bè, peró sul fatto che la penicillina abbia lo stesso valore delle formulette recitate con le mani giunte, ho i miei dubbiDrogato_ di_porno ha scritto:La scienza è un metodo. Ció che è indimostrabile è la verità oggettiva di tale metodo, e la sua superiore validità rispetto ai metodi degli oscurantisti più irrazionali. Puó essere asserita solo in base ad un atto di fede.
[O.T.] Finalmente contestato ratzinger
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"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
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ma poi chi erano sti "illuministi"? si cita sempre la frasetta di Voltaire ma ad uno sguardo più serio si scorge un' intollerabile intolleranza. Questo è quello che scrisse David Hume, il grande empirista vicino agli illuministi:
Quel demente di Zichichi, scienziato cattolico integralista nonchè leccaculo delle gerarchie vaticane, ha scoperto nel 1965 il primo antinucleo dell' idrogeno. Uno "scienziato" dunque. Sempre lui sostiene nel suo libro "Perchè io credo in colui che ha fatto il mondo" che non si debba perdere tempo a studiare l' arte o la filosofia, ma dedicarsi solo alla scienza. Dunque uno scienziato cattolico e scientista, che eleva la scienza a dogma. La storia è davvero comica.
Secondo l' australopiteco Zichichi la scienza produce "valori" quali "bontà , toleranza, lotta ai pregiudizi, libertà di pensiero, verita (!!!!)" ecc. Si guarda bene peró dal parlare di scienziati quali Von Neumann, mercenari alla Von Braun, ferventi nazisti come i premi Nobel Johannes Stark, Pascual Jordan, Werner Heisenberg, Philipp Lenard, tutti razzisti ed antisemiti (l' elenco degli scienziati tedeschi filo-nazisti potrebbe continuare per ore, si veda il saggio di John Cornwell "Gli scienziati di Hitler"). Molti dediti all' occultismo o all' esoterismo, come Jordan che credeva nell' alchimia.
Insomma, il successo scientifico non è certo garanzia di principi razionali, imparziali e universalistici, come dimostrano i fior di medici impiegati nei lager.
Leggendo le biografie degli scienziati ne ho trovati di tutti i tipi: venduti, fanatici, delinquenti, ladri, ambiziosi tipo Jolito-Curie, che prima denunció il pericolo della ricerca nucleare a scopo bellico poi, pur di precedere i suoi colleghi d' oltreatlantico, non esitó a dare le sue scoperte in pasto ad Hitler...
E qui torniamo a bomba sull' etica che non c' azzecca nulla con la scienza.
Immanuel Kant in "Antropologia pragmatica" (1798) scriveva: "si puó verosimilmente ritenere che la mescolanza delle stirpi, la quale scioglie a poco a poco i caratteri, non sia utile al genere umano, nonostante ogni preteso filantropismo". Più tutta una serie di insulsaggini e luoghi comuni."Tutti i popoli che vivono al di là del circolo polare o fra i Tropici sono inferiori al resto della specie[...]Sono portato a sospettare che i negri, e in genere tutte le altre specie umane (perchè ve ne sono 4 o 5 diversi generi) sono per natura inferiori ai Bianchi. Non è mai esistita una nazione civilizzata, con una costituzione, che non fosse bianca. Nè le industrie, nè le arti, nè le scienze si sono mai sviluppate presso i Negri. D' altra parte, i Bianchi più rossi e barbari...presentano ancora qualche lato considerevole. Una differenziazione così costante e uniforme, diramandosi su tanti Paesi e su tanti secoli, non sarebbe potuta esistere, se la natura non avesse operato una distinzione, in origine, fra queste razze umane. Senza parlare delle nostre colonie, esistono schiavi negri dispersi attraverso tutta l' europa e mai si sono scoperti in loro sintomi di ingegnosità "
Quel demente di Zichichi, scienziato cattolico integralista nonchè leccaculo delle gerarchie vaticane, ha scoperto nel 1965 il primo antinucleo dell' idrogeno. Uno "scienziato" dunque. Sempre lui sostiene nel suo libro "Perchè io credo in colui che ha fatto il mondo" che non si debba perdere tempo a studiare l' arte o la filosofia, ma dedicarsi solo alla scienza. Dunque uno scienziato cattolico e scientista, che eleva la scienza a dogma. La storia è davvero comica.
Secondo l' australopiteco Zichichi la scienza produce "valori" quali "bontà , toleranza, lotta ai pregiudizi, libertà di pensiero, verita (!!!!)" ecc. Si guarda bene peró dal parlare di scienziati quali Von Neumann, mercenari alla Von Braun, ferventi nazisti come i premi Nobel Johannes Stark, Pascual Jordan, Werner Heisenberg, Philipp Lenard, tutti razzisti ed antisemiti (l' elenco degli scienziati tedeschi filo-nazisti potrebbe continuare per ore, si veda il saggio di John Cornwell "Gli scienziati di Hitler"). Molti dediti all' occultismo o all' esoterismo, come Jordan che credeva nell' alchimia.
Insomma, il successo scientifico non è certo garanzia di principi razionali, imparziali e universalistici, come dimostrano i fior di medici impiegati nei lager.
Leggendo le biografie degli scienziati ne ho trovati di tutti i tipi: venduti, fanatici, delinquenti, ladri, ambiziosi tipo Jolito-Curie, che prima denunció il pericolo della ricerca nucleare a scopo bellico poi, pur di precedere i suoi colleghi d' oltreatlantico, non esitó a dare le sue scoperte in pasto ad Hitler...
E qui torniamo a bomba sull' etica che non c' azzecca nulla con la scienza.
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non è di questo che si parla. il fatto che io preferisca la penicillina allo formula dello sciamano non risponde alla mia domanda se e quando la vita valga la pena di essere vissuta. la scienza medica non puó dire nulla al riguardo, nulla che valga più della risposta di un prete.Squirto ha scritto:bè, peró sul fatto che la penicillina abbia lo stesso valore delle formulette recitate con le mani giunte, ho i miei dubbi
ricordo anche che Mendeleev, il grande chimico russo, era un monaco che dedicava parte della sua giornata agli esercizi "spirituali"
ma infatti trovo del tutto pretestuosa la questione. la scienza e il metodo scientifico non hanno mai preteso - a differenza delle istituzioni religiose - di dire se e come la vita vada vissuta.Drogato_ di_porno ha scritto:non è di questo che si parla. il fatto che io preferisca la penicillina allo formula dello sciamano non risponde alla mia domanda se e quando la vita valga la pena di essere vissuta. la scienza medica non puó dire nulla al riguardo, nulla che valga più della risposta di un prete.Squirto ha scritto:bè, peró sul fatto che la penicillina abbia lo stesso valore delle formulette recitate con le mani giunte, ho i miei dubbi
sarebbe come chiedere a un filosofo quanta sabbia serve per fare un chilo di cemento.
(tra l'altro, peró, ad esempio sulla crescita di un figlio, lo studioso puó dire che la masturbazione serve a conoscere il proprio corpo - il vaticano per millenni ha sostenuto che faceva male
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- gregor samsa
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non è vero. io ti leggo sempre con piacere perchè hai un ottimo stile.Berlino ha scritto:Scrivi un post. Tanto pensi.. nessuno ti leggerà o ti prenderà troppo sul serio. E poi è solo un forum di pornofili... e tu sei mezzo sbronzo. Come al solito.
Ultima modifica di gregor samsa il 20/01/2008, 18:42, modificato 1 volta in totale.
...se sbaglio, mi corigerete. (gpII)
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io non avevo ancora letto il testo completo.
voi si?
Ecco il testo della lettera: "Magnifico Rettore, con queste poche righe desideriamo portarLa a conoscenza del fatto che condividiamo appieno la lettera di critica che _il collega Marcello Cini Le ha indirizzato a proposito della sconcertante iniziativa che prevedeva l'intervento di papa Benedetto XVI all'Inaugurazione dell'Anno
Accademico alla Sapienza.
Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini,
salvo un particolare. Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso
un'affermazione di Feyerabend:
"All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo.
Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto".
Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la
loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano.
In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di
ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato".
(/14 gennaio 2008/)
La lettera di Marcello Cini
Signor Rettore, apprendo da una nota del primo novembre dell'agenzia di stampaApcom che recita:
«è cambiato il programma dell'inaugurazione del 705esìmo Anno Accademico dell'università di Roma La Sapienza,
che in un primo momento prevedeva la presenza del ministro Mussi a ascoltare la Lectio Magistralis di papa Benedetto XVI».
Il papa «ci sarà , ma dopo la cerimonia di inaugurazione, e il ministro dell'Università Fabio Mussi invece non ci sarà più».
Come professore emerito dell'università La Sapienza
- ricorrono proprio in questi giorni cinquanta anni dalla mia chiamata a far parte
della facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali su proposta dei fisici Edoardo Amaldi, Giorgio Salvini e Enrico Persico - non
posso non esprimere pubblicamente la mia indignazione per la Sua proposta, comunicata al Senato accademico il 23 ottobre, goffamente
riparata successivamente con una toppa che cerca di nascondere il buco e al tempo stesso ne mantiene sostanzialmente l'obiettivo politico e mediatico.
Non commento il triste fatto che Lei è stato eletto con il contributo determinante di un elettorato laico.
Un cattolico democratico - rappresentato per tutti dall'esempio di Oscar Luigi Scalfaro nel corso
del suo settennato di presidenza della Repubblica - non si sarebbe mai sognato di dimenticare che dal 20 settembre del 1870 Roma non è più la capitale dello stato pontificio.
Mi soffermo piuttosto sull'incredibile violazione della tradizionale autonomia delle università
- da più 705 anni incarnata nel mondo da La Sapienza dalla Sua iniziativa.
Sul piano formale, prima di tutto.
Anche se nei primi secoli dopo la fondazione delle università la teologia è stata insegnata accanto alle discipline umanistiche, filosofiche, matematiche e naturali,
non è da ieri che di questa disciplina non c'è più traccia nelle università moderne, per lo meno in quelle pubbliche degli stati non confessionali.
Ignoro lo statuto dell'università di Ratisbona dove il professor Ratzinger ha tenuto la nota lectio magistralis sulla quale mi soffermeró più avanti, ma insisto che di regola essa fa parte esclusivamente degli insegnamenti impartiti nelle istituzioni universitarie religiose.
I temi che sono stati oggetto degli studi del professor Ratzinger non dovrebbero comunque rientrare nell'ambito degli argomenti di una lezione, e tanto meno di una lectio magistralis tenuta in una università della Repubblica italiana.
Soprattutto se si tiene conto che, fin dai tempi di Cartesio, si è addivenuti, per porre fine al conflitto fra conoscenza e fede culminato con la condanna di
Galileo da parte del Santo ufficio, a una spartizione di sfere di competenza tra l'Accademia e la Chiesa.
La sua clamorosa violazione nel corso dell'inaugurazione dell'anno accademico de La Sapienza sarebbe stata considerata, nel mondo, come un salto indietro nel tempo
di trecento anni e più.
Sul piano sostanziale poi le implicazioni sarebbero state ancor più devastanti.
Consideriamole partendo proprio dal testo della lectio magistralis del professor Ratzinger a Ratisbona, dalla quale presumibilmente non si sarebbe molto discostata quella di Roma.
In essa viene spiegato chiaramente che la linea politica del papato di Benedetto XVI si fonda sulla tesi che la spartizione delle rispettive sfere di competenza fra fede e conoscenza non vale più:
«Nel profondo.., si tratta - cito testualmente - dell'incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione.
Partendo veramente dall'infima natura della fede cristiana e, al contempo, dalla natura del pensiero greco fuso ormai con la fede, Manuele II poteva dire: Non
agire "con il logos" è contrario alla natura di Dio».
Non insisto sulla pericolosità di questo programma dal punto di vista
politico e culturale: basta pensare alla reazione sollevata nel mondo islamico dall'accenno alla differenza che ci sarebbe tra il Dio cristiano e Allah - attribuita alla supposta razionalità del primo in confronto all'imprevedibile irrazionalità del secondo
- che sarebbe a sua volta all'origine della mitezza dei cristiani e della violenza degli islamici.
Ci vuole un bel coraggio sostenere questa tesi e nascondere sotto lo zerbino le Crociate, i pogrom contro gli ebrei, lo sterminio degli indigeni delle Americhe, la tratta degli schiavi, i roghi dell'Inquisizione che i cristiani hanno regalato al mondo.
Qui mi interessa, peró, il fatto che da questo incontro tra fede e ragione segue una concezione delle scienze come ambiti parziali di una conoscenza razionale più vasta e generale alla quale esse dovrebbero essere subordinate.
«La moderna ragione propria delle scienze naturali - conclude infatti il papa - con l'intrinseco suo elemento platonico,
porta in sè un interrogativo che la trascende insieme con le sue possibilità metodiche.
Essa stessa deve semplicemente accettare la struttura razionale della materia e la corrispondenza tra il nostro spirito e le strutture razionali operanti nella natura come un dato di fatto, sul quale si basa il suo percorso metodico.
Ma la domanda {sui perchè di questo dato di fatto) esiste e deve essere affidata dalle scienze naturali a altri livelli e modi del pensare - alla filosofia e alla teologia.
Per la filosofia e, in modo diverso, per la teologia,
l'ascoltare le grandi esperienze e convinzioni delle tradizioni religiose dell'umanità , specialmente quella della fede cristiana, costituisce una fonte di conoscenza; rifiutarsi a essa significherebbe una riduzione inaccetabile del nostro ascoltare e rispondere».
Al di là di queste circonlocuzioni (i corsivi sono miei) il disegno mostra che nel suo nuovo ruolo l'ex capo del Sant'uffizio non ha dimenticato il compito che tradizionalmente a esso compete.
Che è sempre stato e continua a essere l'espropriazione della sfera del sacro immanente nella profondità dei sentimenti e delle emozioni di ogni essere umano da arte di una istituzione che rivendica l'esclusività della mediazione fra l'umano e il divino.
Un'appropriazione che ignora e svilisce le innumerevoli differenti forme storiche e geografiche di questa sfera così intima e delicata senza rispetto per la dignità personale e l'integrità morale di ogni individuo.
Ha tuttavia cambiato strategia.
Non potendo più usare roghi e pene corporali ha imparato da Ulisse.
Ha utilizzato l'effige della Dea Ragione degli illuministi come cavallo di Troia per entrare nella cittadella della conoscenza scientifica e metterla in riga.
Non esagero. Che altro è, tanto per fare un esempio, l'appoggio esplicito del papa dato alla cosiddetta teoria del Disegno Intelligente se non il tentativo - condotto tra l'altro attraverso una maldestra negazione dell'evidenza storica, un volgare stravolgimento dei contenuti delle controversie interne alla comunità degli scienziati e il vecchio artificio della caricatura delle posizioni dell'avversario
- di ricondurre la scienza sotto la pseudo-razionalità dei dogmi della religione?
E come avrebbero dovuto reagire i colleghi biologi e i loro studenti di fronte a un attacco più o meno indiretto alla teoria danwiniana dell'evoluzione biologica che sta alla base, in tutto il mondo, della moderna biologia evolutiva?
Non desco a capire, quindi, le motivazioni della Sua proposta tanto improvvida e lesiva dell'immagine de La Sapienza nel mondo.
Il risultato della Sua iniziativa, anche nella forma edulcorata della visita del papa (con «un saluto alla comunità universitaria») subito dopo una inaugurazione inevitabilmente clandestina, sarà comunque che i giornali del giorno dopo titoleranno (non si puó pretendere che
vadano tanto per il sottile):
«Il Papa inaugura l'Anno Accademico dell'Università La Sapienza».
Congratulazioni, signor Rettore.
Il Suo ritratto resterà accanto a quelli dei Suoi predecessori come. simbolo dell'autonomia, della cultura e del progresso delle scienze.
Marcello Cini
voi si?
Ecco il testo della lettera: "Magnifico Rettore, con queste poche righe desideriamo portarLa a conoscenza del fatto che condividiamo appieno la lettera di critica che _il collega Marcello Cini Le ha indirizzato a proposito della sconcertante iniziativa che prevedeva l'intervento di papa Benedetto XVI all'Inaugurazione dell'Anno
Accademico alla Sapienza.
Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini,
salvo un particolare. Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso
un'affermazione di Feyerabend:
"All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo.
Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto".
Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la
loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano.
In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di
ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato".
(/14 gennaio 2008/)
La lettera di Marcello Cini
Signor Rettore, apprendo da una nota del primo novembre dell'agenzia di stampaApcom che recita:
«è cambiato il programma dell'inaugurazione del 705esìmo Anno Accademico dell'università di Roma La Sapienza,
che in un primo momento prevedeva la presenza del ministro Mussi a ascoltare la Lectio Magistralis di papa Benedetto XVI».
Il papa «ci sarà , ma dopo la cerimonia di inaugurazione, e il ministro dell'Università Fabio Mussi invece non ci sarà più».
Come professore emerito dell'università La Sapienza
- ricorrono proprio in questi giorni cinquanta anni dalla mia chiamata a far parte
della facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali su proposta dei fisici Edoardo Amaldi, Giorgio Salvini e Enrico Persico - non
posso non esprimere pubblicamente la mia indignazione per la Sua proposta, comunicata al Senato accademico il 23 ottobre, goffamente
riparata successivamente con una toppa che cerca di nascondere il buco e al tempo stesso ne mantiene sostanzialmente l'obiettivo politico e mediatico.
Non commento il triste fatto che Lei è stato eletto con il contributo determinante di un elettorato laico.
Un cattolico democratico - rappresentato per tutti dall'esempio di Oscar Luigi Scalfaro nel corso
del suo settennato di presidenza della Repubblica - non si sarebbe mai sognato di dimenticare che dal 20 settembre del 1870 Roma non è più la capitale dello stato pontificio.
Mi soffermo piuttosto sull'incredibile violazione della tradizionale autonomia delle università
- da più 705 anni incarnata nel mondo da La Sapienza dalla Sua iniziativa.
Sul piano formale, prima di tutto.
Anche se nei primi secoli dopo la fondazione delle università la teologia è stata insegnata accanto alle discipline umanistiche, filosofiche, matematiche e naturali,
non è da ieri che di questa disciplina non c'è più traccia nelle università moderne, per lo meno in quelle pubbliche degli stati non confessionali.
Ignoro lo statuto dell'università di Ratisbona dove il professor Ratzinger ha tenuto la nota lectio magistralis sulla quale mi soffermeró più avanti, ma insisto che di regola essa fa parte esclusivamente degli insegnamenti impartiti nelle istituzioni universitarie religiose.
I temi che sono stati oggetto degli studi del professor Ratzinger non dovrebbero comunque rientrare nell'ambito degli argomenti di una lezione, e tanto meno di una lectio magistralis tenuta in una università della Repubblica italiana.
Soprattutto se si tiene conto che, fin dai tempi di Cartesio, si è addivenuti, per porre fine al conflitto fra conoscenza e fede culminato con la condanna di
Galileo da parte del Santo ufficio, a una spartizione di sfere di competenza tra l'Accademia e la Chiesa.
La sua clamorosa violazione nel corso dell'inaugurazione dell'anno accademico de La Sapienza sarebbe stata considerata, nel mondo, come un salto indietro nel tempo
di trecento anni e più.
Sul piano sostanziale poi le implicazioni sarebbero state ancor più devastanti.
Consideriamole partendo proprio dal testo della lectio magistralis del professor Ratzinger a Ratisbona, dalla quale presumibilmente non si sarebbe molto discostata quella di Roma.
In essa viene spiegato chiaramente che la linea politica del papato di Benedetto XVI si fonda sulla tesi che la spartizione delle rispettive sfere di competenza fra fede e conoscenza non vale più:
«Nel profondo.., si tratta - cito testualmente - dell'incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione.
Partendo veramente dall'infima natura della fede cristiana e, al contempo, dalla natura del pensiero greco fuso ormai con la fede, Manuele II poteva dire: Non
agire "con il logos" è contrario alla natura di Dio».
Non insisto sulla pericolosità di questo programma dal punto di vista
politico e culturale: basta pensare alla reazione sollevata nel mondo islamico dall'accenno alla differenza che ci sarebbe tra il Dio cristiano e Allah - attribuita alla supposta razionalità del primo in confronto all'imprevedibile irrazionalità del secondo
- che sarebbe a sua volta all'origine della mitezza dei cristiani e della violenza degli islamici.
Ci vuole un bel coraggio sostenere questa tesi e nascondere sotto lo zerbino le Crociate, i pogrom contro gli ebrei, lo sterminio degli indigeni delle Americhe, la tratta degli schiavi, i roghi dell'Inquisizione che i cristiani hanno regalato al mondo.
Qui mi interessa, peró, il fatto che da questo incontro tra fede e ragione segue una concezione delle scienze come ambiti parziali di una conoscenza razionale più vasta e generale alla quale esse dovrebbero essere subordinate.
«La moderna ragione propria delle scienze naturali - conclude infatti il papa - con l'intrinseco suo elemento platonico,
porta in sè un interrogativo che la trascende insieme con le sue possibilità metodiche.
Essa stessa deve semplicemente accettare la struttura razionale della materia e la corrispondenza tra il nostro spirito e le strutture razionali operanti nella natura come un dato di fatto, sul quale si basa il suo percorso metodico.
Ma la domanda {sui perchè di questo dato di fatto) esiste e deve essere affidata dalle scienze naturali a altri livelli e modi del pensare - alla filosofia e alla teologia.
Per la filosofia e, in modo diverso, per la teologia,
l'ascoltare le grandi esperienze e convinzioni delle tradizioni religiose dell'umanità , specialmente quella della fede cristiana, costituisce una fonte di conoscenza; rifiutarsi a essa significherebbe una riduzione inaccetabile del nostro ascoltare e rispondere».
Al di là di queste circonlocuzioni (i corsivi sono miei) il disegno mostra che nel suo nuovo ruolo l'ex capo del Sant'uffizio non ha dimenticato il compito che tradizionalmente a esso compete.
Che è sempre stato e continua a essere l'espropriazione della sfera del sacro immanente nella profondità dei sentimenti e delle emozioni di ogni essere umano da arte di una istituzione che rivendica l'esclusività della mediazione fra l'umano e il divino.
Un'appropriazione che ignora e svilisce le innumerevoli differenti forme storiche e geografiche di questa sfera così intima e delicata senza rispetto per la dignità personale e l'integrità morale di ogni individuo.
Ha tuttavia cambiato strategia.
Non potendo più usare roghi e pene corporali ha imparato da Ulisse.
Ha utilizzato l'effige della Dea Ragione degli illuministi come cavallo di Troia per entrare nella cittadella della conoscenza scientifica e metterla in riga.
Non esagero. Che altro è, tanto per fare un esempio, l'appoggio esplicito del papa dato alla cosiddetta teoria del Disegno Intelligente se non il tentativo - condotto tra l'altro attraverso una maldestra negazione dell'evidenza storica, un volgare stravolgimento dei contenuti delle controversie interne alla comunità degli scienziati e il vecchio artificio della caricatura delle posizioni dell'avversario
- di ricondurre la scienza sotto la pseudo-razionalità dei dogmi della religione?
E come avrebbero dovuto reagire i colleghi biologi e i loro studenti di fronte a un attacco più o meno indiretto alla teoria danwiniana dell'evoluzione biologica che sta alla base, in tutto il mondo, della moderna biologia evolutiva?
Non desco a capire, quindi, le motivazioni della Sua proposta tanto improvvida e lesiva dell'immagine de La Sapienza nel mondo.
Il risultato della Sua iniziativa, anche nella forma edulcorata della visita del papa (con «un saluto alla comunità universitaria») subito dopo una inaugurazione inevitabilmente clandestina, sarà comunque che i giornali del giorno dopo titoleranno (non si puó pretendere che
vadano tanto per il sottile):
«Il Papa inaugura l'Anno Accademico dell'Università La Sapienza».
Congratulazioni, signor Rettore.
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ma anche Pino Corrias..
commenti
Peccato abbia rinunciato. Perchè a danneggiare il papa nessuno è efficace quanto il papa. Anche per questa estrema ragione sarebbe stato sacrosanto (e opportuno) che papa Benedetto XVI avesse parlato liberamente dal pulpito in mogano dell'Università La Sapienza, in Roma, addì giovedì 17 gennaio 2008, Ventunesimo secolo. Che lo avesse fatto (persino) voltando le spalle all'uditorio e magari in latino, vestito d'oro, con piccole scarpe Prada e anelli, la stola d'ermellino, l'incenso e una nuvola di esangue nobiltà romana. Perche' tutto serve a descrivere il suo magistero. E a tramandarne il contenuto: i gesti, le scelte, ma specialmente la parola.
La libertà d'espressione non è un bene divisibile secondo trattativa. E neppure lo si puó piegare alla minaccia, come pretendono gli sciocchi che hanno contestato la sua visita. Deve valere per tutti. Compresi coloro i quali, come Ratzinger, dividono il destino degli uomini tra i sommersi e i salvati. Promettono vita eterna ai soli battezzati, destinando agli altri le tenebre del nulla; hanno sguardo carico di disamore; non dedicano un solo silenzio a rammentare i secoli di sangue generato. Che Ratzinger racconti pure la sua storia con seguito di servitori, inchini e sfarzo di parole. Galileo, se fosse vivo, lo avrebbe ascoltato in ultima fila, puntando volentieri il cannocchiale su quel palco per studiarne le luci, l'ombra, il mistero.
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Peccato abbia rinunciato. Perchè a danneggiare il papa nessuno è efficace quanto il papa. Anche per questa estrema ragione sarebbe stato sacrosanto (e opportuno) che papa Benedetto XVI avesse parlato liberamente dal pulpito in mogano dell'Università La Sapienza, in Roma, addì giovedì 17 gennaio 2008, Ventunesimo secolo. Che lo avesse fatto (persino) voltando le spalle all'uditorio e magari in latino, vestito d'oro, con piccole scarpe Prada e anelli, la stola d'ermellino, l'incenso e una nuvola di esangue nobiltà romana. Perche' tutto serve a descrivere il suo magistero. E a tramandarne il contenuto: i gesti, le scelte, ma specialmente la parola.
La libertà d'espressione non è un bene divisibile secondo trattativa. E neppure lo si puó piegare alla minaccia, come pretendono gli sciocchi che hanno contestato la sua visita. Deve valere per tutti. Compresi coloro i quali, come Ratzinger, dividono il destino degli uomini tra i sommersi e i salvati. Promettono vita eterna ai soli battezzati, destinando agli altri le tenebre del nulla; hanno sguardo carico di disamore; non dedicano un solo silenzio a rammentare i secoli di sangue generato. Che Ratzinger racconti pure la sua storia con seguito di servitori, inchini e sfarzo di parole. Galileo, se fosse vivo, lo avrebbe ascoltato in ultima fila, puntando volentieri il cannocchiale su quel palco per studiarne le luci, l'ombra, il mistero.
Berlino ha scritto:Pensi è la natura umana. Lo pensi perche hai studiato darwin e sociobiologia.
Un chimico
Solo la morte m'ha portato in collina
un corpo fra i tanti a dar fosforo all'aria
per bivacchi di fuochi che dicono fatui
che non lasciano cenere, non sciolgon la brina.
Solo la morte m'ha portato in collina.
Da chimico un giorno avevo il potere
di sposare gli elementi e di farli reagire,
ma gli uomini mai mi riuscì di capire
perchè si combinassero attraverso l'amore.
Affidando ad un gioco la gioia e il dolore.
Guardate il sorriso guardate il colore
come giocan sul viso di chi cerca l'amore:
ma lo stesso sorriso lo stesso colore
dove sono sul viso di chi ha avuto l'amore.
Dove sono sul viso di chi ha avuto l'amore.
àˆ strano andarsene senza soffrire,
senza un voto di donna da dover ricordare.
Ma è fosse diverso il vostro morire
vuoi che uscite all'amore che cedete all'aprile.
Cosa c'è di diverso nel vostro morire.
Primavera non bussa lei entra sicura
come il fumo lei penetra in ogni fessura
ha le labbra di carne i capelli di grano
che paura, che voglia che ti prenda per mano.
Che paura, che voglia che ti porti lontano.
Ma guardate l'idrogeno tacere nel mare
guardate l'ossigeno al suo fianco dormire:
soltanto una legge che io riesco a capire
ha potuto sposarli senza farli scoppiare.
Soltanto la legge che io riesco a capire.
Fui chimico e, no, non mi volli sposare.
Non sapevo con chi e chi avrei generato:
Son morto in un esperimento sbagliato
proprio come gli idioti che muoion d'amore.
E qualcuno dirà che c'è un modo migliore.
You are what you is (Frank Zappa)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)


