
[OT] I meme del momento
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Re: [OT] I meme del momento
E una bella percoca mangiata sul balcone alle 11.00 di sera, aggiungerei.
Re: [OT] I meme del momento
Con il vinohermafroditos ha scritto: ↑02/07/2025, 11:04E una bella percoca mangiata sul balcone alle 11.00 di sera, aggiungerei.
Il link alla mia pagina subscribestar, se volete sostenere il mio lavoro come illustratore zozzo qui potete:
https://subscribestar.adult/stokkafilippo
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Re: [OT] I meme del momento

♫E penso..quanti affanni abbiamo tutti i giorni,e che fatica la serenità. ♪
Fabio Concato.
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Re: [OT] I meme del momento
In effetti non è nemmeno tanto giusto che lui guadagni molto di più di tanti suoi colleghi.
Che poi se si danno al porno sarebbe lei ha guadagnare 100mila volte più di lui. Con buona pace dei maschietti.
P.s. Non so se sono più stupidi quelli che pensano veramente che la remunerazione nello "sport" debba coincidere tra uomo e donna o quegli eventi che nei fatti equiparano i compensi.
Che poi se si danno al porno sarebbe lei ha guadagnare 100mila volte più di lui. Con buona pace dei maschietti.
P.s. Non so se sono più stupidi quelli che pensano veramente che la remunerazione nello "sport" debba coincidere tra uomo e donna o quegli eventi che nei fatti equiparano i compensi.
Dòni, sa tirìa e cul indrìa, la capela la'n va avantei / Donne, se tirate il culo indietro, la cappella non va avanti. BITLIS
Quando la fatica supera il gusto e ora di lasciar perdere la Patacca e attaccarsi al lambrusco. Giacobazzi
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Re: [OT] I meme del momento
Siamo quella generazione che non tornerà più.
Siamo cresciuti con le scarpe piene di polvere, le ginocchia sbucciate e il cuore in corsa,
non per guardare uno schermo,
ma per finire la merenda e scappare in strada, dove l’unica cosa importante era un pallone e qualche amico.
Eravamo quelli che tornavano a casa a piedi da scuola,
chiacchierando a voce alta o sognando in silenzio,
con la testa già al prossimo gioco, alla prossima avventura,
tra una buca nella sabbia e un segreto sussurrato dietro l’angolo.
Un bastone poteva essere una spada,
una pozzanghera diventava un mare da conquistare.
I nostri tesori erano biglie, figurine, barchette di carta.
E il cielo… il nostro unico limite.
Non avevamo copie di sicurezza, solo ricordi nella mente e rullini fotografici.
Le foto si potevano toccare, annusare, custodire nei cassetti,
insieme a lettere scritte a mano,
cartoline dei nonni
e disegni colorati che i genitori conservavano come gioielli.
Chiamavamo “mamma” chi ci curava la febbre
e “papà” chi ci aveva insegnato ad andare in bicicletta.
Non serviva altro.
La sera, sotto le coperte,
parlavamo piano con il fratello nel letto accanto,
ridendo per sciocchezze,
con la paura che un adulto sentisse e spegnesse quel piccolo mondo di complicità.
Quella generazione se ne sta andando, piano piano,
come una fotografia che scolorisce
ma che nessuno ha il coraggio di buttare via.
Ce ne andiamo in silenzio, portando una valigia invisibile:
l’eco delle risate in strada,
il profumo del pane appena sfornato,
le corse senza motivo
e quella libertà che non conosceva notifiche.
Siamo stati bambini quando si poteva ancora esserlo.
E forse, questa, è la nostra più grande fortuna.
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Siamo cresciuti con le scarpe piene di polvere, le ginocchia sbucciate e il cuore in corsa,
non per guardare uno schermo,
ma per finire la merenda e scappare in strada, dove l’unica cosa importante era un pallone e qualche amico.
Eravamo quelli che tornavano a casa a piedi da scuola,
chiacchierando a voce alta o sognando in silenzio,
con la testa già al prossimo gioco, alla prossima avventura,
tra una buca nella sabbia e un segreto sussurrato dietro l’angolo.
Un bastone poteva essere una spada,
una pozzanghera diventava un mare da conquistare.
I nostri tesori erano biglie, figurine, barchette di carta.
E il cielo… il nostro unico limite.
Non avevamo copie di sicurezza, solo ricordi nella mente e rullini fotografici.
Le foto si potevano toccare, annusare, custodire nei cassetti,
insieme a lettere scritte a mano,
cartoline dei nonni
e disegni colorati che i genitori conservavano come gioielli.
Chiamavamo “mamma” chi ci curava la febbre
e “papà” chi ci aveva insegnato ad andare in bicicletta.
Non serviva altro.
La sera, sotto le coperte,
parlavamo piano con il fratello nel letto accanto,
ridendo per sciocchezze,
con la paura che un adulto sentisse e spegnesse quel piccolo mondo di complicità.
Quella generazione se ne sta andando, piano piano,
come una fotografia che scolorisce
ma che nessuno ha il coraggio di buttare via.
Ce ne andiamo in silenzio, portando una valigia invisibile:
l’eco delle risate in strada,
il profumo del pane appena sfornato,
le corse senza motivo
e quella libertà che non conosceva notifiche.
Siamo stati bambini quando si poteva ancora esserlo.
E forse, questa, è la nostra più grande fortuna.
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Re: [OT] I meme del momento
Questa è favolosa 

"Più le cose cambiano, più restano le stesse"
"I lesbo sono migliori se leggermente asimmetrici" Gargarozzo
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