DOPO L´IRRUZIONE DELLA POLIZIA FRA GLI SPETTATORI IN PLATEA
Sigilli al cinema Maffei il «tempio del porno»
Una giovanissima ungherese si prostituiva durante le proiezioni «Arrivava tutti i giorni alle 11 e se ne andava dopo l´ultimo film» I clienti, tutti sopra i 60, se la sono cavata con un rimprovero "
Ma quale TEMPIO DEL PORNO!
Si trattava di un piccolo e discreto cinema a luci rosse vecchia maniera.
Quasi un centro assistenza anziani, io, sinceramente pensavo fosse finanziato dal comune...che storia triste!
Ma alla fine volevo sapere...succedono anche nel resto d'Italia ste cose?
Qui l'articolo completo...
[/quote](Da LA STAMPA del 12/1/2003 Sezione: Torino cronaca Pag. 48)
Altro che Nuovo Cinema Paradiso. Al Maffei, locale storico di San Salvario il «paradiso» era lì, a portata di mano, tra una sequenza hard e l´altra, giusto per restare in argomento. Merito di una splendida ungherese di 18 anni, rossa naturale, altezza uno e sessantacinque, capelli ricci, formosa ma non troppo, occhi blu, una predilezione per gli abiti neri e il rossetto scuro, scurissimo, sulla pelle diafana del volto. Come piacerebbe a Tinto Brass, solo che questa volta lo screenplay del film l´ha scritto direttamente la polizia. Nome d´arte Lyla, una specie di pendolare del sesso tra Budapest e Torino, una figlia di un anno da mantenere. Primi passi in corso Massimo d´Azeglio, poi è arrivato un tizio, un albanese, e le ha detto che, se voleva stare ancora lì, doveva pagare. Sennó... Discorso chiarissimo. Perchè non tentare la strada del cinema? Non sarebbe la prima, Lyla, e neanche l´ultima. Prima tappa, primo errore: una sala per gay. Qui i «lavoratori» maschi non si sono neanche arrabbiati. Erano solo molto stupiti. E l´hanno gentilmente sospinta fuori dalla sala. Mica male, come equivoco. Seconda tappa, altro cinema a luci rosse. Lei s´è presentata alla cassa e, pagato il biglietto, s´è infilata nella fossa dei leoni. Al terzo ripasso del film, il titolare le ha comunicato che «lì, i film, si guardano solo e stop; l´extra, semmai, fuori». Finalmente il placido approdo al «Maffei», dove l´età media del pubblico è quella dei paesi della Riviera d´inverno, cioè altissima. Questo non vuol dire che i signori clienti del «Maffei» non siano vivaci. Anzi. Un compito signore, nato negli anni lontani dell´Impero, s´è seccato non poco, quando i tre poliziotti, confusi tra i cinefili, hanno costretto il titolare ad accendere le luci di botto, sospendere la proiezione del film d´autore e interrompere gli incontri nei bagni riservati alle ladies, cioè l´alcova di Lyla. Sempre liberi: tanto, le signore, al Maffei in genere non ci vanno mai. Le tariffe contenute, come il prezzo del biglietto, con la riduzione per gli over 60. Dai 20 ai 40 euro. Unico neo, la fretta. Cinque minuti e via, di nuovo in sala, per nuove ispirazioni. Fuori c´era la fila, come nelle «case» degli Anni 40. Sei i signori sorpresi, il meno giovane con una carta d´identità targata 1932. E il titolare, Luciano D., 48 anni? «Che modi - ha detto serafico - un´irruzione così plateale, come quando c´era la Buoncostume...». Poi, peró, ha ammesso qualcosa e dopo ha optato per un dignitoso, significativo, silenzio. Anche perchè Lyla entrava alle ore 11 e se ne usciva tutte le sere alle 20. Nove ore per vedere la stessa opera. Troppe, anche se la regia fosse stata del compianto maestro polacco Krzysztof Kieslowski, un regista assai cerebrale, a volte, un po´ ostico. D´altra parte, al «Maffei», la conduzione era familiare. Alla cassa c´era pure la figlia minorenne e in sala mamma e papà , tuttofare, maschera, programmazione e pulizie. Di sicuro, Lyla non passava nulla, neanche un cent, al borderó; peró serviva di sicuro a pubblicizzare la sala che, in effetti, offriva un servizio in più rispetto ai concorrenti. Il vecchio Maffei è stato chiuso e posto sotto sequestro dalla magistratura. Riaprirà , nessuno si preoccupi. L´avventura dei poliziotti al Maffei è stata tragicomica, nel momento in cui un cliente, un po´ confuso, ha tentato un nemmeno timido approccio, peraltro poco gradito, a un giovane ispettore, proprio al centro dell´anfiteatro, con le poltrone di velluto rosso, diviso su due piani. L´alcova di Lyla era proprio in mezzo, oggetto di un andirivieni frenetico. Dove c´erano i clienti sorpresi dagli uomini del capo di Barriera Nizza, il vicequestore Salvatore Sanna. Un «vecchio» poliziotto dallo sguardo benevolo, sembra quello di un curato, comprensivo e bonario. I clienti, «nonno» compreso, se la sono cavata con una ramanzina. Ma chissà se si sono davvero pentiti.