Silente ha scritto: ma te ne accorgeresti, perchè ti snobberei.
Accetto serenamente il fatto che il mio libro ad alcuni possa essere piaciuto da impazzire e che ad altri vada benissimo come "aggiustagambe" del tavolo.
No problem
Sil tranquilla non sei sotto un tavolo traballante ma tra "sull'amore" di crepet e "tuttalpiùmuoio" di albinati & timi ... dei tre solo con te sono andato sino in fondo e non ti nascondo che prima o poi mi faró una nuova ripassata ... sai il BDSM lo stavo inseguendo ...
sono arrivato ad una Signora (IMHO una delle migliori) che mi ha offerto di superare il suo limite ... e mettermi su you tube .... vuole il mio culetto tondo e femmineo.... per "accarezzarlo" qualche migliaio volte e più ... e caspita uno che non è mai andato in acqua puó essere svezzato nelle cascate del niagara ???
cosa consiglieresti ad un "amico" seppur virtuale visto che cmq è onorato di avere tale possibilità ...
gratis ovvio ...
credevo di essere snobbato perció ti ho detto quello ...
ma so felice di non essere stato messo nella tua black list mentale
p.s.
visto che possiedo l'autografo di isabella se ci dovessimo incontrare vorrei pure il tuo che non sei da meno ....
Voi date poca cosa dando cio' che possedete. E'quando donate voi stessi che donate veramente.
-Kahlil Gibran-
Muflone ha scritto:
Silente, ti puó interessare un inculatore nato come Deejay Aron (Milano)?
Ha un bananone non alla portata di tutt*, peró. Peraltro, del tutto circonciso, essendo lui israeliano.
Ma questo è uno scoop! Voci di corridoio, hai verificato tu o te l'ha confidato personalmente lui? I miei amici del Billy (e, immagino, anche Domenico Dolce, suo amico) saranno felicissimi di saperlo.
No, mi è stato detto da un mio conoscente, e la cosa risale a quando lui (Aron) viveva a Parigi. Si parlava di circoncisioni e venne fuori il suo nome. Il mio conoscente disse che era una follia che un mega arnese come quello fosse stato privato per tutta la vita di filetto e di tutta la pelle mobile, quella con cui noialtri - io, te, tutti - ci tiriamo le seghe.
Il fatto che tu lo nomini mi dice che 'sto Aron deve avere molti contatti con l'ambiente gay. E quindi 'sta definizione di "inculatore nato"... acquista un'altra luce. E pure il racconto che mi fu fatto (...)
Il Fede ha scritto:La merda è una componente dell'essere umano, piaccia o meno di questo si tratta. ( il buon Pasolini ne sapeva molto ).
Quando una donna partorisce spesso e volentieri si caga addosso, lo sapevate?
Scordatevi un rapporto pulito e sincero con chi amate senza la merda. Idealizzare una donna come un essere che non caga e non scureggia è falso e raffazzonato. Le donne sono come gli uomini, all'interno sono piene di merda, e quando si siedono sulla tazza scureggiano da far paura, e cagano dei bei cordoni..
Fede questo è un pezzo straordinario, lo metterei in firma se fosse più corto. il crudo realismo puó essere molto benefico
“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
Victor ha scritto:.. e, immagino, anche Domenico Dolce, suo amico saranno felicissimi di saperlo.
Domenico Dolce? Se cerca qualcuno che riempia bene il pacco nelle sue pubblicità di intimo... lasciasse perdere Manu Blasi (che pure...) e provasse quel portiere di cui si parla tanto qui (visto che un minimo di notorietà l'ha acquisita). Magari il suo procuratore sarebbe d'accordo. (Non credo, ma non si sa mai. Dipende pure dalle cifre.)
Victor ha scritto:.. e, immagino, anche Domenico Dolce, suo amico saranno felicissimi di saperlo.
Domenico Dolce? Se cerca qualcuno che riempia bene il pacco nelle sue pubblicità di intimo... lasciasse perdere Manu Blasi (che pure...) e provasse quel portiere di cui si parla tanto qui (visto che un minimo di notorietà l'ha acquisita). Magari il suo procuratore sarebbe d'accordo. (Non credo, ma non si sa mai. Dipende pure dalle cifre.)
azz già pensiamo al dopo carriera ???
32 anni appena ...
il record di sebastiano mi sa che ce la puó fare a batterlo ....
er fisico c'è
187 x 80 o ha messo pancia durante le feste?
Voi date poca cosa dando cio' che possedete. E'quando donate voi stessi che donate veramente.
-Kahlil Gibran-
Silente ha scritto:Mufly ha ragione: dopo un clistere ci si sente incredibilmente puliti.
Ora non citeró i clisteri giocosi (a base di latte caldo, camomilla o altre sostanze) ma un clistere normale, fatto con la borsa da enteroclisma appesa in alto, io lo faccio così: mezzo litro d'acqua calda, non bollente, da ricevere e subito evacuare (serve solo per vuotare l'ampolla rettale, che è dove si raccolgono le feci). Poi, acqua a piacere: un litro, uno e mezzo... Due. Dipende da quanto siete resistenti.
Bisogna avere pazienza, durante il clistere. Assumere una posizione comoda - es. sul tappetino del bagno con il sedere per aria - e attendere.
Quando l'acqua ha finito di entrare, se ci riuscite, sarebbe bene attendere un po', farla lavorare all'interno della pancia, altrimenti correte sul water.
Dopo si ha una bellissima sensazione di leggerezza.
Io lo faccio prima della doccia, in genere una volta a settimana, e quando ho finito di lavarmi, farmi la maschera eccetera mi sento rinata, più leggera e più bella.
Sono anche convinta che la pulizia interna mi aiuti a tenere lontani brufoli e altre spiacevolezze.
SIL
...beh tutto sto lavoro e niente anal????
Trez, lo so, sono una delusione.
Peró tu mi hai fatto venire un bel sorriso.
SIL
...allora godo io!! un sorriso vale + di un anal
...un Trez sentimentale....ma non è una lacrimuccia quella che mi scivola dal viso , sono le cipolle...
...ma fa anal??? (by Trez 2001)
La nostra Clara è troppo avanti, del tipo se uno fa una scoreggia lei l'ha già annusata prima che esca dal buco del culo. (Trez 2015)
Silente ha scritto: ma te ne accorgeresti, perchè ti snobberei.
Accetto serenamente il fatto che il mio libro ad alcuni possa essere piaciuto da impazzire e che ad altri vada benissimo come "aggiustagambe" del tavolo.
No problem
Sil tranquilla non sei sotto un tavolo traballante ma tra "sull'amore" di crepet e "tuttalpiùmuoio" di albinati & timi ... dei tre solo con te sono andato sino in fondo e non ti nascondo che prima o poi mi faró una nuova ripassata ... sai il BDSM lo stavo inseguendo ...
sono arrivato ad una Signora (IMHO una delle migliori) che mi ha offerto di superare il suo limite ... e mettermi su you tube .... vuole il mio culetto tondo e femmineo.... per "accarezzarlo" qualche migliaio volte e più ... e caspita uno che non è mai andato in acqua puó essere svezzato nelle cascate del niagara ???
Ecco, non mi sembra consigliabile.
Tutto deve procedere per gradi, sempre, e a maggior ragione in questo settore, dove il rischio di farsi male emotivamente (e non solo) è sempre alto. Mi hai chiesto tu una opinione, diversamente non mi permetterei di intervenire su un rapporto che non conosco, ma non credo che sia una buona idea, per quanto capisca che tu possa essere tentato dalla situazione.
E tuttavia...
Come posso escludere che la Signora possa essere così abile da riuscire a farti accettare tutti quei colpi e tu così ben predisposto da riuscire ad accettarli?
Mettiamola così: il buonsenso e la mia conoscenza del tema mi fanno dire che non dovresti accettare di vivere l'esperienza.
Ma la decisione spetta a te, Docu.
SIL
Scrivo per vivere,
scrivo per sognare,
scrivo per vivere quello che ora posso solo sognare,
ed anche ciò che un giorno tornerò a vivere.
Victor ha scritto:Non è un mistero che Aron sia vicino agli ambienti gay.
Perchè "ambienti gay" in evidenza? Intendevo locali e giri di gente che si conosce. Tu mi fai processi alle intenzioni.
In evidenza proprio per sottolineare che non si tratta degli ambienti gay ad uso e abuso esclusivo dei gay.
Perchè dovrei farti il processo alle intenzioni?
Silente ha scritto:
Trez, lo so, sono una delusione.
Peró tu mi hai fatto venire un bel sorriso.
SIL
...allora godo io!! un sorriso vale + di un anal
...un Trez sentimentale....ma non è una lacrimuccia quella che mi scivola dal viso , sono le cipolle...
Ti scivolano le cipolle sul viso?
Quali strane cose accadono in siffatto posto!
SIL
...sto ad affettare le cipolle!!!...un Trez culinario.......come vedi il culo è sempre presente
...ma fa anal??? (by Trez 2001)
La nostra Clara è troppo avanti, del tipo se uno fa una scoreggia lei l'ha già annusata prima che esca dal buco del culo. (Trez 2015)
Victor ha scritto:Non è un mistero che Aron sia vicino agli ambienti gay.
Perchè "ambienti gay" in evidenza? Intendevo locali e giri di gente che si conosce. Tu mi fai processi alle intenzioni.
In evidenza proprio per sottolineare che non si tratta degli ambienti gay ad uso e abuso esclusivo dei gay.
Perchè dovrei farti il processo alle intenzioni?
Niente, pensavo che tu credessi che per me "ambienti" gay fosse denigratorio. Equivoco chiuso.
[quote="Drogato_ di_porno] Franco Trentalange ha invece sottolineato come ceke e ungheresi (di cui elogia la gran cura per l' igiene) al clistere preferiscano il tubo della doccia: dopo aver svitato il "telefono" della doccia si infilano il relativo tubo nel culo e per un minuto lasciano circolare un fortissimo getto d' acqua. [quote]
Ci ho provato anch'io...
Sensazione meravigliosa anche se durante "l'evacuazione" ero discretamente preoccupato perchè non finivo mai....
Peró,dopo...caspita che bella sensazione di benessere!!!!
Storia dell'umanità vista dal clistere*
.
Re paranoici e principesse bizzose, preti avidi e attrici incostanti, monache lussuriose e tronfi speziali, tutti visti attraverso un singolare punto d'sservazione: la cannula d'una siringa anale
. .
Nella sua curiosa Historique de la purgation (Parigi 1909) l'erudito francese Berthe, convinto che sapientia non olet, cioè che la scienza come il denaro non ha odore, osserva il divenire umano sotto il singolare angolo visuale del suo apparato escretorio. Nel libro si legge tra l'altro che medicine lassative ed evacuanti erano di frequente prescritte dai medici dell'antichità , come Crisippo (333 avanti Cristo) ed Eristate (280 a.C.); mentre Prassagora da parte sua curava le occlusioni intestinali per mezzo di non meglio precisati "clisteri gassosi" di cui purtroppo si è perso il know-how.
Un grossa siringa ritrovata durante gli scavi archeologici ad Ercolano, sulla cui vera destinazione d'uso peró gli esperti non osano pronunciarsi, potrebbe essere l'unico reperto strumentale di clisteri antichi giunto fino a noi, come riportano nelle Joyeux propos d'Esculape i medici francesi Cabanes e Witkowski. Certo è che il celebre protomedico romano Celso non solo conosceva ma prescriveva e praticava egli stesso il lavaggio idrico dell'intestino, come del resto molti terapeuti dell'antichità . Uno di questi, Rufos di Efeso, ha scritto addirittura un opuscolo sui vari tipi di clisteri e nel suo Trattato sulle malattie dei reni prescrive in caso di nefrite un lavativo caldo in piccola quantità per evitare la dannosa pressione di un intestino troppo pieno sui reni malati. Quell'originale dell'imperatore Nerone, poi, si faceva praticare periodicamente dei clisteri, nientemeno, per conservare una "voce forte e squillante", come riferisce Svetonio nelle Vite dei dodici Cesari. Per i medici greci era enema (da "versare dentro") o anche clyster (lavativo). L'Antologia Palatina (II,18) usa il verbo klyzein, da cui il nostro entero-clisma, nel senso di "lavare dentro" per mezzo di un clistere. Per i Romani, che hanno medici greci, il clister è una tecnica di igiene corrente per curare le stipsi e purificare l'intestino. Nel "Calepino", un manuale stampato a Padova nel 1752 e scritto ancora nel latino decadente dei medici, il clysterium ha il doppio significato che conserva ancor oggi: è il medicamentum liquidum quod intestino injicitur ad abluendum alvum, ma è anche l' instrumentum, cioè l'arnese metallico a forma di grande siringa a stantuffo, che serve ad introdurre a pressione la pozione medicamentosa a base di acqua tiepida ed erbe nell'ultimo tratto dell'intestino, per via rettale.
"Clyster: si tratta, com'è noto, d'una formula di medicamento fluido d'uso esterno che a vario scopo è iniettato tramite cannula o siringa nell'intestino retto. L'invenzione di tale medicamento va attribuita alla cicogna nera chiamata ibis..." Così iniziava il lemma intitolato "Clyster"nel sesto volume della gigantesca enciclopedia Zedier Universal Lexicon che apparve nel 1733 a Lalle e Lipsia, in Germania. L'intero articolo occupava ben 13 colonne di piombo. Dopo le improbabili "notizie storiche" l'autore passa ad illustrare l'uso contemporaneo del clistere in Germania. In teoria di competenza dei chirurghi, in quanto intervento "strumentale", era in realtà - lamenta il compilatore - appannaggio di speziali o "apotecari".
Tra i Romani, il medico Celso ha una vera passione per il clistere. Nella sua opera I purgativi si legge che "è molto conveniente un uso moderato, di modo che nè troppo spesso debba sperimentarsi il clistere, nè lo si eviti per una o due volte se la testa è pesante, se gli occhi si abbagliano, se è malato l'intestino grosso che i Greci chiamano colon, se si hanno dolori in fondo al ventre o all'anca, se nello stomaco si radunano materie biliose o vi si raccoglie della pituita o qualche umore acquoso, se la respirazione è faticosa, se il ventre non si svuota da sè, e ancor più se la feccia è discesa e rimane dentro, oppure se l'ammalato non andando di corpo sente nel proprio alito un odore di feci, o se queste sono corrotte, o se lo stare a dieta non ha eliminato la febbre, o se lo stato delle forze non permette il salasso di sangue, o se la persona ha bevuto molto prima di ammalarsi, o infine se dopo essere andato abbondantemente di corpo tutt'a un tratto gli si chiude..."
Da un paese all'altro sia l'operatore che lo strumentario del clistere differivano molto. Mentre in Francia e in Olanda si usó a lungo una resistente e rigida siringa di zinco, i tedeschi preferivano tradizionalmente una morbida vescica di vitello o maiale, con un foro all'estremità munito di una cannula.
Sono stati davvero gli animali ad inventare l' idrocolonterapia? I medici del passato, ancora fino all'Ottocento, ne erano convinti. In particolare il grande uccello sacro dell'Egitto, il misterioso ibis, veniva spesso raffigurato nell'atto di "purgarsi", come si usava dire, cioè di penetrare con il becco - grazie al lungo collo - il proprio orifizio anale per immettervi acqua salata ritenuta purgativa. Ed anche la cicogna, secondo i fantasiosi naturalisti del Medio Evo e del Seicento, era stata "vista" più volte ricorrere all'auto-clistere purificatore. Naturalmente si tratta di leggende.
Hanno prestato fede alla leggenda dell'ibis "inventore" del clistere non solo il grammatico Papias nel suo Elementarium doctrinae rudimentus del 1482, ma anche il celebre Ambroise Parè, chirurgo di ben quattro sovrani di Francia nel secolo XVI. Fu lo scienziato francese Chabas nell'opera La Mèdecine des anciens Egyptiens (1862-1864) a svelare la verità che si celava dietro questa leggenda. L'equivoco era stato favorito dalla stessa scrittura egizia. Non l'uccello ibis ma il faraone Thot, il cui nome si scriveva proprio con il geroglifico dell'ibis, era stato il mitico "inventore", secondo gli Egiziani, del lavaggio igienico dell'intestino per mezzo dell'acqua.
Nel 1870 l'egittologo G.M.Ebers scopre nella Valle del Nilo un papiro della XVIII Dinastia (faraone Amenophis I) che riporta accanto ad altre prescrizioni di igiene e medicina per gli studenti anche l'uso del clistere. Il documento è del 1500 avanti Cristo circa. Dieci secoli dopo il "papiro Ebers" lo storico greco Erodoto nelle sue Storie degli Egiziani conferma la sana abitudine che il popolo delle Piramidi ancora aveva di purgarsi ogni mese per tre giorni di seguito e di praticare clisteri per svuotare l'intestino di scorie e veleni, nella convinzione che tutte le malattie dell'uomo derivassero dalla cattiva assimilazione dei cibi.
Così importante era per gli Egiziani antichi questo aspetto della salute che avevano un medico specializzato, di alto rango, detto "il custode dell'ano", addetto ai rimedi per via rettale. come enteroclismi e lavaggi intestinali. Numerosi storici hanno riferito di questa curiosa istituzione, unica al mondo. Tra questi puó essere citato lo scrittore Diodoro Siculo che ne scrisse nella sua Biblioteca storica (I secolo avanti Cristo).
Ippocrate di Kos, medico ritenuto l'inventore della medicina empirica, ovvero basata sull'osservazione e sugli esperimenti anzichè sulla magia e la religione, nei suoi insegnamenti consiglia lavativi o clisteri a base di decotti di foglie di cavolo resi emollienti grazie all'aggiunta di miele e olio d'oliva (460 avanti Cristo).
Una curiosa cannula collegata ad un otre di pelle riempito d'aria o ad un mantice azionato da un inserviente era la soluzione scelta da numerose donne di Roma per praticarsi un "clistere d'aria" che oggi sembrerebbe illogico, ma che secondo le credenze parascientifiche degli Antichi doveva servire a ridurre l'imbarazzante sintomo del meteorismo intestinale di cui soffrivano --come noi moderni-- donne e uomini delle classi elevate, abituati al sedentarismo e ai lauti pasti. Questa cannula è descritta nel Canone della medicina del medico e filosofo Avicenna (980-1037) con lunghe frasi su cui si diffonde lo storico A. Philippe nella sua Histoire des apothicaires (Parigi 1853).
Lontano dal mondo greco-romano il trattamento idrico del colon ha avuto, invece, fortune alterne e contrastanti. Perfino tra i musulmani le opinioni su clisteri, cannule e pompette anali divergono fortemente, in alcuni casi per imprevedibili motivi "morali". Lo stesso Maometto - a dar retta ad alcuni suoi discepoli - consigliava il clistere a chi era affetto da coliche e dispepsie dolorose, ma il severo e colto iman Al Ahmed aveva ribrezzo per questa pratica nella convinzione che fosse considerata peccaminosa dal Profeta Allah a causa della pericolosa analogia con le abitudini dei sodomiti (Cabanes e Witkowski, cit.). La medesima contrarietà registra tra i medici maomettani lo scrittore medico Bertherand nella Mèdecine des arabes.
Le donne africane non ancora toccate dalla malizia musulmama sono, al contrario, molto esperte dell'arte del clistere, di cui offrono delle interpretazionia dir poco geniali. Nella regione di Oragui, nel Congo, le donne dei Bondios - riferiva il medico coloniale dottor Huot nel 1904 - soffiano con forza nel retto del bambino con una apposita canna di bambù l'acqua calda raccolta nella bocca. L'agevole ed abbondante evacuazione essendo sinonimo di benessere e felicità , anche gli ospiti in Africa sono o erano invitati a praticarsi un clistere. Meglio, sembra, se prima dei pasti. Accanto alla scodella di miglio o di cassava, tra gli Omaguas, i commensali trovano un gradito regalo che è anche un cortese ma fermo memento : un grazioso clistere di canna di cui tutti, uomini e donne, sono invitati a servirsi immediatamente, come riporta Philippe.
Un piccante clistere di acqua con peperoni è lo strano rimedio tradizionale degli abitanti dei villaggi dell'interno della Costa d'Avorio. Ogni giorno diluiscono in acqua la poltiglia ricavata pestando i peperoni nel mortaio di pietra, la versano in una zucca secca dal collo molto lungo e la immettono nell'intestino attraverso l'ano. Molti indigeni riescono, dopo aver assunto una acrobatica posizione ad arco, ad infilarsi da soli il beccuccio della zucca-clistere. Quando l'irritante enteroclisma è terminato il paziente si rialza e subito avverte lo stimolo imperioso dell'evacuazione.
Nel Nord America - riporta Philippe - fino all'Ottocento nelle zone rurali il clistere veniva somministrato mediante un recipiente di gomma di caucciù a forma di bottiglione e la quantità di liquido veniva regolata con una valvola d'avorio, mentre nei villaggi del Brasile si utilizzava al medesimo scopo il lungo intestino di un bue sorretto da un bastone.
"Strumento vergognoso" e "apparecchio del demonio" era considerato il clistere dalle timorate donne spagnole, ripetutamente messe in guardia dai parroci. I medici e gli speziali avevano il loro daffare a prescrivere irrigazioni intestinali alle matrone e ragazze spagnole affette da stipsi o da colite, offrendo tutte le garanzie della loro deontologia professionale, ma invano. La tipica donna di Spagna, come anche quella del Portogallo, mai avrebbero consentito ad altri che non al marito una simile intrusione nelle sue "parti vergognose". Ed anzi, aizzate dai confessori, non poche di loro rifiutavano allo stesso marito o all'amante quella via sessuale che secondo i preti era un uso animale ("more pecudum" nel linguaggio curiale). Anche in tempi più recenti, addirittura fino ai primi del Novecento, cronisti medici riferiscono che l'introduzione anale della cannula di bambù, d'avorio o d'argento (poi di ebanite) agli occhi delle maliziose donne spagnole appariva, proprio come ancor oggi alle donne musulmane, un vero e proprio atto sessuale contro natura, se non addirittura una sorta di nuovo eccitante diversivo sessuale, come in Francia (dal volume del francese Cuisin, Les bains de Paris, inizi dell'800, e da altri testi).
Gli italiani sono in prima posizione nella gara per attribuirsi l'onore dell'invenzione del clistere. Anche se esiste chi, come lo storico della farmacia E.Nicaise (Revue scientifique, 1892), attribuisce la paternità della cannula al medico arabo Albucasis, autore del trattato di chirurgia At-tasrif (X-XI secolo), non solo l'informatissimo Philippe ma soprattutto Alberico Benedicenti, storico della medicina, più attendibile anche perchè scrive in tempi relativamente recenti (Malati, medici e farmacisti, ed. Hoepli, Milano 1924), danno per certa e ben documentata la riscoperta o, se vogliamo, l'invenzione del moderno clistere da parte del vercellese Marco Gatenaria, professore all'Università di Pavia tra la fine del Medio Evo e gli inizi del Rinascimento. In un secolo in cui altri grandi Italiani lasciano un'indelebile impronta di sè con marmi, tele, affreschi, cupole o libri, il Benedicenti tenta la scalata alla gloria e perfeziona dopo una vita di esperimenti una siringa che è ormai un vero e proprio apparecchio idrosanitario igienico e razionale. Alla sua scomparsa, il 14 febbraio 1496, il misconosciuto professore di Vercelli lascia oltre a innumerevoli clisteri di stagno anche un libro di medicina in latino in cui descrive in tutti i particolari costruttivi e funzionali la sua invenzione (De cursi aegritudinum, ediz. postuma, Lyon 1532).
Il clistere antico non era altro che una vescica di maiale o di altro animale, conciata e preparata, la cui apertura naturale era saldamente fissata con nervo di bue ad una esile canna, in genere un leggero e cavo ramo di sambuco tagliato ad arte. Per farlo funzionare nell'enteroclisma bastava chiudere la cannula, riempire la vescica del liquido adatto, introdurre la cannula nel retto del paziente e premere fortemente sulla vescica per permettere l'uscita forzata del liquido. Il suo inconveniente era che il malato doveva ricorrere quasi sempre ad una seconda persona per il funzionamento del rudimentale strumento. E neanche la più evoluta siringa metallica del Gatenaria rendeva liberi da questa imbarazzante schiavitù che induceva molte donne pudiche a rinunciare al clistere.
Il medico olandese Regnier DeGraaf puó essere definito il "Leonardo del clistere". Nato a Schoonhaven nel 1641, era considerato"un uomo di genio" e uno "spirito innovatore" dal chirurgo italiano dottor Cusco, il curatore della traduzione e del commento del trattato De Clysteribus che il DeGraaf pubblica a Leida nel 1668. Il libro s'impone in breve come l'opera fondamentale in materia. Grazie ad un nuovo "clistere di sicurezza" l'enteroclisma si puó praticare d'ora in poi senza che si verifichino quegli incidenti che lo avevano accompagnato nel corso dei secoli, come lesioni o irritazione anali, rottura del serbatoio o della cannula ecc. E c'è un altro vantaggio ancora: d'ora in poi, in caso d'urgenza o di eccesso di pudore, uomini e donne potranno praticarsi il lavaggio intestinale da sè stessi.
Un volta superato il severo esame per entrare nella corporazione, gli speziali erano obbligati a prestare giuramento davanti al Procuratore generale, promettendo tra l'altro di "non toccare in alcun modo le parti vergognose e proibite della donna, se non in caso di grave necessità , vale a dire quando si dia il caso di applicare qualche clistere.
Gli speziali o apotecari (oggi noi diremmo erboristi) a cui dopo una lunga praticadi almeno quattro anni e un severo e lungo esame pubblico la legge affidava la somministrazione dei clisteri oltre che la vendita di erbe e spezie e in certi casi anche le ricette erboristiche, in realtà disdegnavano di occuparsi di clisteri: ritenevano tale attività poco dignitosa e non confacente alla loro alta specializzazione. Perció, dopo aver preparato o fatto preparare dai garzoni di bottega il miscuglio di erbe da infondere nell'acqua calda, inviavano a somministrare il lavativo a casa del malato un giovane praticante speziale. Una prova certa di questa dignità dei maestri speziali anziani si ha nella commedia Le lègataire universel (1708) del francese Règnard, in cui lo speziale dopo aver vinto un processo intentatogli dai medici della facoltà di Medicina dell'Università di Parigi per non aver egli dato personalmente il clistere, si fa beffe di quei medici parrucconi a tal punto conservatori e fuori del mondo da pretendere una cosa così assurda e non sapere che nessun maestro speziale farebbe mai un clistere personalmente. Sarebbe umiliante, "come mettersi a sessant'anni a studiare l'abbeccedario", spiega il protagonista della commedia di Règnard. Perció, gli operatori del clistere di cui si parla nel presente libro, anche quando sono definiti "apotecari", vanno intesi sempre come "garzoni di apotecari" o meglio "giovani apprendisti speziali".
"Il clistere deve essere somministrato in quantità variabile secondo l'età del paziente. Per il bambino la quantità è di 3 once, per l'adulto di 12 once e anche più. Per le donne incinte la quantità del lavativo deve diminuire man mano che il feto cresce". "Il liquido del clistere deve essere moderatamente tiepido". "un clistere puó essere preso a qualunque ora del giorno ed essere dal paziente trattenuto negli intestini per più di mezz'ora" (De Graaf).
Il medico greco Galeno, nato a Pergamo nel II secolo d.C. ma vissuto a Roma, nel suo Metodo della medicina consigliava il clistere ma ne prescriveva un uso moderato e prudente, come riferisce il Benedicenti, affinchè la natura dell'intestino non abbia a risentirne o, come riportava il testo latino, ne natura his irritata spontaneae excretionis obliviscatur.
Che fare in caso di qualsiasi malattia e perfino come prevenzione generale? Semplice: salasso, purga e clistere. Così usavano certi medici del tempo di Molière. Che, giustamente mette alla berlina in una famosissima commedia tanta scempiaggine. "Clysterium donare, postea seignare, ensuita purgare. Reseignare, repurgare et reclysterare..." ecco il motto in latino maccheronico francesizzante del Malade imaginaire, scritto appena cinque anni dopo - è una coincidenza? - l'uscita del libro rivoluzionario dell'olandese De Graaf sul clistere "di sicurezza". Famosa la scena esilarante in cui Argante, il "malato immaginario" pieno di fobie, sta per esser fatto nientemeno che dottore in medicina. Basta che ripeta quella trita formuletta in un latino improbabile per aver ragione di ogni domanda dei professoroni tronfi e ignoranti che gli sono davanti: purga e clistere servono a tutto, dalla idropisia alla febbre doppia, dai dolori all'asma. E' evidente l'intento satirico di Molière contro i medici del suo tempo.
Nell'Italia del Seicento spesso l'apotecario è sostituito dal barbiere nel delicato compito di operatore del clistere. Dalle Alpi alla Sicilia il clistere e il lavativo sono denominati con un eufemismo un po' ipocrita "serviziale". In un poemetto buffo del Tassoni (1565-1635) quel fifone del Conte di Culagna che se la fa sotto prima del duello contro Titta trova la scusa di un clistere somministratogli dal barbiere per assentarsi all'ultimo momento dalla singolar tenzone. Un "servizial di malva", sicuramente emolliente, appare tra i versi del poemetto La Cortona convertita di padre Francesco Monetti, vissuto in pieno Seicento. "Mille impiastros et mille lavandas" spiccano tra i versi dei Capricci maccheronici del verseggiatore Cesare Orsini.
Dolori mestruali? Il clistere puó far bene. Lo sosteneva il medico e poeta toscano Redi nei suoi consigli scritti ad una gran dama, a cui "i mestrui venivano pochi e scoloriti": "Stimo necessarissimo che l'Illustrissima Sig.Marchesa si faccia una sera sì ed una sera no avanti cena un piccolo serviziale: prendi brodo di carne, once 20, zucchero bianco once 3, mescola per serviziale..." (dai Consulti medici, 1726).
Che tempi. Al giorno d'oggi anche le donne osano avventurarsi tra pozioni di lavativi e praticare clisteri, lamenta l'autore della Dèclaration des abuz et tromperies que font les apothicaires (Tours, 1573). Non parliamo poi dei barbieri o degli apotecari a cui la gente sempre più si rivolge invece che al medico. "Ho conosciuto un barbiere che in otto giorni ha somministrato almeno cento lavativi ad un povero ammalato, quando ne sarebbero bastati non più di uno o due per sedare subito il dolore. Ma poi - è vero che esiste una giustizia a questo mondo - il barbiere furbo si ammaló per il rimorso di aver fatto pagare al paziente ben 7 soldi e 50 per ogni clistere. E gli altri sono peggio. Molti dei nostri apotecari di Anjou e Pyctou spillano ben 10 soldi ai poveri malati per un clistere di sola acqua bollita con un pizzico di sale, un goccio di miele e di olio di noci. Quando poi l'apotecario vuole gustare gratis del cappone – continua la perfida denuncia – dà ad intendere ai parenti del malato che ha bisogno di un cappone per il brodo. In realtà il cappone se lo magia lui, mentre nel clistere mette decotto di malva, cavolo e bietole.
Al contrario dei suoi colleghi, il grande medico olandese noto come "il padre del clistere", è contrario ai purgativi e preferisce il lavaggio dell'intestino. Per via rettale l'acqua calda e le sostanze aromatiche arrivano spesso dove le purghe non possono arrivare, come sosteneva anche il medico romano Galeno. "Meglio parecchi clisteri uno dopo l'altro che una sola purga, per quanto leggera", ecco in sintesi il pensiero di De Graaf.
Invade, eccome, l'intestino, eppure oggi il lavaggio intestinale viene considerato un rimedio per lo più "non invasivo" e innocuo, al confronto con i potenti farmaci chimici sempre più in uso, i cui effetti secondari preoccupano le autorità sanitarie di tutto il mondo. Primum, non nocere, ripetevano i vecchi medici della Scuola salernitana. E già allora il teorico del clisma aveva capito tutto. "L'utilità del clistere è che esso mantiene il ventre libero senza d'altra parte causare alcun disturbo; non nuoce alla salute generale, non diminuisce le forze e non procura nessun dolore intestinale. Così, dopo averne fatto uno, non sono da temere le stitichezze che si manifestano dopo una purga. Si sa che più un purgante procura l'evacuazione, più il malato diverrà stitico nei giorni seguenti" (Reigner de Graaf).
"Habemus clysterium solitarium" potevano cantare finalmente uomini e donne del XVII secolo, come nota scherzosamente Piero Lorenzoni nel libro La giuliva siringa (Milano 1969), testo da cui sono state tratte la maggior parte delle notizie storiche riportate nel presente volume. Con il Seicento, insomma, comincia la vera apoteosi del clistere, scriveva Saint-Hièble, che peró si riferisce solo alla Francia. E clistere si chiamava sia quello con siringa a canna dritta, sia quello con siringa a forma di serpentina, che ricorda un po' il canneggio d'una tromba.
Quando si recano a casa del malato a cui debbono praticare il clistere gli apotecari vestono dignitosamente un abito leggero di lana nera con un piccolo grembiule bianco e un ampio cappello. Sono muniti di un vaso di stagno per riporvi il clistere e di un'enorme siringa chiusa nella sua custodia di cuoio, che portano appesa alla cintura come una sorta di faretra.
Alcuni medici inglesi erano soliti introdurre il fumo del tabacco nell'intestino per mezzo di una lunga cannula flessibile a forma di serpentina. De Graaf applica questa tecnica al tradizionale clistere a stantuffo, permettendo così - grazie alla posizione ravvicinata dello strumento - l'uso personale e discreto della idroterapia del colon. Una sorta di "fai da te" che ha sùbito successo in tutta Europa. A Leida l'artigiano Samuele De Musschenbroock, che ha bottega in piazza De Heere Steech accanto alla chiesa di S.Pietro (l'insegna è una "Lampada orientale"), fatica con i suoi lavoranti a tener dietro alle ordinazioni che gli piovono da ogni parte. Il modello di clistere che produce e vende con tanto successo è una fedele esecuzione delle minuziose istruzioni del medico inventore, come lo stesso De Graaf scrive al collega scienziato Pemplius, professore di medicina all'Università di Lovanio.
"Tanto peggio, nutrice, tanto peggio! Questa gran salute è da temere e non sarà male farvi un amichevole salasso e somministrarvi qualche piccolo clistere dolcificante..." Sganarello a Jaqueline nella commedia Le mèdecin malgrè lui (atto II) scritta da Molière nel 1666.
Gli apotecari erano gli specialisti del clistere. Un po' erboristi, un po' infermieri e un po' medici, dovevano recarsi appositamente nell'abitazione del malato - reggia o casa borghese che fosse - con strumento, pozione e inservienti. Come meravigliarsi se poi chiedevano somme esorbitanti? Dai rendiconti degli apotecari del '400 risulta evidente che l'enteroclisma era la voce più redditizia del loro bilancio.
Servi o parenti dei malati spesso dovevano bussare alle porte dei conventi come dei postulanti per chiedere consiglio ai frati-medici, i quali essendo tenuti alla clausura, venivano soprannominati dal popolo "medici reclusi". Nelle cellette, peró, potevano ricevere il pubblico. Lo storico Tacquet riferisce di aver visto alle pareti delle celle tre tipi di uncini con altrettante varietà di ricette: rimedi a base di estratti di rosa e cartamo, ricette per salassi e ricette per clisteri.
Il lavaggio intestinale salvó la vita del re di Francia Luigi XI e favorì una lucrosa carriera ecclesiastica. Nel 1480 il medico italiano Angelo Cato pratica al sovrano un provvidenziale clistere dopo un attacco apoplettico. Come ricompensa - scriveva la Union Medicale del 23 ottobre 1862 - si vide nominare dall'oggi al domani nientemeno che arcivescovo di Vienna con un vitalizio di 60 mila franchi. Da allora in poi il clistere diventa il rimedio favorito dell'intera Corte di Parigi, imposto perfino alle decine di cani del canile reale.
La Scuola di Salerno (IX-XIII secolo) aveva lodato e consigliato il periodico lavaggio intestinale in versetti che avevano fatto il giro d'Europa."Multoties prodest clysteria ponere quare: expedit in colica ventosa, faecesque trahendo, hepatis et cordis sedatur passio renum..." La taumaturgica siringa guariva, a quanto pare coliche e meteorismo, attenuava i dolori di cuore, dei reni e del fegato. Una ricetta efficace era, secondo i medici salernitani, far bollire insieme la malva, la altea e la mercuriale. Per un più rapido effetto sul tono dell'intestino bisognava aggiungere sale, crusca e qualche goccia di olio essenziale di violetta odorosa.
Di fronte ad un clistere tutti i sederi sono uguali? Niente affatto, anche per i sederi le differenze sociali e di censo valevano, eccome. A seconda del ceto e della ricchezza del cliente - riporta il Berthe - gli apprendisti apotecari applicavano alla loro siringa cannule di avorio (tipo lusso) o di legno di bosso (tipo economico).
Una siringa d'argento massiccio è il primo clistere prezioso di cui si ha notizia, come riferisce il Lorenzoni. Apparteneva a Philippe Babou de la Bourdaisière, tesoriere di Francia ed è stata trovata citata in un inventario raccolto nel 1536. Anche Bernard de Boulainville, nipote di Samuel Bernard, finanziere di Luigi XIV, non intraprendeva viaggio senza portarsi appresso un clistere d'argento, come ricorda nelle sue Memorie Dufort de Craverney. Il famoso medico Guide de Chauliac non si separava mai dalla sua "borsa dei clisteri" a cui doveva "honneur, profit et grand nombre d'amis" (gloria, soldi e molti amici riconoscenti). Ma anche le siringhe di ottone, rame o stagno funzionavano benissimo pur costando molto meno. Nell'inventario d'un certo signor Drumenoit di Marsiglia è riportata anche una grossa siringa d'ottone. Siamo nel 1583.
Scarsa, purtroppo, è stata la fortuna del clistere in Italia. E per i motivi più diversi. Dal Cinquecento in poi, i costumi spagnoli, la pruderie ipocrita dei bassi ceti nobiliari, l'ottusità antiscientifica della Chiesa, il provincialismo, la stessa divisione politica e la mancanza di libertà , hanno relegato il democratico lavativo in un angolo appartato del costume e della letteratura minore, nota acutamente P. Lorenzoni nel suo brillante saggio La giuliva siringa, Milano 1969.
Uno strano caso di clistere "psicosomatico" è quello riferito da Montaigne nei suoi celebri Essais. Secondo il suo domestico svizzero, un mercante di Tolosa affetto dai calcoli e di salute malferma al solo veder riempire di caldo liquido medicinale una siringa, per una curiosa forma di suggestione provava gli effetti acuti e imperativi del clistere, senza in realtà prenderlo. Una volta, avendo la moglie protestato per la spesa "inutile" ed avendo convinto l'apotecario nella quotidiana "messa in scena" a riempire la siringa solo d'acqua tiepida, si accorse che l'ignaro marito, al contrario del solito, non provava alcun beneficio. Solo così si convinse una volta per tutte dell'efficacia del "metodo". Oggi lo chiamerebbero "effetto placebo".
Martin Lutero e il clistere. Il padre della riforma protestante, che pure aveva avuto la conoscenza della "giustizia di Dio" mentre sedeva sul "cesso della torre del monastero di Wittenberg", com'egli stesso ricordava (N.O.Brown, Life against Death), mise sempre in relazione gli escrementi con il diavolo, proprio come era solita fare la Chiesa di Roma che egli aborriva. Ad ogni modo, il 18 febbraio 1546 alle 8 di sera si sentì molto male. Dopo mezzanotte --riporta Hartman Grisar in una biografia del 1933-- furono fatti venire due medici. Ma al loro arrivo il polso del Grande Riformatore non dava più segni di vita. Senza dar peso alla cosa i due luminari della medicina scrivono la ricetta per un clistere. L'apotecario, svegliato alle tre di notte, accorre con clistere e pozione, ed essendo uomo di buon senso dice ai medici: "E' morto. Che bisogno ha ormai di un clistere?" Ma i due sapientoni insistono: "Che importa, somministrateglielo lo stesso. Se per caso avesse ancora un soffio di vita si rianimerà ..." Due medici che, anche allora, avevano più speranza che scienza.
"Bravissimo, baciamano perfetto, inchino impeccabile... Di nuovo le tre dita alle labbra? Oh, fossero tre cannule di clistere, alla faccia tua..." ( Jago rivolto a Cassio, nell' Otello di Shakespeare (1604 circa).
Il primato in fatto di clistere spetta senza dubbio al re di Francia Luigi XIII. Da piccolo non lo sopportava ed era costretto dalla madre, l'italiana Mariadei Medici, fervida sostenitrice di questa terapia, a prendere l'enteroclisma a colpi di frusta. Ma da adulto ne divenne un abituè e secondo la testimonianza del protomedico di corte dottor Hèroard in un anno arrivó a prendere ben 212 lavativi. Così scriveva al cardinale Richelieu il medico personale del re Charles Bouvart dopo che il sovrano si era sentito male per una indigestione: "Ho provveduto all'evacuazione dell'intestino praticandogli due clisteri. Attendo il suo risveglio per cercare di tirar fuori con un terzo lavativo quanto gli è rimasto ancora dentro..." (Ephèmerides mèdicales del 9 dicembre 1633).
Farsi un clistere, in tempi in cui non solo non esistevano fognature ma neanche gabinetti (a Madrid il tentativo di introdurli, nel 1769, e il divieto di gettare escrementi dalla finestra provocó una mezza rivoluzione...) doveva essere una operazione complicata, anzi una vera seccatura. Almeno così ci sembra oggi. Ma anche dove per legge ogni abitazione doveva avere una latrina (per esempio, a Parigi dal 1513), questo locale era in realtà solo un maleodorante deposito. E tutto questo armeggiare quotidiano con bacili, pitali, alte seggette e vasi da giorno o da notte sempre mezzi pieni, alcuni dei quali, anche nelle case patrizie, venivano conservati per ore o giorni nel gabinetto di casa o sul pianerottolo delle scale, in attesa che fossero colmi, per essere poi finalmente svuotati di sera sulla pubblica via, spesso su ignari passanti, lascia immaginare quale debba essere stato nelle case e nelle strade di città e villaggi l'olezzo dominante.
"Gardy loo!",ovvero "Iddio abbia pietà di voi", gridavano per civismo e gentilezza agli eventuali passanti in strada, le cameriere di Edimburgo mentre rovesciavano dalle finestre di casa, puntuali alle dieci di ogni notte, gli escrementi e l'urina di casa conservati per tutta la giornata. Erano i tempi del grande Regno di Scozia (T.Smollet, Humphrey Clinker, Londra 1872). Secondo J.G.Bourke, peró, l'espressione pronunciata con accento popolare dalle serve scozzesi doveva essere una deformazione dal francese Gardez l'eau, cioè "attenzione all'acqua" (in Escrementi e civiltà , trad.it., Bologna 1971).
Un tanfo insopportabile di feci umane e di stabbio in decomposizione: ecco il tipico odore che regnava tra i vicoli e le strade di villaggi e città , pure considerate civili, fino a quasi tutto il Settecento, secondo centinaia di documenti incontrovertibili. Tutti protestavano, i medici consigliavano, i podestà vietavano o prescrivevano; ma intanto gli abitanti continuavano a fare i propri bisogni nei vicoletti ciechi tra le case, detti "chiassetti", oppure a gettare gli escrementi di casa in strada. "Chachano infra chasa e chasa" si leggeva nella relazione dell'ispettore medico, il pisano dottor Barziono, inviato nel 1612 dal governo toscano che temeva epidemie. Nel comune di Bientina, per esempio, nessuna casa aveva il suo "botino soteraneo" (pozzo nero), cosicchè in strada si incontravano "centinaia di chachate" con conseguente "pesimo odore" (Carlo M.Cipolla, Miasmi ed umori, Bologna 1989).
"Lo speziale mi ha raccomandato di stare a letto e di sudare molto...Dopo aver fatto un clistere mi sono alzato e ho mangiato un pollo..." (Samuel Pepys, scrittore inglese, nelle sue memorie scritte dal 1659 al 1669).
La fissazione per il clistere è spiegabile anche col diverso atteggiamento dell'uomo antico verso gli escrementi. Tanto familiare era la presenza delle feci umane, con tutti i problemi ad esse collegate, che non pochi medici prescrivevano le stesse feci come medicina. Secondo J.Harrington, "taluni dottori sostengono che l'olezzo del cesso è un buon rimedio contro la febbre". Il dottor Fletcher ricordava che all'epoca della regina Elisabetta d'Inghilterra, e perfino in tempi più recenti, ai malati di tubercolosi erano fatti inalare i fumi degli escrementi. Per quanto oggi possa apparire paradossale, era comune la convinzione che questo tipo di odori fosse efficacissimo per far riprendere i sensi. In The Secret Miracles of Nature (Londra 1658), l'erudito Levinus Lemnius cita il caso di quel contadino di Anversa che entrato in un negozio di profumi si sentì svenire. Sùbito un uomo di buon cuore ebbe la prontezza di raccogliere dalla strada e di mettergli sotto il naso del buon sterco di cavallo caldo e fumante, facendolo così rinvenire.
Un celebre poeta satirico italiano, lo Stecchetti, ha messo alla berlina, come già aveva fatto Molière, l'appiattimento terapeutico della medicina sulla siringa come unico rimedio:"Il leon nel fare il bagno/ punto fu dal pesce ragno/ ma un dentista forestiere / lo guarì con un clistere". Con quel "forestiere" aggiunto ai versi delle sue Favolette morali, forse su suggerimento del suo avvocato, quella linguaccia di Lorenzo Stecchetti, pseudonimo di Olindo Guerrini (1845-1916), evita il rischio di una querela dal dentista del paese.
Secondo alcuni medici del passato, annusare al mattino e a digiuno escrementi umani proteggeva dalla peste. E le feci umane potevano addirittura essere ingerite come farmaco. Il Beckerius riporta un interessante "caso clinico"d'epoca secondo cui aggiungere al cibo per tre giorni di seguito piccole quantità di feci di bambino nutrito a pane e fagioli guarì un uomo dall'itterizia. Contro l'angina pectoris prescrive – e c'è da credergli – un miscuglio di sterco bianco di cane, feci umane, sterco di rondine, liquirizia e zucchero caramellato.
Il clistere dimostrava il potere degli speziali, che spesso rivaleggiavano in pompa con i medici. Anche l'autoritario cardinale Richelieu che pretendeva sempre il titolo di "eminenza" e non piegava la testa di fronte a nessuno, fosse pure il re in persona, dovette flettere la schiena più volte di fronte ad un semplice giovane praticante apotecario armato di siringa. Dopo una forte colica un apotecario tentó più volte invano di praticargli il lavaggio intestinale finchè finì per impappinarsi per l'emozione: "Se Sua Eminenzasi si compiacesse d'introdurre Ella stessa la siringa... Sa, Sua Eminenza ha due Eminentissime Eminenze che impediscono l'entrata della cannula..." E ovviamente si ebbe da Richelieu una risposta irata e sferzante, del tutto priva di senso dell'umorismo. (Mousson-Lanauze).
"Il pistone aveva funzionato perfettamente. I fianchi regali trattenevano il sapiente miscuglio destinato a combattere l'arresto della bile nello stomaco e la corruzione del sangue, composto di una doppia dose di rabarbaro, senna di Levante e miele rosato". Meccanica e camera da letto, idraulica e anatomia femminile, clistere e politica, sesso e decotti. Possibile? Certo, si tratta della regina Anna d'Austria alle prese con l'abbondante lavativo somministratole dalla cameriera Caterina, così intima della sovrana da svezzare sessualmente, su suo preciso ordine, il principino ereditario, il futuro re Luigi XIV di Francia (da un piccante libretto di Paul Reboux del 1938 e dalle Memoires di P.Visconti).
"Si querela il Signor Presidente che il suo corpo non fa giornalmente l'uffizio suo nel mandar fuori le fecce, e che peró è necessario ricorrere alla frequentazione de' Clisteri, onde desidera qualche aiuto non volgare o triviale per mantenersi il corpo lubrico... Fra questi rimedi loderei molto il solo Clistere, ma sia Clistere mollitivo e semplice, e senza la vana pompa di quei tanti e tanti ingredienti misteriosi che o per rompere i fiati o per far maggiore evacuazione vi si sogliono comunemente aggiungere" (dai Consulti medici di Francesco Redi, 1726):
La "seggetta" era una speciale sedia o poltroncina sul cui sedile era praticato un largo foro, al di sotto del quale veniva posto un alto vaso di ceramica munito di coperchio di legno. Era il gabinetto in uso nelle case borghesi e patrizie fino all'Ottocento e oltre. Ancora nei primi anni '50 nella versione semplificata di un altissimo vaso cilindrico di ceramica (da notte e da giorno) dagli ampi bordi rovesciati - così da permettere una comoda seduta - era presente in molte case nel sud Italia e nelle province europee più tradizionali. Era ovviamente la destinazione obbligata quasi immediata di chi aveva preso un clistere. Nel solo palazzo reale di Versailles - racconta lo storico M.Raynaud - si contavano ben 274 seggette "comode" (in francese chaises percèes ). Nella civiltà dell'epoca non c'era il fortissimo tabù della defecazione, tipico del complessato mondo contemporaneo. Per questo era normale per tutti, re e regine compresi, conversare amabilmente in salotto, magari con ospiti di riguardo, stando comodamente assisi sul vaso.
"In tempo di sanità il farsi alle volte un Clistere ci libera da una soprastante malattia..." (Da una lettera al Signor Generale Marco Alessandro dal Borso, in Consulti medici di Francesco Redi gentiluomo aretino, Firenze 1726).
L'alto onore di offrire prontamente la seggetta al re dopo un clistere spettava naturalmente al funzionario di corte di grado più elevato: il Gran Ciambellano (Saint Simon nelle sue Memoires ). Alla corte del Re Sole, che riceveva i suoi cortigiani per il quotidiano omaggio al risveglio (lever du Roi) seduto sul vaso --il che lascia presumere storie di ordinariae recalcitrante stitichezza tra i regnanti francesi-- i funzionari addetti al trasporto della poltroncina igienica erano due, molto ben pagati, e si alternavano ogni sei mesi. Il loro ruolo era chiamato porte-chaise d'affaires.
Per secoli i fisiologi hanno ritenuto, secondo la teoria "scientifica" del medico e farmacologo Santorio (1560-1636), che eliminando con i lavativi le feci dal colon si creasse un "vuoto" per colmare il quale le feci, a grado a grado, scendevano dalle partisuperiori dell'intestino finchè tutto s'era svuotato (riferisce il Benedicenti, cit. dal Lorenzoni).
Quanti di noi hanno pensato di raccogliere in un libro i migliori graffiti letti sulle pareti delle latrine pubbliche, da sempre frequentate da stitici grafomani? Molti, senza dubbio. La stitichezza, si sa, fa vittime soprattutto tra i sedentari, sia giovani che anziani. In questa categoria, è evidente, studenti e professori --con poco tempo per lo sport e sempre seduti davanti ai libri--sono molto ben rappresentati. Entrambi spesso sono capaci di "rimandare ad un altro momento" lo stimolo all'evacuazione, o perchè stanno studiando o perchè devono entrare in aula per tenervi una lezione. Riferisce T.Rosebury (Igiene e pregiudizio, Milano 1970) che nel gabinetto del Merton College, in Inghilterra, si leggevano due spiritosi graffiti: