Nazismo dilagante (OT)
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Re: Nazismo dilagante (OT)
L'avevo postato pure nel thread del Politically Correct.
Peraltro questo si fregia impropriamente del titolo di 'chef stellato', quando la stella Michelin si dà al ristorante, e non allo chef, e questo non lavorava nel ristorante stellato in questione (la Stube Hermitage di Madonna di Campiglio) da diversi anni.
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Re: Nazismo dilagante (OT)
Quando c'era Lui le lasagne arrivavano calde.
Quando non si ha uno stile, si puó avere qualsiasi stile.
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Re: Nazismo dilagante (OT)
S'è fatto pubblicità tra anticomunismo, antilgbt, du tatuaggetti 14/88, e la solita piangina da imprenditore straccionehermafroditos ha scritto: ↑10/07/2025, 9:30L'avevo postato pure nel thread del Politically Correct.
Peraltro questo si fregia impropriamente del titolo di 'chef stellato', quando la stella Michelin si dà al ristorante, e non allo chef, e questo non lavorava nel ristorante stellato in questione (la Stube Hermitage di Madonna di Campiglio) da diversi anni.
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Re: Nazismo dilagante (OT)
Esattomaniac79 ha scritto: ↑10/07/2025, 12:56S'è fatto pubblicità tra anticomunismo, antilgbt, du tatuaggetti 14/88, e la solita piangina da imprenditore straccionehermafroditos ha scritto: ↑10/07/2025, 9:30L'avevo postato pure nel thread del Politically Correct.
Peraltro questo si fregia impropriamente del titolo di 'chef stellato', quando la stella Michelin si dà al ristorante, e non allo chef, e questo non lavorava nel ristorante stellato in questione (la Stube Hermitage di Madonna di Campiglio) da diversi anni.
Re: Nazismo dilagante (OT)
scritte neonaziste sul muro di Villa Migone, dove i tedeschi firmarono la resa nelle mani dei genovesi. L’autore eccelle solo per la sua ignoranza, ma il germoglio è lo stesso degli Anni Venti
Una svastica su Villa Migone, dove i nazisti si arresero nelle mani dei partigiani genovesi. E pure un altro simbolo (altrettanto malefico, seppur in cifre) che inneggia al suprematismo bianco e a Hitler. Più che l’offesa e l’oltraggio alla memoria di una città che non merita una simile vergogna, per ciò che ha dato alla lotta per la libertà e per ciò che ha sofferto durante la sciagura del fascismo, prevale un senso di sgomento, di smarrimento. Quale malattia mentale, oltre l’ignoranza, ha indotto questo ragazzo allo sbando a stuprare quel luogo così intimamente legato alla storia, alla cultura e alle radici di Genova? Una svastica non va mai sottovalutata.
Questa città ha una storia gigantesca, al cui cospetto l’autore di quello scempio sul muro svanisce per bassezza e insipienza. Non sa niente, quell’individuo: è completamente all’oscuro dei fatti che si sono svolti a Genova e nel mondo. Ma ha senso indagare la sua psicopatologia. Per provare a capire quale allucinata ricerca di potere e forza può averlo spinto a individuare Villa Migone e a insultare un popolo intero. Certo, molta colpa la hanno le troppe alzate di spalle di chi insiste nel considerare inesistente il pericolo di un ritorno di forme (differenti) di totalitarismo, di degenerazioni sull’onda dell’estremismo neonazionalista. E quindi tollera saluti fascisti, spolvera busti ingombranti e considera esagerate le manifestazioni come quella di ieri a Genova in tributo ai moti del 30 giugno 1960.
Ma non basta. Evidentemente è un germoglio di quello stesso seme che negli Anni Venti del secolo scorso spinse molti giovani ad aderire al fascismo e al nazismo in nome di una generica vendetta, per ripagare la propria nullità, per combattere inventate forze nemiche dell’Occidente. Cosa avrebbe fatto, dove si sarebbe trovato, quel ragazzo, nell’Europa di quel tempo? Forse avrebbe indossato la camicia nera sfogando le sue frustrazioni sul prossimo. O forse, perduto ed emarginato nella sua povertà e nelle sue fragilità, sarebbe stato preso a sprangate dalle stesse camicie nere, da chi quella svastica la portava sul braccio. E anche quei picchiatori erano ragazzi senza nulla in mano e nella testa, che cercavano in un tiranno un senso per il loro vuoto. Accade pure oggi.
Ciascuno dovrebbe lavorare affinché tutto questo non si ripeta. —

Una svastica su Villa Migone, dove i nazisti si arresero nelle mani dei partigiani genovesi. E pure un altro simbolo (altrettanto malefico, seppur in cifre) che inneggia al suprematismo bianco e a Hitler. Più che l’offesa e l’oltraggio alla memoria di una città che non merita una simile vergogna, per ciò che ha dato alla lotta per la libertà e per ciò che ha sofferto durante la sciagura del fascismo, prevale un senso di sgomento, di smarrimento. Quale malattia mentale, oltre l’ignoranza, ha indotto questo ragazzo allo sbando a stuprare quel luogo così intimamente legato alla storia, alla cultura e alle radici di Genova? Una svastica non va mai sottovalutata.
Questa città ha una storia gigantesca, al cui cospetto l’autore di quello scempio sul muro svanisce per bassezza e insipienza. Non sa niente, quell’individuo: è completamente all’oscuro dei fatti che si sono svolti a Genova e nel mondo. Ma ha senso indagare la sua psicopatologia. Per provare a capire quale allucinata ricerca di potere e forza può averlo spinto a individuare Villa Migone e a insultare un popolo intero. Certo, molta colpa la hanno le troppe alzate di spalle di chi insiste nel considerare inesistente il pericolo di un ritorno di forme (differenti) di totalitarismo, di degenerazioni sull’onda dell’estremismo neonazionalista. E quindi tollera saluti fascisti, spolvera busti ingombranti e considera esagerate le manifestazioni come quella di ieri a Genova in tributo ai moti del 30 giugno 1960.
Ma non basta. Evidentemente è un germoglio di quello stesso seme che negli Anni Venti del secolo scorso spinse molti giovani ad aderire al fascismo e al nazismo in nome di una generica vendetta, per ripagare la propria nullità, per combattere inventate forze nemiche dell’Occidente. Cosa avrebbe fatto, dove si sarebbe trovato, quel ragazzo, nell’Europa di quel tempo? Forse avrebbe indossato la camicia nera sfogando le sue frustrazioni sul prossimo. O forse, perduto ed emarginato nella sua povertà e nelle sue fragilità, sarebbe stato preso a sprangate dalle stesse camicie nere, da chi quella svastica la portava sul braccio. E anche quei picchiatori erano ragazzi senza nulla in mano e nella testa, che cercavano in un tiranno un senso per il loro vuoto. Accade pure oggi.
Ciascuno dovrebbe lavorare affinché tutto questo non si ripeta. —

MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
Re: Nazismo dilagante (OT)
Tutta paccottiglia che fantastici bordelli multinetnici aiuterebbe a far sparire in parte.
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