Una scritta a caratteri cubitali: “Il parchetto è fascista”. Accompagnato da una svastica e da alcune croci celtiche. Lo scempio ha colpito il giardino dedicato a Margherita Muzzone, crocerossina e medaglia al valore civile per il suo impegno durante la Resistenza.
L’area verde si trova in via Fratelli Bandiera a Monteverde, nel municipio XII, come spiega il minisindaco Elio Tomassetti.
Il municipio: “Non una bravata, ma uno scempio fascista”
Tomassetti definisce le scritte sul muro del parco una “vergogna acrilica” e precisa: “Non si può e non è più giusto ridimensionare fatti come questo a ‘bravate di quattro ignoranti’, perché quel parco, ora gestito attraverso un patto di collaborazione tra la sezione Anpi del municipio e Monteverde Attiva, è intitolato a una medaglia d’oro al valor civile per quanto fatto durante la resistenza romana. Questo richiede un minimo di informazione, strumentalizzata a fini criminali”.
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E poi: “La sottovalutazione del problema non risolve il problema. A distanza di così tanto tempo dal ventennio, chi ancora oggi inneggia al fascismo non è da relegare alla ‘nostalgia’ o alla ‘bravata’. È un reato e si chiama apologia di fascismo”. La scritta, intanto, è stata rimossa.
I precedenti
Già in passato il quartiere era stato colpito da attacchi analoghi, tanto che il minisindaco parla di “ennesimo scempio fascista”. Il riferimento, spiega Tomasetti a RomaToday, è al fatto che “negli ultimi mesi abbiamo rinvenuto svastiche lasciate sui muri di diverse scuole del quartiere. Senza contare che il 2 giugno ci siamo ritrovati ancora una volta con la stele commemorativa per i partigiani fucilati dai nazisti all’interno di Forte Bravetta vandalizzata. Era già successo il 25 aprile dello scorso anno”.
In occasione della Liberazione sulla lapide era stato scritto, con una vernice rossa, “Partigiano, stupratore, assassino”. Il 2 giugno, invece, è comparsa la scritta "Remigrazione".
L’attacco al governo
Tomassetti, nel denunciare quanto accaduto nel parchetto Margherita Muzzone, non risparmia critiche a Palazzo Chigi, affermando che il blitz vandalico sarebbe “legittimato da questo governo che usa tranquillamente il doppio standard di smantellare il Leoncavallo e lasciare lì dov’è la sede occupata di Casapound in via Napoleone III”.
Il riferimento è allo storico centro sociale sgomberato a Milano il 21 agosto e che ha riportato l’attenzione delle opposizioni sull’immobile occupato da Casapound nella Capitale: “Io sono stato, da prefetto di Roma, colui che l’ha inserita nell’elenco dei centri che sono da sgomberare prima o poi, e prima o poi arriverà anche il suo turno” ha spiegato a questo proposito il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
