó dire che i clisteri sono i migliori e più salubri rimedi della medicina, quando son dati a proposito; spesso peró se ne abusa, poichè un gran numero di persone abituano talmente i loro intestini a questa specie di panacea di cui fanno uso tutti i giorni, da sani o ammalati, da rendere il loro ventre pigro ed incapace di compiere da se stesso le proprie funzioni" (dalla Pharmacopèe di Lèmery, 1729).
L'invenzione di Fabricio Hildano consisteva in un serbatoio a forma di sfera che terminava con una cannula munita di una chiavetta. Era perció un apparecchio abbastanza simile ai vecchi modelli per enteroclisma in uso in Europa nel nostro secolo.
"Non bisogna darvi una forte purga, madame: potreste anche essere incinta e il purgativo potrebbe farvi danno. Avete solo bisogno di un piccolo clistere e dopo vi estrarró un po' di sangue" (Il medico alla borghese malata nel Bourgeois gentilhomme di Molière)
Le vecchie cameriere erano delle virtuose nell'arte di praticare clisteri. Tale era l'ampiezza delle gonne del tempo, ma soprattutto l'abilità  e la velocità  da prestigiatore con cui la fedele Nanon, inginocchiandosi un attimo come per chiudere una spilla, inseriva la cannula nel principesco didietro della giovane Delfina di Francia mollemente seduta sul divano in attesa di recarsi a teatro, che per anni nessuno dei presenti, compresi il re e la sua favorita madame de Maintenon, si accorse mai di nulla. Ma come era stato possibile? si chiese il re molto divertito. Gli fu spiegato che la cameriera nascondeva l'apparecchio sotto la gonna. E così, con tutto il liquido del clistere in corpo, la principessa era solita andare alla rappresentazione (Memoires di Saint-Simon).
Ben 1200 lavativi furono somministrati in soli quattro anni e mezzo ad una donna che soffriva di non ben precisati "vapeurs" (secondo un'espressione della medicina del tempo) dal dottor Pommè, celebre medico francese del Settecento.
L'abuso popolare del termine "clistere" lo fece diventare, secondo il conte di Mirabeau, una parola volgare quasi impronunciabile nella buona società  parigina al tempo di Luigi XIV. I cortigiani e il bel mondo prendono a parlare allora di "lavativo" (lavement), ma i Gesuiti, che di clisteri si intendevano avendoli portati con sè e diffusi nelle missioni in Oriente, obiettano scandalizzati che lavement è una parola anche d'uso ecclesiastico. Seguono polemiche tra abati di opposte fazioni e alla fine i Gesuiti convincono il re e la corte ad usare invece l'innocuo termine remède (rimedio). L'Accademia francese viene subito incaricata di inserire il nuovo termine nel dizionario (Erotika Biblion, del conte di Mirabeau, in L'Oeuvre, Parigi 1921).
"L'odio per gli intestini altrui è caratteristico del misantropo, che invece ama i propri" (N.O.Brown, La vita contro la morte, Milano 1969). Una conferma viene da Freud, che se ne intendeva, quando scrive che il ribrezzo per gli escrementi per quanto intenso non si estende mai ai propri. Eppure, molto meno esperto di Freud al riguardo, chi scrive è convinto che esistono giovani donne che ritardano al massimo l'ingresso in toilette proprio per un profondo e istintivo ribrezzo anche per le proprie feci. Castità  escretoria che si ritrova, specularmente, nell'amore cortese dei castelli del Medio Evo: per gli amanti la "donna angelicata" non poteva assolutamente andare di corpo.
Difficile il clistere presso i maomettani, e non solo per non incorrere nel sospetto di omosessualità , dato l'uso della via anale; ma anche per le loro fobie igieniste sanzionate addirittura dal Corano. Infatti, se un sia pur minimo schizzo di materia fecale avesse per puro accidente macchiato i loro vestiti, un vero musulmano si sarebbe considerato "impuro". E' per questo motivo che i musulmani non solo defecano accosciati, ma - come le donne - orinano nella stessa posizione. La legge religiosa comanda tre azioni ben precise dopo aver defecato o urinato: rimozione, abluzione e asciugamento. La prima si fa con una zolla di terra (perció il vero maomettano conservava un po' di terra nel turbante); la seconda va compiuta per due volte di seguito; la terza si effettua con un pezzo di tela lungo quasi un metro, che il fedele dovrebbe portarsi sempre appresso, a meno di non voler utilizzare il turbante, forse nato anche a questo scopo...(da J.G.Bourke, Escrementi e società , trad.it., Bologna 1971).
Il Villon del clistere? Eccolo: "Voglio che dopo la mia morte le mie ossa siano donate ad un apotecario, perchè ne faccia cannule atte a somministrare clisteri, affinchè anche da defunto possa dedicarmi a quello che è stato l'oggetto della mia vita: il sedere..." Cioè, come godere all'Inferno; ovvero propositi di rivalsa anale post mortem e per interposta cannula (dalla poesia "Mon testament" scritta dal poeta "maledetto" Piron verso la metà  del Settecento).
"E sebbene ho detto che i Clisteri si debbono fare di puro brodo, soggiungo che invece di brodo si puó servirsi dell'acqua pura di fontana, dell'acqua di Nocera, dell'acqua di orzo, della bollitura di cocuzza e di altre cose simili. Quegli diacattoliconi, quei diafiniconi, quelle benedette lassative, quei lattuari di Hiera, che come sacri dal volgo vogliono essere fitti nei Clisteri, si debbono fuggire come un veleno o come una peste, siccome ancora tutti quegli altri Olj di Ruta, di Camomilla e d'Aneto. Non mi meraviglio che i Clisteri di latte sieno riusciti dannosi: imperrocchè entrato il latte negli intestini, qualche parte di esso latte per l'aspersione di qualche acido si coagula, e diventa caciosa, e ritenuta tra le rughe di essi intestini acquista maggiore acrimonia e maggior acidità , e per conseguenza puó cagionare il danno..." (dai Consulti medici di Francesco Redi gentiluomo aretino, Firenze 1726).
"La vera posizione è quella che permette l'inclinazione maggiore, vale a dire quella dell'uomo che cammina a quattro zampe, la testa che sfiora il suolo, di modo che l'orificio anale si trovi ad un livello superiore dell'ampolla rettale... L'estremità  inferiore dell'intestino sembra sostenere il ruolo di portinaio dell'immobile, incaricato di vegliare alla custodia dell'edificio" (da L'Apothèose du lavement del medico e filosofo ottocentesco Charles-Ernest Lasègne)
"Il secolo dei lavativi e delle purghe", ecco come è stato prosaicamente definito il Seicento da alcuni storici della medicina e del costume. E non è certo colpa della cattiveria dei commediografi, come Molière, se il clistere viene messo amabilmente alla berlina. "La siringa occupava un posto di rilievo nella società  dell'epoca", nota il Berthe. La figura dello speziale, accompagnato o no da un garzone ma sempre armato della caratteristica siringa, era familiare in tutte le città  d'Europa.
Il cristianesimo, e in particolar modo la chiesa cattolica, aveva introdotto il concetto di "pudore" o vergogna del corpo, inesistente nel mondo classico pagano. Nel Medioevo alcune celebri sante potevano vantarsi di non essersi mai viste nude. Comprensibile che ancora nel Settecento fossero numerosi i pazienti che non amassero denudarsi davanti al medico o allo speziale, tanto più per un clistere. I medici "filantropi" si erano occupati del problema fin dal Cinquecento. Un certo dottor Heister consigliava siringhe "con una lunga cannula di cuoio", in modo che i malati fossero in grado in tutta segretezza di "inserire da sè la cannula o di farsela iniettare da altri senza doversi spogliare", come era solita fare anche mademoiselle La Dauphine di Francia, nuora di Luigi XIV .
L'autosufficienza completa e il massimo grado di comodità  nell'uso del clistere sono stati raggiunti solo nell'Ottocento e per merito di un italiano. Nel 1780 il medico lombardo Giovanni Alessandro Brambilla, che aveva il prestigioso ruolo di "protochirurgo imperial-regio" in tempi di dominazione austriaca, inventa e fa produrre un "grazioso mobiletto" che puó essere messo discretamente in camera da letto (a quei tempi la stanza da bagno era ancora rara) ed usato come un bidet per lavativi a qualunque ora del giorno e della notte.
"Spesso gli ambasciatori sono ammessi nella sua camera, tra un brodo sorbito e un clistere restituito da Sua Eminenza, fatto non troppo diplomatico all'occhio degli stranieri..." Così Touchard-Lafosse nelle sue Chroniques de l'Oeil-de-Boeuf (Paris, ed. Garnier) a proposito della vita del cardinale Richelieu.
Il clistere è stato anche lo strumento di avventure, realmente avvenute, che sarebbero piaciute al Boccaccio. Il nobile signore di Estoublon, conosciuto per il suo spirito bizzarro, attraversando un giorno una galleria di sale getta lo sguardo per caso in una camera da letto dalla porta rimasta aperta e nota una donna riversa sul letto col didietro scoperto. Il suo primo impulso è di entrare nella stanza, silenziosamente. Vede un apparecchio da clistere pronto accanto al letto. La donna, madame de Brègis, giace prona e con le natiche nude, ignara della presenza dell'uomo. Evidentemente la serva si è allontanata un attimo e sta per tornare al capezzale della padrona per praticarle il lavativo. Che fa Estoublon? E' più forte di lui: infila la cannula bell'e pronta nel deretano della sconosciuta e fugge via per i lunghi corridoi. Saint-Simon, che riferisce il piccante episodio, impiega poi molte righe per descrivere con toni esilaranti da commedia di Feydeau quello che succede quando la cameriera torna e trova il clistere vuoto e il dialogo concitato con madame che è "sicurissima di averlo già  avuto"...
Come le signore alto-borghesi del primo Novecento si lamentavamo dei prezzi del profumiere e quelle degli anni '50 delle pretese dello chauffeur o della cuoca, messieurs e dames del Seicento accusavano di venalità  gli speziali. Nella commedia di Molière Le mèdecin malgrè lui il signor Thibaut fa il conto di quanti soldi deve al- l'apotecario e si sfoga con Sganarello: "Mi costa più di una dozzina di scudi solo in lavativi"
Il clistere, tanto più se a base di sostanze nutrienti come brodo di carne, "rompe" o no il digiuno? Ecco il quesito di lana caprina che divise e appassionó a lungo i teologi della Chiesa intorno al 1660. Galeno aveva lasciato scritto che i liquidi iniettati col clistere "possono arrivare fino allo stomaco". Dunque, il clistere è nutritivo e va vietato prima della comunione o nelle Quattro Tempora. Ma il dottor Montanus, celebre medico del Seicento, sostiene che il clistere non è cibo. Lo stesso Galeno insegna che un alimento deve essere "viscidum, lentum et crassum"(vischioso, lento da mangiare e denso), tutte qualità  che un lavativo non ha. Del resto, lo stesso vino, sosteneva nel Cinquecento il medico Mercurialis nel libro De vino et de aqua, non è un alimento perchè è liquido. Poichè anche il clistere è liquido, a maggior ragione non frangit jejunum.
L'amante che vuole sostituirsi ad una cannula di clistere è un topos, un luogo comune obbligato ed abusato della letteratura e del teatro galante europeo. Un esempio tra tanti il "tra sè" di un certo Cassandro (solo, mentre sulla porta attende che venga praticato il clistere alla sua amata Isabella): ...Ma ecco qua l'apoticario. Oh piccolo Cupido, perchè non mi trasformi in quest'istante in una siringa? Avrei così il piacere di entrare... Ah, ma che dico? questa idea è tanto voluttuosa che mi mette fuori di me... (da La Mèdecine de Cythère di C.F.Ragot de Grandval, 1710-1784).
Consommè e delicati brodi di pollo, anche in tempi di "magro" come la Quaresima, venivano consumati sotto forma di lavativi dalle signore della buona società , non si sa se più ghiottone o più fanatiche del clistere. Come dire: fatta la legge ecclesiastica, trovato l'inganno.
I Tartari non dovevano, almeno in origine, soffrire mai di stitichezza. Altrimenti non avrebbero avuto la curiosa usanza di rimproverare i figli piccoli che perdevano troppo tempo nella defecazione con la strana invettiva: "Possa indugiare tanto, colà , da sentire il puzzo dei tuoi stessi escrementi, come accade ai cristiani". Ed era la peggiore maledizione che potessero pronunciare. Perció, un venditore di siringhe da clistere nel loro paese sarebbe fallito (da Pinkerton, cit. in J.G.Bourke, Escrementi e civiltà , trad.it., Bologna 1971).
Nutrirsi col clistere? Latte, brodi, vino, perfino "crema d'orzo" e tuorli d'uovo venivano diluiti nei lavativi da clistere in alcuni casi di debilitazione grave. Come riferisce Regnier de Graaf, il medico autore del trattato De Clysteribus, secondo alcuni colleghi questo era possibile, specialmente quando un malato non poteva nutrirsi in alcun modo, per impossibilità  di inghiottire gli alimenti, disgusto per il cibo o malattie di stomaco. "Per la produzione del chilo - essi sostenevano - non è necessario che gli alimenti siano digeriti dallo stomaco: anche gli intestini possono formare il chilo..." Si trattava, insomma, di una vera e propria nutrizione parenterale d'emergenza. Ma il clistere nutriente, obietta de Graaf, non ha sempre l'efficacia che i suoi sostenitori vorrebbero. Anche a voler immaginare che il liquido possa arrivare fino all'intestino tenue (che arrivino fin nello stomaco è escluso), è certo solo il parziale assorbimento dei liquidi, non dei solidi che hanno bisogno di una elaborata digestione. La ricetta di un enema nutriens o "clistere nutritivo" di Adriano Mynsicht (1697) prevede zuppa d'orzo, carne di manzo e di cappone, latte vaccino, vino di ottima qualità , zucchero rosato, pane biscottato in polvere, rosso d'uovo... Un vero pranzo.
Il periodico lavaggio dell'intestino come ghiotta occasione per carpire notizie e uscire per pochi minuti dal carcere, sia pure con la fantasia. Ecco lo stratagemma a cui nel 1718 ricorre il nobile conte di Laval (nomen omen) arrestato e incarcerato alla Bastiglia dopo una congiura: periodicamente manifesta sintomi gravi di malattie intestinali. E non per "andare in infermeria", come accade oggi. A quanto riferisce Touchard-Lafosse, "per avere più spesso notizie della città , sostiene di aver bisogno di tre clisteri al giorno; il che gli dà  l'occasione di stare per tre volte in contatto con l'apotecario venuto da fuori". Qualcuno si lamenta col Reggente di questi abusi, ma Sua Altezza Reale risponde:"Poichè non gli rimane che questo unico piacere, lasciamoglielo" (dalle Croniques de l'Oeuil-de-Boeuf, di G.Touchard-Lafosse).
Più dei tradizionali esorcismi contro il diavolo, il clistere si è dimostrato molto efficace nello scacciare definitivamente Belzebù o Asmodeo dal corpo degli invasati. Come? Semplicemente facendo uscire Satana dall'orifizio a lui più congeniale, l'ano. A dar credito alla Histoire des diables de Loudun di Aubin (Amsterdam, 1693) e al libello di Jean Hervez su Les femmes et la Galanterie au XVII siècle, su cui negli anni Cinquanta Huxley ha scritto un libro di successo ("I diavoli di Loudun") da cui poi è stato tratto un film, un apotecario prontamente chiamato dall'esorcista sarebbe riuscito nel 1631 con un semplice clistere di acqua benedetta a liberare dal demonio Giovanna de Belcier, superiora delle suore Orsoline di Loudun, la cui condotta morale e sessuale era considerata molto riprovevole. Satana, ovviamente, uscì con gran rumore sotto forma di un peto.
"Un buon clistere detersivo, composto di catholicon doppio, rabarbaro, miele rosato e altri ingredienti secondo ricetta, per spazzare, lavare e ripulire il basso ventre del signore: 30 soldi...Poi un clistere carminativo per espellere i venti del signore: 30 soldi... Dunque, questo mese ho preso in tutto dodici lavativi". Ecco il consuntivo di Argante nel Malade imaginaire di Molière. Pochi ricordano che agli apotecari i lavativi rendevano molto denaro.
Quei creduloni del popolino sono così sistemati dal medico Redi; ma anche i nobili..."Il Sig. Marchese si faccia serviziali con semplice acqua di pozzo, con la giunta di due o tre once di Zucchero, con un poco di olio comune e un poco di sale. E se per dare soddisfazione al popolo non volesse torra acqua di pozzo, la tolga di fontana, o tolga acqua di orzo, o tolga brodo di carne, che poco importa...(dai Consulti medici di Francesco Redi gentiluomo aretino, Firenze 1726).
"Per staccare, strappare, espellere, evacuare gli umori, occorrerà  una purga molto forte; ma prima di tutto ritengo opportuno impiegare dei rimedi più blandi, cioè dei lavativi emollienti e detergenti" (il dottor Macroton nella commedia L'amour medecin di Molière (1665).
Piglialo bel bello/ chè non vi farà  male/ zuccaro latte e sale/ che vótano il budello...("Ballata del clistere", nella commedia di genere buffonesco Gorgoleo del senese Girolamo Gigli, 1660-1722).
"Moschettieri in ginocchio" ," limonadiers du postèrieur" o "artiglieri del cannone umido" erano ironicamente denominati dal popolo gli apotecari addetti al clistere. Non di rado erano soldati all'acqua di rose che facevano breccia anche nel cuore delle piacenti signore che si affidavano alle loro cure. Il giovane moschettiere D'Argentcourt nell'operina L'Apothicaire de qualitè (poi divenuta, come in una moderna "Soap opera", Le Mousquetaire à  genoux), come nell'episodio boccaccesco riferito da Saint-Simon, trovatosi per caso a tu per tu con un clistere pieno e col magnifico deretano d'una giovane e bella vedova, pensa bene, tanto per cominciare, di sostituirsi alla serva come operatore abusivo della lavanda intestinale.
I bei giovani, forti, sani e "dal vermiglio incarnato", che prestavano servizio come apprendisti presso i tanti speziali di Parigi venivano letteralmente disputati dalle signore. Gli storici non dicono se fossero tutti dei gigolo, ma certo dovevano essere molto preparati. Pur appartenendo alla corporazione dei droghieri, per essere abilitati dovevano fare pratica per ben quattro anni e dimostrare in un severo esame di tre ore davanti a veri medici di conoscere le erbe medicinali e tutte le tecniche di preparazione erboristica, oltre alla dimostrazione pratica del loro "capo d'opera", cioè la preparazione di ben cinque preparati. Altro che garzoni: ben pochi erboristi e farmacisti di oggi, temiamo, supererebbero la prova.
"Nei primi due mesi è necessario che la Signora un giorno sì ed un giorno no si faccia un Clistere. E nel giorno nel quale essa suol essere attaccata da' suoi dolori di testa, si potrà  quello stesso giorno far due Clisteri, pigliando il secondo immediatamente dopo che avrà  reso il primo" (dai Consulti medici di Francesco Redi gentiluomo aretino, Firenze 1726.
Ma quali intrugli misteriosi erano messi dagli speziali nell'acqua tiepida dei clisteri? In origine pare che i medici dell'antichità  non prescrivessero altro che acqua o poco più. Ezio - riportano Cabanès e Witkowski - si limitava all'acqua di fonte pura e semplice, Galeno la addolciva con miele. Ma poi fu aggiunto quasi tutto. Il famoso medico Ambroise Parè passando in rassegna le sostanze usate nei clisteri ce ne lascia una lista sorprendente: infusi di fiori, foglie e frutti di tutte le piante medicamentose, ma anche rimedi "anodini", detergenti, narcotici , succhi vari, mucillagini, perfino tuorli d'uovo, albume, miele, brodo di pollo o di cappone o di castrato, intestini di vari animali, siero di latte, sego, strutto, olio di oliva, olio di noci e quant'altro offrisse la natura e la fantasia (Alberico Benedicenti, Malati, medici e farmacisti, Milano 1924).
La celebre medichessa Trotula di Ruggero (XI secolo) consiglia nel suo trattato De compositione medicamentorum i clisteri di acqua e miele e in alcune affezioni intestinali quelli di acqua e polveri purgative.
La Chiesa, ma anche il popolo, erano convinti in passato che il diavolo fuoriuscisse dall'ano, insieme a gas intestinali di odore sulfureo. Così credeva anche Lutero, che dopo essere riuscito a scacciare il Maligno dal proprio corpo dovette poi sentire una puzza insopportabile che ristagnó in casa per alcuni giorni.
Ma in una antica farsa del Trecento, appare una curiosa variante. Un mugnaio ignorante, credendo che al momento della morte la sua anima uscisse dall'ano, quando fu il momento pregó il prete di metterlo in posizione tale da poter assistere all'evento. Quando il mugnaio emise un grande peto, sùbito apparve un demonio che mise un sacco sull'ano del morente, acchiappó il gas e voló via (da J.G.Bourke, Escrementi e civiltà , trad.it., Bologna 1971).
Tra le critiche che molti medici facevano agli apotecari erano ricorrenti quelle di volersi occupare di ogni male, di dare purgativi per tutte le specie di coliche e di praticare clisteri anche ripetuti e a sproposito, cioè senza una prescrizione medica. Sembrano diatribe di oggi. Tutto questo, solo per spillare più quattrini possibile agli ammalati, denuncia senza peli sulla lingua il maestro Lisset Benancio nella polemica Dèclaration des abuz et tromperies que font les apothicaires pubblicata a Tours nel 1573. L'autore non è un medico, ma sembra piuttosto un anziano speziale "pentito" che intende salvarsi la coscienza denunciando trucchi, vizi e topiche dei suoi colleghi. Perchè, si chiede, si somministrano sempre lavativi purgativi, anche a rischio di far morire il paziente causando coliche da infiammazione intestinale, e mai clisteri carminativi --cioè antimeteorici-- a base di semplici semi? Perchè i tecnici del clistere vogliono scimmiottare i medici senza averne l'esperienza?
In caso di febbre, specialmente se molto alta, il clistere è molto utile. E anche contro i mal di testa i lavativi medicati fanno miracoli, sosteneva il medico DeGraaf nel già  citato trattato De Clysteribus. Come mai? Quale sarebbe il "meccanismo d'azione"? Forse "liberando l'intestino dagli umori escrementizi, i cui vapori possono salire fino al cervello". Insomma, migliorano la circolazione del sangue, interpreta con parole più moderne il traduttore italiano, il medico Cusco. E siamo nel 1668.
A Roma nel Seicento i clisteri erano prescritti di rado dai medici locali e di piccola misura. Se ne lamenta il medico e poeta Francesco Redi che di ritorno dalla città  dei papi, dove era stato medico in casa dei principoi Colonna, così scrive all'Eminentissimo Sig. Cardinale Colonna da Firenze, che soffriva di "artritide o reumatismo", dandogli gli ultimi consigli per lettera. "Si frequentino i Clisteri, ma sieno in maggior dose di quello che usa in Roma" . "E poichè mi sovviene di aver osservato quando io era in Roma che costì usano i Clisteri piccolissimi, che mettono in moto e poscia poco risolvono, perció stimerei che V.Sig. Illustrissima se gli facesse un poco maggiori e che almeno almeno arrivassero alle due libbre ed anche a qualcosa di più, e non abbia mai V.Sig.Illustrissima paura dei Clisteri, che sono medicamento innocentissimo, ma bensì abbia paura di quei neri e torbidi beveroni che noi altri Medici pazzi ed indiscreti facciamo ingollare alla gente..."(dai Consulti medici di Francesco Redi gentiluomo aretino,1726).
Anche i dolori renali erano curati con clisteri dagli speziali, ma sotto la curiosa intestazione di "Medicina aneddotica e letteraria" l'autore della Declaration des abus et tromperies cela al riguardo il veleno di una vera e propria denuncia di errore terapeutico. Secondo il Benancio il clistere praticato a sproposito in caso di malattie renali potrebbe provocare "un allargamento degli intestini, una forte compressione ai reni e una contrazione dell'uretra". Insomma, più male che bene. E fortuna che l'autore del libello aveva premesso di non volersi arrogare il diritto di trattare l'arte medica.
Orzo, crusca, rose, bietole, mercuriale, agrimonio, centaurea, semi di anice, bacche di alloro, lupini, zucchero, miele rosato, bocca di leone, tuorlo d'uovo, calomelano, grasso di montone, trementina ecc. Ecco la lista, abbreviata di molto, delle sostanze vegetali, animali e perfino minerali che gli speziali aggiungevano all'acqua tiepida del lavativo intestinale, secondo il trattato De Clysteribus del De Graaf. Ma tra gli ingredienti meno usuali ma pur presenti nei clisteri del Seicento e del Settecento c'erano anche gli infusi di tabacco (che talvolta si rivelavano mortali), l'oppio e perfino l'orina.
Il "clistere purgativo d'Hamec", dal nome di un celebre medico arabo, era composto di ben 27 ingredienti; il catholicum di Fernel aveva ben 30 sostanze. Esistevano poi decine di clisteri diversi a seconda delle indicazioni terapeutiche: astringenti, anodini, divisori ecc. (Regnier De Graaf).
Acqua semplice, semmai con l'aggiunta di brodo, sale, zucchero e burro: ecco gli ingredienti preferiti dal medico Redi per i clisteri che ordinava di frequente ai suoi pazienti. In quali casi? Dalla "gravezza di stomaco" ad un "tumore nell'utero", "stitichezza di ventre" , "ipocondria", febbri , "flussioni podagriche", "ardore di stomaco".Perchè sforzarsi, poi, di eliminare sùbito quel liquido benefico che "umetta le fecce" e fa tanto bene al ventre? Redi è convinto che l'acqua del clistere debba restare più a lungo possibile nel corpo del malato, contrariamente a quanto vogliono nell'epoca attuale le esigenze sociali e la diffusissima nevrosi da velocità . "Nè s'inquieti mai il Signor Presidente quando il Clistere farà  poca operazione, anzi allora si rallegri, perchè allora i suoi intestini rimarranno più mollificati, meno smunti e risecchi, e per conseguenza appoco appoco si ridurranno in grado di poter senza aiuto sgravarsi dalle fecce spontaneamente: A questo fine ho esperimentato maravigliosamente utilissimo in pratica il farsi per molti giorni continuamente ogni sera un piccolissimo Clistere..." (dai Consulti medici di Francesco Redi gentiluomo aretino, Firenze 1726).
I vapori di tabacco, inalati con un curioso clistere, non erano così pericolosi come i clisteri di infuso di foglie di tabacco. Erano ottenuti facendo bollire le foglie di Nicotiana con poca acqua in vasi a collo stretto ed erano convogliati per mezzo di un sistema complesso costituito da un soffietto e da una cannula direttamente nell'ano del malcapitato. I medici d'oggi saranno sicuramente incuriositi dall'antico uso"curativo" del fumo di tabacco, soprattutto da parte di terapeuti inglesi. Il manuale Hoepli di Alberico Benedicenti, edito nel 1924, riferisce non senza meraviglia che il grande medico inglese Sydenham (tu quoque) aveva ideato alla fine del Seicento una sorta di vescica iniettoria specializzata per il fumo del decotto di tabacco. I clisteri di fumo di tabacco erano raccomandati anche dal Murray e dal Tissot. Ma quel che è più curioso è che i clisteri di tabacco ebbero estimatori fino all'Ottocento, dato che lo Schaeffer li aveva prescritti anche per l'ernia strozzata. Il Tissot aveva suggerito di servirsi per questo strano clistere d'una guaina di coltello forata all'estremità . Sistema così diffuso in Inghilterra che gli umoristi e gli avversari tradizionali - i francesi tra i primi - andavano dicendo che gli inglesi avevano sul tabacco due simmetriche fissazioni: "la pipa tra i denti e la guaina del dottor Tissot tra le chiappe".
L'oppio era aggiunto ai clisteri, presumibilmente per calmare forti e prolungati dolori. Se ne hanno notizie in Piemonte, dove pare che nel Quattrocento fosse molto in uso presso i medici ebrei, come riferisce il manuale del Benedicenti. Ma il medico piemontese Guarniero, già  archiatra di Amedeo VIII di Savoia, stigmatizza questo uso terapeutico, a suo dire molto pericoloso, perchè l'oppio finisce per essere assorbito dall'organismo e quei clisteri "invece di calmare provocano sovente il sonno eterno".
L'urina è stata considerata a lungo un lavativo naturale, pratico, economico e salutare da molti speziali e medici del passato. Ma, com'è comprensibile, il suo impiego ha sempre diviso i terapeuti e suscitato forti polemiche. Il celebre fisiologo e medico del Cinquecento, l'istriano Giovanni Sartorio, in cui onore i veneziani innalzarono una statua nel chiostro dei Serviti, era uno strenuo sostenitore del clistere d'urina. Aveva fatto costruire uno speciale apparecchio, costituito da una vescica cui era applicata nella parte inferiore una cannula, grazie al quale - assicurava - lo stesso malato avrebbe potuto, orinando, immettere egli stesso direttamente la propria urina nell'intestino. Dal produttore al consumatore, diremmo noi oggi. E tutto gratis, il che non era senza importanza per i malati poveri, visti i prezzi proibitivi dei clisteri. Ma era efficace? Sartorio sosteneva che il clistere d'urina "eccita i movimenti peristaltici intestinali".
Nella sua Pharmacopoeia medico-chimica sive Thesaurus pharmacologicus, il famoso scienziato del Seicento Giovanni Schroeder raccomanda vivamente i clisteri d'urina per guarire il meteorismo dei bambini (Alberico Benedicenti, in Malati, medici e farmacisti, Hoepli, Milano 1924). Ma anche la sciatica si curava efficacemente con i lavativi di urina, secondo un medico del Rinascimento: "Per guarire ogni sciatica calda o fredda, humida o secca: tre serviziali da mettere un dì si e l'altro no, con decozione di varie erbe, vin bianco buono, vino cotto e orina di fanciullo..."
"Non esiste alcuna parte del corpo che non possa ottenere benefici dal clistere, tanto più quanto è più vicina all'intestino" era solito ripetere il medico olandese De Graaf, che nel suo De Clysteribus (1668) aggiungeva: "I clisteri sono provvidenziali soprattutto nelle malattie dell'intestino come il tenesma (fitte dolorose nella zona del retto, nota del traduttore italiano, il medico Cusco), le coliche, le dissenterie, le ulcerazioni, i vermi ecc. Sono utilissimi nelle malattie dei reni, della vescica, dell'utero, del mesentere".
Le donne sono state in passato le pazienti ideali per medici o speziali che operavano per mezzo di lavativi intestinali, se non altro perchè soffrivano (e soffrono) di stipsi più frequenti e ostinate, spesso dovute solo alla loro tendenziale sedentarietà . La "pia" Madame Fouquet, una praticona francese vissuta nella seconda metà  del Seicento, ha lasciato numerose ricette propagandate come "economiche e popolari" (ma si vedrà  più avanti che tali non sono) di clisteri curativi particolarmente indicati per le donne nel suo Recueil des remèdes faciles et domestiques (Digione 1686).
"Per bloccare le perdite di sangue delle donne somministrare loro due o tre volte al giorno clisteri di Oxierat, cioè sei parti d'acqua e una di aceto"(Madame Fouquet).
"Per eliminare la malinconia" delle donne, evidentemente ricche, bisognava aggiungere all'acqua del clistere (2 lb) radici di polipodio di quercia (1 oz), radici di prezzemolo, di finocchio e d'asparago (6 pizzichi ciascuno), foglie di fumaria, di scolopendra e di melitoto (1/2 oz ciascuno), fiori di camomilla, di borragine e di buglossa (2 pizzichi ciascuno), semi di finocchio e di anice (1 pizzico ciascuno), vino emetico (1 oz e mezza), catholicon fine (1/2 pizzico), preparato d'Hamec (1/2 pizzico). Far bollire l'acqua con tutti i componenti - tranne gli ultimi tre che vanno aggiunti a decotto ultimato - fino a che si riduce della metà  (Madame Fouquet).
"Come si possa con poca spesa e per mezzo del clistere dar sollievo agli ammalati poveri": ecco l'interrogativo che si pone anche il De Graaf interpretando l'imbarazzo di pochi medici, solo per questo passati alla storia come "medici filantropi", di fronte alle liste di decine di spezie costose necessarie –a dar retta alla maggior parte di medici e speziali-- per un solo clistere. E così risponde De Graaf: "Abbiamo visto talvolta clisteri composti di decotti dei medicamenti più eterogenei, cui venivano aggiunti elettuari, oli e altre sostanze, rimanere senza effetto; mentre un clistere di acqua, miele e sale procurava ai pazienti i migliori risultati. Questo semplice lavativo è considerato dai più come un gran segreto".
"Taluno ha immaginato di modificare la posizione del personaggio passivo, cioè del paziente, nei riguardi dello strumento attivo, prima di penetrare più lontano. Prendere un clistere all'impiedi è troppo da signori: un'eccessiva dignità  nuocerebbe ad una penetrazione profonda" (da L'Apothèose du lavement del medico e filosofo Charles-Ernest Lasègne, vissuto nell'800).
Più simili ai "Medici senza frontiere" che ad alcuni professionisti d'oggi, i "medici filantropi" scrivevano libretti facili ad uso delle famiglie, in cui insegnavano il "fai da te" senza rischi per realizzare in casa a costo minimo i clisteri più efficaci e semplici. Chissà  come l'avrà  presa la corporazione degli speziali. Il più noto di questi manuali popolari era Le Mèdecin charitable, ovvero "Il medico caritatevole", compilato dal medico Philibert Guybert e molto apprezzato e consigliato anche dal Patin. Le ricette erano "pauca, sed selecta et probata". Il manualetto costava uno o due soldi ed aveva di fatto la funzione di calmiere: era ristampato di continuo, specie dopo ogni contestazione tra apotecari e Facoltà  di Medicina...
Un altro manuale popolare, La Mèdecine et la Chirurgie des pauvres, uscì a Parigi trent'anni prima della Rivoluzione, nel 1758. Molte altre malattie erano aggiunte alla lista di quelle tradizionalmente curate con clisteri, come il "mal di petto" o di polmoni, il mal di denti (prima un salasso, poi "rinfrescare" l'intestino con un clistere), cadute, "sangue coagulato", malattie di fegato ("clistere di buon vino bianco, più 2 once di zucchero e 2 once di olio di gherigli di noci). Contro i vermi intestinali è consigliato il decotto di genziana maggiore, cui si possono aggiungere aristolochia, assenzio e cicoria amara, oltre al vino bianco; ma nei casi più gravi sono indicati clisteri con "grani di mercurio dolce", olio d'oliva, succo di limone, latte zuccherato.
"E' necessario che tutti coloro che ne abbiano i mezzi possiedano una siringa da clistere per la famiglia. Così eviteranno di farsela prestare all'ultimo minuto, con gravi rischi di contagio di peste, ulcere maligne, fistole sull'ano, vaiolo, scarlattina e altre malattie contagiose, se la siringa non sia stata prima riscaldata al fuoco o bollita..." Ecco, in sintesi, l'utile avvertimento che si legge nel mauale La Mèdecine et la Chirurgie des pauvres (Parigi 1758).
"Tra le medicazioni topiche dell'intestino, ve n'ha una che tengo a riabilitare e la cui sfortuna proviene dal fatto che si somministra per una porta bastarda, per un luogo generalmente mal frequentato, ció sia detto senza alcuna allusione a fatti contro natura. Voglio riabilitare il lavativo dei nostri padri, voglio la sua glorificazione, la sua apoteosi, quantunque sia una di quelle cose che si tengono nascoste e delle quali si arrossisce per menzognero pudore" (Apothèose du lavement, del medico e filosofo dell'Ottocento Charles-Ernest Lasègne).
La bella e capricciosa Paolina Bonaparte Borghese, sorella di Napoleone, nel 1808 durante un viaggio al Col di Tenda ebbe una forte colica. Messasi a letto cominció a fare il diavolo a quattro: per "sciogliere" il ventre voleva a tutti i costi un clistere di "rete di vitello", cioè fatto col brodo ottenuto dalla bollitura dell'omento di un vitellino da latte. Sgomento tra cameriere, segretari, ciambellani e corrieri al seguito: dove trovare a quell'ora di notte un vitello da latte? Finalmente uno dei tanti corrieri a cavallo inviati a raggera tutt'intorno torna con un minuscolo vitellino sulla sella. Le sue budella con tutta la "rete" dell'omento vengono messe a bollire in acqua. Il pancino della bella Paolina, lo stesso immortalato dal Canova a Villa Borghese, è salvo (da Joseph Turquan, Les soeurs de Napolèon, Paris 1908).
Noto in letteratura per il suo Bacco in Toscana, il medico e poeta aretino Francesco Redi è stato un convinto sostenitore dei clisteri (che, peró, chiama talvolta "cristieri", "cristeri" o "serviziali"). Ecco che cosa scrive ad un suo paziente cardinale: "Il mio povero consiglio sarebbe per vigilie, magrezza e stitichezza di ventre, acciocchè Sua Emionenza potesse vivere (come spero e credo) una lunghissima vita... continuare l'uso dei Clisteri puri e semplici, astenendosi da quei Clisteri che noi altri Medici chiamiamo composti... E quando si dia il caso che non lo renda, ma le resti in corpo per lungo tempo, non se ne sgomenti, non se ne inquieti, ma l'abbia caro, carissimo, perchè allora il Clistere fa il suo dovere ed opera il bisogno di Sua Eminenza con la piacevole intera umettazione delle fecce, senza violenza veruna" (dai Consulti medici,1726).
.
CASSANDRO (a Isabella che si lamenta): Che hai, mia cara?
ISABELLA: La colica, hai, hai...
GILLES: Sarà  invece la collera.
CASSANDRO: Presto, presto, Gilles, và  dall'apotecario qui vicino e digli di portare un clistere che non sia stato usato da altri.
GILLES: Devo portare anche un vaso da notte?
CASSANDRO: Affrettati, e tu piccina mia và  a distenderti nel letto nella posizione più adatta per ricevere questo sollievo. Ti manderó l'apotecario tra un minuto.
(dalla Mèdecine de Cythère di C.F. Ragot de Grandval, 1710-1784).
.
"Esiodo, il più antico gnomografo della Grecia, scrisse ne Le opere e i giorni: date al mercenario la ricompensa che ha meritato. Piteo, re di Trezene e avo di Teseo, che visse trent'anni prima di Salomone, espresse lo stesso concetto". Partendo un po' troppo da lontano con questi alati esempi storici e mitologici, l'avvocato Grosley cercó di convincere i giudici che...il clistere va pagato. L'accusa della sua cliente, l'infermiera Etiennette Boyau, durante il processo del 1746, aveva messo a rumore la tranquilla cittadina francese di Troyes, nella Champagne. La donna, in qualità  di creditrice, aveva citato davanti al tribunale il canonico Franà§ois Bourgeois, che non le aveva pagato i 2190 lavaggi intestinali da lei praticati in due anni. Possibile - avrà  obiettato il giudice - che un uomo solo sopportasse tutte quelle irrigazioni? Sicuro, rispose la donna. C'erano stati giorni, ricordó il suo difensore, in cui aveva dovuto praticare anche sei clisteri al Bourgeois. "Il religioso era affetto - dirà  l'avvocato mitologo con una diagnosi immaginosa che potrebbe causare una colica in un ematologo di oggi - da "lancinante sregolatezza di intestini e da quella specie di acredine del sangue che ne fa travasare i globuli rossi". Ma come andó a finire? Con una transazione extragiudiziale, direbbero gli avvocati odierni. Per venire incontro al debitore ed evitare le lungaggini del processo, la donna accettó di ridurre le sue pretese a soli 150 franchi, calcolando per difetto solo1200 lavaggi. E anche così, sarà  stato un colon pulitissimo...
Ridono, urlano e giocano come bambini Valcourt e Celestina, una giovane coppia alloggiata a Parigi in un economico albergo per artisti e studenti. A causa dello strepito che fanno vengono spiati attraverso le fessure delle assi sconnesse delle pareti dal loro vicino di stanza curioso. Ma questi resta senza parole quando vede che i due, completamente nudi, non fanno che praticarsi reciprocamente clisteri tutto il tempo. Un amore igienista che non transige sulla perfetta pulizia dell'intestino o piuttosto una sessualità  sublimata e contorta? Ma il dottor Freud era ancora di là  da venire (J.P.R. Cuisin, La vie des garà§ons dans les hotels garnis de la capitale, 1820).
Nel tetro carcere parigino della Bastiglia, già  verso la fine del Cinquecento, ai carcerati venivano offerti servigi sanitari impensabili in altri stabilimenti di pena anche vari secoli dopo. Gli apotecari del carcere non solo distribuivano ai prigionieri infusi e decotti di erbe, non solo pratricavano salassi e altri medicamenti, ma fornivano addirittura un completo servizio di lavaggi intestinali come se si fosse trattato di un ospedale. Lo sappiamo dalle memorie di un carcerato d'eccezione, il nobile Renè de Renneville, alla Bastiglia nel 1702. Alcuni suoi compagni di carcere, ricorda il Renneville, fingevano qualche malattia pur di avere il "conforto" del clistere di Stato, ovviamente gratis (A.Savine, La vie à  la Bastille, Paris 1908).
"Qui giace il cardinale Dubois, che senza merito nè nascita illustre, per mezzo di sordidi uffici, salì dalla siringa al titolo di Eminenza..." Così recitava un velenoso epigramma che gli avversari scrissero nel 1723 alla morte del prelato Guillaume Dubois, che da semplice figlio d'un apoticario si era elevato al rango di primo ministro di Francia, dopo una vita di turpitudini (da G.Normand e F.Mitton, Quatre maitresses du Règent, Paris 1911).
"Il Lavativo", commedia in cinque atti tradotta dal francese in lingua italiana (seconda metà  del Settecento), è un titolo raro che sorprenderebbe qualsiasi storico del teatro. La pièce polemizza con Rousseau, forse ritenuto un filosofo sovversivo teorico del lavaggio intestinale alle belle donne altrui, ed ha come protagonista femminile Felicita, una bella ragazza amata in modo manifesto da Alessandro e, in modo più nascosto, da Egidio. Quest'ultimo ripete il ruolo un po' maniacale che era ormai un leit motiv già  utilizzato da altri lavori teatrali del genere "piccante". Insomma, introdottosi con furbizia in camera della donna desiderata, il torbido Egidio la scopre prona sul letto e a natiche nude, pronta per un clistere e, particolare più imbarazzante, con un libro di Rousseau in mano. E qui si verifica qualcosa di impensabile ai nostri tempi: Egidio, che desidera follemente la donna, le pratica un clistere abusivo. Seguono scene di gelosia. alti lai, sospetti su folletti maligni, querele, frati esorcisti, matrimonio riparatore (Piero Lorenzoni, op.cit.).
Hobby di moda, ormai divenuto tradizionale, per le belle donne francesi e di mezza Europa, così veniva visto il clistere dallo scrittore Lesage. Ecco che cosa scrive di una bella donna matura ma ancora piacente: "La signora Giacinta, benchè piuttosto sfiorita, conservava ancora una certa freschezza. E' vero che non risparmiava niemte per mantenerla: oltre a prendere tutte le mattine un clistere, inghiottiva degli squisiti sughi concentrati..." (dalla Histoire de Gil Blas de Santillane, di Lesage, 1715).
"Viens me tenir lieu d'Apollon, Esculape dieu des Clystères..." scriveva nel 1744 il letterato Piron in un'ode goliardica e scatologica che, insieme alla pornografica Ode a Priapo, gli costó l'elezione ad Accademico di Francia. La volgarità  dei versi sul dio greco è ben rappresentata sia dal titolo (L'ètron royal, ovvero "Lo stronzo regale") che da questi esempi di versi: "Esculapio, dio dei clisteri, vieni a farmi le veci di Apollo. Che la tua cannula e il tuo stantuffo mi facciano cacare senza sforzo dei versi puzzolenti e sublimi, come quelli che escono ogni giorno dai culi untuosi dei nostri frati Minimi..." (dal volume La Mèdecine anèdoctique rif. da P.Lorenzoni cit.).
"Signori, se colui che per primo dette i nomi alle cose e assegnó loro delle qualità , avesse dato importanza, nobiltà  e considerazione a ció che è utile, non dovrei oggi riscattare uno strumento meraviglioso dall'ignoranza dei nostri pregiudizi e dall'ingiustizia del nostro disprezzo che l'hanno fatto relegare ignominiosamente nell'oscurità  del nostro guardaroba fra tutti quei mobili ignobili che la buona educazione ordina di nascondere e che la delicatezza proibisce di nominare..."Su che cosa sta pronunciando l'orazione un oratore così forbito e ampolloso? Sulla siringa del clistere, in un curioso e prolisso saggio storico-letterario ("L'elogio della siringa") apparso nelle Memorie della Accademia di Nancy nel 1757 (dall'antologia di Claude de Saint-Hièble, cit.).
I Cadet, celebre dinastia di apotecari parigini, avevano bottega in rue Saint Honorè ed avevano servito lavativi a tutti i re francesi, ai cortigiani e ai primi ministri, compreso il cardinale Richelieu. Il loro famoso capostipite, Louis-Claude Cadet (1713-1799) era uomo molto colto e trovava il tempo di scrivere epigrammi arguti e satirici sul Journal de Paris, uno dei quali - del 1778 - autoironicamente considerava robaccia ("drogue") le operire di Cadet, dato che, come ammetteva l'autore, un "uomo che aveva sempre vissuto per servire il didietro" non poteva che completare la sua opera offrendo ai suoi lettori della carta igienica ("torches-cul"). (Dagli Anecdotes secrètes du Dix-huitième Siècle, Pris 1808).
Curiosi casi di "clisterofobia" e per di più ereditaria furono raccolti da Cabanès e Witkowski nella loro opera Joyeux propos d'Esculape (Paris, s.d.). Una donna aveva una tale avversione non si sa se per il lavativo oppure per il suo strumento, che –riferiscono-- era capace di svenire solo alla vista di un clistere. Ma quello che è più curioso è che anche suo figlio, a cui la donna aveva evidentemento trasmesso questa sua strana fobia, si rifiutava di prendere clisteri. Una volta, peró, alcuni medici d'ospedale lo vollero costringere con la forza, e nonostante le sue urla disperate e i suoi sforzi per divincolarsi, riuscirono a praticargli il clistere. Dopo pochi minuti il giovane cessava di vivere. L'aneddotica riferisce anche che un giovane aristocratico che aveva rifiutato strenuamente la siringa come strumento "vergognoso" , morì "di crepacuore" dopo che il medico gli fece praticare con la forza un clistere.
Clistere politico. Durante i festosi e affollati carnevali di Parigi, alla fine del Settecento, migliaia di persone sfilavano lungo rues e boulevards la cosiddetta "processione delle siringhe" da clistere del Monsieur de Pourceaugnac di Molière, come riporta L.S.Mercier nel Tableau de Paris (Amsterdam 1782-1789). La siringa fu anche usata spesso nelle vignette satiriche, ma anche –nella realtà -- in cortei pubblici quasi come un'arma allusiva per punire i politici corrotti, a cui veniva indirizzato un ben mirato getto d'acqua o di altro liquido.
Uno strano apparecchio idrosanitario a forma di bidet era presente nei padiglioni dei nuovi bagni di Parigi già  alla fine del Settecento, come scrive il curioso cronista Louis-Sèbastien Mercier nell'opera in dodici volumi Tableau de Paris pubblicata ad Amsterdam tra il 1782 e il 1789. "Vi si trova anche una doccia unica in Europa; si tratta di una doccia ascendente con cui si puó fare a meno della siringa del clistere, perchè fa le veci di un getto d'acqua e forma così con la sua forza rapida e ascensionale un clistere perfetto. Si puó quindi lavarsi le budella a volontà  e non c'è bisogno per questo nè di stantuffo nè di cannula. Poichè il lavativo comprende, credo, la metà  della scienza medica, questa doccia ascendente compie in due ore ció che dodici garzoni apotecari non riuscirebbero a fare in quindici giorni. Basta sedersi sulla chaise percèe e l'irresistibile getto d'acqua sale, s'insinua a quattro pollici dall'ano e vi innaffia gli intestini con dolcezza, sicurezza e profusione".
"Senza i bagni, senza i clisteri, non avrei potuto sopportare l'esistenza (nell'esilio di Sant'Elena, N.d.R.) e, conformemente alle mie idee sul diritto dell'uomo al suicidio, avrei abbreviato i miei giorni". Sono parole di Napoleone Bonaparte , secondo quanto riporta il Berthe (Historique de la purgation, Paris 1909).
L'iconografia ottocentesca, sia seria che satirica, puó scegliere finalmente tra gli strumenti più diversi per rappresentare sulle stampe e le enciclopedie popolari l'irrigazione intestinale. A parte la satira di vecchio tipo che sembra preferire la siringa a pistone, perchè più facile da disegnare e nota a tutti, è ormai disponibile per disegnatori, divulgatori scientifici e umoristi anche il più asettico enteroclisma (nel ‘900 avrà  serbatorio di vetro e lunga cannula di caucciù), come si vede in un bell'acquerello del tedesco Otto Schoff o in una vignetta umoristica tratta dal Musèe grotesque in cui due vecchi coniugi in berretto da notte brindano alzando anzichè i calici due enteroclismi di foggia arcaica colmi di liquido. La peretta di gomma, anch'essa della fine ‘800, è invece appannaggio delle riviste di divulgazione medica con serissime incisioni in bianco-nero. Fa eccezione un arguto acquerello dell'austriaco Geiger (1805-1880) in cui un serissimo medico, alle prese con l'enorme sedere della cliente, usa non la siringa nè l'enteroclisma ma la pratica peretta di gomma.
Restano le inibizioni o i rifiuti categorici di alcuni pazienti per il clistere, sia siringa che peretta o enteroclisma. Una interpretazione in chiave psicoanalitica la possiamo dedurre per analogia dallo scetticismo mostrato da Sigmund Freud di fronte alla ripugnanza da alcuni ostentata verso l'ano a causa della vicinanza ai suoi escrementi. "Non ha valore maggiore - scrive - dell'argomento che molte ragazze isteriche portano a giustificazione della ripugnanza del membro maschile, affermando che serve all'emissione dell'urina" (Tre contributi alla teoria sessuale).

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Helmut
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#77 Messaggio da Helmut »

Silente ha scritto:Mufly ha ragione: dopo un clistere ci si sente incredibilmente puliti.
Ora non citeró i clisteri giocosi (a base di latte caldo, camomilla o altre sostanze) ma un clistere normale, fatto con la borsa da enteroclisma appesa in alto, io lo faccio così: mezzo litro d'acqua calda, non bollente, da ricevere e subito evacuare (serve solo per vuotare l'ampolla rettale, che è dove si raccolgono le feci). Poi, acqua a piacere: un litro, uno e mezzo... Due. Dipende da quanto siete resistenti.
Bisogna avere pazienza, durante il clistere. Assumere una posizione comoda - es. sul tappetino del bagno con il sedere per aria - e attendere.
Quando l'acqua ha finito di entrare, se ci riuscite, sarebbe bene attendere un po', farla lavorare all'interno della pancia, altrimenti correte sul water.
Dopo si ha una bellissima sensazione di leggerezza.
Io lo faccio prima della doccia, in genere una volta a settimana, e quando ho finito di lavarmi, farmi la maschera eccetera mi sento rinata, più leggera e più bella.
Sono anche convinta che la pulizia interna mi aiuti a tenere lontani brufoli e altre spiacevolezze.

:050 SIL :050

Sono sempre stato un deciso sostenitore del primato medico - igienico rispetto a quello sessuale nella pratica del clistere.

Ricordo сhe il Mahatma Ghandi, grande figura dell'umanita' intera, praticava la castita', si faceva un clistere giornaliero di purificazione.

Concordo con il fatto сhe sia difficile scindere nettamente i due aspetti, perche' l'atto stesso di infilare la cannula nel culo evoca fantasie segrete.

Ma quanto scritto da Silente e' estremamente illuminante.
Dovremo tutti farci (o farci fare) almeno un clistere settimanale.
"Innalzare templi alla virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio."

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#78 Messaggio da alex1968c »

Beh ... tempo fa m'è capitato di estrarlo più marrone e sgocciolante che mai e lei l'ha leccato fino a ripulirlo come nuovo.
Mica s'è lamentata!

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Luis Sfigo
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#79 Messaggio da Luis Sfigo »

Beh ... tempo fa m'è capitato di estrarlo più marrone e sgocciolante che mai e lei l'ha leccato fino a ripulirlo come nuovo.
Mica s'è lamentata!
:o
mamma mia....
va beh degustibus....un bidet nn era meglio!!!
Un complimento a silente....la foto nell'avatar è bellissima!
I don't always drink beer...but when i do....i prefer dos equis

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sgrofo
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#80 Messaggio da sgrofo »

alex1968c ha scritto:Beh ... tempo fa m'è capitato di estrarlo più marrone e sgocciolante che mai e lei l'ha leccato fino a ripulirlo come nuovo.
Mica s'è lamentata!
Citeró Altafini: "Que Ishquifo, amishi"
si cerca di essere il meno stronzi possibile

Muflone
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#81 Messaggio da Muflone »

sgrofo ha scritto:
alex1968c ha scritto:Beh ... tempo fa m'è capitato di estrarlo più marrone e sgocciolante che mai e lei l'ha leccato fino a ripulirlo come nuovo.
Mica s'è lamentata!
Citeró Altafini: "Que Ishquifo, amishi"
Bè, a 'sto punto consiglio il prodotto con cui proteggo il mio caro banano:

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#82 Messaggio da theathxxx »

in un film di Sheila lui tira fuori il cazzo e si vede un pezzo di merda attaccato, poi glielóo rimette dentro: la vhs diventó un piccolo culto...tirata fuori assieme ai filmati piu' stupidi al termine di visioni si partite di champions acompagnate da micidiali sbronze

ath
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#83 Messaggio da Forrest Gump »

alex1968c ha scritto:Beh ... tempo fa m'è capitato di estrarlo più marrone e sgocciolante che mai e lei l'ha leccato fino a ripulirlo come nuovo.
Mica s'è lamentata!

Ma che schifo dio santo!
Non c'ho un cazzo da fare, o meglio, ce l'ho ma non ho voglia e volontà ... dovrei evitare di perdere la mia vita nei forum

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Il Fede
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#84 Messaggio da Il Fede »

Helmut ha scritto: Dovremo tutti farci (o farci fare) almeno un clistere settimanale.
Metto sempre l'appunto nel post it per ricordarmene.
Osservandola, perfino Ratzinger si convincerebbe di quanto sia necessario l'uso dei contraccettivi ( Matt Z Bass ).

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Trez
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#85 Messaggio da Trez »

Drogato_ di_porno ha scritto:
Il Fede ha scritto:La merda è una componente dell'essere umano, piaccia o meno di questo si tratta. ( il buon Pasolini ne sapeva molto ).

Quando una donna partorisce spesso e volentieri si caga addosso, lo sapevate?

Scordatevi un rapporto pulito e sincero con chi amate senza la merda. Idealizzare una donna come un essere che non caga e non scureggia è falso e raffazzonato. Le donne sono come gli uomini, all'interno sono piene di merda, e quando si siedono sulla tazza scureggiano da far paura, e cagano dei bei cordoni..
Fede questo è un pezzo straordinario, lo metterei in firma se fosse più corto. il crudo realismo puó essere molto benefico
...fatto...la parte finale almeno :-D
...ma fa anal??? (by Trez 2001)
La nostra Clara è troppo avanti, del tipo se uno fa una scoreggia lei l'ha già annusata prima che esca dal buco del culo. (Trez 2015)

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#86 Messaggio da Silente »

alex1968c ha scritto:Beh ... tempo fa m'è capitato di estrarlo più marrone e sgocciolante che mai e lei l'ha leccato fino a ripulirlo come nuovo.
Mica s'è lamentata!
Come poteva lamentarsi...
Immagino che un amante premuroso e igienista come te dopo l'abbia baciata a lungo in bocca, dunque ripeto: come poteva lamentarsi?

:-D SIL :-D
Scrivo per vivere,
scrivo per sognare,
scrivo per vivere quello che ora posso solo sognare,
ed anche ciò che un giorno tornerò a vivere.

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#87 Messaggio da juary »

L'arte sicuramente si tramanda di madre in figlia e non puó che far piacere la pulizia data la particolare intimità  del rapporto.

Quelle rare volte che si vede qualche traccia non bisogna farne nè un dramma nè particolare pubblicità . In quel momento non si è poi così schizzinosi e si è ancora pienamente presi dal momento. Certo mi riferisco alla compagna abituale e non ad incontri occasionali.

Muflone
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#88 Messaggio da Muflone »

Negli Stai Uniti vidi degli apparecchi per clistere veramente geniali. A pistone, con tubicino terminale lungo e flessibile (e beccuccio, ovviamente). Il tutto completamente trasparente, non so perchè. E noi in Italia ancora con le perette! Che ti devi sdraiare gambe all'aria come una bagassa [senza offesa per la categoria {anzi...}]. Avessi un apparecchio così, sicuro che mi darei una bella sciaquata a giorni alterni.

Tra l'altro, a volte mi piace prendere il ditino dentro, se è senza unghia (cosa sempre più rara). All'inizio quasi mi ci vergognavo, ma ero molto giovane. Adesso no, e lo chiedo spesso, se sto arrapatissimo. E pare che non sia affatto l'unico! :) Vi risulta?

Tra l'altro, pare anche che abbia muscoli... sfinterici? di grande forza. Povero ditino!

docu
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#89 Messaggio da docu »

Muflone ha scritto:
Tra l'altro, a volte mi piace prendere il ditino dentro, se è senza unghia (cosa sempre più rara). All'inizio quasi mi ci vergognavo, ma ero molto giovane. Adesso no, e lo chiedo spesso, se sto arrapatissimo. E pare che non sia affatto l'unico! :) Vi risulta?

Tra l'altro, pare anche che abbia muscoli... sfinterici? di grande forza. Povero ditino!
e daje daje

che sto riprendè a palestra...

te giri ...

ma solo se hai fatto il clistere prima.. per fa sviluppà  er bimbo nei pantaloni me sa che magni molto

:DDD
Voi date poca cosa dando cio' che possedete. E'quando donate voi stessi che donate veramente.
-Kahlil Gibran-

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#90 Messaggio da josey18 »

Silente ha scritto:
alex1968c ha scritto:Beh ... tempo fa m'è capitato di estrarlo più marrone e sgocciolante che mai e lei l'ha leccato fino a ripulirlo come nuovo.
Mica s'è lamentata!
Come poteva lamentarsi...
Immagino che un amante premuroso e igienista come te dopo l'abbia baciata a lungo in bocca, dunque ripeto: come poteva lamentarsi?

:-D SIL :-D
grande Silente :oops:
"Andai nei boschi perchè desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto."

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