Convocate le major dell'oro nero
E a Pechino è corsa al greggio
Code e tafferugli. Il governo a Petrochina e Sinopec: più forniture
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO " La febbre sale e la Cina trema. La sua economia continua a viaggiare sull'11% di crescita, sostenuta dagli altissimi livelli degli investimenti e dal surplus commerciale, ma rischia di inciampare sul caro petrolio e di ammaccarsi pesantemente le ossa.
I GIGANTI DEL GREGGIO " Questa volta sono scricchiolii di struttura, non di aggiustamento, e impensieriscono il governo. Lo dimostra un vertice ad alto livello convocato all'improvviso per provare a uscire dall'impasse: le compagnie del settore, Petrochina e Sinopec, sono state chiamate a consulto e «ammonite» perchè il gioco si fa davvero duro. Il carburante in alcune zone della Cina scarseggia e la speculazione è in agguato. Davanti alle pompe della benzina, specie nelle province ricche della costa, si sono formate code lunghissime con tafferugli fra automobilisti, uno è morto. Brutti segnali. Se da un lato il Dragone non puó fermarsi, dall'altro deve necessariamente diminuire la velocità di crociera per non trovarsi con le pile scariche. Peró, più il tempo passa e più il rallentamento appare una operazione di natura complessa a causa delle sue implicazioni esterne e interne.
SETE DI ENERGIA " Le contraddizioni di sistema proprio in queste ore si manifestano con insolita evidenza nonostante il silenzio dei giornali e delle televisioni. L'industria cinese ha sete di energia e divora greggio (è il secondo importatore dietro agli Stati Uniti e avanti di questo passo fra 20 anni ne importerà tanto quanto Usa e Giappone messi assieme), di conseguenza la sua domanda sui mercati mondiali contribuisce alle oscillazioni delle quotazioni del barile e ció determina l'irritazione di Europa e Stati Uniti. La Cina ha le tasche piene di valuta ed è sia in grado di sostenere l'impennata sia, grazie alla sua inesauribile diplomazia, di esplorare in ogni angolo del pianeta nuove fonti di approvvigionamento.
IL CARO-BENZINA " Il problema sorge dentro ai suoi confini: Pechino è costretta in patria a tenere sotto controllo il valore della benzina e del gasolio per non alimentare la spirale inflazionistica (il 6,2%), per non penalizzare quei settecento milioni di cinesi che ancora vivono sulle soglie della povertà , per allontanare i pericoli di tensioni sociali che sempre esplodono quando il costo della vita esce dai binari della programmazione. Ma con il barile vicino ai cento dollari l'imperativo di fermare qualsiasi ricaduta al consumo si trasforma in una sfida quasi impossibile. Le società del settore sono prese nel mezzo: non hanno possibilità alcuna di ritocco alla distribuzione (i prezzi sono determinati dallo Stato) e i loro bilanci rischiano di entrare in sofferenza per cui preferiscono chiudere i rubinetti delle pompe. Il popolo delle quattro ruote entra in fibrillazione. Alla fine è una spirale: la Cina che con l'India alza le quotazioni del petrolio ma non riesce a tenerne lontane le conseguenze e a scaricarle solo su Europa e Stati Uniti. Uno scenario inedito.
PAURA INFLAZIONE " Giovedì scorso il governo ha decretato un aumento del 10% della benzina. Decisione sofferta: il costo della vita, specie dei prodotti alimentari, è già in forte ascesa. Se si prospetta un rincaro pure del carburante le proteste rischiano di deflagrare. Il campanello d'allarme è suonato. Tanto più che, nonostante l'intervento, i distributori si sono ritrovati pressochè vuoti. Da qui il richiamo politico a Petrochina e Sinopec. I due giganti del settore sono stati convocati dalla Commissione Nazionale che coordina le politiche dello sviluppo e delle riforme, l'organo che ha in mano le chiavi del potente motore cinese e che decide come azionare i pedali dell'acceleratore o del freno. La consegna ufficiale è quella di mantenere la calma e di non dare segnali di nervosismo così le notizie filtrano con il contagocce.
LE LOBBY " Ma una cosa è certa, la Commissione ha detto chiaro e tondo alle due compagnie di stare attente: benzina e diesel non devono essere imboscate in attesa di nuovi aumenti e che chi violerà le regole «sarà punito». àˆ la prima volta che nei piani più alti dove si preparano le strategie economiche emergono problemi del genere. Uno scontro fra governo e lobby del petrolio che dimostra quanto il caro-barile stia producendo effetti indesiderati anche in Cina. Non è un testa-coda di lieve conto.
problema di risorse...come dicevo rpima
consumiamo troppo...
jota a margine, alle primarie dell'ulivo ho trovato un amico di famiglia dei miei.
ero con mio padre e ci siam mesi a palrare di varie cose (e ovviamente del fatto che son stato in cina visto che lui era rimasto un po indietro)
siamo finito su un interessante discorso sul "dirigismo"..(e a ritroso sulle tirannie illuminate).
in questo campo (scarsezza di risorse e politiche energetiche) un dirgismo di stato, è ammesso?
lo so...in italia il "dirgismo" sarebbe imporre il nucleare con ampio uso del reparto mobile e dei battaglioni dei cc.......
con implicazioni di foraggiare ad ampie mani il nostro brigatismo latente.
peró, che soluzioni??
l
'ex premier di parigi
Rocard: «Cara Italia, quanto tempo è stato perso sull'energia nucleare»
«Produce solo vapore d'acqua e non provoca alcun danno ecologico»
Nel 1987, mentre socialisti e comunisti italiani appoggiavano in modo poco convinto " ma decisivo " l'uscita dal nucleare, il socialista francese Michel Rocard si apprestava a diventare (l'anno successivo) il premier della modernizzazione, dell'apertura alle ragioni del mercato, della conferma convinta della scelta nucleare di Parigi. «Feci votare la legge, tuttora in vigore, che disciplina l'interramento delle scorie. Ho sempre creduto nell'energia nucleare, e oggi più che mai».
Mentre il petrolio sfiora i 100 dollari al barile, l'Italia ricorda il referendum che vent'anni fa sancì " di fatto " la chiusura delle centrali. «Fu una scelta tremendamente sbagliata, l'Italia allora non è stata seria. La questione è grave e complessa e non andava affrontata in modo emotivo, come avete fatto nel dopo-Cernobyl. Nella centrale ucraina i controlli erano pessimi, i sovietici pagavano per la sicurezza meno della metà di quello che spendeva la Francia. Noi abbiamo 59 centrali e non c'è mai stato un solo vero incidente. Per forza, per garantire la sicurezza abbiamo speso un mucchio di soldi».
La paura del riscaldamento climatico e il costo del barile di greggio stanno rilanciando le ragioni del nucleare. «Vorrei ricordare che l'energia nucleare produce solo vapore d'acqua e non provoca alcun danno ecologico, in un mondo nel quale la domanda energetica di Cina e India è destinata a quadruplicare nei prossimi 15 anni. I due colossi asiatici consumeranno soprattutto carbone, e questa è una prospettiva terrificante dal punto di vista dell'effetto serra. Quindi l'Europa dovrebbe mettere tutta la sua forza per rilanciare il nucleare. L'Italia tentenna ancora, ed è un peccato. Accanto a lei ci sono altri Paesi, come la Svezia, l'Austria, e in un certo senso la Germania. Lì c'è un accordo tra Spd e Cdu per bandire il nucleare entro il 2021, ma per fortuna ci stanno ripensando».
Sarkozy ha chiesto esplicitamente alla Merkel di riconsiderare l'uscita. «Sì, per la Germania e per l'Europa non avrebbe senso abbandonare il nucleare nel momento in cui anche Gordon Brown in Gran Bretagna è favorevole a nuove centrali. Ma a parte le scelte dei leader, c'è una questione filosofica che va chiarita».
Quale? «Il movimento ecologista è stato intellettualmente incapace di distinguere tra inquinamento e rischio. Le centrali e le scorie radioattive non inquinano; presentano dei rischi, che possono essere affrontati scientificamente. L'inquinamento è un'altra cosa. Ma questa confusione ha fatto sì che quando il petrolio era ancora poco costoso, si è diffusa l'associazione d'idee tra nucleare e cancro, tra nucleare e bomba. Credo che all'epoca di Cernobyl il sistema mediatico non abbia dato il meglio di sè. Si è fatta più emozione che informazione».
Qual è il suo bilancio dell'esperienza francese? «Negli ultimi due secoli il carbone ha ucciso svariate decine di migliaia di persone, sia per incidenti sia per malattie, mentre l'elettricità nucleare neanche una».
A parte il nucleare, ci sono altre forme di energia alternative al petrolio e al carbone. «Certo, bisogna sfruttarle tutte al massimo. Ma l'energia idroelettrica ha ormai raggiunto la saturazione quasi ovunque in Europa, in Italia avete ancora qualche margine di sfruttamento ma non per molto. Quanto all'energia eolica, le pale sono brutte, fanno rumore e gli ecologisti combattono pure quelle. L'energia maremotrice non ha dato finora enormi risultati; la biomassa non è sufficiente e comunque provoca danni alla natura. L'insieme delle energie rinnovabili arriva a coprire solo l'8 o 9% del nostro fabbisogno. E anche se riuscissimo a limitare il consumo all'origine di un altro 8 o 9%, riducendo gli sprechi, saremmo ben lontani dall'avere soddisfatto le crescenti necessità di energia. Quindi, a mio parere, l'energia nucleare è irrinunciabile ».
Sabato prossimo gli ecologisti francesi protesteranno a Marsiglia contro la costruzione a Cadarache, in Provenza, del reattore Iter a fusione nucleare. Crede che la fusione possa essere la soluzione del futuro? «Tra 25 anni forse, ma intanto bisogna spingere sullo sviluppo dei reattori classici, a fissione, di nuova generazione, che sono in corso di perfezionamento: ci vorranno solo 2 o 3 anni. Hanno solo il difetto di produrre molte scorie ma ripeto, quello è un problema gestibile».
àˆ il momento dell'industria francese, il leader mondiale Areva si appresta a costruire reattori ovunque, dalla Libia alla Cina agli Stati Uniti. Il nucleare civile per la Francia è anche un enorme affare. «Ma anche l'Italia aveva un'ottima tecnologia, oggi potreste farci concorrenza se non aveste preso decisioni irragionevoli. Il nucleare è un affare soprattutto per i consumatori, in Francia produce il 78 per cento dell'energia elettrica. Per questo abbiamo il kilowattora più a buon mercato d'Europa. E voi il più costoso».
Stefano Montefiori
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.